Sulla mia pelle (film 2018)

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Sulla mia pelle

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Titolo originale

Sulla mia pelle

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 2018
Genere drammatico
Regia Alessio Cremonini
Soggetto Alessio Cremonini
Sceneggiatura Alessio Cremonini, Lisa Nur Sultan
Produttore Luigi Musini
Interpreti e personaggi

Sulla mia pelle, film italiano del 2018, regia di Alessio Cremonini.

Frasi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [Leggendo la sentenza di primo grado] La Corte convalida l'arresto dell'imputato e dispone applicarsi nei suoi confronti la misura coercitiva della custodia cautelare in carcere. Ordina a procedersi immediatamente al giudizio nelle forme previste dal rito. La prossima udienza si terrà il 13 novembre, aula 18, ore 13:30. (Pubblico Ministero)
  • [Al telefono] Pronto, avvocato? Sì, buongiorno, sono Ilaria Cucchi, sono la sorella di Stefano. Buongiorno. No, la chiamo perché... mio fratello è da sabato che è stato portato al Pertini e noi ancora non abbiamo notizie. Sì, no, è che il primo giorno dicono che domenica è chiuso, poi che serve il permesso del carcere, poi che serve quello del giudice. Cos'è una presa in giro? Ma guardi, no, no, no, no, guardi, scusi eh, noi le regole le abbiamo rispettate proprio tutte, senza fiatare! Però c'è un limite alla pazienza, no? Sì... eh vabè... va bene, allora me lo dica lei che bisogna fare per avere notizie. Me lo dica lei. Guardi, a me sinceramente questa mi pare una cosa assurda. Allora, facciamo così: da questo momento in poi lei si relazioni soltanto con me. La ringrazio. (Ilaria Cucchi)
  • [Ultime parole] J'ho preso in giro... lo so... j'ho detto 'n sacco de cazzate. Ma 'na cosa je vorrei dì: che un figlio come me... non se 'o meritavano proprio. Poi c'ho... sta sensazione addosso... che non te riesco a spiega'. Marco? Ooh? Ma che te sei addormentato? (Stefano Cucchi)
  • Buongiorno Stefano. Devo fare un prelievo. Svegliati Stè. Faccio presto ja'. Stè. Stefano? Stè, Stefano? Chiama 'a dottoress. Emergenza, chiama 'a dottoress! Non c'è circolo, damme 'na mano. [Provando a rianimarlo] Stefano? Stefano? Non fa' scherzi Stè! (Infermiere)
  • [Al telefono] Avvocato. Sono Ilaria Cucchi. Ha presente mio fratello? È morto. È morto e noi lo abbiamo saputo dalla notifica di un'autopsia. Ma lei si rende conto, dico? Ma queste sono le regole? Che cosa devo fare? Sì. C'è il referto. [Leggendolo in lacrime] A seguito del decesso... per cause in corso di accertamento, relativo a Cucchi Stefano, rilevato che è necessario procedere con la massima urgenza... accertamenti tecnici irripetibili e in particolare a ispezione esterna e eventualmente all'autopsia sulla salma di Cucchi Stefano, non... nonché eventuali accertamenti chimici sui liquidi biologici... [la telefonata si interrompe con l'arrivo del padre] (Ilaria Cucchi)

Dialoghi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Giovanni Cucchi: Je l'hai detto all'ingegnere de Frascati che lo saluto?
    Stefano Cucchi: No papà.
    Giovanni: Perché?
    Stefano: Perché voglio che la gente la smette da vedemme solo come er fijjo der geometra Giovanni Cucchi. Quindi non te 'i posso saluta' tutti gli ingegneri che incontro, dai. I documenti firmati li ho lasciati giù in ufficio, eh?
    Giovanni: Bravo.
    Stefano: Te so piaciuto che sta cosa te l'ho risolta in du' secondi?
    Giovanni: Sì, mi sei piaciuto, eh? Solo che io spero che quando vai in giro per lavoro, non parli così.
    Stefano: Mamma mia papà, sta 'n fissa co st'italiano.
    Giovanni: Dije qualche cosa tu che hai fatto 'a maestra per trent'anni.
    Rita Calore: Giova', io ormai c'ho perso le speranze.
    Stefano: Ecco brava, poi i tempi cambiano, no?
    Giovanni: Sì, i tempi cambiano, ma l'italiano quello è.
    Stefano: Vabbè, comunque 'o sapete chi è il più paraculo de tutti gli ingegneri? Quello che scassa er mondo e a mezzogiorno e mezza chiude tutto e va a magna', ciao.
  • Carabiniere [Bussando alla macchina dove Cucchi e il suo amico stavano fumando]: Che stamo a fa' qui?
    Stefano Cucchi: Buonasera, stamo a fuma' una sigaretta.
    Carabiniere: Scendi dalla macchina. Pure tu, eh. Forza. Che era 'na sigaretta o 'na canna?
    Stefano: 'Na sigaretta, se vole je la faccio vede'.
    Carabiniere: Io sento puzza de fumo.
    Collega: S'ha so' fatti prima. Che c'è, non ve le fate le canne voi, no?
    Carabiniere: Sentite, è meglio se la cacciate voi la roba, perché se la troviamo noi è peggio.
    Stefano: Ma guardi che non c'avemo niente noi..
    Collega: Dammi i documenti. Dai forza, pure tu dai. Qua c'è scritto che sei geometra. E ti chiami Stefano Cucchi.
    Stefano: Sì.
    Collega: Allora Cucchi, prima che cosa stavi passando all'amico tuo?
    Stefano: Prima, niente. T'ho passato qualche cosa prima?
    Andrea Lattanzi: No, m'ha dato na sigaretta.
    Collega: È la macchina tua questa?
    Stefano: Sì.
    Collega: Controlla Ma'.
    Stefano: Ma che ce perquisite?
    Collega: Sì, c'hai qualcosa in contrario?
    Stefano: No, non c'ho niente in contrario, me stavo a fa 'na chiacchiera co n'amico mio in macchina, vabbè.
    Collega: Senti, svuota le tasche e metti tutto sul tettuccio. Sbrigate dai. Me'? Pure tu, forza. Dai, tutto. La macchina tua qual è?
    Andrea: Quella la'.
    Collega: Allarga ste gambe...
    Stefano: Sì, n'attimo. Poi t'ho detto che 'n c'ho niente.
    Collega: Mo' vediamo, mo' vediamo. Oh e qua che c'è di bello? [Gli trova la droga nei pantaloni] Due chiacchiere tra amici, eh? E chi è mo'? [Arriva una pattuglia di agenti in borghese] Ah, tu sei?
    Agente in borghese: Che sta a succede qua?
    Carabiniere: Sti due c'hanno un po' di roba. E che ci fate qua?
    Agente: Abbiamo staccato quando? Mezz'ora fa? Ma vi diamo una mano lo stesso.
    Stefano Cucchi: Sta a diventa' na festa delle guardie.
    Carabiniere: Che hai detto?
    Stefano: No, niente.
    Carabiniere: Girate. Che fai lo spiritoso? Mh? Al posto tuo lo spiritoso non lo farei. Se fossi pieno di fumo, con cinque carabinieri innanzi, io me ne starei calmo e zitto. Che dici tu?
    Collega: La macchina è pulita.
    Carabiniere: Controlla anche la sua.
    Agente: Quindi lui è lo spacciatore e tu il cliente?
    Stefano: No io sono geometra, non sono uno spacciatore.
    Agente: Ah sì e come secondo lavoro?
    Stefano: No, non scherzamo, io sto co n'amico mio a parla' in macchina.
    Agente: Devi sta' zitto, ti devi stà zitto.
  • Guardia carceraria: Cucchi? È arrivato il 118.
    Stefano Cucchi: Eh rimandali a casa.
    Medico: Come si chiama?
    Guardia: Cucchi.
    Medico: De nome, come fa de nome?
    Guardia: Stefano.
    Medico [Entrando in cella] Stefano che te senti?
    Stefano [Coprendosi con una coperta]: Niente sto bene, grazie.
    Medico: Ho capito se c'hanno chiamato un motivo ce sta. Dimme che è successo.
    Stefano: È tutt'apposto.
    Medico: Senti, soffri di qualche patologia? Prendi farmaci?
    Stefano: No, arrivederci.
    Medico: Senti ma così però è difficile per me. Almeno te vojo vedé.
    Stefano: Che voi vedé? Quanto so bello? [Il medico prova a togliergli la coperta ma lui si oppone] Aho', ma che famo i giochetti?
    Medico: Come faccio a aiutatte se fai così, eh?
    Stefano: Infatti non me devi aiutà, è tutt'apposto t'ho detto.
    Medico: Senti Stè, famo 'na cosa: mo' se n'annamo da sto posto: vieni con me all'ospedale? Così ce facciamo du chiacchiere, in privato, io e te tranquilli, eh?.
    Stefano: Te ringrazio daa proposta... ma te farei fa' 'n viaggio a voto.
    Medico: Ma perché te nascondi sotto quella coperta? De che c'hai paura?
    Stefano: E basta, famme dormì, dai.
    Medico: C'hai paura de quarcuno?
    Stefano: Basta vattene!
    Medico: Basta, io più de così. Se ci ripensi comunque richiamace. Non te fa' problemi. 'Nnamo.
  • Ilaria Cucchi [Riferendosi a suo padre]: Dove sta andando?
    Rita Calore: Tribunale, Stefano è stato arrestato.
    Ilaria: Che ha fatto stavolta?
    Rita: L'hanno trovato con dell'hashish e della cocaina.
    Ilaria: Anche eroina?.
    Rita: No, no. Eroina no.
    Ilaria: Ma perché me lo dici solo ora?
    Rita: E che ti dovevo svegliare? L'hanno arrestato in piena notte, Ila. I carabinieri hanno perquisito casa, ma non hanno trovato niente.
    Ilaria: Ma perché non sono andati a casa sua?
    Rita: Forse c'erano già stati, non lo so. Non ne abbiamo parlato. Stefano era seduto in camera, in silenzio.
    Ilaria: Ma io dico... Ma pure la casa gli avete comprato? Ve l'avevo detto o no che era troppo presto? Voi ad ascoltare quello della comunità, "dategli fiducia", ma di che? Che non lo conosciamo Stefano? Almeno finché stava qua lo controllavamo.
    Rita: Ma Stefano passava qui ogni giorno. E nessuno di noi ha avuto il minimo sospetto.
    Ilaria: Mamma io te lo dico: io non mi faccio più prendere in giro. Non le voglio più sentire le tue cazzate. Quando Stefano ritorna, deve dirci la verità e basta.
    Rita: La verità è sempre la stessa. È da quindici anni che la verità è sta roba qua.
  • Levanaj: In Albania ne ho visti parecchi ridotti come te.
    Stefano Cucchi: N'è niente.
    Levanaj: Aspetta, aspetta a dirlo. Dolore traditore: viene fuori piano piano. Ahò. Come ti chiami?.
    Stefano: Stefano.
    Levanaj: Io Levanaj.[Riferendosi ai lividi sul volto] So' stati i carabinieri?
    Stefano: Sì.
    Levanaj: Quelli che t'hanno portato qui?
    Stefano: No. Quelli... quelli di ieri.
    Levanaj: Brutta storia fasse nemici i carabinieri, eh? Sì sa quando che cominci, non si sa quando che finisci.
  • Stefano Cucchi: Guardia! Guardiaaa! Me serve 'a terapia! Me serve er Rivotril! Mortacci vostra!
    Detenuto [dall'altra parte del muro]: Ahò! Me senti?
    Stefano Cucchi: Eh?
    Detenuto: Le guardie nun le devi chiamà guardie, sinnò 'n vengono manco se te impicchi! Le devi chiamà "assistente"!
    Stefano Cucchi: Pensa 'n pò, qua è tutta 'na merda questi pensano a 'ste cazzate...
  • Pubblico Ministero: Procediamo con l'interrogatorio. Intanto mi dice cognome, nome, dove e quando è nato.
    Stefano Cucchi: Buongiorno, sono Cucchi Stefano, nato a Roma il 1° ottobre 1978.
    Pubblico Ministero: Che ha detto?
    Stefano: Settantotto, scusi, non riesco a parla' tanto bene.
    Pubblico Ministero: Lavora?
    Stefano: Lavoro con mio padre.
    Pubblico Ministero: È coniugato? Ha figli?
    Stefano: No, sono celibe.
    Pubblico Ministero: Ha precedenti?
    Stefano: Sì, non per droga. Però ho altri precedenti.
    Pubblico Ministero: Se verrà scarcerato, dove vuole che arrivino gli atti di questo processo, presso il suo avvocato o un altro indirizzo?
    Stefano: Presso il mio nuovo avvocato. [Indicando l'avvocato seduto di fianco a lui] Infatti vorrei nominarlo come avvocato di fiducia.
    Pubblico Ministero: Da questo momento in poi lei ha la facoltà di non rispondere, ma se risponde le sue dichiarazioni potranno essere usate contro di lei. Si dichiara innocente o ammette l'addebito?
    Stefano: Allora, io mi dichiaro innocente per quanto riguarda lo spaccio e colpevole per quanto riguarda la detenzione. Per uso personale.
    Pubblico Ministero: Ha altro da aggiungere?
    Stefano: No, nient'altro.
  • Medico: Eccoti il Rivotril. Ora però vorrei sapere come ti sei fatto quei lividi.
    Stefano Cucchi: So' cascato dae scale.
    Medico: Mh... strane ste scale, eh? Feriscono agli occhi e non fanno niente al naso.
    Stefano: Sì, so strane ste scale.
    Medico: Contento te. Venticinque giorni di prognosi.
  • Rita Calore: Stefano dove sta?
    Giovanni Cucchi: È andata male, Rita.
    Rita: Ma che significa è andata male?
    Ilaria Cucchi: Stefano?
    Giovanni: Stefano è in prigione.
    Ilaria: Ma come è in prigione, scusa, i carabinieri avevano detto che...
    Giovanni: È il giudice che decide, no i carabinieri.
    Ilaria: E quindi ora che succede?
    Giovanni: Bisogna aspettà il processo, l'hanno fissato il 13 novembre.
    Rita: Fra un mese?
    Giovanni: Un mese. Stefano non stava bene, c'aveva dei lividi in faccia...
    Rita: Che vuol dire dei lividi?
    Giovanni: Dei lividi, Rita, dei rossori, qui, soprattutto sulla parte sinistra.
    Rita: Gli hanno menato?
    Giovanni: Me sa'.
    Ilaria: Ma l'avvocato Frattali non ha detto nulla?
    Giovanni: Frattali non c'era, c'era uno d'ufficio.
    Rita: Ma com'è possibile, i carabinieri ci avevano detto che era stato avvertito.
    Giovanni: Magari Stefano ha dimenticato il numero, no?.
    Ilaria: Macché ha dimenticato, ce l'ha sul telefono da dieci anni...
    Giovanni: Magari gliel'hanno sequestrato! Glielo tolgono, no, quando lo arrestano?
    Ilaria: Ma papà, ma chiamare il proprio avvocato è un diritto, lo sanno pure i bambini.
    Giovanni: E che te devo dì? 'Na cosa è sicura: stanotte Stefano le ha prese da un detenuto. J'hanno menato.
  • Guardia: Ahò. Te perché stai conciato così?
    Stefano Cucchi: So' cascato dae scale.
    Guardia: Quanno 'a finiremo de raccontà sempre sta stronzata dee scale?
    Stefano Cucchi: Eh, quando 'e scale smetteranno da menacce.
  • Giovanni Cucchi: Vorremmo parlare con i medici.
    Guardia carceraria [Al citofono]: Avete il permesso del tribunale?
    Giovanni: Veramente dovreste avercelo voi il permesso del tribunale.
    Guardia: No, siete voi che dovete chiederlo al tibunale.
    Giovanni: Senta ma che ce sta prendendo in giro?
    Guardia: Moderiamo i termini, eh! Queste sono le regole, non le sto facendo io.
    Rita Calore: E ce ne dite un pezzetto al giorno di regole! Tre volte che veniamo qui per niente! Che ne sappiamo noi come funzionano ste cose?
    Giovanni: Ieri il suo collega ci ha detto che il permesso sarebbe arrivato oggi!
    Guardia: Signori miei il mio collega può dirvi quello che vuole, ma le cose stanno così. Arrivederci.
  • Infermiera: Ma perché le lasci tutte a metà ste bottiglie? Io devo capire quanta acqua bevi. Te ne lascio una qua piena, eh?
    Stefano Cucchi: Ma lascia sta', pensate a curamme, a bere ce penso io.
    Infermiera: Ma guarda che noi stiamo qui per aiutarti, mica per darti fastidio. Pure ieri con la dottoressa non è che te sei comportato bene, eh.
    Stefano: Senti esci va', non me fa parla' dai.
    Infermiera: 'O vedi come fai? Stai sempre sulla difensiva. Se voi dì qualcosa dilla, che io sto qua che t'ascolto.
    Stefano: La famo finita co sta commedia?
    Infermiera: Ma di quale commedia stai parlando?
    Stefano: Ma perché non se vede che m'hanno menato? Non ve ne sete accorti? Che schifo che me fate. Anzi visto che ce stamo te dico pure chi è stato a famme 'a festa, so stati i carabinieri.
    Infermiera: Eh, ora chiamo l'assistente così glielo ripeti davanti a lui.
    Stefano: Se, bona, quello se fa i cazzi sua, come tutti qua dentro.
    Infermiera: Sì, adesso vediamo eh.
    Stefano: Non ce anna' che non je dico niente.
    Infermiera: No! Se è vero glielo devi dire pure a lui.
    Stefano: Allora famo che n'è vero. Famo che me so' inventato tutto, fa quello che te pare, basta che me fai dormì.
  • Carabiniere: Suo figlio Stefano è nato il 1° ottobre 1978?
    Rita Calore: Sì.
    Carabiniere: Sì. A Roma?
    Rita: Sì.
    Carabiniere: Celibe? Niente moglie, niente figli, giusto?
    Rita: Celibe, celibe.
    Carabiniere: Signora purtroppo io ho una brutta notizia da darle: suo figlio Stefano è deceduto. Dovrebbe firmare l'autorizzazione per l'autopsia.

Citazioni su Sulla mia pelle[modifica]

  • I registi, o gli attori, o gli sceneggiatori, raccontano storie: e dovrebbero fare domande, nel nostro caso qualcuna forse esce fuori; cioè, come mai Cucchi, non si è capito subito, in pochi hanno notato cose che invece erano molto notabili, molti ematomi in faccia, come mai non si è proceduto in certe direzioni, invece in altre, come mai un cittadino italiano che è colpevole sicuramente, perché è in flagranza di reato di avere 20 grammi di hashish e viene giustamente arrestato perché poi dovrà essere processato, sei giorni dopo muore? Hanno rivisto in Alessandro Stefano. Erano addirittura stupiti, Ilaria ha detto "ho rivisto mio fratello anche come parlava". (Alessio Cremonini)
  • La storia di Stefano Cucchi in qualche modo, secondo me, era non solo un atto dovuto, ma assolutamente imprescindibile, il modo in cui siamo entrati in questo film è stato questo. Un'idea di appartenenza, non a causa, ma l'idea comune di giustizia. La questione della giustizia in Italia, delle condizioni delle carceri, dell'abuso di potere, sono delle condizioni che non riguardano poi soltanto i diretti responsabili, ma è proprio un'idea di politica differente, quindi la storia che avviene a Stefano Cucchi in carcere, oltre alla responsabilità dei singoli che va accertata, è una storia anche di trascuratezza. (Jasmine Trinca)
  • Sulla mia pelle è quello che deve essere: un film che ti devasta. È insostenibile dall'inizio alla fine, fa un male che non guarisce - non può guarire - e dice e mostra tutto quel che c'è da dire e mostrare. Non celebra e tutto sommato neanche dà giudizi. Chi lo ha criticato ritenendolo "un'agiografia" è un idiota conclamato, non meno di quei decerebrati neuronali che hanno insultato Ilaria Cucchi colpevole "d'aver costruito una carriera sulla morte del fratello" (sì, al mondo c'è anche gente così. E purtroppo coi social tocca pure leggerla). Non mi interessa, qui, fare una recensione (a chi interessa: è il classico tre stelle su quattro di Mereghetti). Alessandro Borghi è di una bravura sconcertante, e lo era già in Suburra (e non solo in Suburra). Jasmine Trinca è condannata da sempre a essere intensa e perfetta. Max Tortora fa quello che deve fare (e lo fa benissimo). E il regista Alessio Cremonini rifugge buoni sentimenti e retorica com'è giusto che sia. Cento minuti intollerabili, che neanche so se consigliarvi (al cinema o su Netflix) perché non è un film per tutti [...]. Diffidate da chi, alla fine, vorrà darvi una sintesi rassicurante e auto-assolutoria tipo: "Grazie a questo film impareremo dai nostri errori". Figuriamoci. Non impariamo mai niente e lo dimostrano le polemiche che da quasi nove anni circondano questo ragazzo, insultato e deturpato da una giustizia talora alla cazzo e da un paese che non sa più ragionare ma solo tifare [...]. Per quella famiglia e per quel senso di colpa che ci arriva sempre tardi, quando la disgrazia è già avvenuta e a quel punto non resta che il gusto per la lacrima. A volte sincera e a volte no. E in ogni caso tardiva. Un senso di colpa che, ovviamente, non ci insegna mai nulla. E che anzi a lungo andare ci fa venire la voglia perversa di sentirci in qualche modo assolti: "Ho pianto, mi sono commosso, quindi nel mio piccolo ho espiato". Sulla mia pelle ci ricorda l'esatto contrario: siamo colpevoli. Tutti. Colpevoli di perdurante aridità. Colpevoli di abitudine all'insensibilità. Colpevoli di pensare - e una parte di noi lo pensa - che in fondo Stefano se la sia andata a cercare e la sua fine faccia parte delle regole del gioco. Regole di merda, e dunque fatte di una materia che conosciamo bene. Forse perché spesso ci somiglia. (Andrea Scanzi)
  • Sulla mia pelle è un film che va visto. In sala. Più volte. E poi su Netflix, altrettante. Anche se già vederlo una volta è dura, quasi insopportabile. Ma dobbiamo rimanere là, con gli occhi sempre più lucidi, ma senza perdere un fotogramma. È splendido cinema: la maestosa performance di Alessandro Borghi non la dimenticherete mai, così attenta, accurata, dolorosa, tenera, totale, schiacciante. Non basteranno premi o critiche a definirla, ma qui siamo di fronte a un fenomeno che abbiamo il dovere di aiutare a volare. La pudica, cazzuta, vibrante Ilaria Cucchi di Jasmine Trinca ci conferma che lei è un'attrice che continua a non aver paura di sfide e parti difficili, ostiche e portarle a casa alla grande. E Max Tortora, poi. I suoi padri sconfitti diventeranno letteratura. E poi Alessio Cremonini che obbedisce agli atti giudiziari senza mai perdere la tenerezza, la potenza visiva e narrativa, la bellezza di inquadrature che sono chiodi nella nostra carne e in un calvario che fa male. Troppo. Merito anche e soprattutto della sceneggiatura scritta con Lisa Nur Sultan: non c'è parola che sia fuori posto, una scena superflua o sopra le righe, un momento che incontri la retorica. Anche qui pudore e rigore si intrecciano. Ma non è solo un film. Stefano Cucchi siamo noi. Tutti noi che le abbiamo prese da chi avrebbe dovuto proteggerci, tutti voi che potreste ogni giorno inciampare in scale che non smettono di picchiarvi. Non ho mai smesso, nel mio piccolo, di lottare per Stefano, di dar luce a quell'omicidio infame. Un omicidio di stato. Non smettiamo. Sosteniamo il film, come la famiglia Cucchi che rimane uno dei pochi motivi per essere fieri di essere italiani. (Boris Sollazzo).
  • Ti assicuro che il 70% delle persone che vedranno questo film la storia di Stefano Cucchi non la conosce, conosce il 20% di quello che passano i telegiornali, ovvero uno che si drogava, è entrato in galera, gli hanno menato ed è morto. Ci sono invece numerosi dettagli all'interno di questa storia, che vengono scanditi in modo molto preciso durante il film, grazie a una sceneggiatura dettagliata, che è il motivo per cui ho accettato di fare questo film [...]. Raccontiamo questa cosa perché sappiamo che il cinema è il giusto strumento per cercare di insinuarsi nella mente e nelle coscienza delle persone: abbiamo fornito al pubblico gli strumenti per valutare una storia [...]. Questa ha una componente in più, perché in tutti questi anni la storia di Stefano mi ha coinvolto dal punto di vista emotivo, molto tempo prima di pensare di poterne fare un film. Questa per noi è una storia vera, necessaria. Per me lo spirito del cinema deve essere questo. (Alessandro Borghi)

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