Giovanni Orsina
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Giovanni Orsina (1967 – vivente), politologo e storico italiano.
- Che cos'è l'indignazione cosmica? È quell'indignazione che, malgrado all'inizio sia stata generata da fatti specifici, poi li ha trascesi, e s'è trasformata in una sorta di condizione dello spirito: uno stato d'animo autosufficiente, pervasivo e permanente; che non ha più bisogno della realtà per sostenersi ma, al contrario, determina il modo in cui la realtà viene letta; e che in breve tempo si dilata a dismisura e inghiotte qualsiasi avvenimento, cosa o persona. Che inghiotte, alla fine, l'intero Paese. [...] L'indignazione cosmica serve a soddisfare l'indignato, non a migliorare il mondo. Teme il cambiamento, anzi – di che cosa potrebbe più indignarsi se le cause dell'indignazione fossero rimosse – e quando mai quello dovesse avvenire lo riterrebbe senz'altro insufficiente, cosmetico, ipocrita. L'indignazione cosmica colloca le sue pretese ad altezze siderali: maggiore sarà la distanza fra le cose come sono e come dovrebbero essere, maggiore potrà essere l'indignazione. Così facendo l'indignazione cosmica diseduca alla realtà – a portare pazienza di fronte alle sue inevitabili (e benedette) imperfezioni.[1]
- Lei dice che l’Europa non dovrebbe mettere il naso dentro i singoli paesi, sulla loro organizzazione interna. Ma sulla politica estera ha preso una posizione ben diversa da quella di Orbán e più vicina a quella dei polacchi, che sono saldamente antirussi. [Riferendosi a Giorgia Meloni]
- Meloni non può rinunciare a fare un discorso suo sulla “biopolitica” perché per la destra questo è un tema identitario. Ma l’impressione è che proporrà la conservazione di quel che c’è, non il regresso.
- In questo sono draghiano: se il nostro punto di vista è l’interesse nazionale italiano, allora la nostra politica europea non può certo far perno sull’Ungheria o la Polonia.
- Siamo osservati speciali, e un’eventuale vittoria di un’alleanza di destra in Italia, con al centro un partito dei Conservatori e riformisti, sarebbe un grosso boccone amaro da digerire per l’Unione. [Sulle elezioni politiche del 2022]
- Non c’è un “allarme fascismo”, e Fratelli d’Italia non è un partito neofascista. E se anche lo fosse l’Italia è una democrazia solida.
- FdI è un partito che vuole conservare un legame con la sua storia, ma è un legame antropologico più che ideologico, mi sembra. Credo si siano resi conto che in quella storia ci sono materiali non più utilizzabili, e altri che sono del tutto sbagliati. La direzione che disegnano oggi è diversa.
Note
[modifica]- ↑ Da Quelli che "Io sono indignato" (PDF), La Stampa, 5 aprile 2015, pp. 66-67.
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