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Bodhidharma

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Dipinto di Bodhidharma

Bodhidharma (483 – 540), monaco buddhista indiano.

Citazioni di Bodhidharma

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  • Amici senza speranza, usano la testa per cercare la testa![1]
  • Non perseguendo oggetti esteriormente, con la mente che non si affanna interiormente, se la mente è come una parete, si può entrare nella Via.[2]
  • Quei buddhisti che si esercitano nella dottrina dell'assoluta buddhità, dovrebbero rendere la loro mente simile a un pezzo di roccia, essere oscuramente ignoranti, rimanere inconsapevoli (di tutte le cose), non aver discriminazione, mostrare disinteresse per tutte le cose, rassomigliare a un idiota. E perché? Perché il Dharma non ha consapevolezza né intelligenza; perché non dà intrepidità; esso è l'ultimo rifugio ove riposare. È come un uomo che ha commesso un delitto capitale ma che, graziato dal re, viene liberato dalla paura della morte. Così è per tutti gli esseri. Essi commettono i dieci atti malvagi e le cinque offese gravi che li porteranno sicuramente all'inferno. Ma il Dharma, come un re, ha il potere supremo di perdonare tutti i peccati, in modo da liberare i colpevoli dalla punizione. Vi è un uomo che è in amicizia col re. Egli viene a trovarsi in un luogo lontano dalla terra ove è nato, e uccide uomini e donne. Catturato, sta per essere punito dei suoi misfatti. Non sa cosa fare, non ha alcun aiuto, quando inaspettatamente vede il suo re e viene così liberato. Anche quando un uomo viola i precetti, commettendo omicidio, adulterio, furto, ed è terrorizzato all'idea di sprofondare nell'inferno, egli è risvegliato alla purezza del suo Dharma-re interiore e così compie la propria emancipazione.[3]

L'insegnamento Zen di Bodhidharma

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Lineamenti della pratica

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  • Quando coloro che cercano la Via incontrano delle avversità, dovrebbero pensare a se stessi in questi termini: "Nelle infinite ere trascorse, mi sono allontanato dall'essenziale per volgermi all'insignificante e ho vagato attraverso tutte le forme di esistenza, spesso in preda alla rabbia senza causa e colpevole di innumerevoli trasgressioni. Ora, sebbene non faccia del male, sono punito dal mio passato. Né gli dèi né gli uomini possono prevedere quando una cattiva azione darà i suoi frutti. L'accetto di buon cuore senza lamentarmi dell'ingiustizia". I sutra dicono: "Quando incontri avversità non adirarti, perché esse hanno un significato". Con tale comprensione sei in armonia con la ragione e sopportando l'ingiustizia entri nella Via. (pp. 26-27)
  • Gli esseri umani di questo mondo sono illusi. Desiderano sempre qualcosa; in una parola, sono sempre alla ricerca. Ma i saggi si risvegliano. Scelgono la ragione piuttosto che le abitudini. Fermano la mente sul sublime e lasciano che il corpo cambi con le stagioni. Tutti i fenomeni sono vuoti. Non contengono niente che valga la pena di desiderare. Calamità e Prosperità si alternano per sempre. Indugiare nei tre regni significa indugiare in una casa in fiamme. Avere un corpo significa soffrire. Forse qualcuno che è dotato di un corpo conosce la pace? Coloro che lo comprendono si distaccano da tutto ciò che esiste e smettono di fantasticare o di cercare qualcosa. I sutra dicono: "Cercare è soffrire. Non cercare niente significa beatitudine". Quando non cerchi niente sei sulla Via. (pp. 28-29)

Discorso sul flusso del sangue

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  • Per trovare un buddha devi vedere la tua natura. Chiunque vede la sua natura è un buddha. Se non vedi la tua natura, invocare i buddha, recitare i sutra, fare offerte, e osservare i precetti, sono tutte cose inutili. Invocare i buddha produce un buon karma, recitare i sutra produce una buona memoria; osservare i precetti produce una buona rinascita, e fare offerte produce futuri benefici... ma niente buddha. (pp. 37-38)
  • Il buddha è la persona che è libera: libera da progetti, libera da preoccupazioni. (p. 41)
  • Anche se possiedi montagne di gioielli e tanti servitori quanti sono i granelli di sabbia lungo il Gange, li vedi quando hai gli occhi aperti. Ma che dire di quando i tuoi occhi sono chiusi? (p. 41)
  • Gli uomini che non vedono la loro natura e immaginano di poter praticare in ogni momento l'assenza di pensiero sono dei bugiardi e dei pazzi. Precipitano nello spazio senza fine. Sono come ubriachi. Non sanno distinguere il bene dal male. Se hai intenzione di coltivare una tale pratica, devi vedere la tua natura prima di porre fine al pensiero razionale. (p. 46)
  • Questa mente, attraverso infiniti kalpa senza inizio, non è mai mutata. Non è mai vissuta o morta, apparsa o scomparsa, aumentata o diminuita. Non è pura o impura, buona o cattiva, passata o futura. Non è vera o falsa. Non è maschile o femminile. Non appare come un monaco o un laico, un anziano o un novizio, un saggio o uno stolto, un buddha o un mortale. Non lotta per alcuna realizzazione e non soffre nessun karma. (pp. 47-48)
  • Il Buddha disse che gli uomini sono illusi. Ecco perché quando agiscono precipitano nel fiume della rinascita infinita. E quando provano a venirne fuori, non fanno altro che andare più a fondo. E tutto perché non vedono la loro natura. Se gli uomini non fossero illusi, perché mai farebbero domande su qualcosa che gli sta proprio davanti? Nessuno di loro comprende i movimenti delle proprie mani e piedi. (p. 49)
  • La nostra natura è la mente. E la mente è la nostra natura. [...] Non smettono mai [gli uomini] di invocare i buddha o di venerare i buddha e si chiedono: "Dov'è il buddha?". Non abbandonarti a queste illusioni. Semplicemente, conosci la tua mente. (p. 52)
  • Coloro che venerano non sanno, e coloro che sanno non venerano. (p. 53)
  • La vera Via è sublime. Non può essere espressa a parole. A cosa servono le scritture? Chi vede la propria natura trova la Via, anche se non è in grado di leggere una parola. (p. 56)
  • Uomini e dèi rimangono inconsapevoli di ciò che solo un tathagata conosce. La consapevolezza dei mortali è insufficiente. Finché sono attaccati alle apparenze, non si rendono conto che la loro mente è vuota. E aggrappandosi erroneamente all'apparenza delle cose smarriscono la Via. [...] Non aggrapparti alle apparenze, e ti aprirai un varco attraverso tutte le barriere. Un momento di esitazione e cadrai in preda all'incantesimo dei demoni. (pp. 57-58)
  • Un buddha è qualcuno che trova la libertà nella buona e nella cattiva sorte. È tale il suo potere che il karma non può vincolarlo. Comunque sia il karma, un buddha lo trasforma. Paradiso e inferno non sono nulla per lui. (p. 59)
  • Un buddha è una persona pigra. Non corre qua e là all'inseguimento di fortuna e fama. A cosa servono queste cose in definitiva? Gli uomini che non vedono la loro natura e credono che leggere i sutra, invocare i buddha, studiare a lungo e con impegno, praticare giorno e notte, non coricarsi mai, o ancora accumulare conoscenze, sia il Dharma, bestemmiano contro il Dharma. (p. 63)
  • Ogni moto è moto della mente. Il moto è la sua funzione. Separatamente dal moto non c'è mente, e separatamente dalla mente non c'è moto. Ma il moto non è la mente. E la mente non è il moto. Il moto è fondamentalmente privo della mente. E la mente è fondamentalmente immota. Ma il moto non esiste senza la mente. E la mente non esiste senza moto. Non c'è un moto che possa esistere separato dalla mente, e non c'è una mente che possa esistere separata dal moto. Il moto è la funzione della mente, e la funzione della mente è il suo moto. Eppure la mente non si muove né funziona, perché l'essenza del suo funzionamento è la vacuità, e la vacuità è essenzialmente immota. Il moto equivale alla mente. E la mente è essenzialmente immota. Per questo i sutra ci dicono di muoverci senza muoverci, viaggiare senza viaggiare, vedere senza vedere, ridere senza ridere, ascoltare senza ascoltare, conoscere senza conoscere, essere felici senza essere felici, camminare senza camminare, stare in piedi senza stare in piedi. (pp. 73-74)

Discorso del risveglio

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  • Non pensare a nulla è zen. Una volta riconosciuto questo, camminare, stare in piedi, sedere o coricarsi, qualunque cosa fai è zen. (p. 77)
  • Usare la mente per cercare la realtà è illusione. Non usare la mente per cercare la realtà è consapevolezza. Liberarsi dalle parole è liberazione. Conservarsi incontaminato dalla polvere della sensazione è custodire il Dharma. [...] Non creare illusioni è illuminazione. Non lasciarsi catturare dall'ignoranza è saggezza. L'assenza di afflizione è nirvana. E l'assenza di fenomeni mentali è l'altra riva. Questa riva esiste quando sei illuso. Non esiste quando ti risvegli. I mortali stanno su questa riva. Ma coloro che scoprono il più grande di tutti i veicoli non sono né su questa né sull'altra riva. [...] Coloro che vedono l'altra riva come differente da questa non comprendono lo zen. (pp. 78-79)
  • Quando siamo illusi c'è un mondo da fuggire. Quando siamo consapevoli non c'è niente da cui fuggire. (p. 79)
  • Quando la mente smette di muoversi entra nel nirvana. Il nirvana è una mente vuota. (p. 80)
  • Quando inizia un pensiero entri nei tre regni. Quando un pensiero finisce lasci i tre regni. L'inizio o la fine dei tre regni, l'esistenza o la non esistenza di qualsiasi cosa, dipendono dalla mente. (p. 81)
  • I mortali continuano a creare la mente e a sostenere che esista. E gli arhat continuano a negare la mente e a sostenere che non esista. Ma i bodhisattva e i buddha non creano né negano la mente. Questo è il significato dell'espressione: "la mente né esiste né non esiste". La mente che né esiste né non esiste è chiamata la Via di Mezzo. (pp. 81-82)
  • Se usi la mente per studiare la realtà, non comprenderai né la mente né la realtà. Se studi la realtà senza usare la mente, comprenderai entrambe. (p. 82)
  • La mente e il mondo sono opposti, e la visione sorge dove si incontrano. Quando la mente non si agita all'interno, il mondo non sorge all'esterno. Quando il mondo e la mente sono entrambi trasparenti, si ha la vera visione. E tale comprensione è la vera comprensione. [...] E poiché tanto la sua mente che la realtà sono quiete, egli è sempre in samadhi. (pp. 83 e 85)
  • Questo corpo karmico è soggetto a un costante cambiamento. Non ha una realtà stabile. Pratica in accordo con i tuoi pensieri. Non odiare la vita e la morte, non amare la vita e la morte. Conserva ogni pensiero libero dall'illusione e, in vita, assisterai all'inizio del nirvana e, alla morte, sperimenterai la certezza di non rinascere. (p. 87)
  • Vedere la forma senza essere contaminato dalla forma, o udire il suono senza essere contaminato dal suono, è liberazione. Gli occhi che non sono attaccati alla forma sono la porta dello zen. (p. 88)
  • Se non usi la mente per creare la mente, ogni stato mentale è vuoto e ogni pensiero è quieto. Vai da una terra di buddha all'altra. Se usi la mente per creare la mente, ogni stato mentale è disturbato e ogni pensiero è in movimento. Vai da un inferno all'altro. Quando sorge un pensiero, c'è un karma buono e uno cattivo, paradiso e inferno. Quando non sorge nessun pensiero, non c'è né il karma buono né quello cattivo, né paradiso o inferno. (p. 89)
  • Quando la mente raggiunge il nirvana, non vedi il nirvana, perché la mente è il nirvana. Se vedi il nirvana da qualche parte fuori della mente, ti inganni. (p. 90)
  • Ogni sofferenza è un seme di buddha, perché la sofferenza spinge i mortali a cercare la saggezza. (p. 90)
  • Parlare tutto il giorno senza dire nulla è la Via. Tacere tutto il giorno e ciò nonostante dire qualcosa non è la Via. (p. 91)
  • Gli uomini dalla comprensione scarsa immaginano di accumulare meriti e confondono il corpo di trasformazione con il buddha. Gli uomini dalla comprensione mediocre immaginano di mettere fine alla sofferenza e confondono il corpo di ricompensa con il buddha. E gli uomini dalla comprensione profonda immaginano di sperimentare la buddhità e confondono il corpo reale con il buddha. Ma gli uomini dalla comprensione più profonda guardano all'interno e niente li distrae. (p. 98)
  • I mortali continuano a creare karma e insistono erroneamente che non ci sia retribuzione. Possono tuttavia negare la sofferenza? Possono negare che ciò che l'attuale stato mentale semina viene raccolto dallo stato mentale successivo? Come possono sfuggirvi? Ma se l'attuale stato mentale non semina niente, quello successivo non raccoglie niente. (p. 100)
  • Quando sono vivi, i mortali si preoccupano della morte. Quando sono satolli, si preoccupano della fame. Loro è la Grande Incertezza. Ma i saggi non considerano il passato. E non si preoccupano del futuro. Né si attaccano al presente. E di momento in momento seguono la Via. Se non ti sei risvegliato a questa grande verità, faresti meglio a cercarti un maestro in cielo o in terra. Non accrescere la tua ignoranza. (pp. 101-102)

Discorso dell'aprirsi un varco

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  • La mente è la radice dalla quale nascono tutte le cose. Se riesci a comprendere la mente, ogni altra cosa è inclusa. (p. 103)
  • Coltivare le paramita significa purificare i sei sensi sconfiggendo i sei ladri. Cacciare il ladro dell'occhio abbandonando il mondo delle forme, è carità. Non fare entrare il ladro dell'orecchio evitando di ascoltare i suoni, è moralità. Avvilire il ladro del naso equiparando tutti gli odori come neutri, è pazienza. Controllare il ladro della bocca soggiogando il desiderio di assaggiare, lodare e spiegare, è devozione. Domare il ladro del corpo rimanendo impassibili di fronte alle sensazioni del tatto, è meditazione. E sottomettere il ladro della mente non cedendo alle illusioni ma praticando la piena presenza mentale, è saggezza. (pp. 117-118)

Note

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  1. Citato in Lin-chi, Non puoi piantare un chiodo nel cielo, a cura di Fabrizio Rondolino, Oscar Mondadori, 2012, p. 47.
  2. Citato in Musō Soseki, Buddismo e Zen, a cura di Thomas Cleary, traduzione di Roberto Sorgo, Gruppo Editoriale Armenia, Milano, 1996, p. 58.
  3. Citato in Daisetz T. Suzuki, La dottrina Zen del Vuoto Mentale, Ubaldini Editore, 1968, pp. 95-96.

Bibliografia

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  • Red Pine (a cura di), L'insegnamento Zen di Bodhidharma, traduzione di Renato Aprea, Astrolabio, 2006.

Altri progetti

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