Cosimo Bertacchi

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Cosimo Bertacchi (1854 – 1945), geografo italiano.

Geografi ed esploratori italiani contemporanei[modifica]

Incipit[modifica]

Cesare Balbo, in quel suo mirabile «Sommario della Storia d'Italia», denso di pensieri e di civili ammaestramenti come nessun altro libro, forse, della nostra letteratura, osserva che una storia intera e magnifica, e peculiare all'Italia, sarebbe a fare «degli Italiani fuori d'Italia».
E soggiunge che tutte le nazioni ebbero senza dubbio fuorusciti, volontarii o no, ma niuna così numerosi e così grandi come la nostra.

Citazioni[modifica]

  • Prima di tutto dobbiamo bene intenderci sul vero significato moderno della parola geografo, che un pregiudizio volgare vorrebbe esclusivamente applicato a chi percorre lontani paesi, e viaggia per descrivere.
    Noi sappiamo invece che se il viaggiare è condizione utile, non sempre però è condizione indispensabile all'ufficio proprio del geografo. Pretendere che il geografo possegga una conoscenza diretta e personale dei diversi paesi del globo, da lui scientificamente descritti su materiali criticamente vagliati e rappresentati in apposite carte, è tanto assurdo quanto volere che lo storico abbia assistito allo svolgersi degli avvenimenti e conosciuto da vicino i personaggi, che formano oggetto dell'indagine sua. (pp. 10-11)
  • [...] il cartografo francese D'Anville, nel secolo XVIII, con la decisa e sistematica eliminazione dalle carte geografiche, specie da quelle dell'Africa, di una folla di elementi ipotetici e a dirittura fantastici, che fino allora ingombravano gli spazi vuoti, inaugurò il periodo nuovo delle esplorazioni terrestri, succeduto a quello delle esplorazioni oceaniche. (p. 13)
  • L'esplorazione condotta da Matteo Ricci sotto la forma di un vero itinerario scientifico, e potuta compiere con l'appoggio dei mandarini, che ammiravano il sapere astronomico dello sconosciuto straniero, è rimasta fondamentale per la conoscenza geografica della Cina. Essa valse a iniziare l'esplorazione intensiva dell'Estremo Oriente. (p. 29)
  • Giuseppe Dalla Vedova era da molti anni il decano dei geografi nostri, riconosciuto anche fuori d'Italia come la massima nostra autorità nel sapere geografico. (Parte prima - Geografia scientifica, p. 46)
  • [Giuseppe Dalla Vedova] La sua figura bianca ed esile si leva in atto di dominio onesto e sereno sulla vasta e varia elaborazione del materiale geografico offerta dalla nuova Italia. Il suo volto pensoso, il suo dolce sguardo, che si fissa acuto e penetrante nel mondo esteriore, l'insieme della sua persona, richiama spontaneamente in chi lo mira, l'immagine di Giuseppe Mazzini: ed egli infatti fu il pensatore e, sto per dire, il Mazzini della Geografia in Italia, lo spirito unitario della nostra disciplina, il suo oratore più limpido e più sicuro. (Parte prima - Geografia scientifica, p. 46)
  • [Giovanni Marinelli] La sua nobile figura sorge in alto, per servirsi di un'immagine geografica, sullo «spartiacque» del territorio vario e vasto che si comprende nell'azione sistematica della Geografia: il suo sguardo di aquila si volgeva ugualmente sul duplice versante delle discipline storiche e sociali da una parte, fisiche e sperimentali dall'altra. La singolarità di questa sua posizione nella scienza [...] ricorda un poco quella di Humboldt[1], il massimo fra i geografi moderni, pur tenuto conto delle proporzioni. (Parte prima - Geografia scientifica, p. 59)
  • [Giovanni Marinelli] Nelle discussioni didattiche egli sostenne sempre il principio di fare della Geografia un insegnamento separato dalla Storia, impartito da docenti speciali, nelle Scuole medie, classiche e tecniche. (Parte prima - Geografia scientifica, p. 60)
  • [Luigi Hugues] Spirito più speculativo che pratico, egli rimase uno studioso solitario, lontano dai rumori e dalle ambizioni del mondo. (Parte prima - Geografia scientifica, pp. 63-64)
  • [Luigi Hugues] [...] non fu egli un «geografo viaggiatore» sul tipo di Alessandro Humboldt[1], bensì un «geografo da tavolino» sul tipo di Carlo Ritter[2], al quale forse molto somigliava anche per la qualità dell'animo; fu, sto per dire, il patriarca della Geografia in Piemonte. Pur avendo – cosa rara fra i geografi italiani, che i nostri ordinamenti tuttora vogliono far provenire dalla Facoltà di Lettere – tutta la preparazione scientifica necessaria ad esercitare quella che io chiamerei «Geografia sperimentale» non pare abbia mai sentito il bisogno di visitare, a scopo di studio, alcun paese lontano o vicino, per raccogliervi quel tesoro di osservazioni personali che sono la base delle monografie scientifiche più utili al progresso della scienza. (Parte prima - Geografia scientifica, p. 64)
  • La grande discussione fra Geografi a tipo storico, come il Ritter[2], e Geografi a indirizzo naturalistico, come l'Humboldt[1], è finita in Germania in un quasi generale accordo, naturale conseguenza dell'evolversi del pensiero umano attraverso un più ampio concetto generale della Scienza, che comprende non solo le scienze matematiche e naturali, ma anche, accanto ad esse, le discipline sociali e storiche. L'uomo e le manifestazioni dell'attività umana, in un certo senso, non sono qualche cosa di sostanzialmente diverso dagli altri fenomeni fisici e biologici. (Parte prima - Geografia scientifica, p. 120)
  • [Georg August Schweinfurth] Questo grande viaggiatore dell'Africa centrale, tedesco di nascita e quasi italiano di adozione, ha tali benemerenze verso di noi come costante consigliere disinteressato per una azione di penetrazione italiana dell'Africa Mediterranea, che il suo nome può bene appartenere a questa bella schiera di uomini, che ho chiamato «dei Propulsori». (Parte seconda - Geografia esploratrice, p. 206)
  • [Giuseppe Sapeto] Può dirsi il più anziano dei promotori della nostra colonizzazione nell'Africa orientale onde ebbe origine il possesso dell'Eritrea. A lui si deve il primo tentativo di possesso africano sulla costa del Mar Rosso quando, nel 1870, per conto di Raffaele Rubattino acquistò la «Baia di Assab» tanto derisa dai nostri democratici cinguettanti e principio di quell'impero coloniale, che se ci costa molto, pur deve esserci tanto più caro per una organizzazione accurata e sapiente. (Parte seconda - Geografia esploratrice, p. 215)
  • [Giovanni Miani] È uno dei grandi precursori dell'esplorazione dell'Africa interna fin presso alle agognate sorgenti del Fiume misterioso[3]. (Parte seconda - Geografia esploratrice, p. 218)
  • Il nome di Pellegrino Matteucci si lega alla prima traversata dell'Africa Boreale dal Mar Rosso al Golfo di Guinea sull'Oceano Atlantico, giungendo alla foce del Niger il 3 luglio 1881. (Parte seconda - Geografia esploratrice, p. 240)
  • L'importanza straordinaria della 2ª esplorazione Bóttego[4] venne rilevata dal «Geographical Journal» della Società Geografica di Londra insieme a quella sull'alto Giuba. Le fondamentali scoperte fatte da essa pongono il condottiero italiano fra i più grandi esploratori moderni dell'Africa.
    Con pari ammirazione si esprimono le Mitteilungen di Petermann[5] ponendo l'impresa Bóttego fra le più splendide manifestazioni della attività esploratrice degli ultimi decenni del secolo. E tutti furono concordi nel rimpianto per la caduta dell'Eroe, che aveva strappato morendo il velo dell'ultimo fra i grandi misteri della Sfinge Africana. (Parte seconda - Geografia esploratrice, p. 320)
  • [Elio Modigliani] Fin dal 1891 egli si affermava esploratore scienziato nel più rigoroso senso della parola: il suo viaggio all'isola di Nias[6] lungamente preparato in Olanda con studi specializzati, eseguito con un sistema metodico di osservazioni complesse, che vanno dalla geologia e morfologia del suolo, al clima, alle forme più diverse della vita organica per giungere fino al fenomeno umano e sociale, rivelano già fin dai più giovani anni di lui il più sicuro temperamento del perfetto geografo in un raro equilibrio di solida e multiforme cultura. (Parte seconda - Geografia esploratrice, pp. 381-382)
  • Non credo di uscire dal vero se affermo che con questa monografia[7] così armonicamente concepita nella fusione di tanti disparati elementi tutti raccolti di prima mano, il Modigliani avrebbe potuto vincere qualsiasi cattedra universitaria di Geografia sottraendosi al gioco di tutti i confronti. Il geografo non potrebbe essere più completo. (Parte seconda - Geografia esploratrice, p. 382)
  • [Guglielmo Massaia] Egli voleva entrare fra i Galla[8] evitando l'Abissinia. Si trovò a viaggiare con una compagnia di mercanti musulmani, lui vescovo senza poter manifestare la sua dignità, cristiano senza poter mostrare di esserlo, mercante senza saper negoziare; obbligato ad una severità morale, tanto più necessaria quanto più insolentiva la scostumatezza dei compagni, circondato da gente mezzo selvaggia senza una persona amica. Poté farsi un po' amico un vecchio, musulmano anch'esso, che si assumeva di aiutarlo a vendere sul mercato di Luka quelle poche robe messe in mostra, e di cui – com'è facile comprendere – il nostro Missionario in veste di mercante turco, non si occupava, intento com'era a prendere informazioni sul modo di passare fra i Galla. Ma il suo imbarazzo divenne grave quando incominciarono ad accorgersi che egli era un Frangi e quando finì per essere preso a bastonate come cristiano e spia. In quel frangente invocò il nome di Kassa, il sovrano abissino, che poi fu Teodoro[9], assai temuto in paese: e tosto quella furia cessò e due soldati abissini che là si trovarono lo difesero, e furono ringraziati da un buon regalo di tabacco e di pepe, che il nostro Missionario poté offrir loro. (La Geografia esploratrice e i Missionari italiani, pp. 422-423)
  • Una terra agli estremi confini dell'abitabile nell'altro Emisfero – quasi ultima Tule antartica – con una flora e una fauna di transizione sulla soglia del regno sconsolato delle tempeste polari, dove gli ultimi avanzi di una umanità primitiva, ogni giorno sfuggente alle indagini moderne sulle origini dell'Uomo alla superficie emersa della litosfera, può presentarsi come un tesoro al Naturalista e all'Etnografo; e un libro che tutta la ritragga nella sua magnificenza selvaggia con la descrizione colorita della vita vegetale ed animale, e delle genti che la caratterizzano, offre senza dubbio un particolare interesse non solo per il dotto in genere e per il geografo in ispecie, ma anche per ogni ordine di lettori.
    Tale è la «Terra del Fuoco» all'estremità meridionale del Continente americano; e, pari all'arduo soggetto è il libro del viaggiatore e Missionario italiano Alberto M. De Agostini; che lo descrive in tutta la sua meravigliosa possanza, dinanzi all'Oceano che continuamente la flagella, battendola sull'alta roccia granitica della grande Cordigliera, frugandola in ogni canale, ricamandola dappertutto in erosioni bizzarre, frantumandola in mille isole e penisole rocciose, dove i vasti ghiacciai luminosi sembrano gemme incastonate nello smeraldo cupo delle foreste di faggi giganteschi eretti quasi a sfida delle implacabili bufere. (La Geografia esploratrice e i Missionari italiani, pp. 429-430)
  • Alberto De Agostini è sopra tutto uomo d'azione. Il suo libro [I miei viaggi nella Terra del Fuoco] non è soltanto un'opera letteraria nella sua forma più trasparente e più finemente artistica; ma è opera materiata di azione e di volontà: azione disinteressata guardante un alto ideale di scienza pura e di umana redenzione, volontà tenace tesa fino al sacrificio, quale solo è possibile in un uomo tutto pervaso di superiore religiosità. (La Geografia esploratrice e i Missionari italiani, p. 430)

Incipit di Meteore luminose[modifica]

La teoria dell'arcobaleno forma oggi una delle parti più complete della teoria fisica della luce.
Quando nella regione a cui rivolgiamo il nostro sguardo l'orizzonte è attraversato da una corrente di gocciole acquee e il sole declina o s'innalza dietro di noi la nostra prospettiva si allieta nel dipinto arco dell'iride.
L'arcobaleno presenta due archi concentrici ad intervallo assai grande uno dall'altro e il cui centro corrisponde al punto del cielo ove rimarrebbe proiettata nella direzione dei raggi del sole, la testa dell'osservatore.

Note[modifica]

  1. a b c Alexander von Humboldt (1769–1859), naturalista, esploratore, geografo e botanico tedesco.
  2. a b Carl Ritter (1779–1859), geografo tedesco, considerato il maggior esponente dell'indirizzo storico-umanistico della disciplina.
  3. Il Nilo.
  4. La seconda spedizione (1895–1897) fu organizzata per esplorare la regione fra l'alto Giuba e il lago Rodolfo e il corso del fiume Omo.
  5. August Heinrich Petermann (1822–1878), cartografo tedesco, fondatore della rivista Petermanns Geographische Mitteilungen.
  6. Isola dell'Indonesia occidentale, a nord-ovest di Sumatra.
  7. Un viaggo a Nias, Treves, 1890.
  8. Galla od oromo, gruppo etnico africano diffuso in Etiopia e Kenya.
  9. Teodoro II (Cassa Hailu), imperatore d'Etiopia dal 1855 al 1868.

Bibliografia[modifica]

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