Carlos Sainz Jr.

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Carlos Sainz Jr. (2021)

Carlos Sainz Vázquez de Castro, noto come Carlos Sainz Jr. (1994 – vivente), pilota automobilistico spagnolo.

Citazioni di Carlos Sainz Jr.[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [Nel 2017] Credo che la Formula E rimarrà sempre un'alternativa alla Formula 1. Chiedo scusa a tutti gli amanti dell'elettrico ma la F1 non ha eguali al momento.[1]
  • [«Come mai poi hai preso la strada della Formula Uno invece che quella del rally, che appunto era quella per cui è famoso tuo padre?»] Questo è semplice: quando cominci, a cinque anni, guidi il go kart, e il go kart è molto più simile a una Formula Uno che al rally, perché è monoposto, con un circuito asciutto... Inoltre da piccolo vedevo in tv Fernando Alonso che vinceva i mondiali con la Renault, e il mio sogno era diventare un pilota di Formula Uno già a dieci anni. Adesso Fernando è un mio avversario diretto, incredibile![2]
  • [«La Formula Uno può spaventare, la velocità può essere pericolosa: tu hai mai paura?»] Nel momento in cui hai paura diventi più lento. Io non penso mai ai rischi, siamo focalizzati sulla performance, sull'essere sempre i più veloci, lottiamo per i decimi di secondo... non hai tempo di pensare ai rischi. Sicuramente se metti una persona normale, non abituata, in una moderna auto di Formula Uno sarà spaventoso perché la velocità è incredibile. Ma noi siamo abituati.[2]
  • In Ferrari è diverso perché i tifosi sono veramente appassionati e pazzi per la F1 e la squadra. Si tratta di qualcosa che non ho mai vissuto prima. Ho visto gente impazzire per me in Spagna, ma qui puoi vedere che i tifosi sono pazzi per qualcosa di più grande di te. È come se tu avessi il compito di rendere orgoglioso tutto il marchio, tutto il paese. Non te stesso o il pubblico. Hai il compito di portare il Cavallino in alto. È come giocare per una squadra nazionale: stai rappresentando l'Italia quando guidi per la Ferrari.[3]
  • [...] sono riservato, a volte non sono l'uomo più simpatico del mondo, lo so. Magari arriva un fan che chiede un autografo e una foto: provi a fare un sorriso ma stai uscendo dal circuito con la testa al giro di qualifica del giorno dopo o a cosa dovrai fare con l'assetto, e a quel tifoso non stai dando il 100%. Ma è normale, capita a tanti piloti. Però è una sensazione molto bella ricevere affetto, così quando arrivo in albergo e ci penso mi dico: forse ho sbagliato, dovevo fare un sorriso più largo.[4]
  • Papà mi ha aiutato tantissimo: era il primo a dirmi quando stavo sbagliando, quando non facevo bene le cose. A volte è stato un genitore molto cattivo, molto duro, con me. Però questo mi ha permesso di arrivare dove sono arrivato, mi ha portato a essere un pilota e una persona migliore. Sul momento è dura accettarlo, magari potevi vincere o fare un podio, non ci sei riuscito e c'è ancora tuo padre che non è contento e sa che potevi far meglio. Ma alla fine se io sono in F.1 con questi risultati è grazie a come mi ha educato: è stato sempre il mio riferimento. Abbiamo avuto una fortuna: la gente non può paragonarci. Lui era nei rally, io in F.1, nessuno può dirmi: "Tuo papà era più bravo, guidava meglio". Sono due discipline diverse. Ma senza di lui sarebbe stato tutto più difficile. [...] Se litighiamo è perché lui pensa di aver ragione e io penso di aver ragione. Da adolescente avevo proprio voglia di andargli contro, dicevo no se lui diceva sì e viceversa. Ma è normale per tutti. Se torno indietro penso che in tante di quelle occasioni non lo contraddirei, spesso aveva ragione. Ma è vero che mi è servito perché adesso faccio la mia strada, mi fido delle mie sensazioni, del mio modo di vedere le cose: [...] so cosa è meglio per me e capisco di cosa ho bisogno. Ma un consiglio lui può sempre darlo e io lo ascolterò sempre.[4]

"Io, la Ferrari, mio papà. Ecco il Carlos privato"

Da un'intervista a soymotor.com; citato in Filippo Maria Ricci, gazzetta.it, 22 marzo 2021.

  • Ho grande rispetto per Sebastian, un pilota che segnerà un'epoca della Formula 1 al margine delle stagioni difficili per le quali è passato. Il giorno che ha lasciato la Red Bull nel 2014 mi ha scritto una lettera. Io ero un pilota del simulatore, e lui pensò che ciò che io facevo era importante per lui e per tutta la squadra ed ebbe l'attenzione di salutare tutti gli impiegati in maniera personalizzata. Da allora ho sempre provato per lui grande affetto e rispetto. Abbiamo un rapporto che va al di là delle apparenze.
  • [Su amicizia e rivalità] Ecco, da piccolo è stata la cosa più difficile che ho dovuto imparare: separare questi due aspetti della vita. Io sono sempre stato un tipo aperto, amichevole, uno a cui piace raccontare le proprie cose agli altri piloti. A 11 anni andavamo a mangiare tutti insieme il pezzo di pizza o il piatto di pasta. Poi scendevamo in pista e io pensavo che eravamo tutti amici. E invece mi sbattevano fuori, mi colpivano da dietro, lottavamo per corse importanti, le sconfitte facevano male. Ero sempre con mio padre che mi diceva: "O mordi o ti mordono", e io non lo capivo. Non potevo comprendere come la gente potesse cambiare tanto il proprio modo di essere. Finché non ho imparato a farlo anche io: in pista devi mordere, ma fuori dalla pista continuo a essere me stesso.
  • Tutte le persone che dicevano che io ero dov'ero in quanto figlio di mio padre mi hanno dato grande energia. Oggi no. Non ho più bisogno di quel combustibile. Ho dovuto dimostrare di non essere figlio di mio padre nel karting, alla Red Bull o nel primo anno in Formula 1. Erano in tanti in Spagna a pensare che ero arrivato lì per il mio cognome. Col tempo mi sono guadagnato il rispetto. Sicuramente c'è qualcuno che lo pensa ancora, ma non mi interessa.

"Mio padre grande sostegno in tutta la mia carriera"

Citato in formulapassion.it, 10 maggio 2021.

  • Mio padre è stato un grande sostegno nel corso di tutta la mia carriera e da lui ho imparato molte cose, come l'attenzione al dettaglio che ho ritrovato in me fin da bambino. Da lui ho anche imparato che non si ottiene nulla rimuginando troppo su un esito negativo o rilassandosi e festeggiando troppo per un buon risultato. In entrambe le situazioni devi analizzare attentamente quello che è accaduto, imparare, migliorare, ricominciare da zero e poi guardare avanti alla prossima sfida.
  • [«Non molto tempo fa venivi presentato come "il figlio di Carlos Sainz", mentre adesso è tuo padre ad essere chiamato "il papà di Carlos Sainz". [...]»] Credo sia del tutto normale. Quando sei un ragazzino, è normale che venga presentato come "il figlio di" e qualche anno fa avevo ancora molto da dimostrare nel mondo del motorsport. Ora le cose si sono ovviamente evolute, ma non credo proprio che sia il caso di dire che mio padre adesso sia conosciuto solo per essere mio papà. Lui si è meritato pienamente il diritto di essere chiamato "Re Carlos"! Devo ammettere che a nessuno dei due è mai piaciuto "Junior", una etichetta che a volte è stata affiancata al mio nome, e quindi lui ha accettato di buon grado quella di "Senior", per evitare la denominazione che non amiamo.
  • Questa è la Formula 1. I venti piloti migliori del mondo sono qui e inevitabilmente dovrai competere contro di loro se vuoi diventare campione del mondo, anche se sono compagni di squadra. Fa parte del gioco. Se hai timore di andare contro un qualsiasi pilota, allora questo sport non fa per te.

"Vi racconto la mia avventura in Ferrari"

Intervista di Roberto Chinchero, motorsport.com, 20 ottobre 2021.

  • Credo che ogni pilota attraversi prima o poi qualche periodo in cui si pone dei dubbi. A volte dipende dai giorni, ce ne sono alcuni in cui ti senti estremamente sicuro ed altri nel quali ti fai delle domande, magari non proprio su te stesso, ma sulla situazione che stai attraversando. Non sarei onesto se dicessi che ogni giorno mi sveglio sentendomi il ragazzo più sicuro del mondo, oggi tutti gli sportivi attraversano dei brutti momenti, periodi non particolarmente buoni. Posso però dire che la passione e la motivazione non sono mai mancate, così come la volontà e la consapevolezza di dover dare il massimo alla squadra.
  • Quando ho iniziato a parlare con i miei compagni di squadra mi sono reso conto che alla fine abbiamo molte cose in comune, si tende ad avere le stesse passioni, gli stessi obiettivi, quindi è abbastanza facile andare d'accordo. Non vedo motivi per cui complicarsi la vita, sia propria che quella della squadra, cercando di odiare il vicino di box quando è molto più facile andarci d'accordo. Poi, lo sappiamo, ci sono le battaglie in pista, e su questo credo che si debba cercare di non sconfinare nella scorrettezza, bisogna essere competitivi ma con rispetto. Posso confermare di non aver mai litigato con un compagno di squadra, mi sono sempre trovato bene, e di base cerco di godermi le corse al massimo possibile.
  • Il mio modo di correre e il mio stile di guida sono anche frutto di valutazioni, bisogna scegliere quando essere prudenti e quando vale la pena correre dei rischi. È qualcosa che sviluppi, credo, con l'esperienza e con l'abilità, qualcosa che progredisce molto dal primo momento in cui arrivi in Formula 1. Quando muovi i primi passi in questo campionato cerchi sempre di rischiare, cerchi di brillare, cerchi di dimostrare il tuo valore, ma col passare del tempo, quando riesci a guadagnare un po' di stabilità, le cose cambiano. Ammetto, però, che con la firma del mio primo contratto di due anni con la McLaren, mi sono anche detto che avrei potuto correre qualche rischio senza essere troppo influenzato dal risultato. Per la prima volta ero cosciente che se avessi sbagliato una gara non avrei messo a rischio il rinnovo del contratto per la stagione successiva, avevo finalmente un biennale, quindi un anno e mezzo per far dimenticare un eventuale errore. Questa stabilità mi ha dato l'opportunità di poter considerare, se necessario, di rischiare qualcosa in più senza grandi conseguenze. Quando ero un giovane della Red Bull sapevo di non potermi permettere un passo falso, ero cosciente che un giorno o l'altro avrei potuto essere fuori dal programma, ma è stata una buona scuola, mi ha allenato bene per la Formula 1.

"Ho cambiato stile di guida per vincere"

Intervista di Roberto Chinchero, motorsport.com, 18 ottobre 2022.

  • A volte capita nella carriera di un pilota di salire su una macchina [...] e senza fare nulla di particolare, semplicemente guidando come ti piace fare, vai subito bene. Altre volte sali [su] un'altra monoposto, credi di aver fatto un buon tempo sul giro, e poi vedi che c'è chi ha fatto meglio. A quel punto ti chiedi come mai, visto che la sensazione era quello di essere andato veloce.
  • [Dopo la vittoria al Gran Premio di Gran Bretagna 2022] Quello che sto per dire [è] probabilmente un po' un cliché, ma ho sempre creduto di avere le qualità necessarie per vincere una gara. Credo che quando sono in una buona giornata posso essere migliore di chiunque altro, e il mio obiettivo è essere il più possibile nella mia buona giornata. Non credo che la vittoria di Silverstone mi abbia dato una sensazione così particolare, ma posso dire che mi ha risolto un... problema. Prima di quel giorno sentivo molto spesso la solita domanda: "quando arriverà la prima vittoria?". Dai media, dai fans, dalla mia famiglia o dai miei amici, era un po' un tormentone. Adesso non devo più rispondere a questa domanda, ed è l'unico vero cambiamento che c'è stato dopo Silverstone!.
  • C'è una cosa di cui sono molto sicuro, ed è che ogni compagno di squadra che ha lavorato con me, ogni team principal, ogni ingegnere che ha esaminato i miei dati, mi ha valutato come un grande talento, e se lo dicono è probabilmente perché hanno visto cosa sono in grado di fare. Sanno che sono molto veloce sul bagnato e questo è normalmente qualcosa che si addice ad un pilota di talento. Forse c'è chi vorrebbe che fossi più spettacolare, non so, sinceramente mi basta il giudizio delle persone che leggono la mia telemetria e che lavorano con me. Se nel resto del paddock non è così, beh, forse è un po' colpa mia. Non mi piace dire "questo è stato il giro della mia vita", o cose del genere, non è il mio modo di fare, e forse questo trasmette un'altra percezione.
  • Ogni pilota credo lo sappia, siamo giudicati per quanto abbiamo fatto ed ottenuto nell'ultima gara. Al massimo si valuta l'ultima stagione [...]. In nessun sport c'è una memoria lunga, e non credo che si possa cambiare questo approccio. È il modo in cui lo sport ci valuta: se vinci sei un eroe, hai un gran weekend e diventi il miglior pilota al mondo, nessuno è migliore di te. Ma se attraversi un periodo difficile accade il contrario, va messo in conto. [...] Per questo credo che dobbiamo sempre essere concentrati sulla prossima corsa, perché ogni volta che scendiamo in pista ci giochiamo un risultato ma anche la nostra reputazione.

Note[modifica]

  1. Dall'intervista di Gianluca Sepe, "Stagione positiva, mi piacerebbe che Vettel vincesse il Mondiale", urbanpost.it, 1º settembre 2017.
  2. a b Dall'intervista di Federico Sardo, Carlos Sainz: "Ho riscoperto l'importanza dei tifosi", esquire.com, 24 ottobre 2021.
  3. Da un'intervista al podcast Beyond the Grid; citato in Matteo Senatore, Sainz, orgoglio Ferrari: "Quando la guidi rappresenti l'Italia", formulapassion.it, 17 marzo 2022.
  4. a b Dall'intervista di Gianluca Gasparini, Seconda guida a chi?, SportWeek nº 11 (1085), 19 marzo 2022, pp. 18-28.

Voci correlate[modifica]

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