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Romain Gary

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Romain Gary e Émile Ajar pseudonimo di Roman Kacew (1914 – 1980), scrittore francese d'origine russa.

Citazioni di Romain Gary

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  • Si, Gary Cooper era un uomo veramente virile, nel senso più femminile del termine. Dolce. Gentile. Incapace di odiare. Pieno di umorismo e modestia. (in Mariapaola Pierini, Gary Cooper, p. 3)

Cane Bianco

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Era un cane grigio, con una specie di neo sul lato destro del muso e il pelo rossiccio intorno alla punta del naso. Mi sembrava il fumatore incallito sull'insegna del Chien-qui-fume, un bar tabacchi di Nizza non lontano dalla scuola della mia infanzia.

Citazioni

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  • Solo l'oceano dispone dei mezzi vocali necessari per parlare a nome di un uomo.
  • Il solo posto al mondo in cui si può incontrare un uomo degno di questo nome è lo sguardo di un cane.
  • Cerco di calmarmi chiudendo gli occhi e facendo il conto di tutti i nazisti che ho ucciso durante la guerra, ma questo non fa che deprimermi ulteriormente: vorresti ammazzare l'ingiustizia eppure finisci sempre per ammazzare degli uomini. Camus ha scritto che si condanna a morte un colpevole ma si fucila sempre un innocente. È un dilemma eterno e infernale: l'amore dei cani e l'orrore del branco.
  • È davvero terribile amare gli animali. Quando in un cane si vede un essere umano, non si può fare a meno di vedere un cane in qualsiasi essere umano, e di amarlo.
  • Quando si tratta di aggrapparsi a una speranza, non ho rivali.
  • Mai, nel corso della storia, l'intelligenza è giunta a risolvere i problemi degli uomini, se la loro più intima natura è la Stupidità. Li ha aggirati, se l'è cavata con l'abilità o la forza, ma nove volte su dieci, quando già l'intelligenza riteneva di aver vinto, ha visto spuntare tutta la potenza dell'immortale Idiozia.
  • Sono quarant'anni che trascino intatte per il mondo le mie illusioni, nonostante tutti gli sforzi per sbarazzarmene e per riuscire, una volta per sempre, a non sperare più – cosa di cui sono psicologicamente incapace.
  • Non si può sempre far ricadere ogni cosa sulla società. Ci sono momenti in cui si è carogne per conto proprio.
  • La provocazione è la forma di legittima difesa che preferisco.
  • Eppure non dovrei volergliene: hanno alle spalle secoli di schiavitù. Non parlo dei neri. Parlo dei bianchi. Sono due secoli che sono schiavi di idee preconcette, pregiudizi sacrosanti religiosamente tramandati di padre in figlio, e legati mani e piedi al grande cerimoniale delle idee preconcette, morse che stringono il cervello, simili a quegli arnesi che fin dall'infanzia deformavano i piedi delle donne cinesi.
  • Quando tutti i valori crollano, godere è la certezza che vi rimane.
  • Diffido un po' delle cose "che si aggiustano". A volte si rimediano due sconfitte al posto di una sola.
  • Sempre questa misteriosa claustrofobia. Qualcosa è stato rinchiuso in me per errore, nella mia pelle di uomo.
  • Bisogna davvero riuscire a conservare in sé qualche traccia inestirpabile di ciò che si è stati prima di quella grande disfatta che si chiama maturità [...]
  • Bisogna trovarsi in uno stato di equilibrio perfetto per non lasciarsi squilibrare dagli squilibri.
  • Niente di più aberrante che voler giudicare i secoli passati con gli occhi di oggi.
  • Mi piace molto l'espressione "cosa fa nella vita". Ogni volta che la sento, mi ritrovo a pensare agli altri, tutti quelli che dovranno fare cose straordinarie nella morte, dove nessuno ha ancora fatto nulla.
  • Non sono scoraggiato. Ma l'eccessivo amore che nutro nei confronti della vita rende il nostro rapporto molto difficile, così come è difficile amare una donna che non si può aiutare, né cambiare, né lasciare.

Cocco mio

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Entrerò subito nel vivo dell'argomento, senz'altra forma di processo. Al Giardino Zoologico, l'Assistente che si occupa dei pitoni mi aveva detto:
"La incoraggio fermamente a continuare, Cousin. Metta tutto questo per iscritto, senza nascondere niente, perché niente è più emozionante dell'esperienza vissuta e dell'osservazione diretta. Eviti soprattutto qualsiasi forma di letteratura, perché l'argomento lo merita".

Citazioni

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  • Rimango sempre impressionato dall'incomprensibile, poiché può darsi che questo nasconda qualcosa che ci è favorevole. È un fatto razionale, in me. (p. 8)
  • Sono un debole, lo dico senza vantarmene. (p. 9)
  • Ho sentito una volta il mio capufficio dire a un collega: "È un uomo con nessuno dentro". Ne sono rimasto sconvolto per quindici giorni. (p. 11)
  • La speranza è appunto questo, è l'angoscia dell'incomprensibile, accompagnata da presentimenti, da possibilità d'altro, di qualcun altro, e da sudori freddi. (p. 22)
  • Accanto alla scrivania c'è un ampio cestino per le mie lettere d'amore: le getto sempre lì, dopo averle scritte. (p. 29)
  • Ci si incontra, non ci si incontra. Siamo fatti così. In genere, l'uomo e la donna che sono predestinati non si incontrano. Quello che si chiama fato, appunto. (p. 32)
  • La vita è una faccenda seria, in ragione della sua futilità. (p. 47)
  • Ci sono perfino, a quanto pare, persone che hanno tanta paura della morte che finiscono col suicidarsi, per la tranquillità. (p. 57)
  • Molte persone si sentono male nella loro pelle perché non è la loro. (p. 65)
  • Quando si sta bene insieme non si ha nessun bisogno di mentirsi, di rassicurarsi. Direi, anzi, che la gioia la si riconosce dal silenzio. Quando la comunione è vera e intera, senza infingimenti, solo il silenzio può esprimerla. (p. 77)
  • L'amore è forse la più bella forma di dialogo che l'uomo ha inventato per rispondere a se stesso. (p. 82)
  • Nell'espressione "i nostri simili" c'è, del resto, una terribile parte di verità. (p. 87)
  • Vi sono persone che paiono offese, indignate d'esser se stesse, e condannate a tutte le spese di questa ingiustizia. (p. 97)
  • Ho a volte l'impressione che viviamo in un film doppiato e che tutti muovano le labbra senza però che ciò corrisponda alle parole. Siamo tutti postsincronizzati, e qualche volta molto abilmente. Da credere che sia un fatto naturale. (p. 100)
  • So anche che esistono amori reciproci, ma non aspiro al lusso. Qualcuno da amare è un genere di prima necessità. (p. 104)
  • In genere i ciechi sono molto gentili e amabili, a causa di tutto quello che non hanno visto nella vita. (p. 105)
  • Non ho l'abitudine d'esser felice e non sapevo nulla degli effetti psichici che una condizione di felicità improvvisa può provocare su soggetti non assuefatti. (p. 130)
  • [...] quando uno ha aspettato l'amore tutta la vita non è affatto preparato. (p. 141)
  • Non sono il tipo che si suicida, in quanto non ho nessuna pretesa e la morte è già occupatissima altrove. (p. 144)

La vita davanti a sé

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Per prima cosa vi posso dire che abitavamo al sesto piano senza ascensore e che per Madame Rosa, con tutti quei chili che si portava addosso e con due gambe sole, questa era una vera e propria ragione di vita quotidiana, con tutte le preoccupazioni e gli affanni. Ce lo ricordava ogni volta che non si lamentava per qualcos'altro, perché era anche Ebrea. Neanche la sua salute era un granché e vi posso dire fin d'ora che una donna come lei avrebbe meritato un ascensore.
Dovevo avere tre anni quando ho visto Madame Rosa per la prima volta. Prima non si ha memoria e si vive nell'ignoranza. La mia ignoranza è finita verso i tre o i quattro anni e certe volte ne sento la mancanza.

Citazioni

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  • Per molto tempo non ho saputo che ero arabo perché non c'era nessuno che mi insultava. (p. 9)
  • Certe volte avevo paura perché avevo ancora molta vita davanti a me e che promessa potevo mai fare a me stesso, io, povero uomo, se è Dio che tiene in mano la gomma da cancellare?
  • Quando una donna è costretta a fare la vita, non ha diritto di avere la patria potestà, è la prostituzione che lo richiede. (p. 14)
  • Quando hanno quattro o cinque anni i neri sono tollerati benissimo.
  • Tutti gli Arabi sono uguali, gli dai una mano e loro vogliono tutto il braccio. (p. 15)
  • Se c'è una cosa che so fare è correre. Non se ne può mica fare a meno nella vita. (p. 18)
  • La gente tiene alla vita più che a tutto il resto, è anche buffo se si pensa a tutte le belle cose che ci sono al mondo. (p. 43)
  • Non è necessario avere delle ragioni per avere paura, Momo. (p. 63)

L'angoscia del re Salomone

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  • Non sono credente, ma anche quando non si crede ci sono dei limiti. (p. 12)
  • Perlomeno, quando non capisci c'è il mistero, puoi credere che dietro e in fondo si nasconda qualche cosa che può improvvisamente venir fuori e cambiar tutto, ma quando hai la spiegazione non resta più niente, nient'altro che pezzi staccati. (p. 13)
  • A volte, la cosa peggiore che può capitare alle domande è la risposta. (p. 21)
  • Perdere una persona amata è una solitudine terribile, ma non aver mai perduto nessuno è una solitudine ancora più terribile. (p. 26)
  • Abbiamo sempre bisogno degli altri, non possiamo passare la vita a detestare noi stessi. (p. 72)
  • [...] in ogni uomo si nasconde un essere umano che presto o tardi finirà per venir fuori. (p. 114)
  • Ho sempre desiderato essere un mascalzone che se ne fotte su tutta la linea e quando non sei un mascalzone è allora che ti senti un mascalzone, perché i veri mascalzoni non sentono proprio niente. Ne consegue che il solo modo di non sentirsi mascalzoni è di essere mascalzoni. (p. 152)
  • Abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ha bisogno di noi. (p. 153)
  • [...] c'è un momento [...] in cui cominci a capire che è troppo tardi, che la vita non ti rimborserà mai, ed è l'angoscia [...]. (p. 159)
  • E quando sei felice, ma proprio quello che si dice felice, allora hai ancora più paura, perché non ci sei abituato. Io penso che un uomo furbo dovrebbe fare in modo d'essere infelice come nessuno, così non avrebbe paura di morire. (p. 161)
  • Lo stoicismo è quando uno ha talmente paura di perdere tutto che perde tutto apposta, per non aver più paura. (p. 182)
  • Quando uno non ha mai divampato per nulla è più triste spegnersi. (p. 232)
  • Il giusto mezzo. Da qualche parte tra fottersene e creparci. Tra chiudersi a doppio giro di chiave e lasciare entrare il mondo intero. Non diventar duri ma neppure lasciarsi distruggere. Molto difficile. (p. 238)

Biglietto scaduto

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  • Siamo tutti dei falliti rispetto ai nostri sogni. (p. 6)
  • Attorno ai cinquant'anni, la virilità opera spesso dei transfert e cerca di costituirsi un capitale di forza al riparo dal declino ghiandolare. (p. 12)
  • Vivere è una preghiera che solo l'amore di una donna può esaudire. (p. 32)
  • Si può dire quel che si vuole della vita, ma una cosa è certa: se ne sbatte. Non ha saputo mai distinguere la felicità dall'infelicità. Non guarda mai ai suoi piedi. (p. 54)
  • I trattati di pace con sé stessi sono spesso i più difficili da concludere. (p. 96)
  • Il più grande sforzo culturale del secolo, che sia Marx o Freud, è stato in favore della presa di coscienza: abbiamo disimparato a ignorarci a scapito della felicità, che è in buona parte pace dello spirito e che fa sempre lo struzzo. (p. 119)

Educazione europea

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  • [...] la speranza non (è) che un'astuzia di Dio per incoraggiare gli uomini a sopportare nuove sofferenze. (p. 181)
  • Se non esistesse il cuore dell'uomo, non ci sarebbe disperazione sulla terra. (p. 266)
  • "L'Ucraina è il granaio della Russia", balbetto lo studente. "Le miniere russe, il carbone, il ferro sono sparsi nelle montagne degli Urali, e il petrolio si trova nel Caucaso. A Dniepropetrovsk si trovano le fabbriche più grandi del mondo... In Crimea regna sempre la primavera. Il sottosuolo russo nasconde ricchezze incalcolabili.[1][2]
  • La neve è il principale tesoro della Russia, dà il suo carattere nazionale a questo paese. E' la neve che copre e protegge tutte le altre ricchezze che voi, d'altronde, avete elencato in modo così balordo, candidato Karminkel. E' la neve che difende il carbone, il petrolio, l'oro e la terra nera, la terra più ricca del mondo. E' la neve che da secoli, paralizza i conquistatori partiti all'assalto dei beni russi e richiude senza pietà le sue braccia bianche sui loro cadaveri.[3][4]

La promessa dell'alba

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  • [...] ho imparato col tempo che l'abisso non ha fondo e che ognuno di noi può battere dei record di profondità senza esaurire mai le possibilità di quella interessante istituzione. (p. 45)
  • [...] attraverso lo scacco supremo che è l'arte, l'uomo, eterno ingannatore di se stesso, cerca di contrabbandare come una risposta ciò che è destinato invece a restare un tragico interrogativo. (pp. 114, 115)
  • [...] la parola "ateo" mi è insopportabile; la trovo sciocca, misera, risente della cattiva polvere dei secoli, fa un gioco scontato e limitato di un certo modo borghese e reazionario che non riesco a definire, ma che mi fa uscire dai gangheri, come tutto ciò che è soddisfatto di sé e pretende con sufficienza di essere interamente libero e informato. (p. 208)
  • È difficile, quando si sente il coltello alla gola, cantare intonato. (p. 239)
  • Mi sembrò di morire per la vergogna. Inutile dire che a quei tempi mi facevo molte illusioni, perché se fosse stato possibile morire per la vergogna, ormai da lungo tempo l'umanità non esisterebbe più. (p. 260)
  • Il più grande sforzo della mia vita è quello di riuscire a disperarmi veramente. Niente da fare. Resta sempre in me qualcosa che continua a sorridere. (p. 266)
  • [...] la "saggezza", questa camomilla avvelenata che l'abitudine di vivere versa lentamente nel nostro gargarozzo, col suo gusto dolciastro d'umiltà, di rinuncia e di accettazione. (p. 287)
  • Per affrontare la vita ho avuto sempre bisogno di una donna allo stesso tempo vulnerabile e devota, un po' sottomessa e riconoscente, che mi dia la sensazione di dare mentre prendo, di aiutare mentre vengo aiutato. (p. 309)
  • È ormai molto tempo che non sono più vittima della mia ispirazione, e se ancora sogno di trasformare il mondo in un giardino felice non è tanto perché mi piacciono gli uomini quanto perché mi piacciono i giardini. (p. 321)
  • Stavo anche lunghe ore sdraiato sul campo, la testa sul paracadute, tentando di lottare contro la mia eterna frustrazione, contro l'indignato tumulto del mio sangue, contro il mio bisogno di risuscitare, di vincere, di superare, di uscire di là. Ancora oggi non so cosa voglia dire di preciso "là". Suppongo si tratti della condizione umana. A ogni modo non sopporto più che vi siano degli esseri abbandonati. Spesso alzo la testa e guardo mio fratello, l'Oceano, con amicizia: esso raggiunge l'infinito, ma so che anche lui cozza dappertutto contro i propri limiti; ed ecco il perché, senza dubbio, di questo tumulto, di questo fracasso. (p. 383)
  • Quando il gatto ebbe terminato le sue effusioni, mi sentivo molto meglio. Il mondo offriva ancora delle possibilità e delle amicizie che non potevo trascurare. Il gatto, adesso, mi si strofinava contro il viso facendo le fusa. Cercai di imitare il suo ron ron e tutti e due ci divertimmo un mondo a chi faceva le fusa più forte. Cercai le briciole della torta in fonda alla tasca e gliele diedi. Mostrò di gradirle e si appoggiò contro il mio naso a coda ritta. Mi mordicchiò l'orecchio. Insomma, la vita valeva di nuovo la pena di essere vissuta. Cinque minuti dopo [...] mi diressi verso casa, le mani in tasca e zufolando, il gatto alle calcagna. Ho sempre pensato che è meglio avere con sé qualche briciola di torta, nella vita, se si vuole essere amati in maniera veramente disinteressata.[5]

Chiaro di donna

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  • Non credo ai presentimenti, ma da tempo ho perso fede nella mia incredulità. I «non ci credo più» sono pur sempre certezze, e non c'è nulla di più ingannevole. (p. 9)
  • Nella mia vita ho conosciuto tante di quelle donne da poter dire di essere sempre stato solo. Troppo è uguale a nessuno. (p. 17)
  • [...] non basta essere infelici separatamente per essere felici insieme. Certo, quando due disperazioni s'incontrano può nascere una speranza, ma ciò prova soltanto che la speranza è capace di tutto. (pp. 20, 21)
  • Che cosa sono i problemi di coppia? Se ci sono problemi, non c'è coppia. (p. 37)
  • Sono un egoista. Vivere per qualcun altro per avere una ragione di vita, anche questo è egoismo. (p. 46)
  • [...] un uomo privo di donna, una donna priva di uomo soffiano nella loro metà di vita finché questa non si gonfia e occupa tutto lo spazio. (p. 56)
  • La coppia vuol dire un uomo che vive una donna, una donna che vive un uomo. (p. 56)
  • E non le sto dicendo che non si possa vivere senza amore: si può, ed è proprio questa la porcheria. Gli organi continuano a garantire un buon funzionamento fisiologico e il simulacro può resistere a lungo, fino a quando il cadavere diventa legittimo per cessata attività. (p. 57)
  • Non bisogna farsi ingannare dai capelli bianchi, dalla maturità, dall'esperienza, da tutto quello che abbiamo imparato, dalle bastonate che abbiamo preso, da quel che mormorano le foglie d'autunno, da ciò che la vita può fare di noi quando ci prova davvero. Siamo sempre noi, con la stessa innocenza, e continuiamo a credere. (p. 66)
  • La frigidità è quando morale e psicologia vanno a letto insieme. (p. 67)
  • Il grido è sempre stato la più alta espressione dell'uomo. Per ora l'umanità farnetica soltanto, senza riuscire a trovare un linguaggio coerente e fraterno. Ma almeno grida da un capo all'altro della terra, e le sue grida, quelle, sono perfettamente comprensibili. (pp. 87, 88)
  • C'è un'espressione destinata a piacere, perché ha la pretesa di essere saggia: «Bisogna ravvivare la fiamma». Ma non è così, e per un semplice motivo: la fiamma non muore e non morirà mai. Le sarà capitato di vedere per strada delle vecchie coppie inseparabili che si sorreggono a vicenda… È questa la fiamma. Meno resta di ognuno, più resta dei due… (p. 91)
  • Le verità non sono tutte abitabili. Spesso manca il riscaldamento e si muore di freddo. (p. 95)
  • Amare è un'avventura senza mappa né bussola dove solo la prudenza porta fuori strada. (p. 103)

Le radici del cielo

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  • Può darsi che la cosiddetta civiltà consista solo in un lungo sforzo per ingannare gli uomini sul proprio conto [...] (pp. 96, 97)
  • Nessuno è mai riuscito a risolvere questa contraddizione: difendere qualcosa di umano insieme agli uomini. (p. 155)
  • [...] non si possono giudicare gli uomini da quello che fanno quando si tolgono i calzoni. Le porcate vere le fanno da vestiti. (p. 160)
  • È sempre penoso assistere agli sforzi di un uomo per aggrapparsi a una pagliuzza, soprattutto quando siamo noi stessi a rappresentare quella pagliuzza. (p. 420)

Bibliografia

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  • Romain Gary, Cane bianco, Vicenza, Neri Pozza 2009.
  • Émile Ajar, Cocco mio (Cros- Câlin), traduzione di Augusto Donaudy, BUR, Milano 1981.
  • Émile Ajar, La vita davanti a sé (La vie devant soi), traduzione di Giovanni Bogliolo, BUR, Milano 1978.
  • Romain Gary, L'angoscia del re Salomone, Firenze, Giuntina 2008.
  • Romain Gary, Biglietto scaduto, Vicenza, Neri Pozza 2008.
  • Romain Gary, Educazione europea, Vicenza, Neri Pozza 2006.
  • Romain Gary, La promessa dell'alba, Vicenza, Neri Pozza 2006.
  • Romain Gary, Chiaro di donna, Bellinzona, Casagrande 2001.
  • Romain Gary, Le radici del cielo, Vicenza, Neri Pozza 2009.
  • Mariapaola Pierini, Gary Cooper. Il cinema dei divi, l'America degli eroi, Le Mani-Microart'S, 2011.

Note

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  1. Educazione Europea, Neri Pozza, 4 ed., dicembre 2012, pag. 203. Edizione originale Education Europeenne, Gallimard, 1956.
  2. Frasi pronunciate dal personaggio Karminkel.
  3. Educazione Europea, Neri Pozza, 4 ed., dicembre 2012, pag. 202, 203. Edizione originale Education Europeenne, Gallimard, 1956.
  4. Frasi pronunciate dal personaggio Kurtler.
  5. Citato in Annamaria Rivera, Spelix: storia di gatti, di stranieri e di un delitto, Dedalo, Bari, 2010, p. 7. ISBN 978-88-220-4168-5

Film

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Altri progetti

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Opere

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