Hernán Crespo

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Hernán Crespo (2011)

Hernán Jorge Crespo (1975 – vivente), allenatore di calcio ed ex calciatore argentino.

Citazioni di Hernán Crespo[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Nella mia vita ho baciato solo due maglie: quella dell'Argentina e quella del Parma.[1]
  • In Italia, quando segno un gol, durante la settimana lo rivedo in televisione 50 volte. In Inghilterra, se segno un gol e non lo vedo negli highlights della BBC dopo la partita, non lo vedo più perché nessuno lo trasmette durante la settimana.[2]
  • Quando siamo in Italia, siamo stanchi dell'Italia. Ma quando non siamo in Italia, l'Italia manca.[2]
  • San Siro è la Scala del calcio, Ancelotti mi disse al debutto che qui giocano solo i grandi e ha ragione. È uno stadio che ti dà emozioni, di sera poi è uno spettacolo, è roba da mettersi a giocare in smoking.[3]
  • Carlitos però è uno che non ti tradisce mai e ha nel suo bagaglio i numeri per sbloccare i match intricati. Tevez in Argentina è quasi più amato di Leo. È il giocatore del popolo, con le sue giocate infiamma il pubblico. I suoi sono numeri imparati sulla strada: dall'uno-due contro il muro o in mezzo ai sassi. A questi unisce una forza atletica impressionante e una fantastica voglia di lottare.[4]
  • [Sulla finale della UEFA Champions League 2004-2005] A fine primo tempo nello spogliatoio mi tremavano le gambe: avevo fatto una doppietta in finale e vincevamo 3 a 0. Non ci potevo credere e cominciai a pregare che non succedesse nulla nei restanti 45 minuti di gioco. Altri discutevano di calcio, discussioni anche accese, come normalmente avviene negli spogliatoi. Altro che festeggiamenti e champagne: fin da piccolo ti insegnano che le partite finiscono al 90', chiunque faccia il calciatore lo sa. In quello spogliatoio c'erano giocatori del calibro di Maldini, Costacurta, Gattuso, Nesta, Pirlo, Seedorf e altri ancora: pensare una cosa del genere è assurdo. Direi che chi ha detto che abbiamo festeggiato sia un infame è poco.[5]
  • Un tecnico non fa solo la formazione: deve motivare un gruppo e uno staff, relazionarsi con i dirigenti, rappresentare il club sui social e nelle tv, che sono quelle che mantengono l'ambaradan. È un ruolo straordinariamente complesso.[6]
  • Ho discusso con tutti, ma con rispetto. Cuper ti rompeva i coglioni per stimolarti, la mano battuta sul petto è una metafora: incassa e vai avanti. Io avevo un'altra filosofia. Ancelotti mi sostituiva sempre dopo un'ora, poi mi disse "posso sbagliare, non ho le panchine che ha Sacchi", e da allora ci siamo aiutati a vicenda. Ho litigato anche con Benarrivo, Sheva, Chiesa, non lo sa nessuno. La gente ha i cavoli suoi, allo stadio vuole divertirsi, e devi rispettarla. Al cinema, non mi frega se Al Pacino ha bisticciato con De Niro o col produttore, voglio godermi il film.[6]
  • Nel calcio di adesso ci sono pochissimi giocatori che riescono a far venire la pelle d'oca quando li guardi giocare. Belotti è uno di questi. È un giocatore non solo molto forte e molto bravo, ma sa trasmettere davvero tanto alla propria squadra, ai suoi compagni, ai tifosi, a tutti gli appassionati di pallone. Fa venire i brividi perché ha fame e la trasmette, perché ha voglia, grinta, il senso del gol, perché sa giocare tanto e bene per la propria squadra. Perché sa di essere forte ma sa pure di avere ancora tanti margini di crescita e di miglioramento [...]. Belotti è un giocatore che ti accende, che ti "gasa".[7]
  • Couto era un assassino! Un assassino con le scarpe da calcio! Una roba allucinante. Cominciava la caccia all'uomo! Quando gli partiva la brocca si dimenticava della partita e dava la caccia all'uomo, a chi l'aveva fatto arrabbiare, per andare a menarlo, non gli interessava niente della partita, la palla poteva essere dall'altra parte.[8]

L'urlo di Hernan Crespo: "Inter, ci sono anch'io"

Citato in gazzetta.it, 11 ottobre 2008.

  • [Parlando di José Mourinho] A me piace. un bravissimo insegnante di calcio. Come è stato, per me, Marcelo Bielsa, c.t. dell'Argentina. Bielsa era meno showman di Mourinho, ma le caratteristiche erano simili: uomini di campo, che ti fanno provare e riprovare schemi e movimenti.
  • [Rispondendo alla domanda se José Mourinho sia il suo allenatore ideale] L'ideale, no. Però è bravo. Il mio tecnico ideale, lo sanno anche i muri, è Carlo Ancelotti. Con lui c'è un feeling che va oltre il campo. Mi piace come affronta le situazioni, come ti tratta dopo una vittoria o dopo una sconfitta.
  • [Rispondendo alla domanda "Che cosa fa Ancelotti di tanto speciale?"] Nulla. Per lui sei sempre la stessa persona. Se ti stima, lo fa sia che tu vinca sia che tu perda. Per altri allenatori il risultato cambia la prospettiva, e questo non mi sta bene: non sto parlando di Mourinho, sia ben chiaro.

Crespo a IC: "Che gioia Scudetto con Juve in B!"

Citato in fcinternews.it, 8 febbraio 2012.

  • È stato difficile scegliere di smettere di giocare ad alti livelli, faccio fatica anche a parlarne ora perché la situazione è fresca. Non è facile ma questa è la legge della vita, vediamo se ci sarà la possibilità di fare qualcosa di divertente nel calcio.
  • Qui all'Inter è stato tutto stupendo sin dal primo giorno. Vedere oggi la società con mille trofei conquistati in tutto il mondo, per uno che ha vissuto il prima e il durante, è davvero bello. Se devo sceglierne uno, dico il primo scudetto sul campo dell'era Moratti con la Juventus in serie B. Per chi ha sofferto tanto nell'Inter, per chi come me è arrivato dietro la Juventus anche con altre maglie, è difficile dimenticare la gioia di quel giorno.
  • [Sulle reti segnate con la maglia dell'Inter] Se ne devo ricordare uno, mi tengo stretto l'ultimo segnato con la maglia dell'Inter a Verona contro il Chievo. Non stavo giocando molto e in quella gara cominciai titolare, fare gol e andare a festeggiare sotto la curva piena è stato pazzesco.

«Pipita vince da solo. Ma Suarez e Lewa ancora superiori»

Intervista di Andrea Schianchi, La Gazzetta dello Sport, 4 dicembre 2015.

  • C'è una categoria speciale, quella dei fuoriclasse o dei superuomini, alla quale appartengono tre giocatori: Messi, Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic. Dopo di loro, che giocano sulla luna, possiamo parlare di Suarez, Lewandowski e Higuain.
  • Suárez, secondo me, è il più completo. Ha fatto un lungo percorso di crescita: prima con l'Ajax, poi con il Liverpool e adesso con il Barcellona. Ha sempre mantenuto un'altissima media-gol e ha dimostrato, arrivando in una squadra di marziani come quella blaugrana, di sapersi adattare, di non soffrire la presenza di fenomeni come Messi e Neymar e, all'occorrenza, di poter anche trascinare i compagni. Per lui non è cambiato nulla dai tempi dell'Ajax o del Liverpool: fa le stesse cose e le fa alla grandissima.
  • Suárez è bravissimo nel dribbling stretto, calcia perfettamente di destro e di sinistro, e cerca sempre la precisione, e poi dà profondità all'azione. Per i centrocampisti del Barcellona è facile trovarlo e dialogare con lui: parlano lo stesso linguaggio tecnico. Se avesse giocato anni fa, sarebbe stato una seconda punta, non un centravanti.
  • [Su Robert Lewandowski] Bravissimo in acrobazia e quando si tratta di affrontare difese molto chiuse. Dei tre, per qualità fisiche, è quello che più si avvicina al modello di centravanti di una volta: alto, potente, forte di testa. Marcarlo è un problema.
  • [Su Gonzalo Higuain] Non è ancora al livello degli altri due. Mi spiego: deve fare un ulteriore salto di qualità. Ad esempio, negli spazi stretti ha ampi margini di miglioramento. Di testa segna poco. In questo momento è il giocatore più forte e più determinante della Serie A, però sappiamo che la Serie A non è il miglior campionato d'Europa...
  • Il più forte di sempre è stato Van Basten. Faceva tutto: dribbling, tiro, colpo di testa, acrobazia. E giocava con la squadra e per la squadra. Io sono cresciuto con il suo poster appeso dietro al letto della mia cameretta...
  • Io, da argentino, stravedevo per Romário. In area di rigore era velenoso come un serpente, persino più bravo di Van Basten, ma poi gli mancavano altre qualità che l'olandese possedeva. Era un finalizzatore, ma cominciava a lavorare quando la squadra era vicino all'area di rigore avversaria. E poi mi viene in mente Ronaldo: immenso, progressione fantastica, rapidità di esecuzione impressionante. Infine Gary Lineker: ve lo ricordate il suo scatto breve? Bruciava tutti i difensori e si presentava da solo davanti al portiere avversario e freddarlo diventava un giochetto.

Note[modifica]

  1. Citato in Pd: cittadinanza onoraria a Crespo, forza-parma.blogautore.repubblica.it, 22 dicembre 2010.
  2. a b Citato da José Mourinho in un'intervista a Sky; ripubblicato in Mattia Fontana, Nostalgia Mourinho "Italia, mi manchi", eurosport.yahoo.com, 2 febbraio 2011.
  3. Citato in Crespo: "Adriano viveva male, perché giocava lui?", fcinternews.it, 22 ottobre 2012.
  4. Da un'intervista a Tuttosport; citato in Crespo a Tuttosport: "Tevez giocatore del popolo, l'aneddoto su Tevez...", tuttojuve.com, 27 luglio 2013.
  5. Dall'intervista a Heroes - Lo sport nel cuore, Canale 5, 18 novembre 2014; citato in Crespo a Heroes: "A Istanbul festa a fine primo tempo? Un'infamata", sportmediaset.mediaset.it, 17 novembre 2014.
  6. a b Dall'intervista di Francesco Saverio Intorcia, Crespo, signore del gol in cerca di salvezza "Ho imparato da Mou l'arte del motivatore", repubblica.it, 3 dicembre 2015.
  7. Da Tuttosport, citato in Crespo: "Belotti? Lo stimo moltissimo e volevo dirglielo di persona: mi fa venire la pelle d'oca", gianlucadimarzio.com, 28 marzo 2017.
  8. Citato in Paolo Camedda, Fernando Couto, il 'cattivo' di Espinho che divenne grande in Italia, goal.com, 2 agosto 2022.

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