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Orca

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Un'orca salta fuori dall'acqua

Citazioni sull'orca.

Citazioni

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  • Il montone[1] assalta i pesci come uno assassino: talora s'asconde all'ombra de' navili grossi, i quali stanno fermi, e aspetta se alcuno ha voglia di nuotare; e ora alzando il capo fuor dall'acqua, apposta le barchette de' pescatori, e di nascoso nuotando le mette a fondo. (Plinio il Vecchio)
  • L'orca è una così strana creatura che tutte le popolazioni che ebbero che fare con essa le affibbiarono un nome singolare. La maggior parte poi di questi nomi significa uccisore o assassino. Così gli Americani del nord lo chiamano Killer, gli Inglesi Trafker, i Norvegi Spukhugger, Hwalhund e Sprniger. Nella Svezia la si chiama Opara, in Danimarca Oruswin, nel Portogallo e nella Spagna Orca, in Francia Epaulard e Orgne, in Russia Kossakta, e via dicendo. (Alfred Edmund Brehm)
  • La predazione ci appare ancora più fastidiosa se il predatore sembra prendersi beffa o giocare con la preda, come fa il gatto con il topo o l'orca con la foca. (Roberto Marchesini)
  • Orca, per chiamarla col nome e l'abitudine di dare morte e di non riceverne, con cui veniva mentovata nel famoso libro figurato del Delegato di Spiaggia; ferone, invece, come viene intesa nei mari intorno alla Sicilia, per il fatto curioso, misteriosissimo, di avere in comune con la ferala coda, la coda piatta invece che di taglio, la coda e se si eccettua la dannosità diversamente calibrata, nient'altro. Ma la coda piatta, che gli fa il nuotare quasi cristiano, alla Bacigalupo, con quello strabilio di velocità che sviluppa, oceano o mare, l'hanno solo fera e ferone: ed è sotto l'impressione di quest'arcano che l'Orca viene chiamata ferone dalla famigerata fera nei mari di Sicilia che toccano Africa, Gibilterra, Spagna. Sono i mari dove appare almeno una volta nella vita di un pescatore: una sola, ma le conseguenze del suo passaggio durano poi per molto, moltissimo tempo, come quelle del vaiolo nel giallore trapunto della faccia. (Stefano D'Arrigo)
  • Una delle specie di questa famiglia, l'Orca (Orcinus Orca) è conosciuta sin dalla più remota antichità, ed è famosa per la sua ferocia. Cosa strana! gli osservatori moderni concordano sopra questo ultimo punto coi naturalisti antichi. Quest'animale è un delfino robusto, compresso, con piccola testa, dorso convesso, pinne laterali lunghe e pinna caudale larga, robusta, marginata in forma di S; ha da 11 a 13 denti robusti a mo' di quelli dei carnivori: è nero lucente al disopra, al disotto bianco di porcellana con sfumatura gialliccia. Sotto e dietro l'occhio trovasi una macchia allungata, bianca, che ha fatto dare all'animale dagli antichi il nome di delfino montone. (Alfred Edmund Brehm)
  • Affascinato, lui fissava il mostro negli occhi. Che cosa scorgeva, là in fondo? Visti da vicino, non erano rossi, erano color ambra. Due pozze d'ambra, profonde e limpide. Il ghiaccio si inclinava e lui cominciava a slittare. Nelle due pozze di fronte a lui si annidava qualcosa, e non era affatto qualcosa di malevolo, ma al contrario di selvaggio, di libero, di bello!
  • Alcuni ritengono che l'orca sia la creatura marina più simile all'uomo. Dato che l'uomo, in genere, non dà la caccia a questo cetaceo, l'orca non ha rivali per quanto riguarda la supremazia del mare: è in cima alla scala della vita oceanica. Domina in acqua proprio come l'uomo domina sulla terra.
  • Campbell rimase immobile. Tentava di capire perché quelle orche l'avessero tanto commosso. Gli avevano mostrato... la vita, sì. Una vita piena di furore e di violenza, una vitalità ben diversa dall'abulìa che lo paralizzava. Che cos'era lo strano sentimento che quegli animali suscitavano? Meraviglia? Rispetto? No, era qualcosa di più profondo, qualcosa che lui non riusciva a comprendere del tutto. Se soltanto... Be', lasciamo perdere, disse a se stesso; tra poco sarebbero state le cinque.
  • Dalla piattaforma, l'istruttore prese a gesticolare vigorosamente, e le orche, ubbidienti, cominciarono a emettere suoni: erano suoni strani, irreali, sibili ora risonanti ora lamentosi, come accordi misteriosi provenienti dallo spazio, apparentemente gai e in realtà tristi, infantili e al tempo stesso vecchi come la terra stessa. Campbell si tendeva in avanti per udire meglio, desiderando di poter comprendere.
    — [...] il discorso, chiamiamolo così, delle orche prigioniere è stato registrato con un idrofono e analizzato da un calcolatore. Si è potuto accertare che conteneva quindici milioni di frammenti di informazioni, come li chiamano i tecnici addetti al calcolatore. Per raffronto, il poema epico di Omero, l'Odissea, contiene un milione appena di frammenti... [...] Forse, se le orche parlassero il nostro linguaggio, o noi il loro, ci ricorderebbero che molti generi di balene sono in pericolo e finiranno presto per estinguersi se l'uomo non cesserà il suo insensato massacro nei loro confronti.
  • — È il menù del mare, cara mia. Il pesce grande mangia il pesce piccolo, la foca mangia il pesce grande, l'orca mangia la foca. Solo che le nostre amiche orche non le mangia nessuno.
  • L'orca marina è l'animale più feroce che esista al mondo. Non ha uguale nel mare: neppure nel capodoglio, che misura fino a diciotto metri e costituisce, anzi, la sua preda principale. In un attacco tipico, un certo numero di orche convergono sulla testa di quella preda tanto più mastodontica, di cui schiudono a viva forza la bocca per arrivare alla lingua gigantesca, che strappano e divorano. In un esempio di cui si conserva la documentazione, una singola orca uccise un enorme capodoglio, balzandogli ripetutamente sul dorso.
  • Quel giorno, all'Acquario, si era sorpreso a identificarsi con le grandi creature intrappolate nella vasca, dalla quale non poteva esservi fuga nell'infinita distesa del mare, loro vera sede. L'avventura che costituiva l'essenza della vita di un'orca era stata loro negata. Sì, d'accordo, forse quelle sue fantasie sulle orche marine erano assurde. Eppure, aveva letto in loro la sua stessa angoscia. Solo che, lui, la vasca di cui era prigioniero se l'era costruita da sé. In tutti i modi aveva tentato di uscirne, pensando, spostandosi, illudendosi di trovare un'unica grande avventura che lo riempisse di euforia e di stupore, bandendo il senso di vuoto toccatogli in sorte su questo miserabile pianeta. Di questo era sempre andato in cerca, ma inutilmente. Così, aveva rinunciato a cercare e si era sposato. E siccome neppure questo era servito a niente, aveva provato ad anestetizzarsi con il gin. Ma quelle orche non si erano date per vinte: lui ne era certo. Sotto l'apparente docilità, continuavano a lottare disperatamente.
  • — Si rende conto di quanto sono belle quelle orche?
    — Questo sì — disse lui. — E con ciò?
    — Perché sono così belle? Perché sono libere! Possono andare dove vogliono, vagare incessantemente, senza preoccuparsi di niente e di nessuno. Non c'è niente, nell'oceano, che possa rappresentare una sfida, per loro.
    — Questo lo vedremo — disse Campbell.
  • — [...] Un'orca ricorda benissimo chi ha tentato di fare del male a lei o alla sua famiglia.
    — Sì, ma aggredire un battello, danneggiarlo, e continuare ad accanirsi fino a provocare la morte di uno dell'equipaggio... non le sembra un po' campato in aria?
    — Umilak sospirò. — Due indiani in una barca tentarono di uccidere un'orca ma riuscirono soltanto a ferirla. Non ritornarono in mare per più di un anno. Avevano paura. Quando pensarono che il pericolo fosse passato, uscirono in mare con quella stessa barca. L'orca li stava aspettando. Li uccise tutti e due.
  • Se viene catturato da piccolo e si abitua a stare con gli esseri umani, purché sia trattato con gentilezza, diventa un grande amico dell'uomo. Ma in caso contrario... La sua bocca ha quarantotto denti disposti su due file impressionanti.
  • Come genitori, le orche sono esemplari, migliori di molti esseri umani. E, come gli esseri umani, hanno l'istinto della vendetta. Comunque, la cosa più sorprendente di questo animale non è la loro docilità né la loro aggressività, ma la loro intelligenza. [...] Non sappiamo molto sulla natura della sua intelligenza. È certo che esiste, è sviluppatissima e, sotto certi aspetti, potrebbe essere superiore a quella dell'uomo.
  • Le orche parlano, cioè, comunicano mediante la combinazione di suoni e di rilevamenti tipo sonar. I segnali che state ascoltando hanno lunghezze d'onda capaci non solo di attraversare tutto un oceano, ma di fare il giro del mondo. Questo segnale è stato analizzato da dei calcolatori elettronici. È stato accertato che contiene quindici milioni di particelle d'informazione. Che cosa si dicono le orche? C'è piuttosto da chiedersi - hanno bisogno di dire per comunicare tra loro? Il loro sistema sonar è come se noi avessimo nel cervello un apparecchio di raggi X. Se noi fossimo in grado solo guardando il nostro interlocutore di sapere istantaneamente se è sano o sofferente, è ovvio che la domanda "come stai?" perderebbe ogni significato. Ciò che noi chiamiamo linguaggio per le orche potrebbe essere inutile, superfluo o troppo primitivo.

Note

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  1. Plinio si riferiva con ogni probabilità all'orca, gli antichi infatti avevano dato a questo animale il nome di "delfino montone" o "cetaceo montone".

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