Eduard Bernstein

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Eduard Bernstein

Eduard Bernstein (1850 – 1932), politico, filosofo e scrittore tedesco.

Citazioni di Eduard Bernstein[modifica]

  • Che cos'è la democrazia?
    Pare molto semplice rispondere a questa domanda. La sua traduzione letterale è "governo del popolo" e, a prima vista, sembrerebbe una risposta soddisfacente. Ma una breve riflessione è già sufficiente per dirci che questa è solo una definizione superficiale e puramente formale. Quasi tutti coloro che utilizzano il termine "democrazia" oggi intendono qualcosa di più di una semplice forma di governo. Andremo più dritti al nocciolo della questione se ci esprimiamo negativamente, definendo la democrazia come assenza di un governo di classe. Indica uno stato della società tale per cui nessuna classe usufruisce di privilegi politici che sono contrapposti alla comunità nel suo intero. Il che chiarisce subito perché un'impresa monopolistica è anti-democratica. Inoltre, questa definizione negativa presenta il vantaggio, rispetto all'espressione "governo del popolo", di suggerire meno l'idea dell'oppressione sul singolo individuo da parte della maggioranza, un'idea assolutamente ripugnante per la mente moderna [...] Per com'è inteso oggi, il concetto di democrazia include un'idea di giustizia, ossia l'eguaglianza di diritti tra tutti i membri della comunità.
[...] what is democracy?
The answer to this appears very simple. It is translated as "government by the people" and, at first glance, this would seem to settle it. But even a brief consideration tells us that this gives us only a very superficial and purely formal definition. Almost everyone who uses the term "democracy" nowadays takes it to mean something more than a form of government. We shall come much closer to the heart of the matter if we express ourselves negatively and define democracy as the absence of class government. This indicate a state of society in which no class has a political privilege which is opposed to the community as a whole. This also makes it immediately clear why a monopolostic corporation is anti-democratic. Furhermore, this negative definition has the advantage over the phrase "government by the people" that it leaves less room for the idea of the oppression of the individual by the majority, which is absolutely repugnant to the modern mind.
[...] As we understand it today, the concept of democracy includes an idea of justice, that is, equality of rights for all members of the community.[1]
  • In tutti i Paesi avanzati, i privilegi della borghesia capitalista cedono gradualmente alle organizzazioni democratiche.[2]
  • La democrazia è al tempo stesso mezzo e scopo. È il mezzo della lotta per il socialismo, ed è la forma della realizzazione del socialismo. Non può fare miracoli, questo è vero. Non può, in un paese come la Svizzera in cui il proletariato industriale rappresenta la minoranza della popolazione [...] dare in mano a questo proletariato il potere politico. Non può nemmeno, in un paese come l'Inghilterra in cui il proletariato rappresenta di gran lunga la classe più numerosa della popolazione, fare di questo proletariato il padrone dell'industria, se il proletariato stesso in parte non ha alcuna voglia di diventarlo, e in parte non si sente o non si sente ancora maturo per i compiti che vi sono connessi. Ma in Inghilterra e in Svizzera, in Francia e negli Stati Uniti, nei paesi scandinavi ecc., essa si è dimostrata una potente leva del progresso sociale.[3]
  • Se negli Stati Uniti, in Canada, in Sudamerica, in certe parti dell'Australia, ecc., oggi trovano da vivere parecchi milioni di uomini di fronte alle centinaia di migliaia di altri tempi, il merito va all'avanzata colonizzatrice della civiltà europea; e se oggi in Inghilterra e altrove molti prodotti tropicali, nutrienti e saporiti, sono entrati a far parte dei generi di consumo popolare, se i pascoli e i grandi campi americani e australiani forniscono a buon mercato carne e pane a milioni di lavoratori europei, bisogna ringraziare le imprese coloniali [...] Senza l'espansione coloniale della nostra economia, la miseria che abbiamo ancora oggi in Europa e che ci sforziamo di estirpare sarebbe ben più grave e avremmo molte meno speranze di eliminarla. Anche contrappesandolo con i misfatti del colonialismo, il vantaggio ottenuto dalle colonie pesa pur sempre moltissimo sul piatto della bilancia.[4]

Citazioni su Eduard Bernstein[modifica]

  • Che Lenin avrebbe attaccato con violenza la revisione del pensiero di Marx operata da Bernstein era ovvio; è evidente, tuttavia, che non lo fece perché pensava che Bernstein avesse torto, bensì perché temeva che Bernstein potesse avere ragione. (Robert Conquest)
  • Dalla constatazione che le condizioni economiche del proletariato, anche grazie alle lotte politiche condotte, erano andate migliorando Bernstein prendeva le mosse per «revisionare» l'intera tradizione marxista. Egli respingeva la teoria del crollo della società capitalistica per l'impossibilità di superare le crisi di sottoconsumo. Da qui Bernstein passava a negare la necessità di un passaggio rivoluzionario al socialismo e sosteneva la possibilità di una trasformazione sociale mediante riforme. Il riformismo e l'introduzione del suffragio universale avrebbero consegnato il potere ai lavoratori. (Umberto Cerroni)
  • Il capo dell'opportunismo, Bernstein, si è già guadagnato una triste celebrità accusando il marxismo di blaquismo, e gli opportunisti attuali che gridano al blanquismo, in sostanza non rinnovano e non «arrichiscono» affatto le già povere «idee» di Bernstein. (Lenin)
  • L'idea formulata dal socialista evoluzionista Eduard Bernstein, secondo cui il socialismo si sarebbe realizzato attraverso la pacifica metamorfosi della società borghese, si fonda sulla semplificazione del processo storico da una parte, e sulla confusione tra l'evoluzione, cioè la storia che non è fatta da noi, e la storia che è fatta da noi, dall'altra. La propaganda dell'atto non ottiene se non la propria autodistruzione, a meno che non sia direttamente connessa con i processi concernenti la trasformazione radicale della società e della sua base materiale, e quindi delle sue rappresentazioni mentali e spirituali. (Lawrence Krader)
  • Nessuno nel Partito socialdemocratico tedesco riteneva strano che l'arcirevisionista Eduard Bernstein curasse l'edizione della corrispondenza tra Marx ed Engels nel 1913, sebbene Lenin individuasse tracce di «opportunismo» nei suoi giudizi di curatore. (Eric Hobsbawm)

Iring Fetscher[modifica]

  • L'idea fondamentale [della critica di Bernstein ai presupposti filosofici del marxismo] è che Marx, sedotto dalle «insidie del metodo dialettico hegeliano», avrebbe elaborato una concezione della storia che può raffigurarsi uno sviluppo solo attraverso l'inasprirsi delle contraddizioni, cioè attraverso rivoluzioni violente. Non tanto una realistica osservazione della società, quanto piuttosto l'orientamento verso un modello dialettico di sviluppo ha indotto Marx e i marxisti a formulare la teoria dell'ineluttabilità della lotta di classe e della sua acutizzazione. Bernstein protesta contro questo «dogmatico» orientamento in nome – per così dire – della scienza empirica. Se però il socialismo non può essere più dedotto – come avviene per esempio in Kautsky – dallo sviluppo della società capitalistica in quanto suo necessario risultato, esso dev'essere allora rifondato [...] su basi morali in quanto obiettivo politico. La socialdemocrazia lotta per il socialismo non perché esso «deve venire» (con un certezza «scientificamente verificabile»), ma perché può venire. A questo proposito Bernstein fa propria la formula di Friedrich Albert Lange e raccomanda un «ritorno a Kant».
  • La teoria oggettiva del valore non sembra a Bernstein un indispensabile elemento della dottrina socialista. Essa è, a suo giudizio, una semplice «costruzione intellettuale», un mezzo per l'interpretazione della realtà e può pertanto coesistere con un mezzo di tutt'altra specie: la teoria soggettiva del valore (o teoria marginalistica). Lo studioso è, per così dire, libero di stabilire quale schema interpretativo egli ritenga più adatto in un determinato caso, con quale possa raggiungere migliori risultati.

Note[modifica]

  1. (EN) Da The preconditions of socialism, edited by Henry Tudor, Cambridge University Press, Cambridge, 1993, pp. 140-141.
  2. Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 202. ISBN 9788858019429.
  3. Da I presupposti del socialismo: e i compiti della socialdemocrazia, a cura di Lucio Colletti, Gius. Laterza & Figli, Bari, 1974, pp. 185-186. Citato in Iring Fetscher, Bernstein e la sfida all'ortodossia, traduzione di Roberto Cazzolla; in AA.VV., Storia del marxismo, a cura di Eric J. Hobsbawm, Giulio Einaudi editore, Torino, 1979, vol. 2 (Il marxismo nell'Età della Seconda Internazionale), p 259.
  4. Da (DE) Der Sozialismus und die Kolonialfrage, in Sozialistische Monatshefte, 1900, p. 559; citato in Domenico Losurdo, La lotta di classe: una storia politica e filosofica, Gius. Laterza & Figli, Roma-Bari, 20136, p. 146. ISBN 978-88-581-2186-3.

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