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Yogin

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Foto di uno yogin

Citazioni sugli yogin.

Citazioni

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  • Allorché lo yogin è fermamente stabile nella non violenza, coloro che sono in sua presenza abbandonano ogni ostilità. (Patañjali)
  • Allorché lo yogin è fermamente stabile nella continenza sessuale, acquista energia. (Patañjali)
  • Anche noi [yogin] possiamo volare nei cieli e manifestarci sotto forme diverse, ma per Illusione. (Mahābhārata)
  • Avendo purificato il suo cuore e avendo portato alla perfezione il suo pensiero, lo yogin capisce: Io sono il tutto, la suprema beatitudine. (Paiṅgala Upaniṣad)
  • [Colei] che riesce a trattenere lo sperma che il partner ha deposto in lei e a farlo risalire nel suo corpo, mescolato al proprio rajas, questa è una yoginî perfetta. (Haṭhayoga Pradīpikā)
  • È davvero uno yogi chi vede se stesso nell'intero universo e l'intero universo in se stesso. (Vivekananda)
  • Il sole asciuga ogni cosa nel mondo, il fuoco consuma ogni cosa (e ancora il sole e il fuoco si mantengono puri); così anche lo yogin, pur sperimentando tutti i piaceri, non è contaminato dal peccato. (Kulārṇava Tantra)
  • La conoscenza concettuale è la via dell'accademico. La via dello yogi è il sapere percettivo. (Sadhguru)
  • Lo stadio raggiunto dallo yogi che è riuscito a ridurre la mente al silenzio è la sorgente della conoscenza dove, una volta arrivato, prende coscienza del substrato non manifesto della manifestazione. (Alain Daniélou)
  • Lo yogi, colui che si ripropone l'unione col Reale, con l'Assoluto del Vedanta non dualista, riconosce l'importanza del corpo come strumento per Io sviluppo della propria spiritualità e così s'adopera per raggiungere un perfetto equilibrio fisico e mentale, equilibrio che lo condurrà a stati di consapevolezza ultra-fisici e ultra-mentali. (Jean Campbell Cooper)
  • Lo yogin unito a Śiva è testimone dell'emanazione del corpo cosmico di Śiva come identica alla creazione del proprio perfetto corpo divino. (Mark Dyczkowski)
  • [Lo yogin realizzato] pervadendo l'intero cammino dell'universo, nelle sue forme mobili e immobili, sezienti e insezienti, si viene a trovare in uno stato di perfetta compenetrazione con tutti gli esseri, le specie di esistenza, i princìpi, i sensi. (Svacchanda Tantra)
  • Poiché lo sperma è la Luna | e l'umore rosso il Sole; | è l'unione di entrambi | che aspira all'interno di sé | il vero yogin! (Śiva Saṃhitā)
  • Quando lo yogin unisce il suo respiro con Oṁ | o è unito al tutto in molteplici modi, | questo è chiamato yoga. | Tale unità di respiro, mente e sensi, | la rinuncia a tutta l'esistenza – questo è chiamato yoga. (Maitrī Upaniṣad)
  • Seduto in un posto, lo yogin dovrebbe assumere la posizione del loto. Quindi dovrebbe porre nel proprio cuore il guru, e come da lui appreso, cominciare con la purificazione dei canali servendosi del controllo della respirazione. (Gheraṇḍa Saṃhitā)
  • Sono un gruppo di persone che compiono cose straordinarie. Per esempio c'è chi resta mesi interi senza mangiare e senza bere; oppure c'è chi entra in una fossa scavata nella terra incaricando qualcuno di murarla dopo che vi ha preso posto: gli fa lasciare solo un'apertura sufficiente a far passare l'aria e vi resta dentro per dei mesi — addirittura ho sentito dire che c'è chi vi rimane un anno intero! Nella città di Mangalore ho visto uno di quei musulmani che imparano le pratiche degli yogi: se ne stava da venticinque giorni su un tavolo che gli avevano sistemato [per strada] senza bere né mangiare, e non so quanti giorni abbia ancora resistito in seguito!
    A quanto dicono, gli yogi si preparano delle pillole assumendo una delle quali possono resistere determinati giorni e mesi senza sentire il bisogno di mangiare né di bere. Predicono anche i fenomeni occulti e possono altresì riferire ciò che avviene in posti molto distanti: perciò il sultano li tiene in gran considerazione e si compiace di stare insieme a loro. Alcuni yogi mangiano solo legumi e quasi nessuno di loro mangia carne: certo è che son talmente avvezzi alle pratiche [ascetiche], che non hanno alcun bisogno di questo mondo e delle sue vanità. (Ibn Battuta)
  • Un giorno, mentre ero a Delhi, il sultano mi mandò a chiamare. Andai da lui e lo trovai in uno stanzino insieme ad alcuni dei suoi intimi e a due di questi yogi i quali, tra l'altro, si avvolgono in lunghi mantelli e tengono sempre la testa coperta perché la radono con la cenere, come si fa per depilarsi le ascelle. Orbene, il sultano mi ordinò di sedermi e disse agli yogi: «Questo mio signore arriva da terre molto lontane. Orsù, mostrategli cosa che non abbia mai visto! » «Va bene», dissero quelli. Poi uno dei due si sedette a gambe incrociate e, sollevatosi da terra, rimase sospeso in aria sopra di noi in quella posizione. Ne rimasi esterrefatto e mi presi una tal paura che svenni. Allora il sultano ordinò di farmi bere una pozione che aveva li: rinvenni, mi sedetti e lo yogi era sempre per aria con le gambe incrociate! A questo punto l'altro yogi tirò fuori un sandalo da un sacco e prese a batterlo per terra come fosse infuriato: libratosi in aria, il sandalo salì sopra il collo dello yogi a gambe incrociate e si mise a batterlo sulla nuca finché quello cominciò a scendere un po' per volta e [arrivato a terra] si ritrovò seduto accanto a noi. Il sultano mi disse: «Lo yogi che stava a gambe incrociate è un discepolo di quello che aveva il sandalo». Poi aggiunse: «Se non temessi per la tua ragione, ordinerei loro di compiere cose ben più straordinarie di quelle che hai visto!» Io me ne andai, ma mi vennero le palpitazioni e stetti molto male finché il sultano non ordinò di darmi un rimedio che mi fece guarire. (Ibn Battuta)
  • Per lo yogin [concentrato] nel Kula, tutto vibrante del supremo succo bhairavico che sovrabbondando [lo pervade], qualsiasi posizione del corpo è tenuta come mudrā.
  • Nel cuore supremo, dove la grande radice S, il tridente AU e l'emissione Ḥ son stati unificati, lo yoghin trova riposo.
  • Conosciuto che abbia (tale) cammino nella sua interezza, lo yoghin deve quindi dissolverlo nelle divinità che lo reggono, queste, via via, nel corpo, nel soffio, nella mente (e nel vuoto), come prima, e questi tutti nella sua propria coscienza.
  • Vero rinunciante e vero yogi è chi compie le azioni spirituali (karma) e quelle che costituiscono il suo sacro dovere (karyam) senza desiderarne i frutti – non colui che non compie la cerimonia del fuoco (il sacrificio) né chi abbandona l'azione.
  • Lo yogi beatamente assorto nella verità e nella realizzazione del Sé è indissolubilmente unito (allo Spirito). Imperturbabile, conquistatore dei suoi sensi, egli guarda con occhio equanime una zolla di terra, una pietra e l'oro.
  • È uno yogi eccelso chi guarda con mente equanime tutti gli uomini: benefattori, amici, nemici, stranieri, mediatori, esseri odiosi, parenti, peccatori e santi.
  • Sereno e impavido, fermo nel voto di brahmacharya (castità e autodisciplina), con la mente controllata e i pensieri rivolti a Me, lo yogi deve sedere meditando su di Me come Mèta Suprema.
  • Avendo guadagnato l'ingresso al mondo dei giusti, uno yogi decaduto vi rimane per innumerevoli anni; quindi rinasce (sulla terra) in una casa pura e prospera.
  • Lo yogin mediti come questo tutto, o grande Dea, sia diventato vuoto. La sua mente si dissolverà allora in esso ed egli godrà, di conseguenza, della dissoluzione della mente.
  • Allo sperimentare una grande gioia o alla vista di un amico dopo lungo tempo, meditando sulla beatitudine sorta, ecco che [lo yogin], immerso con la mente in essa, in essa si dissolve.
  • [Lo yogin] non deve immergere la mente nel dolore, non immergerla nella gioia, o Bhairavī, ma deve bensì arrivare a conoscere quella realtà che rimane nel mezzo.
  • La coscienza di una realtà percepibile e di un soggetto percettore è comune ugualmente a tutte le creature. Gli yogin si diversificano però in questo, che pongono attenzione alla relazione [che intercorre tra essi].

Voci correlate

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