Antonio Dipollina

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Antonio Dipollina (1960 – vivente), giornalista, critico televisivo e blogger italiano.

Citazioni di Antonio Dipollina[modifica]

  • Boris di Mattia Torre, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, anche regista, su soggetto di Luca Manzi e Carlo Mazzotta, corre un solo rischio: che a furia di mostrare le scene girate per "Gli occhi del cuore" – la fiction terrificante e quindi sublime – venga voglia di vedere soprattutto questa.[1]
  • [...] il genere fiction-serie tv è orribilmente inficiato da migliaia di prodotti scadenti e che la qualità media del cinema-cinema è nettamente superiore: ma quando un grande regista salta anche momentaneamente in zona serie tv tutto si nobilita ed è una festa. E il primo squillo di questa festa lo lanciò proprio David Lynch con quella località sperduta, Twin Peaks, piena di segreti oscuri e specchio dell'anima oscura del mondo.[2]
  • L'ipotesi fornita da Daniele Luttazzi – la puntata che stava andando in onda dedicata all'Enciclica – è l'unica che spieghi la cancellazione del programma [Decameron] con un minimo di logica. Senza questa spiegazione, anche dopo tutte le parole e le lettere, non torna niente: soprattutto la tempistica di quanto è avvenuto – la censura che arriva dopo una settimana dalla messa in onda. Il meccanismo è semplice, si invitano tutti a concentrarsi su quanto è già andato in onda – e che era passato nel disinteresse totale – si glissa sul fatto che forse il punto è quanto in onda dovrà ancora andare. Ps. La discussione su quanto sia più o meno divertente Luttazzi, sui limiti della satira, sull'ipotesi di vivere in un paese sufficientemente libero oppure in una plaga sudamericana, è la più noiosa e inutile possibile. Ovvio che ognuno la pensi come crede e che dall'insieme non possa venire fuori nessuna sintesi attendibile, può venire fuori soltanto la conferma dell'assioma che chi ha più potere impone e gli altri subiscono, o cercano di conquistarne di più.[3]
  • [Su Tutto il calcio minuto per minuto] La terza voce era la più bella. La prima (Ameri), era a sostegno di un ritmo impareggiabile ma con aspri finali di frase, la seconda — Ciotti — era quella ideale al servizio del funambolo che era. La terza era quella di Claudio Ferretti, terzo campo in ordine di importanza: ed era perfetta, sembrava il podcast di un grande attore che ti raccontava live la partita. Per qualche motivo il terzo campo era molto spesso l'Olimpico di Roma e quando entrava il gol della squadra di casa si ricordano i toni epici e un boato diverso, nitido, con voce appunto perfetta a sostegno.[4]
  • [Su Romanzo criminale - La serie] La ricostruzione d'ambiente cattura l'attenzione, intuendo la mole di lavoro (rendere gli esterni urbani degli anni Settanta è come rendere quelli del Medioevo), agli attori giovani ci si abitua subito e poi la storia va, col notevole intreccio di partenza tra tensioni e strategie d'epoca, criminali, politiche, servizievoli – nel senso dei Servizi.[5]
  • [...] Lynch, insieme a Mark Frost, aprì una strada fantasmagorica, con il primo grande regista del cinema vero che si misurava con le potenzialità di una cosa che si chiama "serie televisiva" e che oggi – con gran dispetto dei tenutari di talk-show e varietà cascanti – rimane l'unico motivo sensato per possedere un televisore.[2]
  • Ma lasciamo Nostradamus e andiamo da Niccolò Paganini anche perché dopo ci aspetta il robot a Genova ma prima facciamo scalo a New York. Non è un monologo di [Corrado] Guzzanti, è, più o meno, la scaletta della prima puntata del nuovo ciclo di Voyager [...]. Roberto Giacobbo, a scelta, o vede lontanissimo oppure, anche più di prima, assembla cose e viaggi a cavolo e poi un modo per tenere tutto insieme lo trova. Ma attenzione alle facili ironie [...] capitandoci dieci minuti per zapping e poi fuggendo, ritornando dopo, Giacobbo alla fine centra vagamente l'indefinito, tipo consumo web, quello in cui guardi tutto insieme, non sai quello che guardi e alla fine sei pure soddisfatto.[6]
  • [Su Boris] Un gruppo di lavoro sta girando una terrificante fiction dal titolo "Gli occhi del cuore" (perfetto, e ognuno faccia gli abbinamenti che vuole con la realtà). Dal regista in giù, sono tutti rassegnati al peggio e al brutto, vorrebbero girare ben altro ma la vita li ha portati lì. La speranza è nei due giovani stagisti della troupe, vessati e martoriati, che stanno chiaramente a simboleggiare lo sguardo innocente dei giovani di fronte ai disastri umani, sociali, lavorativi dei 40-50enni. Il taglio è comico (ma potrebbe esserlo di più, premendo il pedale, senza paura di togliere spazio a messaggi e senso dell' operazione) e si ride spesso, con sano umorismo da strip Usa gestito da autori che sono un'oasi di speranza nel panorama attuale.[1]

Citazioni su Antonio Dipollina[modifica]

  • Antonio Dipollina fu l'unico, insieme con Norma Rangeri, a recensire la prima puntata di Decameron mostrando di averla vista dall'inizio alla fine. Lo ringrazio anche per questo. La discussione sulla satira però non è inutile, finché il problema non sarà risolto. E il problema è che nella tv italiana non è ammessa la satira, a differenza di quanto accade nel resto dell'Europa e negli USA. Che questo sia solo un riflesso del degrado che la democrazia in Italia ha subìto in questi anni è altrettanto evidente. (Daniele Luttazzi)

Note[modifica]

  1. a b Da Boris, tanta voglia di fiction all'italiana, la Repubblica, 25 aprile 2007.
  2. a b Da Twin Peaks, così Lynch rivoluzionò la fiction tv, la Repubblica, 1º febbraio 2012.
  3. Da Censura dall'alto, Dipollina.blogautore.repubblica.it, 10 dicembre 2007.
  4. Da Claudio Ferretti, addio alla voce più bella che ha raccontato lo sport, Repubblica.it, 22 maggio 2020.
  5. Da Che bel Romanzo criminale, un'altra fiction è possibile, la Repubblica, 12 novembre 2008.
  6. Da In viaggio con Giacobbo, da Nostradamus ai robot , la Repubblica, 6 luglio 2016.

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