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Ida Magli

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Ida Magli (1925 – 2016), antropologa, accademica e filosofa italiana.

Citazioni di Ida Magli

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  • [Sui crimini del Mostro di Firenze] È un tipo di delitto che riguarda il sesso, che riguarda la coppia, che riguarda la potenza sessuale, che riguarda il corpo della donna come oggetto appunto di feticismo, e che in una fantasticheria più o meno consapevole è presente in tutti noi […]. Ci sono elementi fantastici intorno a questo tipo di problema che sono più o meno presenti nella nostra società, quindi io credo che è quasi una forma di abreazione per tutti il poterli affrontare con tanta serenità come abbiamo fatto questa sera.[1]
  • Ho passato una vita a difendere le donne, ma che delusione. Purtroppo debbo constatare che non pensano. Che non sanno fare politica. Che non sono capaci di farsi venire un'idea nuova... (citato in Marisa Fumagalli, "È femminismo inutile", Corriere della sera, 5 giugno 1995, p. 13)
  • Il cristianesimo, costituendosi con tutte le strutture del sacro, fin dal primo momento della morte di Gesù, non ha in nessun modo messo in atto quello che lui aveva proposto. (da Gesù di Nazareth, Rizzoli, 2004)
  • L'Aids, dunque, che cos'è se non una costruzione sociale? È una malattia che si contrae soltanto per contatto diretto con sangue infetto. Diretto significa: sangue con virus. Sui trecento malati di Aids, ci sono 11 (undici) casi di persone che sono state sottoposte a trasfusione. Tutti gli altri sono omosessuali di sesso maschile (che possono essere bisessuali e soltanto in questo caso e sempre che abbiano rapporti che causino lacerazioni possono contagiare un partner femminile); omosessuali che sono anche tossicodipendenti, sempre di sesso maschile.[2]
  • L'Europa in cui siamo costretti a vivere è un'Europa profondamente comunista, livellata verso il basso, che impedisce lo sviluppo delle singole nazioni. (da La Padania, 20 febbraio 2001)
  • L'uomo cerca di conoscere sempre meglio le leggi della natura e tutto quello che fa non è mai contro, anche quando si parla della vittoria dell'uomo sulla natura. (da Il Giornale, 28 dicembre 2002)
  • Non esiste nessun caso di infezione da paziente a medico o a infermiere, e viceversa. Ma la paura coinvolge tutti: medici, infermieri, giornalisti, operatori sociali di qualsiasi genere. Dunque un fattore sociale sommerso predispone all'allucinazione: la sessualità, che nel caso specifico è comunque percepita come trasgressiva e che suscita o ripugnanza o sensi di colpa abnormi. Il fatto che l'Aids sia stato equiparato alla peste ne è un sicuro indizio. L'Aids non ha nulla a che fare con la peste, sia perché il contagio è soltanto diretto e attraverso il sangue sia perché i numeri non sono minimamente confrontabili. Ma nessuno chiama l'Aids come la nuova sifilide, perché la gestione della sessualità è fatta al maschile, e la sifilide non è mai stata oggetto libero di discorso. Basti una prova.[2]
  • Per i governanti del nostro tempo diventa sempre più difficile passare alla storia. Non si possono conquistare imperi; non si può andare in battaglia per la salvezza del proprio Dio; non si possono liberare gli schiavi; non si possono scoprire nuovi mondi. (da Il Giornale, 17 agosto 2000)
  • Prima deduzione: è falso etichettare l'Aids come la nuova peste, la malattia che non perdona, la malattia terribile. SIAMO di fronte ad incidenze mortali non superiori, ed anzi, in alcuni casi inferiori, a quelle del cancro, con la differenza che il cancro è la seconda causa di morte in Italia (circa novantamila in un anno).[2]
  • [Sull'AIDS] Spero che sia ben chiaro: è un fenomeno assolutamente impercettibile, e che non avrebbe di per sé mai potuto raggiungere e colpire, come ha colpito, l'opinione pubblica e gli istituti politici, se non fossero stati convergenti diversi fattori che ora tenterò di analizzare. Rimane, comunque, chiaro un fatto: diffondere notizie, opuscoli (penso con terrore a quello predisposto dal Pci) o informazioni nelle scuole, dove penso si passerà dal nulla dell'educazione sessuale, ai rapporti ano-linguali (espressione simpatica dell'assessorato alla Sanità del Comune di Roma), serve, ormai, soltanto ad accrescere il timore e costituisce un vero pericolo e una aggressione criminosa agli individui.[2]

Gesù di Nazareth

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È possibile dire qualcosa che non sia stato ancora detto su Gesù di Nazareth? Si può non tener conto della massa di studi esegetici, di opere storiche, teologiche, letterarie, scritte su di lui? Ci si può chiedere – come se la domanda non fosse mai stata posta – chi è Gesù? È proprio questo che ho provato a fare. Non c'è nulla di eccezionale o di sorprendente nella possibilità di rivedere e di ripensare problemi che sono già stati analizzati innumerevoli volte in precedenza, perché è questa la forza straordinaria del sapere: potersi porre problemi antichi con interrogativi nuovi, con strumenti di analisi nuovi, che sono dati dall'accumularsi del sapere stesso e da quella esperienza storica che è "coestensiva alla vita".

Citazioni

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  • È facile comprendere, allora, perché il patto è in realtà un contratto, stabilito dal gruppo, dagli uomini, non da Dio. Essendo affidato a un'azione, la circoncisione, che sono gli uomini a compiere, il patto diventa attivo, concreto, visibile, solo se gli uomini lo vogliono. Dire che è Dio che ha stabilito un patto col suo popolo è chiaramente una finzione. La circoncisione è nelle mani degli uomini e non di Dio. D'altra parte, però, la circoncisione è tanto importante perché stabilisce visibilmente l'appartenenza ad un gruppo, con un "segno indelebile" nella cosa più forte che l'uomo possiede. La manipolazione e mutilazione del corpo è il documento dei documenti, dal quale non è più possibile recedere ed è la parte più importante del rito di iniziazione. Infine, dato che la circoncisione, per evidenti ragioni anatomiche, può essere eseguita solo sui "maschi", appare chiaro che l'unico gruppo è quello maschile e che il rapporto e la comunicazione con Dio avviene solo attraverso i maschi. (pp. 49-50)
  • Detto nella sua forma più semplice, gli uomini ritengono che a chi ha un potere, a chi è più forte di loro, essi debbano offrire qualche cosa, non solo donandola, ma sacrificandola, togliendo cioè qualche cosa a se stessi, qualche cosa che sia non soltanto realmente doloroso togliere, ma che in qualche modo rappresenti loro stessi. Il concetto di offerta include l'idea che si dona realmente qualche cosa soltanto se fa parte di se stessi e "sacrificandola", cioè uccidendola. Il sacrificio allora è sicuramente, prima di tutto, una uccisione. A questo riguardo, uno dei problemi più importanti – che andrebbe ancora approfondito, dato che neanche Freud e tutti gli studi psicoanalitici sono riusciti a chiarirlo – è la connessione implicita ma certa, fra uccisione, sacrificalità e rapporto sessuale. È su questa base che si fonda l'offerta delle donne come patto di alleanza fra i vari gruppi umani, perché "offerta delle donne" significa sicuramente, dal punto di vista dei "maschi", che queste vengono offerte – sacrificio delle proprie donne – in rappresentanza di se stessi, in una comunicazione che avviene attraverso il sesso. (pp. 133-34)

Cosa ha fatto dunque Gesù di Nazareth? È uscito da un modello culturale, proponendone un altro, oppure ha tentato di spostare l'asse della sua cultura forzandone la direzione? L'interrogativo rimane senza risposta. L'unica cosa certa è che, contrariamente a quello che tutti gli uomini fanno, Gesù non ha vissuto in modo inconsapevole e ovvio i valori su cui si fondava la sua cultura, ma ne ha preso le radici, profondamente nascoste, e le ha capovolte al sole e all'aria, dichiarando che esse erano ormai inutili.
Tutti sono stati contro di lui. Eppure è necessario rilevare tre cose fondamentali che hanno reso immensa l'opera di Gesù di Nazaret. La prima è consistita nell'universalizzare il pensiero della Bibbia in precedenza relegato al popolo israeliano, fino a quel momento proclamato popolo eletto (Antico testamento-Libri profetici- Giona) al di sopra degli altri, questo è da considerarsi un'opera di egalitarismo nell'ambito di tutta l'umanità in precedenza divisa tra "eletti" e non "eletti". La seconda cosa di enorme rilievo è consistita nell'avvicinare Dio all'uomo, prima di Gesù la figura Divina era considerata lontana, distante e giudicante, a volte anche feroce. Dopo di lui Dio è stato restituito alla collettività come parte integrante di se stessa, come anima vagante e vicina a tutti noi, come amore allo stato puro, finalmente una figura scremata dall'assillante compito di giudicare e punire. La figura di Dio è dunque divenuta guida per la conversione, termine centrale e fulcro del cristianesimo, via che ci indica che si può cambiare, si può migliorare ove la luce, finalmente intravista, ci illumini di amore. Anche questo secondo atto di avvicinamento tra Dio e l'umanità è dunque un atto di "democratizzazione universalistica", di appianamento dell'umanità non più costretta ad ampie diversificazioni da un giudizio senza appello ma guidata con amore e forza verso un'eguaglianza dovuta al perdono ed alla comprensione. Terzo ed ultimo punto fondamentale è quello che chiude questo cerchio ideale. Questo punto è tutto racchiuso in una frase di Gesù di Nazaret :" ...è più probabile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago che un ricco vada in paradiso ..." (Il Giovane Ricco Luca 18:18-27 --versetto 25). Questa frase racchiude tutta la grandezza di Gesù uomo del suo tempo che si eleva oltre la stratosfera. Nessuna religione né prima né dopo aveva affermato una sorta di egalitarismo economico, nessuna religione contiene il concetto che essendo gli uomini molto simili tra di loro non è possibile che ve ne siano alcuni di tanto più ricchi della media, questo sarebbe infatti il trionfo dell'avidità. Con le sue parole Gesù ha finalmente riportato l'umanità nel suo alveo naturale... quello dell'eguaglianza.

La sessualità maschile

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Quando, nel 1871, l'antropologo Edward Tylor definì la cultura come un "complesso insieme di norme, di valori, di costumi, di tecniche…" si compì certamente un passo fondamentale per giungere al concetto moderno di "cultura", ben diverso da quello che per secoli era stato adoperato come analogo a quello di "civiltà". Il carattere del tutto nuovo era inserito in quel "complesso insieme", ossia nell'aver capito che ciò che conta in una cultura è il modello globale, il suo essere un tutto interrelato di funzioni, di norme, di tratti nel quale il profilo significativo è il risultato non della somma ma dell'integrazione dei singoli fattori in una struttura. Tuttavia, malgrado fosse stato compiuto un passo determinante nella definizione di cultura, mancava ancora, almeno in forma esplicita e consapevole, il concetto di "proiezione", di "esteriorizzazione" al di fuori dell'organismo biologico che fa della cultura quasi una specie di duplicato, di specchio, senza il quale l'uomo non potrebbe vivere, un ambiente totale, nel quale è immerso in un continuo e costante interscambio.

Citazioni

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  • Gesù è una personalità sorprendente, anzi possiamo dire unica [perché è] sfuggito al condizionamento della sua cultura, ha distrutto alle radici le strutture portanti della cultura ebraica e, andando al di là della cultura ebraica, ha distrutto le strutture fondamentali su cui si regge il sistema del sacro in tutte le culture. (p. 23)
  • [Gesù ha rotto] in forma esplicita e traumatica la tradizione culturale [ebraica] e non lo ha fatto sostituendo i vecchi modelli con dei nuovi, ma ha affermato semplicemente, lasciandoli cadere, che essi erano inutili. Rimane chiaro, dalla lettura dei Vangeli, un dato di fatto: le "rotture" più radicali e più profonde che Gesù ha provocato con la storia e la cultura dell'Antico Testamento, non sono state capite neanche dagli apostoli. (p. 24)
  • [Si sono sempre interpretati i passi dell'Antico Testamento relativi al legame matrimoniale con Dio, l'allontanamento e l'adulterio nei suoi confronti, come una metafora] Ma di ben altro che di una metafora si tratta. L'immagine matrimoniale è primaria nella fondazione culturale ebraica in quanto identifica la posizione degli uomini davanti a Dio come donne. E se gli ebrei sono la sposa di Dio, ovviamente Dio è l'unico maschio. (pp. 27-28)
  • [Gesù fa cadere il tabù che riguardava la donna ebraica, ma] non parla mai volontariamente della sessualità, né del matrimonio; questo avviene soltanto quando gli astanti gli pongono problemi espliciti e anche in questo caso il più delle volte le sue risposte sono evasive, quasi impazienti.
  • [La verginità maschile] diventerà in seguito uno dei cardini di costruzione di un cristianesimo che, ben diversamente da quanto aveva proposto Gesù, mette a fondamento della nuova società proprio modi precisi per l'uso del sesso e addirittura l'astinenza dal sesso stesso. (p. 33)
  • […] l'esclusione della sessualità come valore positivo è soprattutto dovuta alla predicazione di Paolo [che] era imbevuto di cultura ellenistica e di forme di pensiero astratto molto maturo. (p. 37)
  • Dopo la morte di Gesù […] si è posto in modo drammatico per [gli Apostoli] il problema di come costruire una organizzazione, una Chiesa, della quale Gesù non aveva minimamente parlato. Lo smarrimento derivato dall'incapacità di continuare con la rottura verso la cultura ebraica [ha indotto gli Apostoli alla] ristrutturazione delle classiche strade del sacro, compiendo il tradimento totale del messaggio di Cristo: la normalità di una "religione" si è ricodificata. (pp. 37-38)
  • Il canto gregoriano, ma con esso tutta la ritmicità della musica medioevale, rispecchia una concezione ciclica (quindi liturgica) del tempo, che ondeggia e oscilla senza parametri formali rigidi di durata perché ritorna sempre su se stesso. Nella sua struttura tematica è implicita la certezza della risposta a qualsiasi domanda. Ogni rituale, infatti, come ogni preghiera, non pone mai delle vere domande, non arriva mai al dubbio, perché l'interlocutore cui si rivolge è Dio. Il gregoriano, per ciò, può permettersi di "spaziare" in durate indefinite perché è sostenuto dalla "sicurezza" della risposta divina. II tempo è dato. (p. 43)
  • La genialità di Bach consiste nell'aver trovato un sistema logico necessitante per sostenere la struttura inutilmente ripetitiva del tempo ciclico, non più "data" quindi, come ovvia e giusta. La ripetizione diventa un susseguirsi continuo di domande-risposte, uno sforzo immane dell'intelligenza dell'uomo per riempire di un contenuto autosufficiente, ossia di un contenuto implicato nel proprio sistema, la forma del tempo assoluto, senza subordinare la ragione alla certezza di un tempo già "dato". Il contrappunto di Bach, non ha bisogno di Dio per esistere. (p. 44)
  • Con l'Illuminismo l'uomo pone ormai domande che non hanno sicurezza di risposta: la ricerca diventa la condizione stessa dell'essere uomo. È la forma moderna della logica scientifica: il tempo della scienza, quindi, coincide con quella che possiamo chiamare la "struttura interrogativa" della musica; con un tempo musicale che da Debussy a Schönberg a Berg fino a Bussotti, si allontana sempre più dal concetto di durata, di inizio e fine, e cerca "continuità" nello "spazio", passando dalla dissolvenza del suono alla dissolvenza della tonalità. Nello stesso anno, infatti, in cui Einstein pubblica la "Memoria sulla relatività" – il 1905 – viene eseguito per la prima volta, e accolto con fischi, il poema sinfonico "Pelleas und Melisande" di Schönberg, che segna una tappa fondamentale nella ricerca di una musica "spaziale". (p. 44)
  • [...] nel cristianesimo le donne, da una parte recuperano la loro identità in quanto il posto femminile viene lasciato libero (e si ha di conseguenza il battesimo anche per esse, ossia la loro iniziazione, cosa che non sussiste in nessuna cultura), ma dall'altra si finisce col non sapere più neanche quale sia la loro valenza, il loro significato. Decade infatti la necessità dell'opposizione, quell'opposizione che si rivela nelle strutture della parentela. (p. 48)
  • Appare chiara così la caratteristica essenziale dell'ebraismo e del cristianesimo: l'aver messo in luce, con l'assolutezza dei suoi significati, la fondazione sessuale maschile della cultura, proiettando su Dio l'opposizione mascolinità-femminilità, potenza e impotenza, continuamente alla ricerca di una vittima come strumento di mediazione. (pp. 49-50)
  • La sessualità rimane per sempre al centro delle preoccupazioni dei cristiani. (p. 50)
  • Se il fondamento della costruzione culturale è il rapporto dell'uomo-maschio con la morte, con la vita dopo la morte, con l'aldilà, l'unico soggetto creatore e agente nella società è il maschio e gli scopi ultimi della sua azione sono appunto quelli di assicurarsi la vita dopo la morte, l'eternità. La donna è assunta a strumento, segno e simbolo del rapporto dell'uomo con la morte e con la vita dopo la morte. (pp. 90-91)

Ci troviamo così di nuovo di fronte a ciò che abbiamo più volte messo in luce: l'artista canta la bellezza, come potenza, come trascendenza, come disperata speranza di eternità, e ne vede gli unici possibili lineamenti nella giovinezza sfolgorante di un corpo maschile, portatore e al tempo stesso emblema della vis, ritrovando, con una intuizione inconsapevole, soltanto in questa vis il significato della vita e della morte, il fondamento, anzi, di ogni significato.
L'Arte e il Pene si ricongiungono, si riconoscono, come unico e solo linguaggio.

La Madonna

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Citazioni

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  • Israele è la Sposa di Dio. Il patto di alleanza avviene attraverso una offerta sessuale: l'offerta del prepuzio. [...] Inizia, così, la storia drammatica del rifiuto della sessualità nel cristianesimo che porterà, come logica conseguenza, ad attendere la fine del mondo.
  • L'appellativo con il quale continua a chiamarla, anche negli ultimi istanti di vita, «Donna», e che ha indotto i commentatori ai più contorti ragionamenti per spiegare come mai non la chiami «madre» secondo le abitudini ebraiche, è soltanto una conferma. Non le riconosce alcun ruolo come madre.
  • Gli ebrei, sia maschi che femmine, si sposavano per avere figli, considerati l'unica vera benedizione di Dio. La massima condanna era quella di non averli.
  • Presso gli ebrei la potenza sessuale è numinosa e tremenda. [...] Chiamare Dio a «testimone» è chiamare la forza della potenza sessuale.
  • Nella società ebraica non si è nessuno se non si ha un padre. Una ragazza-madre è una donnaccia [...] Maria, dunque, deve essere legalmente sposata. Di qui la presenza di Giuseppe. Per la società Giuseppe è il padre. I teologi affermano che Giuseppe, in quanto padre legale, è il padre adottivo, ma è facile capire che si tratta di un falso. Giuseppe non è né l'una cosa né l'altra.
  • Il coito rende impuro il maschio, che è tenuto a rituali di purificazione per ritornare degno del rapporto con Dio, unico vero sposo dell'ebreo. Il corpo femminile è il «contenitore» della cosa più sacra: l'essenza della mascolinità, lo sperma.
  • La teologia cattolica ha costruito a poco a poco, con la «Madonna», quello che gli uomini di tutti i tempi e di tutti i paesi hanno desiderato e tentato di costruire con le donne. [...] Immacolata concezione significa che la Madonna è stata concepita senza il peccato originale. [...] Essa perde qualsiasi concretezza biologica e diviene ciò che gli uomini desiderano: un corpo femminile perfettamente chiuso.
  • Vergine, vergine, vergine... Questa parola, che risuona di continuo, riflette, senza che più nessuno si accorga della sua fisica brutalità, la vera ossessione degli uomini.
  • Gli attributi della Madonna sono gli oggetti del desiderio che vengono incollati su di lei come su di un supporto onnivalente. Le infinite statue della Madonna, cariche di corone di collane di stelle di vestiti di mantelli, sono la Madonna.
  • Di queste Madonne è impossibile elencare i nomi, perché i santuari mariani sono i più numerosi che esistano al mondo. La Chiesa dice che è l'Immacolata? Che è l'Assunta? Che è la Madre di Dio? La gente lo ripete, convinta che si tratti della sua stessa verità, perché ciò che conta non è la definizione teologica, ma la sicurezza di quello in cui si crede.
  • Grandi santuari si innalzano adesso nei luoghi dove gli eroi sono stati sacrificati. A Lourdes, a Lisieux, a Lucca, a Fatima, immensi, orribili edifici testimoniano il bisogno insopprimibile della società: offrire vittime. [...] Lo scontro fra potenze maschili continua, dunque, ad avvenire tramite la femminilità.
  • C'è in tutte queste Madonne un corpo senza corpo, che è proprio quello che vorrebbe la teologia. [...] I dogmi mariani, infatti, parlano una lingua priva di linguaggio. Che attraversa la storia senza mai cambiare perché non può essere «parlata». In realtà si tratta di un metalinguaggio che propone soltanto «forme», che costruisce alienando.
  • Lo strumento musicale è come il corpo della donna: è «femmina». [...] Femminile, dunque dalla parte del Male, diabolica. [...] Ma le tentazioni si succedono sempre «analoghe»: la donna, la musica. Ambedue, «strumenti». Come è inevitabile, alla fine i due strumenti si unificano: il diavolo suona indifferentemente o la viola o il corpo della donna.
  • Se schiaccia il serpente è perché non ha ingaggiato nessuna battaglia con lui. Se c'è lei, lui non c'è. Ma cos'è il serpente se non la sessualità maschile?
  • Lo scopo ultimo della costruzione «Madonna» è per il maschio eliminare il passaggio sessuale attraverso la femminilità. L'apparente trionfo di Lei è il trionfo di Lui: la dissoluzione di qualsiasi legame con la Donna.

La storia di Teresa è breve e scarna: non ci vorrebbe molto a raccontarla. Tuttavia sono così numerosi e problemi che si pongono a chi voglia comprendere perché Teresa abbia vissuto come ha vissuto, perché sia stata dichiarata "santa" dalla Chiesa, perché abbia suscitato tanto interesse, tanto entusiasmo, tanta commozione negli ambienti più diversi, perché sia stata paragonata a uomini come San Paolo, Sant'Agostino, Schopenhauer, Nietzsche, Claudel, Bernanos, che è necessario guardare alla sua biografia da molti punti di vista diversi. Ma soprattutto è necessario non dimenticare mai, trascinati dalle profonde strutture simboliche che sono presenti ed agiscono nella sua storia, e che "catturano" noi come hanno catturato lei, quali sono i dati concreti, la realtà storica di quella vita.

Naturalmente, nessuno può imitare Teresa, la sua "piccola via" non esiste perché non esiste un modo, una strada, una tecnica per amare.
È quello che Teresa ha cercato disperatamente di dimostrare, consumandosi nell'impossibile passaggio dall'agire all'essere. Proclamandola santa, la Chiesa ha riconfermato, viceversa, che l'amore è uno strumento, che Teresa ha usato in modo "ideale". La strada dell'umanità ricomincia il suo itinerario. La prigione si richiude. Teresa ne diventa il carceriere.

Contro l'Europa

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"O Europa o Morte!" È troppo forte l'eterno richiamo da parte dei Potenti ad una meta di salvezza, per non fermarsi a riflettere sulla sua assoluta irrazionalità. È un grido fuori dal tempo, che ci obbliga, proprio per questo, a dubitare che si tratti di una vicenda "normale", per quanto importante, e che insospettisce per la sua carica di passionale emotività. Se poi a soffrire di sfrenate emozioni sono banchieri ed economisti, che vantano la loro inalterabile freddezza, e che, viceversa, fanno affermazioni "fatalistiche" come quelle del tetragono super Ministro dell'Economia italiano: "il treno dell'Euro è partito e un treno in corsa non si può fermare", allora il sospetto si trasforma in un dovere.

Citazioni

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  • Karl Marx era uomo privo di una sia pur minima sensibilità psicologica e antropologica, e le catastrofiche conseguenze, proprio dal punto di vista della dimensione umana, provocate dalle su teorie ovunque sono state messe in atto, ne sono la più evidente dimostrazione. (p. 14)
  • Ridurre all'identico affermando che tutto è identico. È l'assolutezza del razzismo su cui è fondata l'Unione Europea. Si può fare nel modo sbrigativo e allucinatorio, che ha seguito l'Italia, eleggendo come sua rappresentante nei concorsi di bellezza una Miss dalla pelle scura: la pelle dei neri è bianca come quella degli Italiani è nera. (pp. 32-33)
  • A questo proposito il Parlamento di Bruxelles ha fatto del suo meglio per confermare quale sarà la strada concreta dell'uguaglianza: ha emanato una legge per la soppressione di 70 razze canine. Per ragioni eugenetiche, s'intende: c'è chi la le zampe troppo corte e chi ha le orecchie troppo lunghe... (p. 33)
  • Gli Svedesi hanno sempre privilegiato come seconda lingua il tedesco. L'hanno abbandonato soltanto con l'avvento del nazismo, adottando l'inglese. Ma nel 1996 hanno ripristinato la preferenza per il tedesco. (p. 42)
  • Inoltre l'antiamericanismo che è implicito nell'Unione non può ovviamente trovare nessuna adesione né psicologica né politica negli Inglesi. (p. 52)
  • Ma nel marxismo il lavoro è comunque negativo, è visto come soggezione al bisogno non come capacità del soggetto quale era in S. Benedetto. Quindi è in questo senso che il marxismo è culturalmente adatto al sudismo e all'orientalismo. Ed ha praticamente reso analoghi al sud anche i paesi del nord, togliendogli la soggettività, l'individualità, la capacità creativa. Si trova qui uno dei motivi più profondi della differenza americana nell'atteggiamento nei confronti del lavoro. Gli Americani lavorano moltissimo, ma se se sentono sempre padroni. (pp. 56-57)
  • Chi dice che sono stati gli accordi fraterni fra i governanti a conservare la pace in Europa, chi esalta i "grandi", gli Adenauer, i De Gasperi, come fondatori di pace, non sa quel che dice. (p. 63)
  • Sebbene siano gli economisti e i banchieri a comparire come i governanti del migliore dei mondi possibili, è Karl Marx il profeta del Trattato [di Maastricht]. [...] Non si giungerà, forse, a indossare tutti lo stesso vestito come in Russia o in Cina, anche se, a giudicare da una delle ultime imprese del parlamento di Bruxelles, la strada sembrerebbe proprio quella. Sono state fissate le misure cui debbono rispondere i sedili dei messi di traporto pubblico. (p. 73)
  • Nell'Europa cristiano-comunista ci si dimentica che il liberalismo è prima di tutto libertà dell'individuo, al di fuori di qualsiasi sistema di stato. Ma l'Unione Europea, l'abbiamo già visto, non è per nulla liberale. (p. 89)
  • Dire Europa, non significa dire né unità territoriale, né climatica né storica, né linguistica, ma al contrario la ricchezza della più vasta diversità che soltanto nello scambio conflittuale, in guerre e sopraffazioni, nella coercizione degli Imperi di volta in volta francesi, spagnoli, inglesi, germanici, russi, hanno potuto manifestarsi in arte, in scienza, in filosofia. Sicuramente non in pacifica convivenza. (p. 96)

Come è evidente, tutti i problemi che l'Unione comporta sono problemi antropologici. Soltanto gli economisti, come i dittatori, si dimenticano dell'esistenza degli uomini. Il silenzio di fronte all'Europa degli psicologi, dei sociologi, degli antropologi è impressionante, tanto quanto quello dei poeti, dei musicisti, degli artisti. Ma la responsabilità etica di un antropologo, soprattutto di un antropologo che ha scelto di "osservare" noi, non gli "altri", i "diversi e lontani", è identica a quella dei Fisici di fronte alla scoperta dell'energia nucleare. Nel modo con il quale fino ad oggi è stata propagandata e accettata l'Unione Europea è facilmente riconoscibile l'inerzia di fronte all'invisibilità di ciò che è ovvio.
Combattere contro l'"ovvio" è una battaglia al tempo stesso assurda, per l'evidenza di ciò che dice, e disperata per la sua inutilità. Gli antropologi sono, nella lunga schiera dei perdenti a causa dell'ovvio, alcuni di quelli che hanno perso di più...

Note

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  1. Dalla trasmissione dedicata al Mostro di Firenze, Speciale TG1, 16 settembre 1985.
  2. a b c d Da Ma l'AIDS non è la peste, la Repubblica, 7 febbraio 1987.

Bibliografia

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  • Ida Magli, Gesù di Nazaret, Milano, Rizzoli, 1982. Milano, Biblioteca universale Rizzoli, 1987. ISBN 88-17-13693-X
  • Ida Magli, La Madonna, Rizzoli, Milano 1987; Baldini Castoldi Dalai, Milano, 1997.
  • Ida Magli, La sessualita maschile, Mondadori, Milano 1989. ISBN 88-04-31023-5
  • Ida Magli, Teresa di Lisieux, Milano, Biblioteca universale Rizzoli, 1995. ISBN 88-17-17040-2
  • Ida Magli, Contro l'Europa: tutto quello che non vi hanno detto di Maastricht, Milano, Bompiani, 1997 (4ª ed. 1998). ISBN 88-452-3511-4

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