John Stuart Mill

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
John Stuart Mill

John Stuart Mill (1806 – 1873), filosofo ed economista britannico.

Citazioni di John Stuart Mill[modifica]

  • Chiedetevi se siete felici e cesserete di esserlo.[1]
  • Dato per certo che una qualche pratica causa più dolore agli animali di quanto piacere dia agli uomini, questa pratica è morale o immorale? E se gli esseri umani, esattamente nella misura in cui si liberano dai vincoli dell'egoismo, non risponderanno ad una sola voce «immorale», che la moralità del principio di utilità sia per sempre condannata.[2]
  • Gli uomini malvagi non hanno bisogno che di una cosa per raggiungere i loro scopi, cioè che gli uomini buoni guardino e non facciano nulla.
Bad men need nothing more to compass their ends, than that good men should look on and do nothing.[3]
  • Il senso del governo rappresentativo è che tutto il popolo o una numerosa parte di esso eserciti, tramite deputati periodicamente eletti, il potere di controllo ultimo che in ogni costituzione deve trovare il suo soggetto. Deve possedere tale potere nella sua pienezza. Deve essere padrone, a suo piacimento, di tutte le funzioni del governo.[4]
  • Io sono ben lontano dal biasimare che, in caso di urgente necessità, si ricorra al potere assoluto sotto una forma di dittatura temporanea.[5]
  • La battaglia di Maratona, anche per la storia inglese, è un evento più importante di quella di Hastings.[6]
  • La distribuzione di cariche amministrative il piú estensivamente possibile nella massa popolare costituisce, per il nostro autore, il solo mezzo per renderla atta a un'efficiente partecipazione alla direzione della cosa pubblica. [...] Comunque possano essere strutturate altre costituzioni, il carattere di un popolo sarà, ne siamo persuasi, essenzialmente volgare e servile, ove lo spirito pubblico non venga coltivato grazie a una partecipazione estensiva dei piú agli affari del governo.[7]
  • La libertà consiste nel fare ciò che si desidera.[8]
  • La libertà dell'individuo deve avere questo limite: egli non deve creare fastidi né disagi agli altri.[9]
  • La lotta tra libertà e autorità è il carattere più evidente dei primi periodi storici di cui siamo a conoscenza.[10]
  • La società ha pieno titolo di abrogare o alterare qualsiasi particolare diritto di proprietà che in base ad adeguata riflessione reputi ostare al bene pubblico. E certamente il terribile atto di accusa che, come abbiamo visto in un capitolo precedente, i socialisti sono stati in grado di montare contro l'attuale ordine economico della società richiede piena considerazione di tutti i mezzi attraverso i quali l'istituzione della proprietà privata possa essere fatta funzionare in maniera più proficua per quella ampia porzione della società che attualmente beneficia in minima parte dei suoi diretti vantaggi.[11]
  • La "tirannia della maggioranza" è attualmente inclusa tra i mali verso i quali la società deve stare in guardia.[12]
  • Ma la virtù vera degli esseri umani è quella di saper vivere insieme come degli uguali; di non pretendere altro per sé, tranne ciò che concedono con pari liberalità a tutti gli altri; di considerare qualsiasi posizione di comando come una necessità eccezionale, e in ogni caso temporanea; e di preferire, ogni qual volta sia possibile, un tipo di associazione di individui che consenta alternanza e reciprocità nel guidare ed essere guidati.[13]
  • Quanto è vero che innaturale in genere significa solo inconsueto e che tutto ciò che è usuale appare naturale.[14]
  • Se per opporci aspettiamo che la vita sia ridotta quasi completamente a un unico tipo uniforme, qualsiasi deviazione da quel tipo verrà considerata empia, immorale, e addirittura mostruosa e contro natura. Gli uomini perdono rapidamente la capacità di concepire la diversità, se per qualche tempo si sono disabituati a vederla.[15]
  • Se vi hanno due Camere, l'una delle quali stimisi rappresentare il popolo, l'altra una classe soltanto o nissuna, non so capire come là dove il potere dominante è la democrazia, la seconda Camera possa resistere alla prima fosse anche alle sue aberrazioni.[16]
  • Trovandosi tutti più o meno sul medesimo piano per quanto riguarda le condizioni economiche, e similmente dal punto di vista dell'intelligenza e del sapere, l'unica autorità che ispira una involontaria deferenza è quella del numero. [...] "La fede nell'opinione pubblica", dice Tocqueville, "diventa in quelle contrade una specie di religione, e la maggioranza è il suo profeta".[17]
  • Tutte le cose buone che esistono sono frutto dell'originalità.[8]
  • Tutto ciò che rende necessario l'impiego di grandi capitali, in qualsiasi commercio o settore, limita la concorrenza in quel settore.[18]
  • Una persona che ha una convinzione è una forza sociale pari a 99 persone che hanno solo interessi.
One person with a belief is a social power equal to ninety-nine who have only interests.[19]

L'Utilitarismo[modifica]

  • Credo che i sentimenti morali non siano innati ma acquisiti.[20]
  • È meglio essere un uomo malcontento che un maiale soddisfatto, essere Socrate infelice piuttosto che un imbecille contento, e se l'imbecille e il maiale sono d'altro avviso ciò dipende dal fatto che vedono solo un lato della questione.
  • Il criterio utilitaristico della buona condotta non è la felicità personale di chi agisce, ma la felicità di tutti gli interessati. Tra la felicità propria e quella degli altri, l'utilitarismo richiede che colui che agisce sia rigorosamente imparziale quanto disinteressato e benevolo spettatore. [...] Fare agli altri quello che si vorrebbe fosse fatto a noi[21] ed amare il prossimo come noi stessi costituisce la perfezione ideale della morale utilitaristica. (p. 68)
  • Le azioni sono giuste nella misura in cui tendono a promuovere la felicità.[22]

Saggio sulla libertà[modifica]

Incipit[modifica]

Arnaldo Agnelli[modifica]

Il soggetto di questo lavoro non è il così detto libero arbitrio tanto infelicemente opposto a quella che mal si chiama dottrina di necessità filosofica, ma bensì la libertà sociale o civile, cioè la natura e i limiti del potere che la Società può legittimamente esercitare sull'individuo: questione posta di rado e forse non discussa mai in termini generali, ma che colla sua presenza inavvertita ha una profonda influenza sulle controversie pratiche del secolo e probabilmente sarà bentosto riconosciuta come la questione vitale dell'avvenire. Questa questione è sì lungi dall'esser nuova, che, in un certo senso, essa ha diviso l'umanità, fin quasi dai tempi più remoti. Ma essa si presenta sotto nuove forme nell'epoca di progresso in cui ora sono entrati i gruppi più civili della specie umana, ed è necessario trattarla in modo diverso e più fondamentale.
[Giovanni Stuart Mill, La libertà, traduzione di Arnaldo Agnelli, Sonzogno, 1911]

Stefano Magistretti[modifica]

Il tema di questo saggio non è la cosiddetta Libertà del Volere, così infelicemente contrapposta a quella che viene impropriamente denominata dottrina della Necessità Filosofica; il nostro tema è piuttosto quello della Libertà Civile o Sociale: la natura e i limiti del potere che la società può legittimamente esercitare sull'individuo. È una questione, questa, che raramente viene posta, e tanto meno discussa, nei suoi termini generali: ma tuttavia essa influenza profondamente, con la sua presenza latente, le controversie del nostro tempo su problematiche di carattere pratico, e con ogni probabilità si rivelerà presto come la questione fondamentale del futuro. Non è affatto un problema nuovo: anzi, in un certo senso ha diviso l'umanità quasi fin dai tempi più remoti; ma al livello di progresso che hanno ora raggiunto i settori più civilizzati della specie umana, la questione si presenta in nuovo contesti e richiede uno studio diverso e più approfondito.
[John Stuart Mill, Saggio sulla libertà, traduzione di Stefano Magistretti, prefazione di Giulio Giorello e Marco Mondadori, Il Saggiatore, Milano, 19812]

Citazioni[modifica]

  • Quindi, la protezione dalla tirannide del magistrato non è sufficiente: è necessario anche proteggersi dalla tirannia dell'opinione e del sentimento predominanti, dalla tendenza della società a imporre come norme di condotta, con mezzi diversi dalle pene legali, le proprie idee e usanze a chi dissente, a ostacolare lo sviluppo – e a prevenire, se possibile, la formazione di qualsiasi individualità discordante, e a costringere tutti i caratteri a conformarsi al suo modello. (1981, p. 27)
  • Di conseguenza, le opinioni degli uomini su ciò che sia degno di lode o di biasimo sono condizionate da tutte le molteplici cause che ne influenzano i desideri riguardanti l'altrui condotta [...]. Dovunque vi sia una classe dominante, la morale del paese emana, in buona parte, dai suoi interessi di classe e dai suoi sentimenti di superiorità di classe. (1981, p. 29)
  • Coloro che per primi spezzarono il giogo di quella che si autodefiniva Chiesa Universale erano in generale altrettanto poco inclini di quest'ultima a permettere differenze di opinione religiosa. Ma, quando si spense la vampata del conflitto senza che nessun contendente riportasse completa vittoria, e ogni chiesa o setta si trovò costretta a limitare le proprie speranze al mantenimento del terreno che in quel momento occupava, le minoranze, consce di non aver alcuna possibilità di diventare maggioranze, dovettero necessariamente richiedere a coloro che non potevano convertire il permesso di dissentire. Di conseguenza è su questo campo di battaglia – caso quasi unico – che i diritti dell'individuo, contrapposti a quelli della società, sono stati rivendicati su un'ampia base di principio, e la pretesa da parte della società di esercitate la propria autorità sui dissenzienti è stata apertamente contestata. (1981, p. 30)
  • Il dispotismo è una forma legittima di governo quando si ha a che fare con barbari, purché il fine sia il loro progresso e i mezzi vengano giustificati dal suo reale conseguimento. La libertà, come principio, non è applicabile in alcuna situazione precedente il momento in cui gli uomini sono diventati capaci di migliorare attraverso la discussione libera e tra eguali. (1981, p. 33)
  • Ciascuno è l'unico autentico guardiano della propria salute sia fisica sia mentale e spirituale. (1981, p. 36)
  • L'inclinazione degli uomini, siano essi governanti o semplici cittadini, a imporre agli altri, come norme di condotta, le proprie opinioni e tendenze è così energicamente appoggiata da alcuni dei migliori e dei peggiori sentimenti inerenti all'umana natura, che quasi sempre è frenata soltanto dalla mancanza di potere; e poiché quest'ultimo non è in diminuzione ma in aumento, dobbiamo attenderci che, se non si riesce a erigere una solida barriera di convinzioni morali contro di esso, nella situazione attuale del mondo il male si estenda. (1981, p. 37-8)
  • Mentre ciascuno sa benissimo di essere fallibile, pochi ritengono necessario cautelarsi dalla propria fallibilità, o ammettere la supposizione che una qualsiasi opinione di cui si sentano del tutto certi possa essere un esempio di quell'errore di cui si riconoscono soggetti. (1981, p. 41)
  • La costante abitudine a correggere e completare la propria opinione confrontandola con le altrui non solo non causa dubbi ed esitazioni nel tradurla in pratica, ma anzi è l'unico fondamento stabile di una corretta fiducia in essa [...]. (1981, p. 44)
  • Se si vietasse di dubitare della filosofia di Newton, gli uomini non potrebbero sentirsi cosí certi della sua verità come lo sono. Le nostre convinzioni piú giustificate non riposano su altra salvaguardia che un invito permanente a tutto il mondo a dimostrarle infondate. (1981, p. 45)
  • È sentimentalismo inutile pensare che la verità semplicemente in quanto tale abbia un qualche potere intrinseco, negato all'errore, di prevalere contro le segrete e il rogo. Gli uomini non hanno piú zelo per la verità di quanto non ne abbiano spesso per l'errore, e un'adeguata applicazione di sanzioni legali o anche soltanto sociali riuscirà in generale ad arrestare la diffusione di entrambi. Il reale vantaggio della verità è che quando un'opinione è vera la si può soffocare una, due, molte volte, ma nel corso del tempo vi saranno in generale persone che la riscopriranno, finché non riapparirà in circostanze che le permetteranno di sfuggire alla persecuzione fino a quando si sarà sufficientemente consolidata da resistere a tutti i successivi sforzi di sopprimerla. (1981, pp. 53-4)
  • [...] l'asserzione di opinioni bollate dalla società è in Inghilterra molto meno comune di quanto in molti altri paesi non lo sia l'ammissione di idee per cui si rischiano sanzioni legali. Nei confronti di tutti, salvo coloro che la condizione economica rende indipendenti dal benvolere altrui, l'opinione è in questo campo altrettanto efficace che la legge: non vi è differenza tra imprigionare un uomo e impedirgli di guadagnarsi da vivere. (1981, p. 57)
  • Chi può calcolare quanto perde il mondo con la moltitudine di intelletti promettenti ma uniti a caratteri deboli che non osano sviluppare alcuna linea di pensiero audace, vigorosa, indipendente, per timore di ritrovarsi con qualcosa che potrebbe venire considerato irreligioso o immorale? (1981, p. 59)
  • In ogni campo in cui è possibile una differenza di opinioni, la verità dipende dall'individuazione dell'equilibrio tra due gruppi di ragioni contrastanti. Anche nella filosofia naturale, è sempre possibile fornire un'altra spiegazione degli stessi fatti; una teoria geocentrica invece di quella eliocentrica; il flogisto invece dell'ossigeno [...]. (1981, p. 62)
  • Questa disciplina è cosí essenziale a una reale comprensione delle questioni morali e umane che se una verità fondamentale non trova oppositori, è indispensabile inventarli e munirli dei piú validi argomenti che il piú astuto avvocato del diavolo riesce ad inventare. (1981, p. 63)
  • [...] fatale la tendenza degli uomini a smettere di pensare a una questione quando non è piú dubbia [...] è la causa di metà dei loro errori. Un autore contemporaneo ha giustamente parlato del "profondo sonno dogmatico indotto da un'opinione definitiva". [...] se vi sono persone che negano un'opinione generalmente accettata, o che lo farebbero se la legge o il pubblico glielo permettessero, ringraziamole. (1981, pp. 69-72)
  • [...] tra gli uomini l'unilateralità è sempre stata la norma, la multilateralità, l'eccezione; quindi anche nelle rivoluzioni dell'opinione una parte della verità generalmente tramonta al sorgere di un'altra. Persino il progresso, che dovrebbe assommarle, nella maggior parte dei casi si limita a sostituire una verità parziale e incompleta a un'altra; e il miglioramento consiste soprattutto nel fatto che il nuovo frammento di verità è piú richiesto, piú adatto alle necessità dell'epoca di quello che sostituisce. (1981, p. 73)
  • Credo che se si vuole la rigenerazione morale dell'umanità, etiche diverse da quelle di derivazione esclusivamente cristiana debbano coesistere con la morale cristiana; e che il sistema cristiano non costituisca un'eccezione alla regola secondo cui in uno stadio imperfetto dello sviluppo intellettuale umano gli interessi della verità esigono la presenza di opinioni diverse. (1981, p. 78)
  • La natura umana non è una macchina da costruire secondo un modello e da regolare perché compia esattamente il lavoro assegnato, ma un albero, che ha bisogno di crescere e di svilupparsi in ogni direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una persona vivente. (1981, p. 88)
  • [...] è utile che [...] vi siano differenti esperimenti di vita [...] e che la validità di modi di vivere diversi sia verificata nella pratica quando lo si voglia [...] che vi sia la piú ampia libertà di svolgere ogni attività inconsueta affinché col tempo emergano chiaramente quelle che meritano di diventare consuetudini. (1981, pp. 85, 97)
  • L'originalità è l'unica cosa di cui coloro che originali non sono non possono comprendere l'utilità. Non vedono a che cosa gli serva: e come potrebbero? Se lo potessero, non si tratterebbe più di originalità. (1981, p. 95)
  • Lo spirito di progresso non è sempre spirito di libertà, perché può cercare di imporre a un popolo dei mutamenti indesiderati; e, nella misura in cui oppone resistenza a questi tentativi, lo spirito della libertà può allearsi localmente e temporaneamente con chi si oppone al progresso; ma la libertà è l'unico fattore infallibile e permanente di progresso, poiché fa sí che i potenziali centri indipendenti di irradiamento del progresso siano tanti quanti gli individui. (1981, p. 101)
  • L'Europa deve a questa pluralità di percorsi tutto il suo sviluppo progressivo e multiforme. (1981, p. 104)
  • Assumersi questa responsabilità – dare una vita che può essere una sciagura o una fortuna –, senza che l'essere che riceve la vita abbia almeno le normali probabilità di condurre un'esistenza desiderabile, è un delitto contro di lui. (1981, p. 144)
  • Se vogliamo avere dei funzionari abili e efficienti – soprattutto capaci di generare innovazioni e disposti a accettarle –, se non vogliamo che la nostra burocrazia degeneri in una pedantocrazia, l'entità burocratica non deve inglobare tutte le occupazioni che formano e sviluppano le facoltà necessarie al governo degli uomini. (1981, p. 150)
  • [...] la massima disseminazione di potere che non vada a scapito dell'efficienza, e la massima centralizzazione, e diffusione dal centro, dell'informazione. (1981, p. 151)
  • I mali cominciano quando il governo, invece di far appello ai poteri dei singoli e delle associazioni, si sostituisce ad essi; quando invece di informare, consigliare, e talvolta denunciare, impone dei vincoli, ordina loro di tenersi in disparte e agisce in loro vece. [...] A lungo termine, il valore di uno Stato è il valore degli individui che lo compongono [...] uno Stato che rimpicciolisce i suoi uomini perché possano essere strumenti più docili nelle sue mani, anche se a fini benefici, scoprirà che con dei piccoli uomini non si possono compiere cose veramente grandi; e che la perfezione meccanica cui ha tutto sacrificato alla fine non gli servirà a nulla, perché mancherà la forza vitale che, per fare funzionare meglio la macchina, ha preferito bandire. (1981, p. 153)
  • Gli esseri umani non sono come le pecore: e persino le pecore non sono tutte identiche. (III)[23]
  • L'unica libertà che merita questo nome è quella di perseguire a modo nostro il nostro bene, sempre che non cerchiamo di privare gli altri del loro, o di intralciare i loro sforzi per raggiungerlo. Se gli uomini lasciano che ognuno viva come a lui sembra meglio, hanno da guadagnare molto di più che se costringono ogni individuo a vivere come sembra meglio agli altri.
  • Non possiamo mai essere certi che l'opinione che tentiamo di soffocare sia falsa; e se ne fossimo certi, soffocarla sarebbe ancora un male.
  • La tendenza generale del mondo è quella di fare della mediocrità la potenza dominante.
  • Quella che viene chiamata l'opinione pubblica non è sempre l'opinione del medesimo tipo di pubblico.
  • Il valore di uno stato, a lungo andare, è il valore dei singoli che lo compongono.

Citazioni sul libro[modifica]

  • Chi venisse richiesto, ad esempio, di indicare i principali punti di contrasto tra la vita moderna, politica e non, in Europa e in America, e gli antichi culti asiatici quali sopravvivono ancora per tradizione in Cina e Turchia, potrebbe trovarli elencati nel profondo saggio di John Stuart Mill sulla libertà nel futuro, dov'egli richiede, per una nazionalità veramente grande, due costituenti principali, o substrati – 1°, una grande varietà di personalità – e 2°, piena libertà per la natura umana di espandersi in innumerevoli direzioni, anche in contrasto tra loro – (cosa che, per la generale umanità, sembra assai simile agli influssi che determinano, nel loro campo illimitato, quella perenne azione salutare dell'aria che chiamiamo tempo atmosferico – un numero infinito di correnti e forze, di contributi e temperature e contrasti, il cui incessante giuoco di controparti produce un rinvigorimento e una vitalità costanti). (Walt Whitman)
  • Piú penso al progetto di un volume sulla Libertà, piú mi convinco che sarà letto e farà sensazione. (citato in F. A. Hayek, J.S. Mill and H. Taylor. Their friendship and subsequent marriage, Routlédge and Kegan Paul, London, 1951, p1981, p. 222-3; ripreso in 1981, p. 7)
  • La Libertà probabilmente sopravviverà piú a lungo di qualsiasi altro mio scritto. [...] Ciò perché l'unione della sua [di Harriet Taylor] mente con la mia ha fatto di quel saggio una specie di manuale filosofico su una singola verità cui i cambiamenti verificantesi progressivamente nella società moderna tendono a dare un rilievo sempre piú forte: vale a dire l'importanza per l'uomo e la società si una larga varietà di caratteri e di una completa libertà della natura umana di espandersi in direzioni innumerevoli e contrastanti. (da Autobiografia, a cura di F. Restaino, Laterza, Bari, 1976; 1981, p. 197)
  • La «rivoluzione copernicana» per la sinistra consiste allora precisamente nel superamento del «dogma dei sistemi centrati» e nel riconoscimento del sistema sociale come un sistema di interazioni tra gruppi (o individui) con «funzioni di utilità» diverse (e usualmente in conflitto), tra cui nessuna rappresenta gli interessi universali dell'intera umanità. Problema della sinistra in quanto forza di governo diventa allora quella di «incollare» tali funzioni di utilità individuali (o di gruppo) in una funzione di scelta sociale che massimizzi l'utilità media, soggetta al solo vincolo di compatibilità con il principio di von Humboldt. Problema della sinistra in quanto forza di opposizione diventa invece quello di rappresentare politicamente un'opportuna media delle funzioni di utilità di una parte sociale: quella dei più svantaggiati. (Giorello, Mondadori, la prefazione, 1981, p. 21)

Incipit de La servitù delle donne[modifica]

Io mi propongo in questo saggio, di spiegare colla maggior possibile chiarezza, le ragioni sulle quali si fonda una opinione, che io ho abbracciata fin da quanto si formavano le mie prime convinzioni sulle questioni sociali e politiche, e che ben lungi dal fiaccarsi e modificarsi colla riflessione e la esperienza della vita, non fece che ingagliardire viemmeglio con esse. Io credo che le relazioni sociali dei due sessi, che sottomettono l'un sesso all'altro in nome della legge, sono cattive in sé stesse, e costituiscono oggidì uno dei precipui ostacoli che si oppongono al progresso dell'umanità: io credo ch'esse debbono dar luogo ad una perfetta eguaglianza senza privilegio, né potere per l'un sesso, come senza incapacità per l'altro.

Citazioni su John Stuart Mill[modifica]

  • Economisti liberali come Ricardo e Stuart Mill, egli [Engels] diceva, si sono sforzati di fare una analisi profonda del sistema capitalistico, ma la hanno fatta senza criticare i principi stessi di tali sistemi. Essi, certo, hanno criticato il mercantilismo, ma non hanno visto che l'economia liberale era fondata sullo stesso principio, la proprietà privata, e che essa, sulla via della libertà di commercio e della concorrenza che elimina i più deboli, porta egualmente al monopolio. (Auguste Cornu)
  • Il Signor J. St. Mill riesce, con la logica eclettica che lo contraddistingue, ad essere dell'opinione di suo padre James Mill e contemporaneamente di quella opposta. Se si confronta il testo del suo compendio, Principles of Political Economy, con la prefazione (della prima edizione), dove egli si annuncia come l'Adam Smith del tempo presente, non si sa se ammirare più l'ingenuità dell'uomo o quella del pubblico che in piena buona fede gli ha creduto. (in Karl Marx, Il Capitale, Libro I, p. 157n)
  • Non dimentichiamo che ci sono più elementi utili nel marxismo di Sweezy che in tutti i tirapiedi di J.S. Mill messi assieme. (Charles Wright Mills)

Note[modifica]

  1. Da Autobiografia.
  2. Da Dr. Whewell on Moral Philosophy, 1852; citato in Gino Ditadi, I filosofi e gli animali, vol. 2, Isonomia editrice, Este, 1994, pp. 823-824.
  3. (EN) Da un discorso inaugurale del 1867 all'Università di St. Andrews; citato in The Only Thing Necessary for the Triumph of Evil is that Good Men Do Nothing, QuoteInvestigator.com, 4 dicembre 2010.
  4. Da Considerazioni sul governo rappresentativo, p. 82.
  5. Citato in Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo, Laterza, p. 190. ISBN 88-581-1834-0
  6. Da una recensione del 1846 di History of Greece di Georg Grote, tradotto in Richard Billows, Maratona, p. 12.
  7. Da Sulla «Democrazia in America», pp. 111-3.
  8. a b Da La libertà; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  9. Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 180. ISBN 9788858019429
  10. Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 177. ISBN 9788858019429
  11. Citato in Paul Ginsborg, La democrazia che non c'è, Einaudi, 2006, p. 150.
  12. Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 178. ISBN 9788858019429
  13. Da L'asservimento delle donne, in La libertà, L'utilitarismo, L'asservimento delle donne, p. 397.
  14. Da L'asservimento delle donne, in La libertà, L'utilitarismo, L'asservimento delle donne, p. 348.
  15. Da La libertà, in La libertà, L'utilitarismo, L'asservimento delle donne, p. 167.
  16. Da Considerazioni sul governo rappresentativo; citato da Augusto Pierantoni nella 2a Tornata del 28 giugno 1879 della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).
  17. Da Sulla «Democrazia in America», pp. 128-9.
  18. Citato in AA.VV., Il libro dell'economia, traduzione di Olga Amagliani e Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 97. ISBN 9788858014158
  19. (EN) Da "On Representative Government", in Three Essays: On Liberty; Representative Government; The Subjection of Women, Oxford University Press, 1975, cap. I: "To What Extent Forms of Government Are a Matter of Choice", p. 155. ISBN 0-19-283013-9
  20. Citato in Come funziona la filosofia, a cura di Marcus Weeks, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2020, p. 174. ISBN 9788858025598
  21. Cfr. Etica della reciprocità.
  22. Citato in Come funziona la filosofia, a cura di Marcus Weeks, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2020, p. 187. ISBN 9788858025598
  23. Citato in Raffaele Carcano, Adele Orioli, Uscire dal gregge, Luca Sossella editore, 2008, p. 11. ISBN 9788889829646

Bibliografia[modifica]

  • John Stuart Mill, Considerazioni sul governo rappresentativo, a cura di P. Crespi, Bompiani, Milano 1946.
  • John Stuart Mill, L'Utilitarismo, traduzione di Enrico Musacchio, Cappelli, Bologna, 1981.
  • Giovanni Stuart Mill, La libertà, traduzione di Arnaldo Agnelli, Sonzogno, 1911.
  • John Stuart Mill, La libertà, traduzione di Enrico Mistretta, RCS Quotidiani, 2010.
  • John Stuart Mill, La libertà, L'utilitarismo, L'asservimento delle donne, traduzione di E. Mistretta, Rizzoli, Milano 1999.
  • John Stuart Mill, La servitù delle donne, traduzione di Anna Maria Mozzoni, R. Carabba Editore, Lanciano, s.d. (1926).
  • John Stuart Mill, Saggio sulla libertà, traduzione di Stefano Magistretti, prefazione di Giulio Giorello e Marco Mondadori, Il Saggiatore, Milano, 19812.
  • John Stuart Mill, Sulla «Democrazia in America» di Tocqueville, a cura di D. Cofrancesco, Guida editore, Napoli, 1971.

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]