Ivan Lendl
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Ivan Lendl (1960 – vivente), ex-tennista e allenatore di tennis cecoslovacco naturalizzato statunitense.
Citazioni di Ivan Lendl
[modifica]- Con l'età i movimenti diventano un po' più lenti. Non necessariamente correndo in avanti, quanto piuttosto nell'invertire la corsa. Ci siamo passati tutti, ci è passato Pete, ci sono passato io, e ora tocca a Roger. E quando si cominciano a perdere frazioni di secondo qua e là, alla fine si sommano e fanno male. Così gli scambi decisivi non si vincono più e come lei sa, il risultato dipende da pochi punti di differenza. Tuttavia stiamo parlando di Federer, che ha vinto più di chiunque altro. Magari per lui le cose andranno diversamente. Secondo me è lui il più grande dell'era del professionismo, davanti a Pete. Nell'era del dilettantismo il migliore fu Rod Laver.[1]
- [Rispondendo sul risultato di un ipotetica sfida con Roger Federer] Cosa farebbe uno sprinter degli anni 80 contro Bolt? O Mark Spitz contro Michael Phelps? Prenderebbero quattro metri di distacco. Lo stesso vale per il tennis. Sono cambiati troppo condizioni e materiali.[2]
- Dava molta soddisfazione vincere il trofeo battendo il favorito di casa, con 20000 persone che ti tifavano contro.[3]
- [Su quanto proverà a vincere ancora Wimbledon] Fino a che vinco o muoio.[4]
- Ho pensato seriamente di ritirarmi, ma ero in giornata sì. Se fossi stato in giornata no, mi sarei ucciso![5]
- I giornalisti non sono mai precisi con me. Ne hanno dette di incredibili. Addirittura, a sentir loro, avevo l'Aids.[6]
- [Su Andre Agassi] Nient'altro che un taglio di capelli e un dritto.
- Nothing but a haircut and a forehand.[7]
- Non giocherò a Wimbledon perché sono allergico all'erba.[5]
- [Su John McEnroe e la finale del Roland Garros 1984] Penso che se avessi perso avrei comunque vinto un po' di major dopo. Ma in senso negativo fu il match più importante della sua carriera, perché se avesse vinto avrebbe provato a vincere l'Australian Open e magari sarebbe arrivato a 10 o 12 slam e oggi sarebbe considerato alla stessa stregua di Laver o Federer.[3]
- Roger Federer è l'unico tennista che guardo per i suoi colpi. È proprio bello da vedere. Lui può fare qualsiasi colpo che vi viene in mente. John McEnroe e Ilie Nastase erano sicuramente dei talenti, ma voi tutti sapete che c'erano dei colpi che non potevano fare. Questo non si può dire per Federer. Vorrei vedere un suo allenamento: dovrebbe essere molto interessante vedere come si prepara.[8]
- [Nel 2007] Roger ha il potenziale per diventare il migliore di sempre. Non me la sentirei di assegnargli già questo titolo, ma è sicuramente alla sua portata. Guardo lui e Tiger Woods. Mi sento molto fortunato perché sto guardando due che saranno probabilmente i migliori di sempre. Sono entrambi fenomenali.
- [Roger] has the potential to be the best ever. I wouldn't give it to him yet, but he is certainly on his way. I watch him and Tiger [Woods]. I feel very fortunate to be watching two who will probably be the best of all times. They are both phenomenal.[9]
Citazioni su Ivan Lendl
[modifica]- Che mostro! Non voglio avere a che fare con lui. Tutti quei soldi, e mai il tempo per sorridere. Dà al gioco una pessima immagine. (Yannick Noah)
- Ho più talento io nel mio dito piccolo, di quanto ne abbia Lendl in tutto il suo corpo. (John McEnroe)
- Il fatto che c'eravamo io e John, ha attirato al doppio anche Lendl. All'inizio non lo giocava, non gli piaceva. Ma se andava in campo in coppia con chiunque altro contro John e me, il pubblico si scaldava e lui pure, perché sapeva che qualcosa sarebbe successo, vista la rivalità tra loro due. (Peter Fleming)
- In gran parte è diventato il numero uno per abbandono. Guarda, Borg ha lasciato, io sono diventato vecchio e a McEnroe gli si è intorpidito il cervello. Qualcuno doveva essere numero uno. Lendl ha saputo aspettare e gli è andata bene. (Jimmy Connors)
- Ivan Lendl è stato il primo fuoriclasse a dare l'impressione che le sue tattiche e i suoi colpi si costruissero intorno alle particolari capacità delle racchette composte. Il suo scopo era fare punto da fondocampo con i passanti o direttamente con i colpi vincenti. La sua arma era il palleggio, specie il dritto, che doveva la sua velocità impressionante alla quantità di topspin che lui riusciva a dare alla palla. La fusione di velocità, topspin e angolazioni gli consentiva anche di fare una cosa che si è rivelata fondamentale per l'avvento del gioco di potenza da fondocampo. Lendl sapeva creare angolazioni radicali, straordinarie con i palleggi violenti, soprattutto per via della velocità a cui un forte topspin fa piombare e atterrare la palla impedendole di allargarsi. (David Foster Wallace)
- La grandezza di Ivan Lendl non rimarrà immortale. È stato semplicemente il primo campione a dimostrare quello che un forte topspin e la potenza bruta ti permettono di conquistare da fondocampo. (David Foster Wallace)
- Lendl era un giocatore fortissimo, uno dei più forti della sua epoca, ma non era bravo a giocare a tennis. [...] era quasi imbattibile, al suo apice, ma aveva evidenti limiti tecnici: a rete ad esempio non ne azzeccava una. (Adriano Panatta)
- Lendl, nella sua personificazione del Male, anzi del Maligno, in quella sua liturgia di tic bestiali (le ciglia spulciate, l'orrido detergersi nella segatura) e look orrorifico (quei polsini più lunghi del Tamigi) aveva un merito. Uno solo: rappresentava benissimo il ruolo del Cattivo. Non aveva pregi e non pretendeva di averne. Era l'uomo da odiare, l'anti McEnroe, l'anti-Bellezza. E il mondo (quello salvo, almeno) gioiva nel vederlo umiliato a Wimbledon, più ancora irriso dal servizio "da sotto" di Chang. (Andrea Scanzi)
- Lendl non aveva il talento innato di McEnroe, ma era straordinariamente in forma e possedeva una grande forza che utilizzata per generare devastanti colpi da fondo. Lendl si piantava sulla riga di fondo e sfiancava i suoi avversari. Non era bello, ma era efficace – ha vinto 8 titoli dello slam – e ha fondamentalmente cambiato il tennis maschile da uno sport basato sull'eleganza e l'agilità a uno centrato sulla forza. (Michael Steinberger)
- Ogni arte ha bisogno del Male, ogni teatro insegue il Cattivo. Eccolo, al suo massimo "splendore": Ivan Lendl. Il Tiranno cecoslovacco è stato il Memento Mori del tennis. La quintessenza della cattiveria, del sadismo. Dell'antipatia. Brutto come una scena tagliata di Pino Quartullo (ammesso che ne esistano), soleva farsi il bagno nella segatura e spulciarsi scimmiescamente le sopracciglia prima di servire. Indossava polsini ascellari, il volto era scavato dall'odio, lo sguardo quello di un collezionista di bulbi. (Andrea Scanzi)
- Quando assiste ai miei match o siamo in allenamento è molto serio e non scherza. Ma è diverso nei momenti in cui, per esempio, mangiamo insieme o ci troviamo fuori dal campo. In queste occasioni è molto sorridente. Il modo in cui ci si comporta in campo non riflette necessariamente il carattere di qualcuno. Penso sia una persona molto piacevole ed è divertente stare con lui. (Andy Murray)
- Questo campione ha compensato con il rigore e la determinazione quel pizzico di talento in meno che una natura, comunque generosa, gli ha messo a disposizione. (Rino Tommasi)
- Era una sorta di birillo snodatissimo, con un faccino teso addosso al teschio come una pergamena a un paralume. Vederlo sorridere, anche da ragazzo, non era facile, e ancor meno facile divenne in seguito. Una volta che glielo chiesi, mi sentii rispondere, aggressivo: "Non vedo che cosa ci sia da divertirsi, lì dentro". Aveva ragione lui.
- Ma la mania più grande, quella che dovrebbe averlo reso, se non simpatico, quantomeno ammirevole, fu quella di voler vincere Wimbledon. Per strappare anche quella corona dello Slam, la più gloriosa, Ivan cambiò tecnica, ingaggiò uno specialista quale Tony Roche, arrivò addirittura, nel 1990 a saltare un Roland Garros accessibilissimo per dedicarsi all'erba anima e cuore. Ma anche in quell'edizione, come nelle due finali dell'86 e dell'87, Ivan non riuscì ad aver ragione di un autentico giardiniere, nella fattispecie Edberg.
- Non era, il suo modo di colpire, un colpo di pennello di quelli che fanno godere l'autore. Ivan era un regolarista, e un picchiatore. Proprio per lui, mi venne da adattare il termine "regolarista", che avevo coniato per Borg, in "regolarista d'attacco". Se, da piccolo, ai tempi in cui era stato mondiale junior, Ivan si era limitato a rimandare, attendendo la palla buona per avventarsi con il diritto, via via andava migliorando la battuta, dall'alto di un metro e 86 ragguardevole per gli anni Ottanta. E, pian piano, abbandonava un rovescino tagliato e velenoso per una terribile sberla liftata, che non sarebbe servita soltanto a passare, ma anche ad attaccare. Dominato all'inizio dal ritmo superiore di Jimmy Connors, dalle volée e dai tocchi di John McEnroe, Ivan riuscì a riguadagnare un buon metro di campo ai due geni, per rendergli la vita difficile e spesso impossibile. Contro di lui, vincere di regolarità, o in palleggi aperti, era quasi impossibile. Rallentargli il gioco era impresa suicida. E bisognava allora attaccarlo. Un bel problema, perché Ivan passava quasi altrettanto bene di rovescio che di diritto.
Note
[modifica]- ↑ Citato in Marco Fablo, Federer visto da Lendl, Muster e Henman, Credit Suisse, 22 giugno 2011.
- ↑ Citato in Lendl: "Contro Federer avrei perso anche io" (Semeraro), La Stampa, 22 febbraio 2010.
- ↑ a b Citato in Daniele Malafrina, Le 19 finali di Ivan il terribile, Ubitennis.com, 9 luglio 2009.
- ↑ Citato in Piero Pardini, Citazioni a bordo campo, Ubitennis.com, luglio 2008.
- ↑ a b Citato in Piero Pardini, Citazioni a bordo campo, Ubitennis.com, giugno 2008.
- ↑ Citato in Gianni Clerici, "Voglio essere invincibile", la Repubblica, 9 dicembre 1987.
- ↑ (EN) Citato in Stephen Sackur, Agassi's "mission" takes him back to school, BBC News, 26 agosto 2010.
- ↑ Citato in Roberto Perrone, Federer, è partita la caccia a Sampras, Corriere della Sera, 5 luglio 2005.
- ↑ (EN) Citato in René Stauffer, The Roger Federer Story: Quest for Perfection, New Chapter Press, 2007, p. 240. ISBN 0942257391
Voci correlate
[modifica]- Andy Murray, allenato dal 2011.
- Tony Roche, coach storico.
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