Timothy Zahn

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Timothy Zahn

Timothy Zahn (1951 – vivente), scrittore statunitense.

Citazioni[modifica]

Da Intervista a Timothy Zahn

Intervista di Giorgio Bondì, Starwarslibricomics.it, 3 novembre 2017.

  • Ho scoperto che scrivere mi divertiva quando ho scritto il mio primo racconto nel 1975: avevo visto una serie TV davvero brutta e così pensai che avrei potuto scrivere qualcosa di meglio.
  • La cosa che più mi [ha] aiutato è il saper comprendere scienza e tecnologia: in questo modo sono in grado di creare nuovi elementi tecnologici che sembrano più reali e realistici che se non avessi queste conoscenze scientifiche dietro.
  • Penso che Thrawn sia davvero diverso da qualunque altro personaggio visto nei film o nelle serie TV. Non era malvagio, aveva i suoi piani ma era molto intelligente. Era qualcuno che non avrebbe mai detto: "Feccia ribelle!", ma più: "Vi capisco, vi rispetto, ma siete miei nemici e vi distruggerò." Quindi era necessario batterlo in intelligenza: era un nemico contro il quale le spade laser non sarebbero servite e neanche in parte gli utilizzatori della Forza. Avrebbe potuto sconfiggere i suoi nemici in qualsiasi situazione scelta da lui: tutto questo lo ha reso una grande sfida per gli eroi. Quando gli eroi affrontano una sfida così grande, devono quindi essere a loro volta più eroici.
  • [Sul Grand'ammiraglio Thrawn] Nel libro Thrawn è sempre lo stesso personaggio che avevo inventato nel 1991 per la Trilogia di Thrawn. Nei libri successivi ho semplicemente esplorato momenti diversi della sua storia. Le persone che si occupano di Star Wars Rebels stanno facendo un ottimo lavoro nel portarlo sul piccolo schermo: comprendono il personaggio e sanno come scrivere per lui.
  • [Sul Grand'ammiraglio Thrawn] È davvero bravo negli scenari militari ma non lo è altrettanto in politica. Questo è ovviamente un punto debole e, per questo, ha bisogno di persone come Eli Vanto e il Governatore Arihnda Pryce per, in un certo senso, aiutarlo. Non voglio né che un eroe né che un cattivo sia perfetto: devono avere qualche debolezza o qualche problema: la politica è quello di Thrawn.
  • Tenete traccia del materiale che create per i vostri universi, della vostra immaginazione; dovete mostrare che siete in grado di scrivere una buona storia e averla pubblicata. A quel punto, potreste avere la possibilità di lavorare su Star Wars, ma non contatteranno mai uno che non ha mai dimostrato di sapere scrivere romanzi.

L'erede dell'Impero[modifica]

Incipit[modifica]

Originale[modifica]

  • "Captain Pellaeon?" a voice called down the portside crew pit through the hum of background conversation. "Message from the sentry line: the scoutships have just come out of lightspeed."

Biavasco e Guani[modifica]

  • «Capitano Pellaeon?» gridò una voce nella centrale operativa, per farsi sentire nonostante il brusio di sottofondo. «Messaggio alla linea di guardia: le navi da ricognizione hanno appena abbandonato la velocità della luce.»

Petrarca[modifica]

  • "Capitano Pellaeon?", gridò una voce nella postazione operativa, al di sopra delle conversazioni in sottofondo. "Messaggio dalla linea di guardia: le navi da ricognizione sono appena uscite dalla velocità luce".

Citazioni[modifica]

Grand'ammiraglio Thrawn
Citazioni tratte dalla traduzione di Biavasco e Guani, 1993
  • Anche a distanza di cinque anni Pellaeon non poteva fare a meno di trasalire al ricordo di quella scena: l'Executor, perso il controllo, che urtava contro la Morte Nera in costruzione e si disintegrava nell'esplosione della stazione di combattimento. La perdita di una nave era comunque grave, ma lo era infinitamente di più il fatto che si trattasse dell'Executor. Quel Super Star Destroyer era la nave personale di Darth Vader e nonostante la leggendaria, e talvolta letale, volubilità del Signore Oscuro, prestarvi servizio era considerato un metodo efficace per fare una rapida carriera. (p. 3)
  • Parecchi alti ufficiali e cortigiani dell'imperatore non avevano ancora imparato a sentirsi a proprio agio davanti a quegli occhi, né, del resto, in presenza di Thrawn in generale. Forse era per questo che il grand'ammiraglio aveva trascorso gran parte della propria carriera nell Regioni Ignote, dedicandosi a portare sotto il controllo dell'Impero quelle zone della galassia ancora allo stato barbarico. Grazie ai brillanti successi ottenuti si era guadagnato il titolo di Signore della Guerra e il diritto a indossare l'uniforme bianca di grand'ammiraglio. Era stato l'unico essere non umano a ottenere simili onori da parte dell'imperatore. (p. 7)
  • «Dall'arte si possono imparare molte cose, capitano», rispose Thrawn, con voce quasi sognante. «È solo comprendendo appieno l'arte di una specie, che se ne può conoscere veramente il carattere.» (p. 11)
  • La Forza è con te, Luke, e con disciplina e perseveranza ti renderà sempre più potente. [...] Ma non devi mai abbassare la guardia. L'imperatore non c'è più, ma il lato oscuro è ancora potente, ricordalo. (Obi-Wan Kenobi; p. 15)
  • Ti ho voluto bene come a un figlio, a un discepolo e a un amico. Finché non saremo di nuovo insieme, che la Forza sia con te. (Obi-Wan Kenobi; p. 15)
  • Non sei l'ultimo Jedi, Luke, ma il primo di una nuova generazione. (Obi-Wan Kenobi; p. 15)
  • I governi e i pianeti sono importanti, 3BO, ma in fondo sono fatti solo di gente. [...] Un Jedi non può lasciarsi coinvolgere da questioni di portata galattica al punto di dimenticare i propri doveri nei confronti dei singoli individui. (Luke Skywalker; p. 17)
  • «Mi dica, Maestro C'baoth, è al corrente della disastrosa sconfitta della flotta imperiale nella battaglia di Endor cinque anni fa?»
    «Ne ho sentito parlare. Uno degli stranieri arrivati fin qui me ne ha accennato.» C'baoth lasciò indugiare lo sguardo verso la finestra, da cui si scorgeva il palazzo con la cripta dalla parte opposta della piazza. «Sia pur brevemente.»
    Pellaeon deglutì, mentre Thrawn parve non notare l'allusione. «Allora si sarà chiesto come mai poche decine di navi ribelli siano riuscite a sgomitare una forza imperiale che era almeno dieci volte meglio armata di loro.»
    «Non ho perso tempo a chiedermi cose del genere», rispose secco C'baoth. «Ho immaginato semplicemente che i Ribelli fossero più bravi.»
    «In un certo senso è vero», concordò Thrawn, «i Ribelli combatterono meglio, ma non perché fossero più bravi o meglio addestrati. Vinsero perché l'imperatore era morto.»
    Si voltò a guardare Pellaeon. «Lei c'era, capitano, e se ne sarà accorto. Improvvisamente mancò il coordinamento tra equipaggio e navi, calarono l'efficienza e la disciplina, in breve, venne meno quella qualità indefinibile che si chiama di solito "spirito di combattimento".» (pp. 49-50)
  • «Lei non sa che cos'è il potere, grand'ammiraglio. Conquistare mondi sui quali non metterà mai piede non è potere, né distruggere navi e popoli e ribellioni che non si sono conosciute a faccia a faccia.» Fece un ampio gesto, con uno strano lampo negli occhi. «Questo, grand'ammiraglio Thrawn, è potere. Questa città, questo pianeta, questa gente. Tutti gli umani, i Psadan e i Myneyrsh che vivono qui sono miei, miei.» Lasciò correre di nuovo lo sguardo in direzione della finestra. «Io insegno, comando, punisco. La loro vita è nelle mie mani, e anche la loro morte.» (Joruus C'baoth; p. 51)
  • «Non puoi dare la colpa delle azioni di pochi a tutta la società», disse Leia con un tono che a Luke parve piuttosto severo, «soprattutto se si tratta della decisione avventata di un unico dissidente.» (pp. 77-78)
  • Thrawn accennò un sorriso. «Lei è stato troppo tempo agli ordini di lord Vader, capitano,» disse. «Io non ho nulla in contrario ad accettare un'idea brillante anche se non è venuta a me. La mia posizione e il mio ego non ne risentono affatto.» (p. 87)
  • «Però è strano. Sembra che corra rischi sproporzionati ai benefici potenziali. Mi chiedo a che gioco stia giocando.»
    «Qualunque cosa sia, è complicata», disse Mara, consapevole della nota di amarezza nella propria voce. «Thrawn non è mai stato per le cose semplici. Persino ai vecchi tempi, quando l'Impero poteva permettersi stile e raffinatezza, lui si distingueva dalla massa.» (p. 98)
  • Piangere la perdita di un amico e di un maestro era cosa giusta e onorevole, ma crogliarsi inutilmente nel dolore significava dare al passato troppo spazio rispetto al presente. (p. 119)
  • Nella mente di Luke apparve per un attimo il ricordo dello spettro di Obi-Wan, in mezzo alla palude di Dagobah, quando cercava di spiegare i suoi rapporti precedenti con Darth Vader: «I Jedi a volte si esprimono in modo ambiguo», le spiegò, «e neppure i Maestri Jedi sono onniscienti.» (p. 160)
  • Nel bel mezzo della stanza era rimasta una scultura, che non era scomparsa insieme alle altre. Solitaria nella sua sfera di luce, si increspò sul piedistallo come un'onda in qualche bizzarro oceano alieno. «Sì», disse la voce di Thrawn alle sue spalle. «Quella è vera.»
    «È... molto interessante», farfugliò Pellaeon. La scultura aveva un che di ipnotico.
    «È vero», disse Thrawn, con una punta di malinconia. «È stato uno dei miei fallimenti, nei Margini della Galassia. L'unica volta in cui capire l'arte di un popolo non mi ha aiutato a capirne la mentalità. Forse adesso sarebbe diverso... Ora credo di essere sul punto di capirli.»
    «Sono certo che le sarà utile in futuro», disse diplomatico Pellaeon.
    «Ne dubito», replicò Thrawn con lo stesso tono malinconico. «Ho finito con l'annientare definitivamente il loro mondo.» (pp. 172-173)
  • «Sa qual è la differenza tra uno sbaglio e un errore, ufficiale?»
    Sul ponte era calato un silenzio di morte. Colclazure deglutì di nuovo e cominciò a impallidire. «Nossignore.»
    «Tutti possono sbagliare, ufficiale, ma uno sbaglio non diventa un errore che quando ci si rifiuta di correggerlo.» (p. 182)
  • «L'Impero è in guerra, capitano», disse il grand'ammiraglio con tono glaciale. «Non possiamo permetterci il lusso di tenere uomini con la mente limitata al punto di non sapersi adattare a situazioni impreviste.» (p. 184)
  • Tutto quello che si sa sui Jedi è stato talmente travisato e distorto da miti e superstizioni, che è praticamente impossibile mantenere una visione obiettiva. (Luke Skywalker; p. 207)
  • Non ti garba, vero? [...] Non deve essere facile perdere di colpo tutto quello che ti rendeva speciale, vero? (Mara Jade; p. 210)
  • Gli occhi di Mara scintillavano d'odio, ma Luke, ricambiando lo sguardo, intravide qualcos'altro, oltre la rabbia. Qualcosa che pareva un dolore profondo e ancora vivo. (p. 211)
  • Indipendentemente da quello che accadrà a me, o a Leia, l'Impero ha le ore contate. Ormai ci sono più pianeti nella Nuova Repubblica che sotto il dominio imperiale e il loro numero cresce di giorno in giorno. Finiremo per trionfare, anche solo numericamente. (Luke Skywalker; p. 217)
  • «Lascia che ti dica una cosa, Skywalker», disse a voce talmente bassa che quasi non la udì. «È tanto che ho voglia di ucciderti. Per tutto il primo anno ho sognato quasi ogni notte di farti fuori. La tua morte... l'ho sognata, progettata, inscenata in migliaia di situazioni diverse, cercando di trovare quella che mi soddisfacesse di più. Forse è vero, la mia è una decisione dettata dall'emozione; di certo non è impulsiva. È molto tempo che non penso ad altro».
    Luke fissò di nuovo quegli occhi, profondamente scosso.
    «Ma che cosa ti ho fatto?» chiese in un sussurro.
    «Mi hai rovinato», rispose piena di amarezza. «E adesso sarò io a distruggere te.» (pp. 278-279)
  • Anche lord Vader poteva essere ingannato, e l'imperatore era maestro nell'inganno. (Leia Organa Solo; p. 313)
  • «Così mi chiamavano le persone a lui più vicine, il Braccio dell'imperatore. Lavoravo al suo servizio in ogni parte della galassia, portando a termine compiti che la flotta imperiale e le truppe d'assalto non avrebbero saputo eseguire. Era la mia specialità, capisci? Io riuscivo a sentire il richiamo dell'imperatore dovunque e potevo rispondergli allo stesso modo. Per lui ho smascherato traditori e abbattuto nemici; lo aiutavo a tenere sotto controllo gli stupidi apparati burocratici di cui non poteva fare a meno. Godevo di prestigio, potere e rispetto.»
    Poi Mara sembrò distogliere lo sguardo dal passato e disse: «E tu mi hai portato via tutto. Se non altro per questo, meriti di morire.» (pp. 326-327)
  • Da chi dovrei andare, secondo te? Non mi conoscevano, nessuno mi conosceva. O perlomeno nessuno sapeva che ero io il Braccio dell'imperatore: lavoravo nell'ombra, al di fuori dei normali circuiti del potere e della gerarchia. Non esistevano documenti comprovanti la mia attività e le poche persone a cui venivo presentata ufficialmente mi consideravano come un gingillo di corte, uno dei tanti accessori dell'arredamento imperiale, messo in mostra ogni tanto per divertire l'imperatore. [...] Dopo la battaglia di Endor non avevo più nessun posto in cui andare. [...] Nessun contatto, nessuna risorsa, non avevo più nemmeno una vera identità, ero sola. (Mara Jade; pp. 327-328)
  • Il potere fa gola a tutti e più se ne ha più se ne vorrebbe. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 331)
  • «Questa volta abbiamo perso, capitano, ma non si tratta che di una partita. Non voglio sprecare navi e uomini per cercare di cambiare quel che non può essere cambiato. Avremo molte altre opportunità di prenderci tutte le navi di cui abbiamo bisogno. Faccia eseguire gli ordini.»
    «Sissignore», rispose Pellaeon, ritornando al proprio quadro, con un sospiro di sollievo. Dopo tutto non avrebbe dovuto assistere a nessuna esplosione e, sentendosi vagamente in colpa, si rese conto che avrebbe dovuto immaginarlo: Thrawn non era solo un soldato, come gli altri uomini ai cui ordini Pellaeon aveva lavorato, era un vero e proprio guerriero, che anteponeva al proprio prestigio personale il raggiungimento dell'obiettivo finale.
    Dopo un'ultima occhiata fuori, Pellaeon diede ordine all'esercito di ritirarsi chiedendosi, ancora una volta, quale avrebbe potuto essere l'esisto della battaglia di Endor, se al comando ci fosse stato Thrawn. (p. 384)

Explicit[modifica]

Sì, pensò Han mentre si dirigevano a grandi passi lungo il corridoio verso l'area di attracco dove si trovava il Falcon, la situazione stava precipitando. Se Fey'lya e la sua fazione avessero tirato troppo la corda... E, conoscendo Fey'lya, quasi certamente le cose sarebbero andate proprio così...
«Ci troveremmo sull'orlo della guerra civile», mormorò Luke, come leggendogli nel pensiero.
«Sì, ma non lasceremo che succeda», rispose Han con una sicurezza che era ben lunghi dal provare. «Non possiamo vincere una guerra per poi lasciare che un maledetto Bothan ambizioso ci rovini tutto.»
«Ma come faremo a fermarlo?»
Han fece una smorfia: «Un modo lo troveremo.»

Sfida alla Nuova Repubblica[modifica]

Incipit[modifica]

Originale[modifica]

Directly ahead, the star was a marble-sized yellow-orange ball, its intensity moderated by its distance and by the viewports’ automatic sunscreens. Surrounding it and the ship itself were the stars, a spattering of blazing white pinpricks in the deep blackness of space. Directly beneath the ship, in the western part of the Great Northern Forest of the planet Myrkr, dawn was approaching.
The last dawn that some in that forest would ever see.

Biavasco[modifica]

Direttamente sopra di loro la stella era una sfera color giallo arancio e la sua luce intensa era attenuata dalla distanza e dagli schermi automatici degli oblò. Era circondata, così come la nave stessa, da un nugolo di puntini bianchi che scintillavano nell'oscurità profonda dello spazio. Direttamente sotto la nave, nella parte occidentale della Grande Foresta Settentrionale di Myrkr, stava per sorgere il sole.
Per qualcuno, in quella foresta, sarebbe stata l'ultima alba.

Petrarca[modifica]

Diritto davanti a loro la stella era una piccola sfera color giallo arancio, la luminosità attenuata dalla distanza e dagli schermi automatici degli oblò. Tutto intorno, le stelle erano uno sciame di puntini bianchi nel nero profondo dello spazio. Direttamente sotto la nave, nella zona ovest della Grande Foresta Settentrionale di Myrkr, stava sorgendo l'alba.
Per alcuni, in quella foresta, sarebbe stata l'ultima.

Citazioni[modifica]

Citazioni tratte dalla traduzione di Biavasco, 1994
  • Il fatto che l'Imperatore avesse deciso di fare di Thrawn uno dei suoi dodici grand'ammiragli dimostrava la fiducia che nutriva per quell'uomo, tanto più tenuto conto del patrimonio genetico non del tutto umano di Thrawn e dei noti pregiudizi dell'Imperatore in proposito. Inoltre, da quando Thrawn aveva assunto il comando della Chimaera e l'incarico di ricostruire la flotta imperiale, un anno prima, Pellaeon aveva avuto più di un'occasione per constatare il suo genio militare. (p. 2)
  • Non dimentichi, capitano, che i nostri obiettivi non sono più le pietose scaramucce nelle retrovie di questi ultimi cinque anni. Con il monte Tantiss e i cilindri Spaarti dell'Imperatore nelle nostre mani, possiamo nuovamente prendere l'iniziativa. Molto presto ricominceremo a riconquistare i pianeti che la Ribellione ci ha sottratto e per questo avremo bisogno di un esercito all'altezza degli ufficiali e degli equipaggi della flotta di ogni sua parte. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 3)
  • Non credo che nessuno entri in guerra senza pensare, anche solo lontanamente, al fatto che forse quella guerra si poteva evitare. Anche se si è provato in tutti i modi senza riuscirci. (Leia Organa Solo; p. 44)
  • Yoda aveva certamente vissuto a lungo – un buon novecento anni – e, di norma, nelle specie più piccole la vita media era generalmente più breve che nelle specie più grandi. Ma generalmente non voleva dire sempre e nonostante ore e ore di ricerche Luke non aveva ancora scoperto a quale specie appartenesse Yoda. Forse sarebbe approdato a qualcosa di più cercando di scoprire quanti anni era vissuto l'Imperatore. (p. 49)
  • Per un lungo minuto la fissò, osservando quei lineamenti che aveva imparato ad amare tanto intensamente con il passare degli anni, ricordando immagini del passato. L'espressione determinata del suo giovane viso quando, nel bel mezzo di uno scontro a fuoco, aveva afferrato il fucile blaster di Luke e aveva aperto loro una via di fuga attraverso lo scarico dei rifiuti del blocco di detenzione sulla Morte Nera. Il suono della sua voce nel pericolo dentro il palazzo di Jabba, quando l'aveva aiutato a uscire dalla cecità, dal tremore e dalla confusione dopo l'ibernazione. La decisione più saggia e matura nei suoi occhi colmi di dolore quando, ferita fuori del bunker di Endor, era riuscita a trovare la forza e il controllo di uccidere freddamente due assaltatori alle spalle di Han.
    Ricordava anche l'amara constatazione di quel momento: per quanto avesse cercato, non sarebbe mai riuscito a proteggerla da tutti i pericoli e i rischi dell'universo. Perché, per quanto lui l'avesse amata, per quanto si fosse dato a lei, per Leia non sarebbe mai stato abbastanza. Leia guardava oltre Han e oltre se stessa, per abbracciare tutti gli esseri della galassia.
    E toglierle questo, con la forza o con la persuasione, avrebbe voluto dire toglierle l'anima, recidere quella parte di lei che l'aveva fatto innamorare. (p. 58)
  • [Su Mara Jade] Non poteva fare a meno di ricordare che, persino all'apice del suo potere e con migliaia di altri pensieri per la testa, l'Imperatore aveva spesso trovato lo stesso il tempo di vendicarsi di chi lo aveva fatto infuriare. (p. 65)
  • L'eloquenza non sempre si traduce in competenza in campo militare. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 76)
  • Le qualità che distinguono un guerriero da un semplice combattente esagitato sono la concentrazione, l'attenzione, la pianificazione a lungo termine, qualità che C'baoth non ha. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 79)
  • «Vedete quel pianeta laggiù, miei cari?» mormorò Leia accarezzandosi il ventre. «Si chiama Endor. È lì che la Ribellione alla fine trionfò sull'Impero e che ebbe inizio la Nuova Repubblica.»
    Poi si corresse dentro di sé: almeno così è scritto sui libro di storia. Che la fine dell'Impero era stata segnata su Endor, e tutto il resto era un'appendice.
    Un'appendice che era già durata cinque anni e che poteva andare avanti per altri venti, a giudicare da come stavano andando le cose in quel momento. (p. 85)
  • [Su Luke Skywalker] Ben Kenobi lo aveva introdotto alla Forza. Yoda gli aveva insegnato a usarla nell'autocontrollo e nell'autodifesa. Ma nessuno dei due gli aveva insegnato a fare da mediatore in una lite. (p. 93)
  • Leia trasse un profondo respiro. «Non ho conosciuto il mio vero padre, Darth Vader, durante la mia infanzia. Fui portata su Alderaan e allevata dal viceré come una figlia. Su Alderaan, come qui da voi, alla base della nostra cultura e della nostra società c'era la famiglia. Sono cresciuta imparando a memoria elenchi di zie, zii e cugini, e ho imparato a metterli in ordine secondo il grado di parentela di ciascuno con la mia famiglia adottiva.» Fece un gesto in direzione di Chewbacca. «Un tempo Chewie era solo un caro amico; adesso fa parte della mia famiglia, quanto mio marito e mio fratello.» (p. 157)
  • Leia lo osservò attraverso la rete, percorsa da un brivido gelido. Aveva sentito la descrizione che Han aveva fatto dell'uomo incontrato su Myrkyr: la pelle azzurrognola, gli occhi di un rosso incandescente, l'uniforme imperiale bianca. Aveva anche sentito Fey'lya liquidarlo come un impostore, o al massimo un moff autopromossosi grand'ammiraglio, e si era domandata se Han non si fosse per caso sbagliato.
    Ma in quel momento capì che non si era sbagliato. (p. 170)
  • Una delle particolarità del volo interstellare, di cui ogni viaggiatore dotato di un certo spirito di osservazione si rendeva conto prima o poi, era che un pianeta visto dallo spazio non assomigliava mai alle sue carte ufficiali. Le nuvole che lo coprivano qua e là, le ombre dei rilievi montuosi, gli effetti deformanti delle grandi distese di vegetazione e dei giochi di luce in generale, distorcevano e modificano le linee nette e ordinate tracciate al computer dei cartografi. Era un effetto che probabilmente faceva passare dei brutti momenti al neofita del volo interstellare e che dava origine a innumerevoli scherzi giocati dai navigatori più esperti ai loro colleghi alle prime armi. (p. 175)
  • «Ti aspettavo da diverso tempo», [C'baoth] lo rimproverò.
    «Sì», disse Luke. «Mi scusi, ma ultimamente diverse circostanze sono sfuggite al mio controllo.»
    «Perché?» chiese C'baoth.
    Quella domanda colse Luke di sorpresa. «Non capisco.»
    Gli occhi del vecchio si strinsero. «Che cosa significa, non capisci?» domandò. «Sei o non sei un Jedi?»
    «Be', sì, ma...»
    «E allora nulla dovrebbe sfuggire al tuo controllo», disse con fermezza C'baoth. «Né te stesso né persone né eventi. Mai.»
    «Sì, Maestro», disse cauto Luke cercando di nascondere la propria confusione. L'unico altro Maestro Jedi che aveva conosciuto era stato Yoda... ma Yoda non gli aveva mai parlato in quel modo. (p. 178)
  • «Essere Jedi vuol dire essere al servizio della Forza. Io ti ho chiamato attraverso la Forza e, quando la Forza chiama, bisogna obbedire.»
    «Capisco», assentì di nuovo Luke, anche se non era del tutto vero. Che C'baoth parlasse per immagini? O era un'altra lacuna del suo addestramento Jedi? Conosceva abbastanza l'aspetto del controllo generale della Forza, grazie a cui era sopravvissuto tutte le volte che aveva opposto alle raffiche dei fulminatori la propria spada laser. Ma l'aspetto della chiamata, nel senso letterale del termine, era un altro discorso. (p. 179)
  • Obi-wan Kenobi rimproverava se stesso per la svolta presa da Vader verso il lato oscuro. Non voglio che accada anche ai figli di Leia. (Luke Skywalker; p. 181)
  • «I droidi sono un'aberrazione: creature capaci di ragionare, ma non autenticamente partecipi della Forza.»
    Luke si rabbuiò. I droidi erano effettivamente unici in quel senso, ma da lì a definirli un'aberrazione... (p. 181)
  • Il dolore è un insegnante che non si dimentica. (Joruus C'baoth; p. 187)
  • Se permetti che la tua giustizia sia dimenticata, ti troverai costretto a ripetere più volte la stessa lezione. (Joruus C'baoth; p. 187)
  • Le cose non vanno mai come mi aspetto. Sono andato su Dagobah aspettandomi un grande guerriero e ho trovato il Maestro Yoda. Sono venuto qui aspettandomi uno come il Maestro Yoda e invece mi sono ritrovato con C'baoth. [...] Anche quando ci metteva alla prova, Yoda non ci trattava con la durezza di C'baoth. (Luke Skywalker; pp. 187-188)
  • [Su Joruus C'baoth] Non credo proprio che sia un Jedi Oscuro. È lunatico e bizzarro, ma non ha quella sorta di aura malevola che percepivo sia in Vader sia nell'Imperatore. [...] Penso piuttosto che il Maestro C'baoth non sia del tutto sano di mente. (Luke Skywalker; p. 188)
  • «Accadde molto tempo fa», disse. «Prima che i vari gruppi di resistenza in lotta contro l'Impero si unissero formalmente nell'Alleanza Ribelle. Conoscete quel periodo della storia?»
    «Solo quello che c'è negli archivi», rispose Han. «Mon Mothma e Bail Organa di Alderaan riunirono i tre gruppi più numerosi e li convinsero a unirsi in un'alleanza. Da cosa nacque cosa e l'alleanza s ingrandì.»
    «Sapete come si chiamava il primo accordo?»
    Certo. «Si chiamava Trattato Corelliano...» Han si interrupe. «Trattato Corelliano
    «Proprio così», assentì Sena. «Fu il senatore Bel Iblis, non Mon Mothma, a convincere i tre gruppi di resistenza a incontrarsi. E fu lui a garantire loro protezione.»
    Per un lungo momento si udì soltanto il fievole ronzio dei motori a repulsione. «Che cosa succese?» domandò infine Han.
    «Per farla breve, Mon Mothma iniziò ad accentrare su di sé il potere», disse Sena. «Quanto a strategia e tattica il senatore Bel Iblis era molto più competente di lei e di molti generali e ammiragli della Ribellione del tempo. Ma Mon Mothma aveva il dono dell'ispirazione e la capacità di far lavorare in armonia gruppi e specie diversi. Piano piano divenne il simbolo della Ribellione, relegando sempre di più nelle retrovie Organa e il senatore.»
    «Dev'essere stato molto difficile, per uno come Bel Iblis,» borbottò Lando.
    «Infatti», disse Sena. «Ma dovete capire che non ritirò il proprio appoggio solo per motivi di orgoglio. Bail Organa aveva una forte influenza moderatrice su Mon Mothma: era una delle poche persone che rispettava e di cui si fidava abbastanza da ascoltare. Sopo la sua morte durante l'attacco della Morte Nera su Alderaan, non ci fu più nessuno alla sua altezza e lei iniziò ad assumere sempre più potere. Il senatore iniziò a sospettare che Mon Mothma volesse far cadere l'Imperatore solo per prendere il suo posto.»
    «Perciò si ritirò dall'Alleanza e iniziò la propria guerra personale contro l'Impero», disse Lando. (pp. 204-205)
  • A comandare l'Impero sono io, non l'Imperatore ormai morto da tempo. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 247)
  • Il senso di completo abbandono è uno degli strumenti psicologici più utili a nostra disposizione. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 248)
  • Nessun ufficiale della flotta imperiale può permettersi il lusso di provare sentimenti contrastanti, soprattutto se desidera arrivare a ricoprire posizioni di comando. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 249)
  • «È proprio nell'assunzione e nell'esercizio delle responsabilità che i Jedi si differenziano da tutti gli altri esseri della galassia.» Sospirò. «Non dimenticare, Luke, che in fondo questi sono dei primitivi, che solo sotto la nostra guida possono sperare di raggiungere una certa maturità.»
    «Non li definirei primitivi, Maestro C'baoth», disse Luke esitante. «Hanno tecnologie moderne e un sistema di governo relativamente efficiente...»
    «Gli orpelli della civiltà senza la sostanza», disse C'baoth sprezzante. «Macchine e struttura sociale non sono sinonimi di maturità, Jedi Skywalker. La maturità di una cultura è definita esclusivamente dalla comprensione e dall'uso della Forza.»
    Il suo sguardo si perse lontano, come se tornasse al passato. «Un tempo una società così esisteva, Luke», disse a bassa voce. «Esempio grande e illuminante delle vette cui tutti anelano. Per migliaia di generazioni ci siamo innalzati al di sopra degli esseri inferiori della galassia, guardiani di pace e giustizia, artefici di autentica civiltà. Il senato poteva discutere e approvare le leggi, ma erano i Jedi a concretizzarle.»
    Storse la bocca. «E in cambio, la galassia ci ha distrutto.»
    Luke si accigliò. «Pensavo che fossero stati l'Imperatore e alcuni Jedi Oscuri a sterminare i Jedi.»
    C'baoth sorrise amaro. «Credi veramente che l'Imperatore sarebbe riuscito in una simile impresa senza il consenso dell'intera galassia?» Scosse la testa. «No, Luke. Ci odiavano tutti, tutti gli esseri inferiori. Ci detestavano per il nostro potere, per la nostra conoscenza e la nostra saggezza. Ci detestavano per la nostra maturità.» Il sorriso si spense. «E quell'odio permane tuttora. Cova sotto la cenere in attesa che i Jedi riemergano per accendersi di nuovo.» (pp. 258-259)
  • Le stava davanti con il volto seminascosto dal cappuccio della tunica, gli occhi giallastri, luminosi e penetranti, fissi sull'infinita distanza che li separava. Mosse le labbra, ma le sue parole furono soffocate dal suono degli allarmi tutt'intorno e Mara fu assalita da un'agitazione che presto sfociò in panico. Fra lei e l'Imperatore apparvero due figure: l'immagine scura e imponente di Darth Vader e la figura più piccola, vestita di nero, di Luke Skywalker. Erano davanti all'Imperatore, uno di fronte all'altro, con le spade laser accese. Incrociarono le lame, una rossa e una verde, e si prepararono a combattere.
    D'un tratto, senza preavviso alcuno, le lame si svincolarono e, gridando all'unisono il loro odio più forte del suono degli allarmi, entrambi si voltarono e si diressero verso l'Imperatore.
    Mara si rese conto di urlare, mentre con tutte le sue forze cercava di raggiungere il suo maestro. Ma la distanza era enorme e il suo corpo debole e lento. Gridò, forse solo per distrarli, ma né Vader né Skywalker parvero udirla. Presero posto a fianco dell'Imperatore e mentre alzavano la spada laser Mara si accorso che l'Imperatore la guardava.
    Ricambio lo sguardo, pur desiderando ardentemente di voltarsi per non assistere alla catastrofe incombente; era incapace di muoversi. C'erano mille pensieri ed emozioni in quello sguardo, rilucente caleidoscopio di dolore, paura e rabbia, che ruotava troppo in fretta perché lei riuscisse ad assimilarli. L'Imperatore alzava le mani investendo i suoi nemici con una cascata di saette azzurrognole. Di fronte a quel contrattacco i due rimanevano sbigottiti e Mara osservava, sperando in cuor suo che questa volta andasse a finire in un altro modo. Ma non era così: Vader e Skywalker si riprendevano e con un nuovo urlo di rabbia sollevavano le loro spade laser...
    UCCIDERAI LUKE SKYWALKER!
    Con un sussulto che la scaraventò in avanti contro la cintura di sicurezza, Mara si risvegliò dal sogno. (pp. 261-262)
  • Thrawn aveva detto che C'baoth era folle e riconosceva la nota di instabilità psichica nella voce, ma c'era di più: in quella voce forte, aspra e calcolatrice, c'era la forza di chi si sente estremamente potente e sicuro di sé. (p. 270)
  • «Un Jedi usa la Forza per saggezza e difesa, mai per attaccare.»
    C'baoth sbuffò. «Banalità, a uso e consumo dei sempliciotti e di chi non ha abbastanza saggezza per prendere da sé le sue decisioni. Io sono superiore a tutto questo, Jedi Skywalker, come lo sarai tu, se deciderai di restare.»
    Skywalker scosse il capo. «Mi dispiace», disse, «ma non posso». Si voltò e fece un passo verso Mara.
    «Volti le spalle all'intera galassia», disse C'baoth in tono ora franco e sincero. «Solo con la nostra guida ed energia potranno infatti sperare di raggiungere la vera maturità. Lo sai quanto me.»
    Skywalker si fermò. «Ma se ha appena detto che ci odiano», gli fece notare. «Come possiamo insegnare a chi non vuole la nostra guida?»
    «Possiamo risanare la galassia, Luke», disse C'baoth in tono pacato. «Insieme, tu e io. Senza di noi non c'è speranza. Non c'è nessuna speranza.» (p. 272)
  • La Forza scorre nella mia famiglia. Luke le aveva detto quelle parole alla vigilia della battaglia di Endor. All'inizio non ci aveva creduto: aveva iniziato a crederci solo dopo che il suo paziente addestramento aveva lasciato intravedere un barlume di quei poteri anche in lei. Ma suo padre aveva ricevuto lo stesso addestramento, e aveva gli stessi poteri... Eppure era scivolato verso il lato oscuro della Forza. (p. 309)
  • Succedeva sempre con i Ribelli: lottavano come bestie impazzite quando non avevano nulla da perdere; ma una volta assaporata la vittoria e preso gusto ai bottini di guerra non erano più tanto pronti a rischiare la pelle. Una delle molte ragioni per cui alla fine l'Impero avrebbe avuto la meglio su di loro. (p. 360)

Explicit[modifica]

Luke abbassò gli occhi sui cadaveri degli assaltatori imperiali morti per l'improvvisa decompressione nell'anticamera della plancia della Katana. E finalmente capì che cos'era quella strana sensazione che lo tormentava. «Immagino che non ci sia alcun margine di errore», disse quasi senza accorgersene.
Han, accanto a lui, si strinse nelle spalle. «Leia ha richiesto un esame genetico, ma non credo sia necessario.»
Luke annuì, osservando le facce distese davanti a loro. O meglio, la faccia che tutti i cadaveri avevano uguale.
Erano cloni.
«Dunque è così», disse a bassa voce. «L'Impero ha trovato da qualche parte un set di cilindri di clonazione Spaarti. E li ha fatti funzionare.»
«Il che vuol dire che non gli occorreranno anni per trovare e addestrare abbastanza uomini per le loro nuove Dreadnought», concluse Han cupo. «Ma mesi. E forse anche meno.»
Luke trasse un respiro profondo. «Ho un gran brutto presentimento, Han.»
«Già, non sei il solo.»

L'ultima missione[modifica]

Incipit[modifica]

Originale[modifica]

Gliding through the blackness of deep space, the Imperial Star Destroyer Chimaera pointed its mighty arrowhead shape toward the dim star of its target system, three thousandths of a light-year away. And prepared itself for war.

Biavasco[modifica]

Nell'oscurità dell'iperspazio, l'imponente Star Destroyer imperiale Chimaera si dispose con la punta verso la pallida stella del sistema bersaglio, a tre millesimi di anno luce di distanza. E si preparò ad attaccare.

La Via Colli[modifica]

Nelle buie profondità dello spazio, lo Star Destroyer imperiale Chimaera puntò la sua enorme sagoma cuneiforme verso la pallida stella del sistema bersaglio, a tre millesimi di anno luce di distanza.
E si preparò alla battaglia.

Citazioni[modifica]

Citazioni tratte dalla traduzione di Biavasco, 1994
  • La guerra è sempre soggetta ad alti e bassi, ma le assicuro che la Ribellione pagherà cara la distruzione del Peremptory durante i combattimenti per la flotta Katana. Tuttavia, ciò avverrà nel contesto della nostra strategia generale e non per effetto di una vendetta privata. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 2)
  • C'baoth sbuffò. «Continuate a credere che la Repubblica farà tutto quello che Thrawn desidera.»
    «È così», rispose Pellaeon. «Il grand'ammiraglio studia i suoi nemici con grande attenzione.»
    «Studia la loro arte», ribatté C'baoth seccato. «Che servirà soltanto quando la Nuova Repubblica non avrà più che artisti da mandare contro di noi.» (p. 5)
  • Ciò che non conta per un Maestro Jedi non conta per l'universo. (Joruus C'baoth; p. 7)
  • Pellaeon rabbrividì: quegli improvvisi accessi di crepuscolare follia da cloni non avrebbero mai cessato di turbarlo. Una certa instabilità mentale ed emotiva permanente era stato il problema più comune nelle prime esperienze di clonazione, inversamente proporzionale alla lunghezza del ciclo di crescita del duplicato. Quasi tutte le pubblicazioni scientifiche sull'argomento erano andate distrutte nelle Guerre dei Cloni, ma Pellaeon ricordava di avere letto che i cloni erano in grado di raggiungere la maturità in meno di un anno non avevano la stabilità per sopravvivere fuori da un ambiente totalmente controllato. (p. 20)
  • È buona norma considerare i costi di un'operazione, prima di lanciarla. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 43)
  • «Non abbiamo tempo da perdere, grazie alla disattenzione di chi ha inseguito Skywalker», si lasciò sfuggire Thrawn. «Quell'uomo deve essere degradato.»
    «Sissignore», disse Pellaeon memorizzando l'ordine. Era una punizione severa, ma c'era di peggio. Lord Vader lo avrebbe senza dubbio strangolato. (p. 54)
  • Leia trasse un respiro profondo. Dopo nove mesi di gravidanza e dieci ore di travaglio era arrivata alla fine.
    Anzi, all'inizio. (p. 67)
  • Thrawn non segue modelli né strategie particolari e non ha debolezze note; studia il nemico e pianifica l'attacco sulla base delle sue lacune psicologiche. Non impegna eccessivamente le sue forze e non è troppo orgoglioso da tirarsi indietro se si accorge che sta per perdere. Cosa che non accade spesso, come vi sarete certo resi conto. (Mara Jade; p. 104)
  • [Rivolto a Leia Organa Solo] Non servivo l'Impero, ero un'agente personale dell'Imperatore. Egli mi portò qui a Coruscant e nel Palazzo Imperiale e mi addestrò in maniera da farmi diventare un'estensione della sua volontà. Dovunque fossi udivo la sua voce e sapevo trasmettere i suoi ordini a tutti, dall'ultimo assaltatore al più esimio Grand Moff. Avevo potere, autorevolezza e uno scopo nella vita. Ero conosciuta come il Braccio dell'Imperatore e godevo del suo stesso rispetto. Suo fratello mi ha tolto tutto. (Mara Jade; p. 105)
  • Leia distolse lo sguardo da Mara e fissò la finestra. Mara percepì la tensione in lei. «Ero su Endor un paio di mesi fa», le confidò.
    Mara si sentì gelare. Anche lei era stata su Endor, al cospetto del grand'ammiraglio Thrawn... e ricordava le sensazioni che lo spazio attorno al mondo in cui l'Imperatore aveva trovato la morte aveva suscitato in lei. «E allora?» le domandò con voce che suonò tirata alle sue stesse orecchie.
    Anche Organa Solo se ne accorse. «Lei sa di che cosa sto parlando, vero?» domandò, gli occhi fissi sulle luci di Imperial City. «C'è un'ombra della presenza dell'Imperatore laggiù, un ultimo accesso di odio e di rabbia. Una specie di... non so spiegare.»
    «Come una macchia di sangue emozionale», sussurrò Mara trovando le parole per descriverlo. «Che segna il punto in cui è caduto.» (p. 106)
  • Cercate di capire, signori, che quando il nemico è uno come Thrawn le regole cambiano completamente. Tende reti invisibili e, quando le si nota, si è già in trappola. (Hiram Drayson; pp. 110-111)
  • Uno come il grand'ammiraglio Thrawn vuole che il nemico sia tanto convinto della forza dell'Impero da ritenerlo potente anche dove non lo è. (Talon Karrde; p. 132)
  • Io non sono Darth Vader, Ferrier, io non spreco risorse umane. Né prendo alla leggera la morte dei miei uomini. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 142)
  • La Ribellione è nata come azione illegale ai limiti dell'alto tradimento tesoro. [...] Quando una regola non va, bisogna infrangerla. (Ian Solo; p. 159)
  • La storia è in continuo movimento, capitano. Chi non riesce a stare al passo, resta indietro a guardare da lontano. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 176)
  • Meglio dire troppo poco che troppo. Le informazioni gratuite spesso vengono accolte con sospetto. (Grand'ammiraglio Thrawn; p. 218)
  • Di solito non si mettono fuori i manifesti quando si vuole ammazzare qualcuno. E soprattutto non si avvertono i famigliari. (Luke Skywalker; p. 223)
  • Mara lo guardò negli occhi. «Devo chiedertelo», disse a bassa voce. «Sei l'unico a saperlo. Come è morto l'Imperatore?»
    Per un istante Luke la osservò: anche nella penombra le si leggeva il dolore negli occhi, l'amaro ricordo della vita piena e del futuro promettente che le erano stati strappati su Endor. Ma accanto alla sofferenza c'era una determinazione altrettanto forte. Per quanto doloroso fosse, voleva assolutamente sapere.
    «L'Imperatore cercò di attirarmi verso il lato oscuro della Forza», le raccontò, rivangando ricordi dolorosi anche per lui. Aveva rischiato di morire al posto dell'Imperatore, quel giorno. «C'era quasi riuscito. Avevo alzato la spada contro di lui, ma poi mi ritrovai a duellare contro Vader. Forse pensava che, se avessi ucciso Vader per rabbia, sarei stato pronto a seguirlo verso il lato oscuro della Forza.»
    «E allora ti sei alleato con Vader», lo accusò con occhi pieni di rabbia, «e insieme siete andati contro l'Imperatore...»
    «Aspetta», protestò Luke. «Io non l'ho attaccato. Ho risposto al primo fendente, poi basta.»
    «Ma di che cosa stai parlando?» domandò Mara. «Ti ho visto. Vi siete avvicinati entrambi con la spada laser in mano. Ti ho visto.»
    Luke la fissò... e di colpo capì. Mara Jade, il Braccio dell'Imperatore, che ne sentiva la voce in ogni angolo della galassia, era in contatto con il suo padrone al momento della sua morte e aveva visto tutto.
    Solo che, chissà come, aveva visto sbagliato.
    «Io non l'ho aggredito, Mara», insistette. «Stava per uccidermi, quando Vader lo ha sollevato e gettato nel vuoto. Non avrei potuto fare nulla, anche volendo: ero ancora semiparalizzato dalle saette che mi aveva lanciato.»
    «Che cosa vuol dire 'anche volendo'?» disse Mara piena di disprezzo. «Non è per questo che eri salito sulla Morte Nera?»
    Luke scosse la testa. «No, c'ero andato per cercare di strappare Vader al lato oscuro della Forza.»
    Mara si voltò dall'altra parte e Luke percepì il turbinio di emozioni dentro di lei. «Perché dovrei crederti?» chiese infine.
    «Perché dovrei mentirti?» replicò Luke. «Non cambia il fatto che, se non ci fossi stato io, Vader non l'avrebbe attaccato. In questo senso sono effettivamente responsabile della sua morte.»
    «Infatti», confermò brusca Mara. Ma ci fu un istante di esitazione prima di quelle parole. «E io non lo dimenticherò mai.» (pp. 231-232)
  • «Pensavo ai gemelli di Leia. Pensavo al giorno in cui dovrò addestrarli.»
    «Non sai quando cominciare?»
    Scosse la testa. «Non so se sarò in grado di farlo.»
    Mara fece spallucce. «Non è poi la fine del mondo. Basta che gli insegni a leggere nella mente, a muovere gli oggetti e a usare la spada laser. L'hai già fatto con tua sorella, no?»
    «Sì», riconobbe. «Ma allora pensavo che fosse tutto lì. Invece è solo l'inizio. La Forza sarà con loro e la Forza implica responsabilità. Come farò a insegnarglielo? Come farò a insegnare loro saggezza e pietà e a non abusare dei loro poteri?»
    Mara osservò il profilo di Luke. Non erano parole, era seriamente preoccupato. Non aveva mai visto in quello stato l'eroico, nobile, infallibile Jedi. «Come si fa a insegnare certe cose?» disse Mara. «Con l'esempio, suppongo.» (p. 274)
  • L'Impero usa la forza e le minacce, noi facciamo leva su carisma e ideali. Non possiamo mostrarci codardi. (Mon Mothma; p. 289)
  • «Il vero potere è questo: manovrare i fili della vita di una persona, sceglierne il destino, i pensieri e i sentimenti. Dominarne la vita, decretarne la morte.» Lentamente C'baoth tese la mano con gesto teatrale. «Comandarne l'anima.»
    «Neppure l'Imperatore l'aveva capito», gli rammentò Covell e la sua mente fu percorsa da un'altra ondata di soddisfazione. Era un piacere vedere che il Maestro C'baoth si divertiva. «Neppure l'Imperatore», ripeté C'baoth, distogliendo lo sguardo e i pensieri. «Come il grand'ammiraglio, anche lui vedeva il potere come qualcosa di esterno e con questo decretò la propria distruzione, come io avrei potuto prevedere. Se avesse davvero comandato Vader...» Scosse la testa. «Per molti versi era uno stolto, ma forse era questo il suo destino. Forse era scritto che io, soltanto io in tutto l'universo, capissi. Perché solo io ho la forza e la volontà di raggiungere un tale potere. Sono stato il primo... ma on sarò l'ultimo.» (p. 305)
  • «I Jedi erano guardiani di pace, servitori, non padroni della Vecchia Repubblica.»
    «Ecco perché fallirono, come fallì la Vecchia Repubblica, Jedi Skywalker», sentenziò C'baoth puntandogli contro l'indice. «Ecco perché fallirono e perché morirono.»
    «La Vecchia Repubblica durò per mille generazioni», fece notare Mara. «Non mi sembra un fallimento.»
    «Certo», ammise C'baoth con evidente disprezzo. «Sei giovane e non vedi chiaro.» (p. 364)
  • Il vero potere dei Jedi non è utilizzare materia ed energia, il nostro vero potere è che nella galassia soltanto noi Jedi sappiamo andare oltre noi stessi, estenderci per abbracciare l'intero universo. (Joruus C'baoth; p. 366)
  • A differenza dell'Imperatore, C'baoth non si sarebbe accontentato di dominare mondi ed eserciti. Quello cui agognava era un Impero molto particolare, fatto di menti rimodellate e plasmate a suo piacimento.
    Mara ci aveva visto giusto fin dall'inizio: C'baoth era pazzo. (p. 377)
  • Thrawn era seduto con la schiena diritta sulla sua poltrona, l'espressione stranamente calma. Sull'uniforme candida da grand'ammiraglio si stava allargando una macchia rosso scuro. Al centro, in pieno petto, sporgeva l'impugnatura del pugnale di Rukh.
    Thrawn lo vide e, con grande sorpresa di Pellaeon, sorrise.
    «Era una vera opera d'arte», sussurrò.
    Il sorriso gli si spense sul volto e così la luce che brillava nei suoi occhi. Thrawn, l'ultimo dei grand'ammiragli, era morto. (pp. 402-403)

Explicit[modifica]

«Che cos'è?» domandò Mara accigliata.
«La mia vecchia spada laser», rispose a bassa voce Luke. «Quella che avevo perso a Cloud City e per un soffio non mi ha ucciso su Wayland.» Gliela porse. «È per te.»
Lo guardò sbalordita. «Per me? Come mai?»
Si strinse nelle spalle. «Per un sacco di ragioni. Perché te la sei meritata, perché sei sulla strada di diventare Jedi e ne hai bisogno. Ma, soprattutto, perché mi fa piacere darla a te.»
Mara la prese lentamente, quasi controvoglia. «Grazie.»
«Figurati.» Luke le sfiorò di nuovo la mano. «Sarò nella sala riunioni con gli altri. Appena hai deciso, scendi.»
Si voltò e attraversò il terrazzo. Mara girò la testa verso le luci della città, tenendo stretto in pugno il metallo freddo della spada laser. La spada di Luke, forse il suo unico legame con il passato... e l'aveva data proprio a lei.
Voleva forse dirle qualcosa con quel dono? Probabilmente sì: Luke non sapeva essere subdolo. Ma, in quel caso, Skywalker perdeva il suo tempo: il suo ultimo legame con il passato si era spezzato sul monte Tantiss.
Con il passato Mara aveva chiuso, era venuto il momento di pensare al futuro. E il futuro era con la Nuova Repubblica, che le piacesse o no.
Sentì Luke che apriva la porta. «Aspetta», esclamò. «Scendo con te.»

Incipit di alcune opere[modifica]

Spettro del passato[modifica]

Lo Star Destroyer imperiale Chimaera stava attraversando silenziosamente le profondità dello spazio con le luci che brillavano fioche nell'oscurità.
Era uno spazio vuoto e oltremodo buio, lontano anni luce dal più vicino arcipelago di sistemi stellari, a cavallo tra i mondi dell'Orlo Esterno e le vaste regioni sconosciute dello Spazio Ignoto. Uno spazio ai confini dell'Impero.
O, per meglio dire, ai confini di quel poco che restava dell'Impero.

Terminator Salvation. Dalle ceneri[modifica]

L'ultimo giorno della sua vita, a ripensarci poi, era stato l'inferno sulla Terra.
Non solo per quel dannato caldo del deserto di Baja. Certo, era intenso in modo quasi doloroso, abbacinante tra polvere e arbusti, e lui sapeva bene che alcuni dei soldati del suo plotone lo soffrivano terribilmente. Ma il sergente dei Marines Justo Orozco era cresciuto nella zona est di Los Angeles e non aveva problemi con l'afa.

Thrawn[modifica]

Ogni essere vivente nasce pieno di speranze e aspirazioni. Fra queste aspirazioni, c'è il desiderio che la strada per raggiungere tali obiettivi sia dritta.
Raramente è così. Forse mai
.

Visione del futuro[modifica]

Lo Star Destroyer imperiale Chimaera scivolava nello spazio buio, accompagnato soltanto dal silenzioso gigante gassoso di Pesitiin sotto la nave.
L'ammiraglio Pellaeon era in piedi davanti all'oblò rivolto a prua, e stava osservando proprio quel pianeta defunto quando il capitano Ardiff lo raggiunse in plancia.

Bibliografia[modifica]

  • Timothy Zahn, L'erede dell'Impero, traduzione di Anna Maria Biavasco e Valentina Guani, Sperling & Kupfer Editori, 1993. ISBN 88-200-1544-7
  • Timothy Zahn, Sfida alla Nuova Repubblica, traduzione di Anna Maria Biavasco, Sperling & Kupfer Editori, 1994. ISBN 88-200-1771-7
  • Timothy Zahn, L'ultima missione, traduzione di Anna Maria Biavasco, Sperling & Kupfer Editori, 1994. ISBN 88-200-1985-X
  • Timothy Zahn, L'erede dell'Impero, traduzione di Virginia Petrarca, Multiplayer.it Edizioni, 2014. ISBN 9788863552935
  • Timothy Zahn, Sfida alla Nuova Repubblica, traduzione di Virginia Petrarca, Multiplayer.it Edizioni, 2013. ISBN 9788863551921
  • Timothy Zahn, L'ultima missione, traduzione di Christian La Via Colli, Multiplayer.it Edizioni, 2013. ISBN 9788863551938
  • Timothy Zahn, Spettro del passato, traduzione di Christian La Via Colli, Multiplayer.it Edizioni, 2013. ISBN 9788863551945
  • Timothy Zahn, Terminator Salvation. Dalle ceneri, traduzione di Francesca Noto, Multiplayer.it Edizioni, 2009. ISBN 9788863550542
  • Timothy Zahn, Thrawn, traduzione di Francesca Novajra, Mondadori, 2019. ISBN 9788804704874
  • Timothy Zahn, Visione del futuro, traduzione di Christian La Via Colli, Multiplayer.it Edizioni, 2013. ISBN 9788863551952

Voci correlate[modifica]

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Opere[modifica]