Iosif Aleksandrovič Brodskij

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Iosif Aleksandrovič Brodskij
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1987)

Iosif Aleksandrovič Brodskij (1940 – 1996), poeta, saggista e drammaturgo russo naturalizzato statunitense.

Citazioni di Iosif Brodskij[modifica]

  • A mio parere, Rejn è il più significativo poeta della nostra generazione, di quella a cui io stesso appartengo.[1]
  • Ciò che la memoria ha in comune con l'arte è la tendenza a selezionare, è il gusto per il dettaglio. [...] La memoria contiene proprio i dettagli, non il quadro d'insieme. [...] La convinzione di ricordare il tutto in modo generale, la convinzione stessa che permette alla specie di continuare a vivere è priva di fondamento. La memoria assomiglia essenzialmente a una biblioteca dove regna il disordine alfabetico e dove non esiste l'opera completa di nessuno.[2]
  • Esisto; trangugio la mia birra, imbratto | fogli, e l'erba, la calpesto.[3]
  • Il male mette radici quando un uomo comincia a pensare di essere migliore di un altro.[4]
  • Giudice: Qual è la tua professione?
    Brodskij: Traduttore e poeta.
    Giudice: Chi ti ha riconosciuto come poeta? Chi ti ha arruolato nei ranghi dei poeti?
    Brodskij: Nessuno. Chi mi ha arruolato nei ranghi del genere umano?[5]
  • Gli americani hanno una radice puritana che fa loro privilegiare l'etica sull'estetica. Tendono a esprimere giudizi in forma drastica: o questo o quello. Vivere a Roma gli fa mettere questo in discussione, capiscono meglio le sfumature.[6]
  • La Città Eterna assomiglia a un gigantesco cervello invecchiato che da molto tempo trascura ogni interesse nel mondo – essendo il mondo qualcosa di troppo concreto – e si è dedicato alle sue stesse pieghe e circonvoluzioni. Muovendosi fra le strette, dove persino un pensiero su se stessi è troppo ingombrante, oppure fra le distese, dove il concetto medesimo di universo appare striminzito, ci si sente come una puntina di grammofono consunta che strascicandosi percorre i solchi di un grande disco – verso il centro e indietro – ed estrae con le suole la melodia che i giorni del passato canticchiano al presente [...] Quanto più ci si avvicina all'oggetto del desiderio, tanto più questo diventa di marmo e di bronzo, mentre i profili leggendari dei nativi si spargono all'intorno come monete animate sfuggite da qualche vaso di terracotta infranto.[7]
  • La vera storia della coscienza comincia con la prima bugia. (da Fuga da Bisanzio)
  • [...] sono certo, certissimo, che un uomo che legge poesia si fa sconfiggere meno facilmente di uno che non la legge.[8]
  • Io sono stato a Roma. Inondato di luce. Come | può soltanto sognare un frammento! Una dracma | d'oro è rimasta sopra la mia retina. | Basta per tutta la lunghezza della tenebra.[9]

Fondamenta degli incurabili[modifica]

Incipit[modifica]

Molte lune fa il dollaro era quota 870 e io ero a quota 32. Il globo era anch'esso più leggero - due miliardi di anime in meno -, e il bar della stazione, in quella gelida sera di dicembre, era deserto. Lì, in piedi, aspettavo che venisse a prendermi l'unica persona che conoscevo in tutta la città. Il tempo passava, e lei non si faceva vedere.

Citazioni[modifica]

  • L'occhio è il più autonomo dei nostri organi. Lo è perché gli oggetti della sua attenzione si trovano inevitabilmente all'esterno. L'occhio non vede mai sé stesso, se non in uno specchio. […] L'occhio continua a registrare la realtà anche quando non vi è ragione apparente per farlo, e in tutte le circostanze. […] Questo spiega la predilezione dell'occhio per l'arte in generale, e per l'arte veneziana in particolare. Questo spiega l'appetito dell'occhio per la bellezza, e l'esistenza stessa della bellezza. Perché la bellezza è sollievo, dal momento che la bellezza è innocua, è sicura.
  • In questa città [Venezia] si può versare una lacrima in diverse occasioni. Posto che la bellezza sia una particolare distribuzione della luce, quella più congeniale alla retina, la lacrima è il modo con cui la retina – come la lacrima stessa – ammette la propria incapacità di trattenere la bellezza. (p.42)
  • Il pizzo verticale delle facciate veneziane è il più bel disegno che il tempo-alias-acqua abbia lasciato sulla terraferma, in qualsiasi parte del globo. […] È come se lo spazio, consapevole – qui più che in qualsiasi altro luogo – della propria inferiorità rispetto al tempo, gli rispondesse con l'unica proprietà che il tempo non possiede: con la bellezza. Ed ecco perché l'acqua prende questa risposta, la torce, la ritorce, la percuote, la sbriciola, ma alla fine la porta pressoché intatta verso il largo, nell'Adriatico.
  • Perché questa [Venezia] è la città dell'occhio: le altre facoltà vengono in seconda linea, e molto distanziate. (pp.27,28)
  • Ripeto: acqua è uguale a tempo, e l'acqua offre alla bellezza il suo doppio. Noi, fatti in parte d'acqua, serviamo alla bellezza allo stesso modo. Toccando l'acqua, questa città migliora l'aspetto del tempo, abbellisce il futuro. Ecco la funzione di questa città nell'universo. Perché la città è statica mentre noi siamo in movimento. La lacrima ne è la dimostrazione. Perché noi andiamo e la bellezza resta. Perché noi siamo diretti verso il futuro mentre la bellezza è l'eterno presente. La lacrima è una regressione, un omaggio del futuro al passato. Ovvero è ciò che rimane sottraendo qualcosa di superiore a qualcosa di inferiore: la bellezza all'uomo. Lo stesso vale per l'amore, perché anche l'amore è superiore, anch'esso è più grande di chi ama. (p.108)

Itaca[modifica]

Incipit[modifica]

Possa tu tornare qui tra vent'anni | scalzo e trovare sulla sabbia le tue tracce.

Citazioni[modifica]

  • Spogliati, se vuoi, dei cenci mandidi, | la vecchia nutrice non c'è più per vedere la tua cicatrice. | La donna che, dicono, ti aspettava | si è data a tutti e non la ritroverai.
  • La tua isola o non è la stessa o i tuoi occhi | sono stati inondati per sempre dal colore del mare...

Incipit di alcune opere[modifica]

Fuga da Bisanzio[modifica]

Consapevole come sono che ogni osservazione risente dei tratti personali dell'osservatore – cioè riflette troppo spesso il suo stato psicologico piuttosto che quello della realtà osservata –, propongo di accogliere quanto segue con una congrua dose di scetticismo, se non con incredulità totale.[10]

In una stanza e mezzo[modifica]

La stanza e mezzo (se questa unità di spazio ha qualche senso in una lingua diversa dal russo) in cui noi tre abitavamo aveva il pavimento a parquet, e mia madre proibiva severamente agli uomini di casa, e a me in particolare, di camminarvi sopra con le calze.[10]

Meno di uno[modifica]

Fallimento per fallimento, cercare di rievocare il passato è come tentare di afferrare il significato dell'esistenza. In entrambi i casi ci si sente come un bambino che voglia stringere un pallone da basket: le palme continuano a scivolar via.[10]

Citazioni su Iosif Brodskij[modifica]

  • È stato un buon poeta, ma sopravvalutato. La sua fama mondiale non è dovuta al suo talento ma alle sue capacità imprenditoriali. (Ėduard Limonov)
  • Ricordi il lago Ščuče? | Tra i pini riecheggiava una triplice assonanza. | Io e te andavamo a piedi alla budka acmatoviana. (Evgenij Rejn)
  • Vieni al Florian sull'imbrunire. | Dalla laguna, senti?, il vento infuria. | Ma tra le raffiche l'orchestra suona Chopin, | Ora potremo parlare d'ogni cosa francamente. [...] | Tu – dalla tomba vicina, io – dalle lontane seccature, ... (Evgenij Rejn)

Note[modifica]

  1. Citato in Quattro poeti russi per l'Italia, Poesia, n. 193, aprile 2005, Crocetti Editore.
  2. Da In a Room and a Half, 1986; citato in Alberto Manguel, La biblioteca di notte, 2007, p. 32.
  3. Da Il secondo Natale in riva al Ponto..., in Poesie di Natale, traduzione di Anna Raffetto, Adelphi, Milano, 2004. ISBN 88-459-1929-3
  4. Da Il canto del pendolo.
  5. Dal resoconto del processo, 1964; citato in Bagattelle comuniste: Ai lavori forzati perché poeta, collana Alla ricerca del DNA comunista, Edizioni La Biblioteca di Babele, Modica, 2007.
  6. Dall'intervista di Gianluigi Melega, L'accademia, Nerone e io, L'Espresso, 24 giugno 1994, p. 111.
  7. Da Omaggio a Marco Aurelio, in II profilo di Clio, a cura di Arturo Cattaneo, Adelphi, Milano, 2003, pp. 230-231. Citato in Aleksej Kara-Murza, Roma Russa, traduzione Nadia Cicognini e Sara Villani, Sandro Teti Editore, Roma, 20051, pp. 232-233. ISBN 88-88249-00-1
  8. Da Dall'esilio, traduzione di Gilberto Forti e Giovanni Buttafava, Adelphi, 2014.
  9. Da Elegie Romane, XII, in Poesie italiane, a cura di Serena Vitale, traduzione di Giovanni Buttafava, Adelphi, Milano, 19963. ISBN 9788845912634. Riportato in Bianca Sorrentino, Oltre ogni durevole buio, rainews.it, 3 agosto 2019.
  10. a b c Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili, traduzione di Gilberto Forti, Adelphi, Milano, 2014.
  • Iosif Brodskij, Il canto del pendolo, traduzione di Gilberto Forti, Adelphi, 1987.
  • Iosif Brodskij, Fuga da Bisanzio, traduzione di Gilberto Forti, Adelphi, 2014.
  • Iosif Brodskij, Itaca; citato in Nasos Vaghenàs, Il culto universale di Costantino Kavafis, Poesia, n. 150, maggio 2001, Crocetti Editore.

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