Eve Ensler

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Eve Ensler nel 2011

Eve Ensler (1953 – vivente), drammaturga statunitense.

Citazioni di Eve Ensler[modifica]

  • Lei [il parlamentare repubblicano Todd Akin] ha usato l'espressione stupro "legittimo" come se esistesse anche lo stupro "illegittimo". Cercherò di spiegarle l'effetto che ha sulle menti, cuori e anime dei milioni di donne che vengono stuprate su questo pianeta. È una forma di stupro reiterato. Il presupposto alla base della sua affermazione è che non ci si deve fidare delle donne e delle loro esperienze. Che la loro comprensione di cosa è lo stupro deve essere stabilita da un'autorità superiore, più qualificata. Così facendo vengono delegittimati, minati e sminuiti l'orrore, l'invasività, la profanazione che hanno sperimentato. Questo le fa sentire sole e impotenti tanto quando si sentivano al momento dello stupro.[1]
  • Il vostro giocare con parole come "forzato" e "legittimo" è giocare con le nostre anime che sono state spezzate da peni non voluti che ci entravano dentro, strappando la nostra carne, le nostre vagine, la nostra coscienza, la nostra fiducia in noi stesse, il nostro orgoglio, il nostro futuro.[1]

Da Ragazze, non lasciatevi sabotare

Intervista di Monica Capuani, Io Donna, 5 marzo 2011

  • È una stagione pericolosa per le italiane. Da anni Berlusconi costruisce per le giovani un modello fuorviante. Il messaggio è che, se sei potente, puoi comprarti le ragazze. Le quali, di conseguenza, diventano oggetti che possono essere acquistati e venduti per servire vecchi ricchi e autoritari. Il rischio è che le giovani comincino a trasformarsi in oggetti sessuali senza neppure che qualcuno lo chieda loro e accettino di prestarsi a quel circo sessuale perché pensano che sia l'unico modo per acquistare potere. La manifestazione del 13 febbraio è stata un segno potente. Le donne non devono cedere, questo è il momento di resistere: senza di loro, non esisterebbe l'Italia.
  • [Dai 13 ai 19] Sono gli anni in cui ci viene detto: "Non essere troppo estrema, intensa, emotiva". Bisogna conformarsi, vengono scoraggiate originalità, bontà, nobiltà, devozione, ossessività, emotività, diminuendo ogni potenziale. Mi ci è voluta una vita per ricatturare, ripristinare e "riabitare" quella parte di me ragazza che è stata soffocata, ridicolizzata e sminuita. Assistendo alle umiliazioni inflitte alle ragazze in tutto il mondo, ho capito che si cerca di sabotarle ovunque, disattivando la forza delle emozioni.
  • Il mondo è così scollegato dalle emozioni, così dissociato dal suo cuore. Sono convinta che se il legame venisse riallacciato, molti orrori non accadrebbero più.
  • Tutta la mia vita è stata un tentativo di resistere alla tirannia del patriarcato.
  • L'Africa è il cuore nevralgico del mondo, e il Congo è il cuore del cuore. Saranno le donne congolesi a curare quel cuore.

I Monologhi della vagina[modifica]

Incipit[modifica]

"Vagina". Ecco, l'ho detto. "Vagina". L'ho ripetuto. Sono tre anni che pronuncio questa parola. L'ho detta in teatri, università, salotti, caffè, cene mondane, programmi radiofonici in tutto il paese. La direi in televisione se qualcuno me lo permettesse. La pronuncio centoventotto volte ogni sera quando rappresento il mio spettacolo, I monologhi della vagina, che si basa su interviste a un gruppo eterogeneo di più di duecento donne. L'argomento è la vagina. La pronuncio nel sonno. La dico perché non è previsto che la dica. La dico perché è una parola invisibile – una parola che suscita ansia, imbarazzo, disprezzo e disgusto.

Citazioni[modifica]

  • Credo che ciò che non si dice non venga visto, riconosciuto e ricordato. Ciò che non diciamo diventa un segreto, e i segreti spesso creano vergogna, paura e miti. (p. 15)
  • Fa paura pronunciare questa parola. "Vagina". All'inizio hai l'impressione di sfondare un muro invisibile. "Vagina". Ti senti in colpa, a disagio, come se qualcuno stesse per colpirti. Poi, dopo che l'hai detta per la centesima o la millesima volta, ti viene in mente che è la tua parola, il tuo corpo, la tua parte più essenziale. All'improvviso ti rendi conto che la vergogna e l'imbarazzo che provavi pronunciandola miravano a mettere a tacere il tuo desiderio, a erodere la tua ambizione. (p. 16)
  • La mia vagina è una conchiglia, una tenera conchiglia rosa rotonda, che si apre e si chiude. La mia vagina è un fiore, un tulipano eccentrico, dal centro acuto e profondo, il profumo tenue, i petali delicati ma robusti. (p. 49)
  • La mia vagina è una conchiglia, un tulipano e un destino. Arrivo mentre incomincio già a partire. La mia vagina, la mia vagina, io. (p. 54)
  • Amare le donne, amare le vagine, conoscerle e toccarle ed avere familiarità con noi stesse, cioè sapere chi siamo e di cosa abbiamo bisogno. Soddisfarci da sole, insegnare ai nostri amanti a soddisfarci, essere presenti nelle nostre vagine, parlarne ad alta voce, parlare della loro fame e solitudine e del loro dolore e senso dell'umorismo, per renderle visibili, in modo che non possano venire impunemente depredate nel buio, in modo che il nostro centro, il nostro punto, il nostro motore, il nostro sogno non sia più staccato, mutilato, paralizzato, rotto, reso invisibile o coperto di vergogna. (p. 109)
  • Il cuore è capace di sacrificio. | E così la vagina. | Il cuore è capace di perdonare e riparare. | Può cambiare forma per farci entrare. | Può allargarsi per farci uscire. | E così la vagina. | Può soffrire per noi e tendersi per noi, | morire per noi e sanguinare | e sanguinolenti immetterci | in questo difficile mondo meraviglioso. | E così la vagina. | Io ero lì nella stanza. | Io ricordo. (p. 115)
  • Lentamente compresi come nulla fosse più importante del porre fine alla violenza nei confronti delle donne, che in verità la dissacrazione delle donne rivelava il fallimento degli esseri umani nell'onorare e proteggere la vita; e questo fallimento, se non l'avessimo rettificato, avrebbe significato la fine di tutti noi. Non penso di essere estremista. Quando si violentano, picchiano, storpiano, mutilano, bruciano, seppelliscono, terrorizzano le donne, si distrugge l'energia essenziale della vita su questo pianeta. Si forza quanto è nato per essere aperto, fiducioso, caloroso, creativo e vivo a essere piegato, sterile e domato. (p. 124)
  • Per la sopravvivenza della razza umana, le donne devono essere al sicuro e dotate di potere. È un'idea ovvia ma, come una vagina, ha bisogno di grande attenzione e amore per essere rivelata. (p. 127)

Io sono Emozione[modifica]

Incipit[modifica]

Cara Creatura Emotiva,
io so chi sei. Ho scritto questo libro perché credo in te. Credo nella tua autenticità, nella tua unicità, nella tua intensità, nella tua irruenza. Amo il fatto che ti tingi i capelli di viola, o ti tiri su la minigonna, o ascolti musica a tutto volume canticchiando in playback le parole di tutte le canzoni che hai imparato a memoria. Amo la tua inquietudine e la forza del tuo desiderio. Sei una delle nostre più grandi risorse naturali. Possiedi una capacità d'azione e un'energia irriducibili che se liberate potrebbero trasformare, ispirare e guarire il mondo.

Citazioni[modifica]

  • Accontentare, incarnare il desiderio o la volontà di qualcuno che non sei tu. [...] Se cerchi di accontentare gli altri, come puoi prenderti la responsabilità dei tuoi bisogni? Come fai anche solo a capire quali sono? Cosa devi soffocare dentro di te per accontentare gli altri? Io penso che questo renda tutto confuso. Perdiamo di vista noi stesse. Smettiamo di prendere posizione. Smettiamo di dirigere le nostre vite. Aspettiamo di essere salvate. Dimentichiamo ciò che sappiamo. Prendiamo per buono ciò che non lo è. (p. 16)
  • Perché tutti hanno molta più paura del sesso | che dei missili SCUD? | E chi ha detto che Dio non amava il piacere? | E se la famiglia nucleare eterosessuale è così meravigliosa | perché tutti la fuggono | o spendono i risparmi di una vita | per piangerci sopra chiusi in una stanza con uno sconosciuto? (p. 22)
  • La guerra in Iraq costa quasi tremila miliardi di dollari. | Non so nemmeno contare fin lì | ma so | che il denaro avrebbe potuto cancellare | avrebbe cancellato | la povertà in generale | e questo avrebbe cancellato il terrorismo. | Com'è che abbiamo i soldi per uccidere | ma non per sfamare o per guarire? | Com'è che abbiamo i soldi per distruggere | ma non per l'arte e per le scuole? (p. 22)
  • Perché nessuno ricorda nulla? | E come mai i delinquenti ricchi | sono pagati profumatamente per tenere discorsi | mentre i delinquenti poveri sono torturati | e chiusi in prigione? | C'è qualcuno che se ne occupa? | O tutto questo sta sfuggendo al controllo e finirà per | esplodere o dissolversi? | E se c'è qualcosa che possiamo fare | perché non lo facciamo? | Che fine ha fatto la rabbia? | Che fine hanno fatto la correttezza | o la responsabilità? | Che fine ha fatto il pudore nell'esibire la propria ricchezza? | Che fine ha fatto la bontà? | Che ne è stato degli adolescenti che si ribellavano | invece di comprare e vendere? | Che ne è stato degli adolescenti che si baciavano | invece di scrivere blog e dire malignità? | Che ne è stato degli adolescenti che marciavano | e si opponevano | invece di sfruttare e utilizzare? (p. 25)
  • Dammi qualcosa in cui credere | che non sia la marca di un prodotto. (p. 26)
  • Io dico proviamoci | se tutto sta andando in malora. | Io dico parliamone | lottiamo | raddrizziamo le cose | prima che non ci sia più nulla | cui aggrapparsi. | Sta a noi farlo. | È uno schifo, ma è così. | Sta a te e a me, piccola. (p. 26)
  • Grandi aspettative | Ne ho tradite tante | Non sono la persona che vorrebbero | Mia madre vuole una famiglia perfetta | Io non credo nella perfezione | Perfetta nel mondo di mia madre: | Tutti dieci | Magrissima | Intelligente e felice | Bravissima in tutto | Io non so chi sono | Tagliarsi | Cercare di controllare | Tutto quello che mi crolla addosso | È diventato un sollievo (p. 36)
  • Non lo aggredirei mica. | Lo toglierei e basta. | Non gli farei del male, | lo metterei solo da qualche altra parte. | Non è proprio una persona. | È un problema | che diventa sempre più grosso. | La mia amica Juicy mi ha detto di fare la cosa giusta. | Pensa se la tua mamma l'avesse fatto a te, ha detto. | Be', se così fosse ora non avrei un problema che mi | cresce dentro | e non avrei voglia di ammazzarmi. | Mi piace la scuola. | Voglio diventare una persona importante. | Ho detto a Juicy che non è un figlio. | È un forse. (p. 42)
  • Mio padre odia le ragazze | Dice che una volta le seppellivano | alla nascita. | Nessun valore | Nessuna personalità | Questa non è casa tua | Non puoi uscire | Pulisci. Strofina. Metti in ordine. | Non sperare in qualcosa di più | Non stare sul balcone | Non perdere la verginità | Non guardare fuori dalla finestra | Mia madre mi tiene in casa | Mio padre mi butta fuori | Mio fratello mi picchia | Il dottore mi taglia | Non. Non. (p. 47)
  • Una cosa era bella solo se piaceva a lei | Una cosa era divertente solo se lei voleva farla con me | Diceva che devi dare i tuoi soldi a chi ne ha bisogno | Diceva che era importante prepararsi a morire | Stavamo stese immobili trattenendo il respiro | Disse che dovevamo imparare a baciare | Mi disse di mettere la mia lingua nella sua bocca | È più bello se lo fai con calma | Diceva che si può amare qualcuno | solo se è tuo amico. | Io non sono omosessuale | Io non sono eterosessuale | Io sono Stephanie-sessuale. (p. 53)
  • SOPHIE
    Ho cominciato a una festa | Volevo partecipare | Volevo fare quel che facevano tutti | All'inizio non intendevo fumare | per sempre
    APOLLINE
    Il futuro mi angoscia | I miei studi | Il lavoro | Costa molto | Come farò a vivere a Parigi? | Come troverò qualcosa che mi va di fare? | Fumo per evitare il futuro (p. 60)
  • APOLLINE
    Mio padre pensa che sua figlia sia la ragazza perfetta | Il che significa brava a scuola | Niente ragazzi | Niente sesso | Niente fumo | Niente droga | La prima volta che ho fatto sesso avevo sedici anni | È stato molto brutto | Lui non era il mio ragazzo | Solo un amico | Non volevo fare sesso | Ero un po' brilla | Peccato che non fosse uno che mi piaceva | Ora sto col mio ragazzo | Lui è dolce. È attento con me. | Facciamo sesso un paio di volte alla settimana.
    SOPHIE
    La prima volta che sono stata con un ragazzo non sapevo | È stato molto bello | Lui mi voleva bene | Diceva di non essere vergine | ma credo che lo fosse | Era timido e non sapeva cosa fare | È stato carino con me | Io parlo del sesso con mio padre | Lui mi fa delle domande | Mi chiede se mi è piaciuto e | cos'abbiamo fatto. | A volte non rispondo | Lui dice che devo stare attenta | A non restare incinta e alle malattie (p. 61)
  • È volgare e spaventoso | Una volta mio padre e mia madre lo stavano facendo nella stanza accanto | Credevo che mia madre stesse morendo | Può ucciderti | Può liberarti | Basta dire di no | Puoi dire di no | Non vorrai dire di no | È naturale | È sano | È peccato | I ragazzi lo vogliono più delle ragazze | Le ragazze lo vogliono più dei ragazzi | I ragazzi non sanno quel che fanno | È permesso solo quando si fanno i figli | Mia madre dice che è mistico | Vorrei che mia madre non dicesse niente | Conosci la tua vagina | È tua (p. 65)
  • Io ballo per scomparire | Io ballo per sapere che sono qui | Io ballo perché sono arrapata | Perché è sacro | Perché voglio dimenticare | [...] | Io ballo perché tutto è possibile | Io ballo perché mi fa sballare | Perché è l'unica cosa | che non puoi togliermi | Io ballo perché mi tiene | lontana | dalle opinioni e dalle idee | di tutti gli altri | Io ballo perché | sanguino | sanguino | divento (p. 68)
  • Io ballo alla fine della crudeltà | Io ballo oltre i campi di sterminio | Io ballo oltre Wounded Knee | Io ballo oltre gli scheletri e le ossa | Io ballo oltre i marchi degli schiavi | e i tatuaggi dell'Olocausto | Io ballo oltre le identità inflitte | e gli sguardi di disprezzo | Io ballo oltre i limiti ristretti delle mie capacità e del mio valore | Io ballo oltre i vostri sguardi lussuriosi | Le vostre sudicie interpretazioni del mio corpo adolescente | Mi scrollo di dosso i burqa e i legami | e i busti e le diete | Mi scrollo di dosso le restrizioni e le regole arbitrarie | Mi scrollo di dosso i vostri moniti opprimenti | Io ballo al pulsare della vita | Io ballo perché le ragazze sono le ultime sopravvissute (p. 69)
  • Leggo tutte le poesie | Recito tutte le parole | Guardo tutti i film | Conosco tutte le tue mosse | Metto su il tuo video e memorizzo tutti i passi che fai | Ricevo i tuoi tweets | Conosco il tuo dolore | Canto le tue canzoni | Ti preparo doni con ramoscelli, conchiglie e piume | Li lascio ai piedi del palco | Strillo quando si accendono le luci | Ti chiamo e riaggancio sette volte | So che puoi vedere il mio numero di telefono | Sto cercando | una madre | delle risposte | una ragione | un domani (p. 74)
  • BLOG 2
    ce l'hanno tutti con me. questa è una foto dei miei fianchi. ossa sporgenti. amo queste due parole: ossa sporgenti. perfette per i jeans. sade, musica sexy e caffè aiutano molto. combinazione ideale. musica lenta e caffeina annientano la fame. (p. 77)
  • BLOG 9
    il terapeuta non capisce. non è che io ci penso a questa cosa. c'è e basta. devi essere magra. è un marchio impresso sulla mia coscienza, come un ordine permanente, come una macchia di caffè mentale. magari tutto questo sistema salterà e dovranno programmarmi con qualcos'altro. per esempio?, chiede lo strizzacervelli. non lo so. il seccatore insiste. okay, okay. forse il nuovo marchio dirà: non deve fare così male. dev'essere PIÙ PROFONDO. dev'essere facile. non deve riguardare solo me. non deve richiedere tutto questo tempo. non deve farmi sentire tagliata fuori. NON DEVE FARMI VENIRE VOGLIA DI AMMAZZARMI. devo avere usato un tono aggressivo. per un bel po' nessuno parla. poi la cinese dice che forse non ci sono più marchi o ordini. forse lo scopriremo cammin facendo quindi è inutile fare pressioni. siamo qui e basta, okay?, a fare cose, insieme. (p. 79)
  • Non ricordo nulla. Quando mi sono svegliata avevo una forte nausea e stranamente tutti erano chini su di me e ho capito che era successo qualcosa di terribile. Ho cominciato a vomitare carne, ossa e sangue. Il mio naso mi si rovesciava addosso, sfasciato martellato distrutto. Piangevo e non sapevo nemmeno come fare a piangere senza un naso. E mio padre mi ha preso la mano e ha detto: «Ora sarai una principessa» e io ho risposto: «Non voglio essere una principessa. Ero contenta di essere un pagliaccio. Il mio naso era pronunciato ma grazie a lui avevo un passato e un mistero. Faceva di me quello che ero. Ora non c'è più niente. Solo questo assurdo casino in mezzo alla mia faccia. Ero la Mesopotamia e adesso sono un centro commerciale». (p. 83)
  • So che è difficile da credere ma non ho mai sognato di essere carina. Le ragazze carine mi facevano pena perché tutti le guardavano in continuazione. Non parlavano mai, non facevano niente. Stavano lì e basta, a fare... le carine. Come un pesce rosso in una boccia di vetro. Non fa che nuotare, e farsi guardare. Ogni tanto spilluzzica un po' di mangime per i pesci, ma poco, perché sappiamo tutti che magro è sinonimo di carino. È questo il problema nell'essere carine. [...] È il cibo che fa funzionare il cervello. Quindi le persone carine sono più lente. Non possono fare granché. Non hanno pensieri molto ambiziosi. Del resto, non ne hanno bisogno. Sono carine. (p. 83)
  • Ho sedici anni. | Sto tremando. | Tremo sempre. | Tremo come | un corpo che sussulta | dopo che gli hanno sparato | Sono morta | dentro. | Lui tornerà. | Devo sbrigarmi a parlare | Odio i miei capelli. | Mi hanno venduta due anni fa. | Non posso uscire. | Sono carne. | Sono un animale. | Ho sedici anni. | Appartengo a loro. | Loro sanno cosa vogliono. | Sono alta. (p. 91)
  • Voglio ancora bene alla mia famiglia. | I poliziotti | Mi hanno legato a un letto | per sette ore | mi hanno messo le manette | mi hanno spogliato | e sei di loro... | Sono un secchio dell'immondizia. | Sono un contenitore. | Ho vomitato | Non c'è tempo | 5 minuti | Non so perché sono nata. | Non provo piacere | Sono volgare | Solo carne | Se qualcuno potesse vedere il mio cuore | Si accorgerebbe che non c'è (p. 94)
  • Sono una fessura stuprata | Sto per estinguermi | Non resterà niente di me | Elefante | Aquila | Ragazza (p. 95)
  • Mi sono messa a pensare a quanto sia difficile voler bene a Barbie così com'è adesso. È così rigida, con tutta quella plastica. Non ispira nessuna tenerezza. Non riesce nemmeno ad abbracciarti. Tu devi darti da fare per lei: devi adorarla, vestirla, comprarle delle cose. Lei vuole tutto. È avida e bisognosa. È così che ti inducono a spendere altri soldi.
    Non è colpa di Barbie, sapete; lei non ha scelta. Tante persone la controllano, dal primo stampo in plastica fino all'ultimo accessorio. Per molti versi è persino meno libera di me. Lei non è in grado di andarsene. (p. 99)
  • Barbie non è quella che credete. È molto più in gamba di come la lasciano essere. Ha enormi poteri ed è una specie di genio.
    Ci sono più di un miliardo di Barbie nel mondo. Pensate se le liberassimo. Pensate se prendessero vita in ogni paesino, città, camera da letto, discarica e casa da sogno. Pensate se invece di rifarsi il trucco rifacessero il mondo. Pensate se cominciassero a dire ciò che sentono davvero. Facciamole parlare. (p. 100)
  • Caro Khalid, | Quand'ero accanto alla tua tomba | li ho immaginati mentre ricomponevano | i pezzi del tuo corpo come un puzzle. | C'era sempre quel pezzo che mancava | e la tua mano | continuavo a pensare alla tua mano | che stringeva la mia quando credevi | in qualcosa per cui valeva la pena | di morire. | Ti esaltavi. | Non un'esaltazione allegra come quando ricevi un regalo. | Più una specie di determinazione. | Nessuno ti avrebbe privato | del tuo futuro. | Ho continuato a pensare ai pezzi | del tuo corpo | e a come amavo ciascuno di essi | ma non separati in questo modo. (p. 102)
  • Caro Khalid, | Avrebbe potuto essere tuo figlio | quello che avevo a contatto della pelle | agganciato così | a succhiare la vita da me | e invece era una bomba | delle dimensioni di un torso | che si allargava come un mostruoso tumore | a succhiare la vita | avrebbero potuto esserci | piccole dita al posto dei chiodi | il frutto | del nostro amore | e invece era una cosa per far esplodere | la gente. (p. 104)
  • Non voglio imparare a sparare. | Vado in galera. | Rifiuto di indossare l'uniforme dell'esercito/prigione. | Mi mettono in isolamento. | Non dico quanto questo mi terrorizza. | Ogni notte | una ragazza della mia età, sui diciott'anni, | entra nella mia cella. | Ha la testa rasata. | È nuda e affamata. | Vuole farmi sapere qualcosa. | Poi si sente soffocare. | Le sue mani ossute | artigliano il muro. | Non capisco se è un sogno | o un ricordo. | Che mi ossessiona | o mi libera. (p. 108)
  • REGOLA 8. NESSUNO PUÒ TOGLIERTI NULLA SE NON SEI TU A DARGLIELA (p. 115)
  • Io ballo nel cerchio di tutti quei popoli | Io ballo per dire sì alla mia cultura | Io ballo perché mia nonna | e mio nonno me l'hanno insegnato | Io ballo per non dimenticare | Io ballo perché in me c'è un uccello | A volte è un uccello lento nel mio corpo | A volte è rapido | come una ghiandaia azzurra | Non puoi fermarne una | nemmeno se cerchi di ammazzarla | Punta un fucile contro una ghiandaia azzurra | Volerà via veloce | Oltre la tua portata (p. 116)
  • Siamo tutte quelle che hanno dovuto rinunciare a mariti fidanzati e corteggiatori | perché abbiamo sposato la nostra missione. | Sappiamo che l'amore arriva da ogni direzione e in varie forme. | Siamo Malalai Joya, che ha risposto ai membri della Loya Jirga afghana | chiamandoli "signori della guerra e razziatori" e che | ha continuato a parlare anche quando loro hanno tentato di far saltare in aria la sua casa. | E siamo Zoya, che dopo l'omicidio della madre uccisa | per le sue idee radicali quando lei era bambina | si è nutrita di rivoluzione, che è più forte del latte. (p. 122)
  • E siamo quelle che hanno temuto e amato i propri figli | anche se hanno il volto di chi le ha violentate. | Siamo le ragazze che hanno smesso di tagliarsi per sfogare il proprio dolore | E siamo le ragazze che non hanno voluto farsi togliere il clitoride e rinunciare al piacere. | Siamo: | Rachel Corrie, che non ha voluto/potuto sfuggire al bulldozer israeliano. | Aung San Suu Kyi, che sorride ancora dopo anni di reclusione nella propria stanza. | Anna Frank, che sopravvive perché ha scritto la propria storia. | E siamo Neda Soltani, uccisa da un cecchino per le strade di Teheran mentre invocava una nuova libertà e un nuovo corso. (p. 122)
  • Siamo freegane, vegane, trans, | ma soprattutto siamo donne che dicono di no. | Non accettiamo il vostro mondo | le vostre regole le vostre guerre | Non accettiamo la vostra crudeltà e la vostra insensibilità. | Non crediamo che alcuni debbano soffrire perché altri sopravvivano | o che non ci sia abbastanza per tutti | o che le multinazionali siano l'unico e il migliore sistema economico. | E non odiamo i ragazzi, okay? | Questa è un'altra stronzata. | Diciamo di no | ma abbiamo fame di baci. | Non faremo nulla finché non siamo pronte | ma potrebbe accadere prima di quanto pensiate | e sappiamo prendere una decisione | e non abbiamo paura di quel che ci pulsa dentro. | Ci rende vive. (p. 123)
  • Perché non ne ha parlato per primo? | Forse intendeva metterlo | all'ultimo momento. | Forse ha una tecnica per farlo | senza guastare l'atmosfera. | Quante volte l'ha già fatto? | Con quante ragazze è andato a letto? | E lui dice, semplicemente, | «Questa è la mia prima volta, | sono un po' impacciato», | e io scoppio a ridere | e lui fa «Stai ridendo di me?» | e io rispondo | «No, sto ridendo perché | sono impacciata anch'io e sono contenta | che tu sia come me.» | E ci baciamo ancora un po' | e poi lui tira fuori il preservativo | e ci ridiamo sopra | perché i preservativi sono proprio buffi | e diventa una cosa | che facciamo insieme | e ognuno di noi protegge se stesso | e l'altro | e per questo sono contenta di lui | e di me. (p. 130)
  • La mia gonna corta | non è una supplica | non vi chiede | di essere strappata | o tirata su o giù. | La mia gonna corta | non è un motivo legittimo | per violentarmi | anche se prima lo era | è una tesi che non regge più | in tribunale. | La mia gonna corta, che voi ci crediate o no, | non ha niente a che fare con voi. (p. 136)
  • La mia gonna corta è la mia sfida. | Non vi permetterò di farmi paura. | La mia gonna corta non è un'esibizione, | è ciò che sono | prima che mi obbligaste a nasconderlo | o a soffocarlo. | Fateci l'abitudine. | La mia gonna corta è felicità. | Mi sento in contatto con la terra. | Sono qui. Sono bella. | La mia gonna corta è una bandiera | di liberazione nell'esercito delle donne. | Dichiaro queste strade, tutte le strade, | patria della mia vagina. (p. 137)
  • Io amo essere una ragazza. | Posso sentire quello che senti | mentre lo senti dentro | quel sentimento | da prima. | Io sono una creatura emotiva. | Non percepisco le cose | come costruzioni intellettuali o idee preconfezionate. | Pulsano nei miei organi e nelle mie gambe | e mi infiammano le orecchie. | [...] | Io sono una creatura emotiva. | Sono in comunicazione con tutto e con tutti. | Sono nata così. | Non azzardarti a liquidarla come una cosa da adolescenti | o a dire che è solo perché sono una ragazza. | Queste sensazioni mi rendono migliore. | Mi rendono pronta. | Mi rendono presente. | Mi rendono forte. (p. 147)
  • Io sono una creatura emotiva. | Perché vuoi chiudermi | o spegnermi? | Io sono ciò che resta della tua memoria. | Ti metto in comunicazione con la tua origine. | Nulla è stato annacquato. | Nulla si è perso. | Io posso riportarti indietro. | Amo sentire ciò che provi | dentro di te, | anche se blocca la mia vita | anche se fa troppo male | o mi porta fuori strada | anche se mi spezza il cuore. | Mi rende responsabile. | Io sono emotiva | Io sono una creatura emotiva, | introspettiva, incondizionata. | E amo, capisci, | io amo amo amo | essere una ragazza. (p. 149)
  • Sono tutte balle | Non c'è responsabile tranne quelli che fingono di esserlo | Nessuno verrà a salvarti | Nessuno | Capirà d'istinto i tuoi bisogni | Conoscerà il tuo corpo meglio di te (p. 153)
  • Allontanati finché non avrai più paura di | non tornare indietro | Di' di no quando non vuoi fare una cosa | Di' di sì se il tuo istinto è forte | anche se qualcuno intorno a te non è d'accordo | Decidi se vuoi essere amata o ammirata | Decidi se farti accettare è più importante che scoprire | cosa ci fai qui | Credi nei baci | Lotta per la tenerezza | Non reprimere i tuoi sentimenti | Piangi quanto vuoi | Fa' del mondo un teatro | e appassionati alla vicenda (p. 154)

Se Non Ora Quando?[modifica]

Incipit[modifica]

Parole. Parole. Questo libro è incentrato sulle parole. Parlare del non detto. Parlare del già detto in un modo nuovo e vitale, parlare del dolore, parlare della fame. Parlare. Parlare della violenza sulle donne non perché sia l'unico problema, ma perché è un problema centrale nel mondo e tuttavia si continua a non parlarne, a non vederlo, a non dargli peso o importanza. Affinché le parole rompano il torpore e la negazione, la dissociazione e la distanza, l'inganno. Parlare affinché si crei una comunità, una coscienza, un interesse.

Citazioni[modifica]

  • Parlare della violenza sulle donne perché la storia delle donne è la storia della vita stessa. Parlandone non si può evitare di parlare di razzismo e supremazia, povertà e patriarcato, costruzione di imperi, guerra, sessualità, desiderio, immaginazione. Il meccanismo della violenza è ciò che distrugge le donne, le controlla, le sminuisce e le tiene al loro cosiddetto posto. Parlare della violenza, raccontare le storie, perché nel raccontare legittimiamo l'esperienza femminile. Riveliamo ciò che accade nell'oscurità, nel sottoscala, lontano dagli sguardi. Nel raccontare, le donne si riappropriano del loro potere. Della loro voce. Dei loro ricordi. Del loro futuro. (p. 8)
  • Abbiamo bisogno di scrittori in quest'epoca terribile di inganno, manipolazione, frasi a effetto e mezze verità, in quest'epoca in cui la brama di potere ha sconfitto la fame di giustizia, in quest'epoca di santi e malfattori. Non abbiamo molti veri leader, non abbiamo molti politici di cui ci possiamo fidare. Ma possiamo fidarci degli scrittori. Invece di venderci qualcosa, esplorano qualcosa; invece di dominarci, ci aprono la mente; invece di conquistare o detenere una posizione, ci invitano a fare domande. (p. 8)
  • Io non vengo invitata alle feste. Cioè, non più. All'inizio sì. Avevo un certo fascino, un certo stile. La gente mi credeva divertente finché non scopriva che ero la persona che guasta la festa. Interrompe il piacere, fa entrare il resto del mondo come una raffica di vento invernale a Chicago. Io sono il tipo che, per qualche motivo, deve vederlo, dirlo, e farlo sapere a tutti. (p. 201)
  • Tornano le pellicce. Non è fantastico? Tornano le mutilazioni. Tornano gli omicidi. Tornano i visoni. I visoni mi fanno sempre pensare alle donne. Non solo perché le donne indossano i visoni, ma perché c'entra con il modo in cui le donne sono allevate per servire. Destinate al massacro. C'entra con il fatto di essere così bella, così morbida e calda, che la gente deve indossarti, avvolgerti intorno al collo o prenderti da dietro o spararti alla testa o straziarti o picchiarti o farti morire di fame. Tornano le pellicce. Tornano le pellicce. Non è fantastico, tornano le pellicce? Lo stesso, evidentemente, vale per gli stupri. Tornano gli stupri. Tornano i talebani. Torna O.J. Tornano le pellicce. Tornano tornano tornano. Ma quando mai queste cose sono andate via? Non se ne sono mai andate. Sono semplicemente ignorate e sepolte e accettate da quelli che vanno alle feste, da quelli che non possono smettere di festeggiare, che pensano che la vita sia un'unica grande festa, e in effetti per loro lo è perché hanno tutto, perché sono ricchi privilegiati perfetti e festeggiano festeggiano. Smettetela. Smettetela. Vi prego, vi prego smettetela. Le donne stanno morendo. (p. 203)

Note[modifica]

  1. a b Da Dear Mr. Akin, I Want You to Imagine..., The Huffington Post, 20 agosto 2012; citato in Mister Todd, le spiego lo stupro cos'è, Giulia Globalist.it, traduzione di Flavia Vendittelli, 27 agosto 2012.

Bibliografia[modifica]

  • Eve Ensler, I Monologhi della vagina, traduzione di Margherita Bignardi, Marco Tropea Editore, 2000. ISBN 88-438-0218-6
  • Eve Ensler, Io sono Emozione, traduzione di Annalisa Carena, Piemme, 2011. ISBN 978-88-566-1643-9
  • Eve Ensler e Mollie Doyle (a cura di), Se Non Ora Quando?, traduzione di Annalisa Carena, Piemme, 2012. ISBN 978-88-566-2563-9

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