Vai al contenuto

Finale della UEFA Champions League 2004-2005

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Steven Gerrard, capitano del Liverpool vincitore della UEFA Champions League 2004-2005

Citazioni sulla finale della UEFA Champions League 2004-2005.

Citazioni

[modifica]
  • A fine primo tempo nello spogliatoio mi tremavano le gambe: avevo fatto una doppietta in finale e vincevamo 3 a 0. Non ci potevo credere e cominciai a pregare che non succedesse nulla nei restanti 45 minuti di gioco. Altri discutevano di calcio, discussioni anche accese, come normalmente avviene negli spogliatoi. Altro che festeggiamenti e champagne: fin da piccolo ti insegnano che le partite finiscono al 90', chiunque faccia il calciatore lo sa. In quello spogliatoio c'erano giocatori del calibro di Maldini, Costacurta, Gattuso, Nesta, Pirlo, Seedorf e altri ancora: pensare una cosa del genere è assurdo. Direi che chi ha detto che abbiamo festeggiato sia un infame è poco. (Hernán Crespo)
  • Certi giocatori del Milan rientravano con un ghigno. Gattuso era uno di quelli. L'ho visto. Ma vaffa... Un altro paio di milanisti salutava a braccia levate tifosi e amici, mi hanno schifato. Come il tunnel di Pirlo poco prima dell'intervallo, mancanza di rispetto. D'accordo, il Milan ci stava stracciando, ma non ci si deve mai comportare così. Quando sono tornato nello spogliatoio schiumavo: questi str... credono sia tutto finito. Ma si sbagliano. (Steven Gerrard)
  • Fu proprio a Istanbul che vidi la finale più folle. Era il 25 maggio 2005: Milan-Liverpool. Forse perché eravamo sospesi tra due continenti, e dunque in posizione ambigua, forse perché il calcio è «loco» [...], o forse perché qualcuno (non solo il destino, però) si distrasse: fatto sta che dal 3-0 del primo tempo si passò – in una manciata di minuti – al 3-3 della ripresa. E poi ai rigori, sui quali si arrampicò l'improvvisa aureola di Jerzy Dudek, «santo durante»: la più influente delle categorie di beati. Polacco come papa Karol Wojtyla: pure lui, in gioventù, portiere. Morale: il Milan di Carlo Ancelotti controllò la sfida per 120 minuti meno sei. Il Liverpool di Rafa Benitez fu più umile ad accettarne il magistero e più freddo al tie-break dei penalty. [...] Lo sapete. Successe l'inverosimile. Eupalla diede un calcio nel sedere ai fissati della logica e puntò dritto alla Bastiglia delle lotterie. E così il mar Rosso invase il mar di Marmara. Un vento forte, rissoso, accompagnò la premiazione e scortò il vuoto del dopo. Ero rimasto lassù, solo, a sfumazzare un mezzo toscano. Volavano cartacce, bicchieri di carta, cuscini con i colori dei vinti e dei vincitori. (Roberto Beccantini)
  • Per tre mesi ho passato notti insonni ripensando a quella sconfitta. Nell'intervallo c'era un casino bestiale nello spogliatoio. Tutti urlavano per la tensione. Allora Ancelotti ci disse di stare tutti zitti per cinque minuti. (Paolo Maldini)
  • Sì, è vero, a fine primo tempo festeggiammo. Avevamo segnato 3 grandi gol contro il Liverpool, che era uno degli avversari più tattici che abbia mai affrontato. Pensavamo fosse il nostro giorno e ci siamo rilassati. Quando i Reds segnarono i primi due, accusammo il colpo. Quando realizzarono il terzo, non potevamo crederci. Non fu colpa del Milan, il Liverpool meritò la rimonta. Ho una grande ammirazione per il Liverpool: forse un altro team non avrebbe mostrato così tanto carattere per rialzarsi dopo un parziale di 3-0 alla fine del primo tempo. Ho capito che era tutto perduto prima dei rigori, quando durante i supplementari Shevchenko sbagliò una chiara opportunità proprio di fronte a Dudek. (Cafu)
  • Abbiamo creduto in noi stessi, con un grande spirito di squadra. Dopo 45 minuti i nostri sogni erano praticamente crollati, un vero disastro. Al rientro negli spogliatoi ci siamo detti: dobbiamo fare qualcosa per i nostri tifosi, che ci stanno supportando con tutte le forze ed hanno fatto tutti quei chilometri per venire qui. I quali tifosi, al nostro rientro in campo ci diedero un'accoglienza incredibile, cantando a squarciagola "You'll never walk alone". Questo ci motivò tantissimo.
  • Ai rigori è sempre una lotteria. Ma prima della partita mi ero guardato decine di rigori dei milanisti, anche quelli della finale contro la Juventus di due anni prima. Sapevo che bisognava fare qualcosa di differente, oltre che avere anche fortuna. A partire da quel secondo tempo, è iniziata una delle partite più belle mai giocate, anche perché affrontavamo una delle più grandi squadre di quegli anni. Anche Ancelotti disse che non aveva mai visto la propria squadra giocare così bene, segnare pure tre gol e poi perdere. Il calcio è questo: tutto può succedere e noi facemmo una cosa che mai era stata fatta in una finale di Champions.
  • Non pensavamo di poter rimontare 3 gol, ma volevamo giocare il nostro calcio, combattere, dare qualcosa in più. In 6 minuti abbiamo ripreso la partita. Era già la seconda volta in stagione che facevamo una cosa simile: nella fase ai gironi eravamo quasi eliminati dopo il gol dell'Olympiakos nell'ultima sfida, ma facemmo i 3 gol che servivano per qualificarci con la miglior differenza reti. Abbiamo mostrato il carattere del Liverpool.

Voci correlate

[modifica]

Altri progetti

[modifica]