Plinio il Vecchio: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+1 |
→Citazioni: +1 |
||
Riga 29: | Riga 29: | ||
:''Litore autem Neapolis, Chalcidensium et ipsa, Parthenope a tumulo Sirenis appellata, Herculaneum, Pompei haud procul spectato monte Vesuvio, adluente vero Sarno amne, ager Nucerinus et VIIII p. a mari ipsa Nuceria, Surrentum cum promunturio Minervae, Sirenum quondam sede.'' |
:''Litore autem Neapolis, Chalcidensium et ipsa, Parthenope a tumulo Sirenis appellata, Herculaneum, Pompei haud procul spectato monte Vesuvio, adluente vero Sarno amne, ager Nucerinus et VIIII p. a mari ipsa Nuceria, Surrentum cum promunturio Minervae, Sirenum quondam sede.'' |
||
*Questa è l'[[Italia]] sacra agli [[Dei]]. (III, 46) |
*Questa è l'[[Italia]] sacra agli [[Dei]]. (III, 46) |
||
*Giova ancora la [[fava]], perché fritta soda, e bollente messa in aceto forle medica i tormini. Infranta in cibo, e cotta con l'aglio, si piglia ogni giorno contra le tossi disperate, e le marcie raccolte nel petto; e masticata a bocca digiuna è adoperata ancora a maturare i fìgnolì, ed a levargli via; e cotta nel vino, a torre gli enfiati dei testicoli e delle parti genitali. La farina di fava ancora, cotta con lo aceto, matura e apre gli enfiati, e medica i lividori e le incotture. (XXII, 69; 1844, p. 256) |
|||
*La infermità delle [[gotta|gotte]] soleva essere più rara, non solamente ai tempi de' padri e avoli nostri, ma ancora a' presenti. Anche questa venne tra noi d'altronde. Il che perciò si prova che se anticamente fosse stata in Italia, avrebbe avuto nome latino. Non è da credere, che tale infermità non si possa guarire, perché in molti s'è veduta risanare da se stessa, e in molti per cura medica. (XXVI, 64; 1844, p. 560) |
*La infermità delle [[gotta|gotte]] soleva essere più rara, non solamente ai tempi de' padri e avoli nostri, ma ancora a' presenti. Anche questa venne tra noi d'altronde. Il che perciò si prova che se anticamente fosse stata in Italia, avrebbe avuto nome latino. Non è da credere, che tale infermità non si possa guarire, perché in molti s'è veduta risanare da se stessa, e in molti per cura medica. (XXVI, 64; 1844, p. 560) |
||
Versione delle 02:21, 11 set 2013
Gaio Plinio Secondo, detto Plinio il Vecchio (23 – 79), scrittore, filosofo, zoologo, astronomo e studioso romano.
Citazioni di Gaio Plinio Secondo
- Haec est Italia diis sacra.
- La terra è benigna, mite, indulgente, ed alle richiedenze dei mortali serva continua; quante cose, costretta, produce, quante altre spontaneamente distrugge, quanti profumi, sapori, succhi, sensi, e colori ci offre! Con quanta onestà ci rende i tesori che a lei affidiamo! Quante cose per utile nostro essa alimenta. (citato in Claudio Malagoli, Etica dell'alimentazione: prodotti tipici e biologici, Ogm e nutraceutici, commercio equo e solidale, Aracne, 2006, p. 45)
- Non c'è libro tanto cattivo che in qualche sua parte non possa giovare. (da Epistole, lib. III, ep. 5)
- Nullum esse librum tam malum, ut non aliqua parte prodesset.
Storia naturale
Incipit
I libri di Storia naturale, opera di genere nuovo per le Muse dei tuoi Quiriti, ultimo mio parto letterario, ho deciso di presentarteli con una lettera di tono confidenziale, carissimo imperatore[1].
Citazioni
- C'è verità nel vino. (14, 28, 141)
- In vino veritas.
- Coloro (gl'illustri scrittori) dei quali le anime immortali parlano nelle biblioteche (XXXV, 2)
- Illi quorum immortales animae in locis iisdem (in bibliothecis) loquuntur.
- È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo. (VII, 5)
- At Hercule homini plurima ex homine sunt mala.
- È tutt'altro che facile dire se la natura si sia dimostrata per l'uomo una madre generosa o una spietata matrigna. (VII, 1)
- I latifondi condussero l'Italia a perdizione. (XVIII, 7)
- Latifundia perdidere Italiam.
- [I medici] imparano a nostro rischio e pericolo e fanno esperienze a furia di ammazzare. Per di più se la prendono con il malato rigettando la colpa sulla sua intemperanza, tanto che chi è rimasto vittima viene messo sotto accusa. (p. 1342)
- Il mondo, o cielo che si voglia chiamare, nel cui ambito tutto si svolge, non a torto è reputato un dio: immenso, ingenerato, immortale. Che cos'altro possa esistere fuori di esso, gli uomini non hanno interesse a indagare, né la mente umana sarebbe capace di far congetture in proposito. (citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993.)
- L'abitudine è in tutte le cose il miglior maestro (letteralmente: «L'abitudine è potentissima signora di tutte le cose») («Usus efficamissimus rerum omnium magister» Naturalis Historia XXVI 2).
- Poi, sulla costa, sono Napoli, anch'essa calcidese, chiamata Partenope dalla tomba della Sirena, Ercolano, Pompei, col Vesuvio che si vede non lontano, col fiume Sarno che la bagna, il territorio nocerino e la stessa Nuceria a nove miglia dal mare, Sorrento col promontorio di Minerva, un tempo sede delle Sirene. (III, 9, 62)
- Litore autem Neapolis, Chalcidensium et ipsa, Parthenope a tumulo Sirenis appellata, Herculaneum, Pompei haud procul spectato monte Vesuvio, adluente vero Sarno amne, ager Nucerinus et VIIII p. a mari ipsa Nuceria, Surrentum cum promunturio Minervae, Sirenum quondam sede.
- Questa è l'Italia sacra agli Dei. (III, 46)
- Giova ancora la fava, perché fritta soda, e bollente messa in aceto forle medica i tormini. Infranta in cibo, e cotta con l'aglio, si piglia ogni giorno contra le tossi disperate, e le marcie raccolte nel petto; e masticata a bocca digiuna è adoperata ancora a maturare i fìgnolì, ed a levargli via; e cotta nel vino, a torre gli enfiati dei testicoli e delle parti genitali. La farina di fava ancora, cotta con lo aceto, matura e apre gli enfiati, e medica i lividori e le incotture. (XXII, 69; 1844, p. 256)
- La infermità delle gotte soleva essere più rara, non solamente ai tempi de' padri e avoli nostri, ma ancora a' presenti. Anche questa venne tra noi d'altronde. Il che perciò si prova che se anticamente fosse stata in Italia, avrebbe avuto nome latino. Non è da credere, che tale infermità non si possa guarire, perché in molti s'è veduta risanare da se stessa, e in molti per cura medica. (XXVI, 64; 1844, p. 560)
Citazioni su Gaio Plinio Secondo
- [Sul valore scientifico dell'opera di Plinio] [...], un insieme di aneddoti e racconti da comare. (Alexandre Koyré)
Note
- ↑ Dedica all'imperatore Tito.
Bibliografia
- Gaio Plinio Secondo, Storia naturale, traduzione di Alessandro Barchiesi, Einaudi, 1982.
- Gaio Plinio Secondo, Storia naturale, Volume II, traduzione di M. Lodovico Domenichi, Tipografia di Giuseppe Antonelli, 1844.
- Plinio il vecchio, Naturalis historia, Guardini, Pisa, 1984.
Voci correlate
- Gaio Plinio Cecilio Secondo (Plinio il Giovane)
Altri progetti
- Wikipedia contiene una voce riguardante Plinio il Vecchio
- Wikisource contiene una pagina in lingua latina di o su Plinio il Vecchio
- Commons contiene immagini o altri file su Plinio il Vecchio
Opere
Collegamenti esterni
- (LA) Trascrizione integrale della Naturalis Historia
- (LA) (EN) La morte di Plinio, nel celebre resoconto di suo nipote, Plinio il Giovane)