Aiuto:Manuale di stile: differenze tra le versioni
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===Grave o acuto=== |
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Nelle parole italiane la vocale ''a'' (aperta) può avere soltanto l'accento grave, come anche la ''o'' se in finale di parola (sempre aperta in parole italiane). Quindi l'accento può variare fra acuto e grave solo nel caso di ''e'' a seconda che sia aperta (''è'') o chiusa (''é''). Nella maggior parte dei casi la parola termina con un accento acuto. |
Nelle parole italiane la vocale ''a'' (aperta) può avere soltanto l'accento grave, come anche la ''o'' se in finale di parola (sempre aperta in parole italiane). Quindi l'accento può variare fra acuto e grave solo nel caso di ''e'' a seconda che sia aperta (''è'') o chiusa (''é''). Nella maggior parte dei casi la parola termina con un accento acuto. Quindi, lo si ha nei seguenti casi: |
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* ''ché'' e i composti di ''che'' (come ''perché'', ''giacché'', ''sicché'', ''finché''), |
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*nei passati remoti (come ''poté'', ''combatté'', ''credé'', ''ottené''; eccetto ''diè''), |
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*nei composti di ''re'', di ''tre'' e di ''fé'' (''ventitré'', ''autodafé'', ''viceré''), |
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*parole come: ''né'', ''sé'', ''mercé'', ''scimpanzé'' |
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mentre si ha accento grave con: |
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*''Affinché'', ''benché'', ''cosicché'', ''finché'', ''giacché'', ''macché'', ''nonché'', ''perché'', ''poiché'', ''purché'', ''sicché'' e tutti i composti di ''che''; inoltre, lo stesso ''ché'' nel significato di ''perché'' (o ''affinché''); |
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* casi come ''cioè'', ''ahimè'', ''piè'', ''tè'', ''caffè'' |
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*''Né'' (= ''e non'' o simili); |
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* nel caso di alcuni termini di origine [[lingua francese|francese]] (come ''relè'', ''sufflè'', ''gilè'', ''purè'', ''lacchè'') nonostante, in quasi tutti i casi, l'originale sia scritto con l'accento acuto (e/o pronunciato come [e] chiusa): ''purè'' da ''purée'', ''gilè'' da ''gilet'' etc. |
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*''Sé'', usato come pronome; |
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* nella maggior parte dei nomi propri (''Giosuè'', ''Mosè'', ''Noè'', ''Salomè'', ''Averroè'') |
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*''Interré'' e ''viceré''(o ''veceré'') composti di ''re''; |
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*''Credé'' (= ''credette'') e tutte le terze persone singolari del passato remoto in ''-é'' (''rifletté'', ''dové'', ecc.; eccezione: ''diè'' e ''stiè'', per cui vedi sotto); |
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*''Scimpanzé'', ''nontiscordardimé'', ''mercé'', ''testé'', ''fé'' (per ''fede'' e per ''fece''), ''affé'', ''autodafé''. |
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''È'', voce del verbo ''essere'', e il suo composto ''cioè'' vogliono invece l'accento grave, come anche certe altre parole, soprattutto d'origine straniera e non recenti: ''ahimè'' (e ''ohimè''), ''diè'' (antiquato o letterario per ''diede''), ''stiè'' (antiquato o letterario per ''stette''), ''piè'' (= ''piede''), ''tè'' e ''caffè'', ''bebè'', ''uè'', ''evoè'', ''coccodè'', ''canapè'', ''tupè'', ''croscè'', ''buffè'', ''cabarè'', ''gilè'', ''relè'', ''lacchè'', ''ramiè'', ''musmè'', ''macramè'', ''narghilè'', ''Noè'', ''Mosè'', ''Giosuè'', ''Averroè'', ''Salomè'', ''Tigrè'', ecc. |
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Un discorso a parte meritano ''i'' e ''u'', che sono sempre chiuse e quindi teoricamente dovrebbero avere sempre l'accento acuto (ú, í). D'altronde per molti questo non ha senso perché l'accento normale sarebbe quello grave, alternato all'acuto solo in caso di ambiguità. In ogni caso, la presenza nella tastiere italiane solo di ''ù'' e ''ì'' ha fatto sì che queste siano decisamente prevalenti: lo sono anche in Wikipedia, ma comunque non essendoci una regola cogente – si tratta anzi di una questione molto dibattuta – si può concludere che anche qui vige la massima libertà in proposito. |
Un discorso a parte meritano ''i'' e ''u'', che sono sempre chiuse e quindi teoricamente dovrebbero avere sempre l'accento acuto (ú, í). D'altronde per molti questo non ha senso perché l'accento normale sarebbe quello grave, alternato all'acuto solo in caso di ambiguità. In ogni caso, la presenza nella tastiere italiane solo di ''ù'' e ''ì'' ha fatto sì che queste siano decisamente prevalenti: lo sono anche in Wikipedia, ma comunque non essendoci una regola cogente – si tratta anzi di una questione molto dibattuta – si può concludere che anche qui vige la massima libertà in proposito. |
Versione delle 20:33, 22 lug 2010
È molto più importante che una voce sia chiara e ricca di informazioni, piuttosto che stilisticamente perfetta: su Wikiquote la sostanza è ben più preziosa della forma. Questo manuale di stile ha la semplice funzione di aiutare gli utenti - vecchi e nuovi - a scrivere voci che siano:
- omogenee, che cioè abbiano tutte una struttura simile e adottino le stesse convenzioni per date, nomi, titoli ecc., affinché Wikiquote possa essere leggibile ed utilizzabile il più agevolmente e velocemente possibile;
- ben scritte, evitando alcuni degli errori ed equivoci stilistici che si commettono spesso quando si scrive senza essere abituati al mezzo di comunicazione che si sta usando.
Anche quando si è imparato a evitare gli errori più comuni nell'uso di Wikiquote, questo non significa che non si possa migliorare. Scrivere bene è un'arte, e anche se Wikiquote non è un romanzo, è pur sempre un'opera con uno scopo (la conoscenza, la sua collezione e divulgazione): e rispetto a questo scopo ci sono modi migliori e modi peggiori di scrivere.
Per approfondire, vedi: Wikiquote:Trascrizione. |
Convenzioni usate nelle voci di Wikiquote | |||||||
abc | Corsivo''abc''
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abc | Grassetto'''abc'''
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abc | Minuscoloabc
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ABC | MaiuscoloABC
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La struttura di una voce
Alcuni gruppi di voci, come gli argomenti, i film e i proverbi hanno già una struttura predefinita, un modello di stesura ideato dai wikiquotiani pronto per essere adottato e completato (si possono vedere la pagina dedicata Modello di voce).
In generale, comunque, ci sono alcune consuetudini di buonsenso che è bene seguire. Come già detto, si parte con una introduzione, in cui spiegate in termini semplici la materia della voce: un compendio, per usare un termine accademico. Poi siete liberi di procedere come volete.
In fondo alla voce vanno gli eventuali indirizzi a siti esterni a Wikiquote, creando una sezione dedicata chiamata "Collegamenti esterni". Possibili riferimenti correlati che si riferiscono a voci interne a Wikiquote possono essere inseriti aggiungendo una sezione "Voci correlate" prima di quella dedicata ai collegamenti esterni.
Convenzioni usate nelle voci
Tutte le voci debbono avere l'oggetto della trattazione - specificatamente, il titolo della pagina - in grassetto nella frase di incipit (possibilmente proprio nella prima riga del testo) e comunque solo in quella. Non viene ravvisata la necessità di evidenziare in grassetto altre parti del testo se riferite a ulteriori occorrenze del titolo della voce.
Alcuni esempi di introduzione:
- Pseudonimo di Marie-Henri Beyle (1783 – 1842), scrittore francese.
- Aforismi sull'Italia e gli italiani.
- Questa pagina contiene una selezione di proverbi italiani.
1984:
- 1984, romanzo di George Orwell del 1949.
- Cantando sotto la pioggia, film del 1952, regia di Stanley Donen e Gene Kelly.
Stile delle date
Non inserite mai date fra i wikilink.
Anni
- 474 a.C. (Avanti Cristo, abbreviazione priva dei punti)
- 474 d.C. (Dopo Cristo) (solo se è possibile confusione con date anteriori all'anno 0)
Giorni e mesi
- 11 febbraio (il mese ha sempre l'iniziale minuscola)
- 1° gennaio (mai I gennaio o 1 gennaio)
- 11 febbraio 1967
Decenni
- anni 1960
- anni '60
- anni sessanta (i decenni hanno sempre l'iniziale minuscola)
Secoli
- XIX secolo (mai 19° secolo o diciannovesimo secolo)
- l'Ottocento (il secolo, se non espresso in numeri romani, ha sempre l'iniziale maiuscola)
Stile dei capoversi
Usa i tag == per iniziare un capoverso, piuttosto che i tag ''': questo consentirà che le sezioni della voce possano essere autonumerate (opzione da settare nelle preferenze utente). Per evitare che la numerazione parta da 0.1, 0.2, ecc., controllate che le sezioni successive non abbiano meno "=" (segni di uguale) delle precedenti.
Maiuscolo
Usate il maiuscolo il meno possibile e, una volta deciso quali parole vanno con l'iniziale maiuscola, è importante comunque conservare un criterio omogeneo. Non scrivete MAI (mai) parole con tutte le lettere MAIUSCOLE. Usate invece le maiuscole attenendovi alle seguenti indicazioni:
- Usate solo l'iniziale maiuscola per iniziare un periodo dopo un punto fermo, un punto interrogativo e un punto esclamativo.
- La regola fondamentale è che vanno in maiuscolo solo i nomi propri di persone o di animali, i nomi che indicano epoche, avvenimenti di grande importanza, secoli (se scritti in lettere), i periodi storici e i movimenti letterari, artistici e filosofici diventati antonomastici (es. Novecento, Rivoluzione francese, il Medioevo, il Rinascimento, la Riforma protestante, l'Umanesimo), i termini geografici nel caso in cui indicano la regione geografica (es. America del Nord, la crisi del Medio oriente); nei nomi geografici composti il nome comune andrà in minuscolo ed il nome proprio andrà in maiuscolo (es. mar Mediterraneo, monte Bianco, monte Subasio, lago Trasimeno).
- Nei nomi propri di enti, solo la prima parola andrà in maiuscolo (es. la Banca del lavoro, la Cassa di risparmio).
- Nei nomi di palazzi, teatri, locali pubblici il nome comune va minuscolo il proprio maiuscolo (es. palazzo Trinci, palazzo dei Priori, teatro Mancinelli) tranne nel caso in cui il nome comune sia parte integrante del nome proprio (es. Palazzo Madama, Cappella Sistina, Teatro alla Scala, Ospedale Maggiore).
- Santo, santa: vanno in maiuscolo quando fanno parte del nome proprio di una chiesa, località, via (es. "Nella chiesa di Santa Caterina", "Le torri di San Gimignano", "Abito in via San Filippo"). In tutti gli altri casi va in minuscolo, anche quando indica la festa (es. "La festa del patrono san Costanzo", "Nella liturgia di santa Scolastica"). In ogni caso mai sostituire la parola san, santo, santa, con "s.".
- Chiesa: va sempre minuscolo tranne quando indica la comunità dei credenti (es. Le Chiese cristiane).
- I titoli di giornali, riviste e periodici sono da scrivere con lettere iniziali maiuscole, eccettuato per articoli e preposizioni, salvo che non siano la prima parola del titolo (es. La Stampa, Corriere della Sera, L'Unione Sarda, Il Sole 24 Ore).
- I punti cardinali quando indicano un'entità geografica (es. "il Sud dell'Italia", "gli stati dell'Est")
- I nomi dei corpi celesti (es. la Terra, la Luna). Le parole terra, luna e sole vanno invece minuscole quando non rappresentano realtà astronomiche.
- I nomi dei segni zodiacali (es. Il Sagittario, Lo Scorpione).
- I nomi e gli aggettivi religiosi (es. Dio Padre Onnipotente).
- I nomi di festività civili o religiose (es. Natale, Capodanno).
- Gli acronimi (es. ONU - mai O.N.U. –, FAO - mai F.A.O. –); nel testo è normale scrivere gli acronimi più comuni in minuscolo (tranne la prima lettera): Fiat, Saab, Onu.
Minuscolo
- Vanno evitate le maiuscole di rispetto o riverenza che, quindi, vanno sempre in minuscolo (es. messa, comunione, celebrazione eucaristica, celebrazione liturgica, liturgia, confessione, matrimonio, ordinazione sacerdotale).
- Cariche ecclesiastiche come don, mons., fra, suor, padre, vescovo, cardinale, papa (tranne quando viene usato come nome proprio (es. Il Papa ha ricevuto in udienza; ma: papa Giovanni Paolo II).
- Cariche ecclesiastiche, politiche, accademiche, scolastiche e militari: vanno in minuscolo quando sono generiche o in presenza del nome proprio (es. vescovo, cardinale, assessore, onorevole, senatore, generale, professore - quest'ultimo va abbreviato in prof. e in generale va omesso se c'è il nome, o si indicano eventuali titoli accademici o politici).
- Si può usare il maiuscolo per nomi indicanti cariche pubbliche, autorità, gradi militari, quando all'inizio del testo si è specificato il nome della persona e nel prosieguo la si indica con il titolo (es. Ieri il vescovo Camillo Ruini ha detto... Nella visita successiva il Vescovo ha ribadito... Il sindaco Pinco Pallino ha inaugurato... Nel discorso il Sindaco ha affermato che...).
- Scuola elementare, scuola media, scuola superiore parlamento, governo, ministero, camera, senato, giunta regionale, consiglio regionale, repubblica, regione, università, facoltà, ateneo (es. facoltà di Medicina. Studio all'università di Perugia. Ma: Sono iscritto all'Università degli studi di Perugia, lui all'Università Cattolica).
- I nomi di settori, reparti, uffici o aziende (es. direzione del personale, direzione generale)
- I nomi di popoli, tribù e adepti di confessioni religiose (es. italiani, francesi, asiatici, africani, cristiani, buddhisti). Tuttavia se riferiti a popoli storici o mitologici possono essere in maiuscolo: (es. i Greci, i Persiani, gli Egizi, gli Atlantidei, gli Ainur ecc.).
- I nomi dei punti cardinali, tranne quando indicano realtà geo-politiche (es. il nord, il sud, l'ovest ecc.).
- N.M.B.: nel dubbio tra maiuscolo e minuscolo vince il secondo.
Uso dell'accento
La necessità dell'accento è prevista dall'ortografia italiana nei seguenti monosillabi in tabella (per evitare eventuali problemi di omografia):
ché (congiunzione causale) | che (in ogni altro senso) |
dà (indicativo presente di dare) | da (preposizione) e da' (imperativo di dare) |
dì («giorno») | di (preposizione) e di' (imperativo di dire) |
è (verbo) | e (congiunzione) |
là (avverbio) | la (articolo, pronome, nota musicale) |
lì (avverbio) | li (articolo, pronome) |
né (congiunzione) | ne (pronome, avverbio) |
sé (pronome tonico)* | se (congiunzione, pronome atono) |
sì (avverbio) | si (pronome, nota musicale) |
tè (pianta, bevanda) | te (pronome) |
- Per il pronome personale tonico (riflessivo) sé è regola recente porre l'accento sempre, anche in espressioni come sé stesso (sebbene non a rischio di confusione), contrariamente all'uso passato, ancora ampiamente prevalente: non essendoci nessuna regola cogente e nessuna interpretazione unanime della regola per cui talvolta sé perde l'accento, si conclude che vige la massima libertà personale in proposito.
- L'accento per su avverbio è superfluo (e quindi sconsigliabile, secondo molti ma non tutti); non esistono reali necessità di disambiguazione per i monosillabi omografi delle note musicali, perciò ad esempio l'indicativo presente di prima persona singolare del verbo dare è da scriversi do senza accento (questa almeno è l'opinione piú diffusa). Al contrario, l'accento è da porsi su monosillabi come giù, già, ciò, e sui polisillabi composti come: viceré, trentatré, gialloblù (ma questa regola non è rispettata da molti scrittori).
- Un altro uso dell'accento, facoltativo e da usarsi con discrezione, serve a distinguere immediatamente parole omografe (come dài verbo e dai preposizione, subìto verbo e sùbito avverbio, princìpi, ideali e prìncipi, persone), o per indicare la pronuncia corretta di parole poco conosciute o che comunque rischiano di essere pronunciate scorrettamente (quindi non le parole piane, in genere).
Grave o acuto
Nelle parole italiane la vocale a (aperta) può avere soltanto l'accento grave, come anche la o se in finale di parola (sempre aperta in parole italiane). Quindi l'accento può variare fra acuto e grave solo nel caso di e a seconda che sia aperta (è) o chiusa (é). Nella maggior parte dei casi la parola termina con un accento acuto. Quindi, lo si ha nei seguenti casi:
- ché e i composti di che (come perché, giacché, sicché, finché),
- nei passati remoti (come poté, combatté, credé, ottené; eccetto diè),
- nei composti di re, di tre e di fé (ventitré, autodafé, viceré),
- parole come: né, sé, mercé, scimpanzé
mentre si ha accento grave con:
- casi come cioè, ahimè, piè, tè, caffè
- nel caso di alcuni termini di origine francese (come relè, sufflè, gilè, purè, lacchè) nonostante, in quasi tutti i casi, l'originale sia scritto con l'accento acuto (e/o pronunciato come [e] chiusa): purè da purée, gilè da gilet etc.
- nella maggior parte dei nomi propri (Giosuè, Mosè, Noè, Salomè, Averroè)
Un discorso a parte meritano i e u, che sono sempre chiuse e quindi teoricamente dovrebbero avere sempre l'accento acuto (ú, í). D'altronde per molti questo non ha senso perché l'accento normale sarebbe quello grave, alternato all'acuto solo in caso di ambiguità. In ogni caso, la presenza nella tastiere italiane solo di ù e ì ha fatto sì che queste siano decisamente prevalenti: lo sono anche in Wikipedia, ma comunque non essendoci una regola cogente – si tratta anzi di una questione molto dibattuta – si può concludere che anche qui vige la massima libertà in proposito.
Scrivere È
Nota che è possibile inserire la È accentata maiuscola, evitando la più accessibile (ma errata) forma E', nei seguenti modi:
- impiegando il pannello sottostante la casella di modifica del testo;
- inserendo direttamente l'entity html È o l'equivalente É (il ; finale è da includere);
- in ambiente Microsoft Windows, utilizzando la combinazione di tasti ALT + 0200;
- in ambiente X-Window (GNU/Linux, FreeBSD, etc.), utilizzando la combinazione di tasti: FissaMaiuscole + è;
- in ambiente Mac OS X, utilizzando la combinazione di tasti: Alt + Maiuscolo + e;
- col browser Firefox, adoperando un'estensione come abcTajpu.