Il grido (film 1957)
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Il grido
Steve Cochran e Alida Valli nel film
Titolo originale |
Il grido |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1957 |
Genere | drammatico |
Regia | Michelangelo Antonioni |
Soggetto | Michelangelo Antonioni |
Sceneggiatura | Michelangelo Antonioni, Elio Bartolini, Ennio De Concini |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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Il grido, film italiano del 1957 con Steve Cochran, regia di Michelangelo Antonioni.
Frasi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Le chiacchiere son come la grandine: dove cade, prende. (Madre di Aldo)
- Un signore col collo e senza testa, con due braccia e senza gambe, che cos'è? [...] È la camicia! (Rosina) [indovinello]
Citazioni su Il grido
[modifica]- Alida Valli [...] è eccellente come la luce tormentata della sua vita. Ella traduce la sua pena, la sua disperazione e il suo conflitto emotivo in uno stile aspro e convincente. (A. H. Weiler)
- Con Il grido Antonioni perfeziona e approfondisce quel suo gusto per una malinconia del paesaggio, per una fusione tra atmosfera e caratteri, in un andamento di storia crepuscolare con intenzioni stilistiche sempre puntualmente risolte. (Edoardo Bruno)
- Cupo e desolato melodramma social-sentimentale di un Michelangelo Antonioni già in preda ai primi sintomi dei proverbiali contorcimenti esistenziali. Un film che ai suoi tempi fu stroncato dalla critica e turbò i sonni del Pci: può davvero un operaio arrivare al suicidio? Il titolo potrebbe tranquillamente riferirsi all'urlo liberatorio dello spettatore davanti alla parola fine. (Massimo Bertarelli)
- Grandissimo film, il più significativo di Antonioni insieme all'Avventura. Esemplare la rappresentazione della natura mai così protagonista: Aldo, con la sua giacca sdrucita, con la sua bambina che gli trotterella dietro, cammina nelle terre del Po, fra i filari, sull'argine, nel fango, lontano ci sono i paesi. Incontra la gente e ogni incontro è una nuova direzione. Tutto è determinato dal caso. Gli amori sono piccoli e tristi, e mai scelti. Ciò che sarebbe vitale sfugge, non è recuperabile. E c'è il vento, c'è la pioggia, tutto è difficile. E il caso, sempre, sovrintende. Lo stile, scarno ed essenziale, di lucida pulizia, trasmette il mondo di Antonioni attraverso parole e rapporti di una semplicità assoluta, non ci sono quasi discorsi, ci sono risposte e ci sono le azioni che tutto spiegano. E comunque niente serve, ognuno rimane dentro se stesso, i tentativi non approdano a nulla. Non ci si fa capire e le cose dipendono sempre dagli altri. E agli altri non importa della tua felicità. La caduta e la morte finale di Aldo forse sono sproporzionate al resto della storia, che non prende mai una via perentoria. Ma può essere la memoria di un certo cinema francese al quale alcuni nostri autori, almeno all'inizio, non hanno saputo sottrarsi. [...] Il grido mantiene ottima vedibilità a oltre cinquant'anni di distanza e vale come manifestazione di come eravamo in una stagione di cambiamenti ed espressione di smarrimento e di angoscia che valgono adesso come allora. (il Farinotti)
- Ma il mondo in crisi che Antonioni evoca [...] ha bisogno di una molla, di una occasione, per esistere, poi per dissolversi. Questa occasione è l'amore. L'amore, nei film di Antonioni, non è mai felicità, compimento, risoluzione: esso è, anzi, un sentimento tetro e lacerante, un tormento, una impossibilità, un movimento verso la morte. In tal modo, il difficile rapporto con l'altro sesso diventa [...] l'emblema di questa impossibile confidenza con la vita: l'immagine di una solitudine destinata a chiudersi nel pessimismo e nella sofferenza. L'ansia del congiungimento conduce tuttavia Antonioni a cercare la donna, come personaggio, fino a restaurarlo in una società che, sostanzialmente, lo trascura [...]. Il grido è il rovescio di questa coerente medaglia. La donna è il movente non colpevole della tragedia dell'uomo che inutilmente la cerca, cercando in lei [...] il compimento di se stesso. [...] Non deve trarre in inganno [...] il fatto che ne Il grido Antonioni abbia scelto come protagonista un operaio, cioè una figura socialmente qualificata e riconoscibile. Anzi, semmai, proprio questa scelta deve dirci come l'autore intendesse estendere i propri problemi addirittura al componente di una classe che parrebbe rifiutarli, per mostrare quanto sia diffuso il male di vita che egli vuole esprimere. (Renzo Renzi)