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Gottfried Wilhelm von Leibniz

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Statua di Leibniz presso l'Auditorium di Göttingen

Gottfried Wilhelm von Leibniz (1646 – 1716), matematico, filosofo, scienziato, logico, glottoteta, diplomatico, giurista, storico, magistrato tedesco di origine sorba.

Citazioni di Gottfried Wilhelm von Leibniz

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(EN) Theologian: But what is to love?
Philosopher: To be delighted by the happiness of another.[1]
  • Anche se l'interezza di questa vita non fosse altro che sogno e il mondo fisico un fantasma, io definirei questo sogno e questo fantasma abbastanza veri se, usando bene la ragione, non ne fossimo mai ingannati.
Although the whole of this life were said to be nothing but a dream and the physical world nothing but a phantasm, I should call this dream or phantasm real enough, if, using reason well, we were never deceived by it.[2]
  • Calcolare con il sistema binario, ossia con 0 e 1, [...] è per la scienza il modo fondamentale di calcolare e consente nuove scoperte, [...] utili anche per la pratica dei numeri.[3]
  • Come oggi parecchi autorevoli ricercatori hanno stabilito che, già prima della concezione, gli animali si trovano nascosti nei semi sotto la forma di animaletti invisibili, sicché la generazione dell'animale non è altro che un'evoluzione ed un accrescimento, e perciò l'animale naturalmente non comincia, ma si trasforma; così è ragionevole che ciò che naturalmente non comincia, naturalmente non finisca, onde la morte non è che un'involuzione e diminuzione dell'animale che, dallo stato di animale grande, ritorna a quello di animale piccolo.[4]
  • Considerando la matematica dal principio ai tempi di Newton, ciò che costui ha fatto è ben più che la migliore metà.
Taking mathematics from the beginning of the world to the time of Newton, what he has done is much the better half.[2]
  • Descartes si diverte troppo a ragionare sulle parti invisibili del nostro corpo, prima di aver cercato quelle visibili [...]; si è ingannato completamente sul movimento del cuore e dei muscoli. Per grande sventura per la fisica e la medicina perdette la vita credendosi abile nella medicina, trascurando così di ascoltare gli altri. [...] Se la sua arroganza glielo avesse permesso, si sarebbe ricreduto di alcuni errori [...].
    Descartes ignorava la chimica, senza la quale è impossibile progredire nella fisica applicata. Ciò che egli dice dei sali fa pietà. [...] Presto si dimenticherà il bel romanzo della fisica che ha scritto.[5]
  • Dico spesso che un grande dottore uccide più gente che un grande generale.[6]
  • Dio comprende ogni cosa sub specie aeternitatis dal momento che non gli occorre l'esperienza.[7]
  • È manifesto che le sostanze create dipendono da Dio, il quale le conserva e, anzi, le produce continuamente con una sorta di emanazione, come noi produciamo i nostri pensieri.[8]
  • I cartesiani hanno troppo urtato il sentire comune negando il sentire delle bestie.[9]
  • [...] il ragionamento vero e proprio dipende dalle verità necessarie od eterne, come son quelle della logica, dell'aritmetica, della geometria, che costituiscono la connessione indubitabile delle idee, e le conseguenze che non possono mancare. Gli animali che non colgono tali connessioni sono chiamati bestie; quelli, invece, che conoscono le verità necessarie, son propriamente coloro che vengono chiamati animali ragionevoli, e le loro anime son dette spiriti.[10]
  • Il numero immaginario è un bello e meraviglioso espediente dello spirito umano, quasi un anfibio tra l'essere e il non-essere.
The imaginary number is a fine and wonderful resource of the human spirit, almost an amphibian between being and not being.[2]
  • In realtà il moto non è altro che un cambiamento di posizione. Perciò il moto come noi lo percepiamo non è altro che una relazione.[11]
  • Io non ho mai letto il suo Spaccio della bestia trionfante: mi pare che ne abbiamo parlato un giorno in Francia, ma non potrei assicurarlo: è passato troppo tempo. Non bisognerebbe dire Specchio invece di Spaccio? (da una lettera a John Toland, 30 aprile 1709)[12]
  • L'anima è lo specchio di un universo indistruttibile.
The soul is the mirror of an indestructible universe.[2]
  • L'arte di scoprire le cause dei fenomeni, o le vere ipotesi, è come l'arte della decrittazione, in cui un'ingegnosa congettura accorcia grandemente la strada.
The art of discovering the causes of phenomena, or true hypothesis, is like the art of decyphering, in which an ingenious conjecture greatly shortens the road.[2]
  • La musica è il piacere che la mente umana prova quando conta senza essere conscia di contare. (citato in Marcus du Sautoy, L' enigma dei numeri primi. L'ipotesi di Riemann, il più grande mistero della matematica, traduzione di C. Capararo, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2005)
  • Le due opere, l'una in latino la seconda in italiano, che Giordano Bruno ha pubblicato sull'universo e sull'infinito e che ho letto altre volte, dimostrano che questo autore non mancava di penetrazione. (da una lettera a John Toland, 1710)[12]
  • Le leggi del moto [...] sono liberi decreti di Dio.[13]
  • Nei simboli si osserva un vantaggio nella scoperta che è maggiore quando esprimono concisamente l'esatta natura di una cosa e nel contempo la raffigurano; allora infatti la fatica del pensiero è fantasticamente ridotta.
In symbols one observes an advantage in discovery which is greatest when they express the exact nature of a thing briefly and, as it were, picture it; then indeed the labor of thought is wonderfully diminished.[2]
  • Niente è più importante che osservare quali sono le fonti delle invenzioni, secondo me più interessanti che le invenzioni stesse.
Nothing is more important than to see the sources of invention which are, in my opinion more interesting than the inventions themselves.[2]
  • Non credo che un mondo senza il male, quando possibile, sarebbe stato preferibile al nostro. Altrimenti vivremmo in quello. Si deve, quindi, necessariamente credere che la presenza del male produca il bene più grande, altrimenti il male non sarebbe stato permesso.
(EN) I do not believe that a world without evil, preferable in order to ours, is possible; otherwise it would have been preferred. It is necessary to believe that the mixture of evil has produced the greatest possible good: otherwise the evil would not have been permitted.[14]
  • Non vi è quasi niente che conosciamo adeguatamente, poche cose le conosciamo a priori, e la maggior parte con l'esperienza.[15]
  • Ogni sostanza singola esprime tutto l'universo a suo modo.[16]
  • […] quando si va al fondo delle cose, si trova più ragione di quanto non si credesse nella maggior parte delle scuole filosofiche.[17]
  • […] secondo l'opinione comune le anime delle bestie periscono; e, secondo i Cartesiani, non v'è che l'uomo il quale abbia veramente un'anima, ed abbia anche percezione ed appetito; opinione che non sarà mai approvata, ed in cui s'è caduti perché s'è visto che bisognava, o riconoscere alle bestie anime immortali, o confessare che l'anima dell'uomo potesse essere mortale.[18]
  • Tutto procede per gradi nella natura, e niente per salti.[19]
Tout va par degrès dans la nature et rien par saut. (Noveaux essais, 1704, IV. 16)[20]
  • Vi è potenza nell'effetto né più né meno che nella causa.[21]

Monadologia

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La monade qui in questione è una sostanza semplice che non entra nelle cose composte; semplce, cioè senza parti.

1. La Monade, dont nous parlons ici, n'est autre chose qu'une substance simple qui entre dans les composés; simple c'est-à-dire sans parties.

Citazioni

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  • Considero poi come assodato che ogni Essere creato è soggetto a mutamento – e quindi lo è anche la monade creata –, e che questo mutamento è continuo in ciascuna monade. (10)
  • Lo stato transitorio che implica e rappresenta una molteplicità nell'unità, cioè nella sostanza semplice, è propriamente quel che si chiama percezione, la quale, come si vedrà in seguito, va distinta dall'appercezione o coscienza.
    Su questo punto i cartesiani hanno commesso un grave errore, in quanto hanno trascurato le percezioni di cui non si ha coscienza. Ed è appunto questo il motivo che li ha portati a credere che solo gli spiriti fossero monadi, e che non esistessero anime di bestie né altre entelechie. (14)
  • Quindi [la ragione] della percezione va cercata nella sostanza semplice, non già nel Composto, cioè nella macchina. (17)
  • Il presente è gravido dell'avvenire. (22)
  • Così, solamente Dio, ovvero l'Essere necessario, ha questo privilegio: Posto che il suo Essere sia possibile, Egli non può non esistere. Ora, già questo è sufficiente per conoscere a priori l'Esistenza di Dio; nulla può infatti impedire la possibilità di ciò che non comporta nessuna limitazione, nessuna negazione e, di conseguenza, nessuna contraddizione.
    Abbiamo quindi dimostrato a priori l'Esistenza di Dio mediante la realtà delle verità eterne.
    Ma l'abbiamo già dimostrata anche a posteriori muovendo dall'esistenza degli esseri contingenti, i quali possono infatti avere la loro ragione ultima o sufficiente nell'Essere necessario, cioè in quell'Essere che ha in se stesso la ragione della sua Esistenza. (45)
  • Le monadi sono dunque limitate non nell'oggetto, ma nel modo di conoscere l'oggetto: esse tendono sì all'infinito, al tutto, ma confusamente, appunto perché sono limitate e differenziate a seconda del grado di distinzione delle loro percezioni. (60)

Noi siamo infatti legati necessariamente all'Autore di tutte le cose non soltanto come all'Architetto e Causa efficiente del nostro Essere, ma anche come al nostro Signore e Causa finale che deve costituire l'intero scopo della nostra volontà e che è l'unico a poter fare la nostra felicità. (90)

Principi razionali della natura e della grazia

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La sostanza è un Essere capace di azione, ed è semplice oppure composta. (1)

Citazioni

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  • Inoltre, poiché tutto è concatenato a causa della pienezza del mondo, ciascun corpo agisce su tutti gli altri, e ne subisce le reazioni, in misura maggiore o minore secondo la distanza. Di conseguenza, ogni monade è uno specchio vivente, cioè uno specchio dotato di azione interna, che rappresenta l'universo secondo il proprio punto di vista, e che è regolato così come è regolato l'universo stesso. (3)
  • Questa Sostanza semplice originaria deve racchiudere eminentemente le perfezioni contenute nelle sostanze derivate, che ne sono gli effetti: così essa avrà Potenza, Conoscenza e Volontà perfette, cioè avrà Onnipotenza, Onniscienza e Bontà sovrane. (9)
  • Dalla perfezione suprema di Dio segue che egli, producendo l'universo, ha scelto il miglior piano possibile, in cui v'è la più grande varietà unita al più grande ordine; in cui il terreno, il luogo, il tempo, sono i meglio preparati; in cui il maggior effetto è reso dai mezzi più semplici, e le creature hanno la massima potenza, conoscenza, felicità e bontà che l'universo poteva consentire. Infatti, poiché tutti i possibili pretendono all'esistenza nell'intelletto di Dio, il risultato di tutte queste pretese dev'essere il più perfetto mondo attuale che sia possibile. Senza di che non sarebbe possibile rendere ragione perché le cose sono andate così e non altrimenti. (10, 12-13)[22]
  • Dalla Perfezione dell'Autore supremo segue inoltre che non solo l'ordine dell'intero universo è il più perfetto possibile, ma pure che in ogni specchio vivente, cioè in ogni monade o centro sostanziale, in quanto rappresenta l'universo dal proprio punto di vista, le percezioni e le appetizioni devono essere al meglio regolate e compatibili con tutto il resto. (12)
  • Lo spirito, infatti, non è soltanto uno specchio dell'universo delle creature, ma anche un'immagine della Divinità: lo spirito non ha soltanto una percezione delle opere di Dio, ma è anche capace di produrre qualcosa che rassomigli a esse, sebbene in piccolo. (14)

Incipit di Orizzonte delle cose umane

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Ammettendo che qualche cosa di nuovo venga detta ogni anno, oppure ogni secolo o a intervalli anche maggiori, si può tuttavia dimostrare che alla fine, se il genere umano sussisterà, verrà necessariamente un momento in cui nulla potrà più dirsi che, parola per parola, non sia già stato detto.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Citazioni su Gottfried Wilhelm von Leibniz

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  • È raro trovare uomini di cultura che siano puliti, non puzzino e abbiano il senso dell'umorismo. (attribuita a Montesquieu e alla duchessa di Orléans)
  • Gottfried Wilhelm von Leibniz nasce a Lipsia nel 1646 e muore a Hannover nel 1716; tra queste due date si occuperà di matematica, filosofia, logica, glottologia, diplomazia, giurisprudenza e storia, con numerose intersezioni tra le varie discipline, e ancor più numerosi colpi di genio. A leggere la vita e le opere del poliedrico pensatore tedesco, si ha la netta impressione di uno che non era capace di dire cose banali nemmeno quando parlava del tempo. (Marco Malvaldi)
  • Leibniz, appena uscito dall'adolescenza, non mirava affatto a diventare un matematico. Era piuttosto divorato dalla sete del sapere universale e anche da quella smania di agire che lo spinse ad aver parte nei destini politici della Polonia e gli dette l'ardire di suggerire a Luigi XIV una spedizione in Egitto, a tutto beneficio della sicurezza dei tedeschi. Leibniz fino a quest'epoca si occupava quasi esclusivamente di filosofia e di legge, fors'anche di storia, di chimica, di fisica e di teologia. (Egmont Colerus)
  • Leibniz, servendosi d'un foglio, riportava sull'albero il piccolo verme, su cui aveva compiuto le sue osservazioni, affinché per sua colpa non gliene venisse alcun danno. (Immanuel Kant)
  • Una immagine analoga compare nella filosofia di Leibniz il quale considerava il mondo come costituito da sostanze fondamentali chiamate «monadi», ciascuna delle quali rispecchiava l'intero universo. Ciò lo portò a una concezione della materia che presenta analogie con quella del buddhismo Mahāyāna e con la teoria bootstrap degli adroni. (Fritjof Capra)

Note

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  1. Da Confessio philosophi, 1673.
  2. a b c d e f g Citato in Quotations by Gottfried Leibniz
  3. Citato in AA.VV., Il libro della matematica, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2020, p. 177. ISBN 9788858025857
  4. Da un saggio redatto in latino e senza titolo, in Scritti filosofici, vol. 2; citato in Ditadi 1994, pp. 589-590.
  5. Da Lettera a N. Malebranche (1679), in Scritti filosofici, vol. 2, p. 59; citato in Ditadi 1994, p. 135.
  6. Citato nel Bollettino della New York Academy of Medicine, 1929; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  7. Citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 137. ISBN 9788858014165
  8. Da Discorsi di Metafisica, 14; citato in Gottfried Wilhem Leibniz, Monadologia, a cura di Salvatore Cariati, Bompiani, 2011, p. 123.
  9. Da Principes de la nature et de la grâce, in Saggi filosofici e lettere; citato in Ditadi 1994, p. 135.
  10. Da Principes de la nature et de la grâce, in Saggi filosofici e lettere; citato in Ditadi 1994, p. 597.
  11. Citato in AA.VV., Il libro della fisica, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2021, p. 45. ISBN 9788858029589
  12. a b Citato in Immagini di Giordano Bruno 1600-1725, Procaccini, Napoli 1996.
  13. Maggio 1686, citato in George R. Montgomery, Tr., "Correspondence between Leibniz and Arnauld," Leibniz: Discourse on metaphysics; correspondence with Arnauld, and Monadology, 1916, VIII, p. 108. Citato in AA.VV., Il libro della fisica, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2021, p. 45. ISBN 9788858029589
  14. Da una lettera a Bourguet, tardo 1712, come tradotto in The Shorter Leibniz Texts, a cura di Lloyd H. Strickland, 2006, p. 208.
  15. Citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 135. ISBN 9788858014165
  16. Citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 136. ISBN 9788858014165
  17. Da Éclaircissement des difficultés que M. Bayle a trouvées dans le systeme nouveau de l'union de l'âme et du corps (1698), in Scritti filosofici; citato in Ditadi 1994, p. 587.
  18. Da Considérations sur les principes de vie, et sur les natures plastiques, in Saggi filosofici e lettere; citato in Ditadi 1994, p. 579.
  19. Giuseppe Fumagalli, in Chi l'ha detto?, Hoepli, 198010, pp. 88-89, sostiene tuttavia che la frase non sia originale, avendola egli trovata nello scritto Discours vèritable de la vie et mort du géant Theodobocus, di autore non precisato.
  20. Da God. Guil. Leibnitii, Opera philosophica omnia, a cura di Johann Eduard Erdmann, Berolini, 1840, p. 392.
  21. Citato in AA.VV., Il libro della fisica, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2021, p. 43. ISBN 9788858029589
  22. Trad. De Ruggiero; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X

Bibliografia

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  • Gino Ditadi, I filosofi e gli animali, Isonomia editrice, Este, 1994. ISBN 88-85944-12-4
  • Gottfried Wilhem Leibniz, La Monadologie, 1714, edizione francese del 1840.
  • Gottfried Wilhem Leibniz, Monadologia, a cura di Salvatore Cariati, Bompiani, 2011.
  • Gottfried Wilhem Leibniz, Principi razionali della natura e della grazia; in Monadologia, 2011.
  • Gottfried Wilhem Leibniz, Saggi filosofici e lettere, a cura di Vittorio Mathieu, Bari, Laterza, 1963.
  • Gottfried Wilhem Leibniz, Scritti filosofici, a cura di Domenico Omero Bianca, UTET, Torino, 1967.

Altri progetti

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Opere

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