Hugo Wolf

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Hugo Wolf

Hugo Wolf (1860 – 1903), compositore austriaco

Citazioni di Hugo Wolf[modifica]

  • Il vero modo di saggiare la grandezza di un compositore consiste nel rispondere a questa domanda: "Può egli esultare?": Brahms non può esultare; ma Wagner e Bruckner lo possono. (citato in Giulio Confalonieri, La storia della musica)
  • In codesto lavoro l'anima di Brahms s'inebria con immagini pittoresche; non c'è più traccia di quella fredda nebbia di novembre che altrove riveste le sue composizioni e rattrappisce ogni caldo appello del cuore prima ancora che il cuore abbia potuto suonare alla porta; qui tutto è luce di sole, or diffusa or velata; una magica tinta, verde-smeraldo, sta stesa sopra questo fatato quadro della primavera; ogni cosa fiorisce, verdeggia e butta fuori i germogli. Noi possiamo realmente ascpltare l'erbe che crescono; la natura è così misteriosa, così solennemente calma, così felice e raggiante... (citato in Giulio Confalonieri, La storia della musica)
  • La mancanza di concentrazione impedisce a Bruckner di lumeggiare con la luce più giusta, di comporre nella linea più favorevole la prodigalità della sua invenzione e l'espressione delle sue idee. (citato in Giulio Confalonieri, La storia della musica)

Citazioni su Hugo Wolf[modifica]

  • Di questo supremo interprete di ogni forma di amore, non si conoscono amori. Le donne non si personalizzano nel viaggio terrestre di questo poeta. Il musico che più d'ogni altro, io ritengo, ha saputo prospettare l'amore dai suoi due poli opposti, dal polo maschile e dal polo femminile, il musico, che più d'ogni altro ha saputo far cantare «da donna» una donna, e «da uomo», pur essendo, fisiologicamente, del tutto sano e normale non ha lasciato traccia di sé come amante. (Giulio Confalonieri)
  • Quando Hugo Wolf leggeva, le parole assumevano una verità prodigiosa; diventavano entità corporee. Invero, si aveva l'impressione che il corpo del lettore si fosse trasformato all'improvviso in un'incarnazione delle parole; come se quelle mani, che noi vedevamo spuntare dall'ombra della stanza, non fossero appartenute più a un uomo, ma alle parole da lui pronunciate... Più tardi, vagando attraverso l'Europa (e di Wolf m'ero quasi interamente scordato), mi capitò fra le mani il suo libro di Lieder da Goethe. Ricordai tutto, con straordinaria esattezza. Era la medesima cosa. Lo stesso uomo di quelle notti lontane. Come, allora, egli si affondava nell'essenza delle parole quasi fosse l'essenza della sua vita, e come allora, le mani appena illuminate, gli occhi minacciosi non erano più i suoi ma quelli delle parole che altrimenti non avremmo avvertite, così, adesso, era chiaro che quella musica non poteva essere stata "aggiunta" da un uomo, ma apparteneva ai versi per legge naturale e spontanea. Per non averla avvertita anche prima, bisogna dire che il nostro udito fosse imperfetto; poiché essa era stata sempre in quei versi. Wolf non aveva fatto altro che renderla udibile. (Hermann Bahr)

Bibliografia[modifica]

  • Giulio Confalonieri, La storia della musica, Edizioni Accademia, Milano, 1975.

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