Jeremy Bentham

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Jeremy Bentham

Jeremy Bentham (1748 – 1832), filosofo e giurista inglese.

Citazioni di Jeremy Bentham[modifica]

  • C'è stato un giorno, e mi rattrista dire che in molti posti non è ancora passato, in cui la maggior parte del genere umano, grazie all'istituzione della schiavitù è stata trattata dalla legge esattamente nello stesso modo in cui, per esempio in Inghilterra, sono trattate ancora le razze inferiori di animali.
    Forse verrà il giorno in cui tutte le altre creature animali si vedranno riconosciuti quei diritti che nessuno, che non sia un tiranno, avrebbe dovuto negar loro. I Francesi hanno già scoperto che il colore nero della pelle non è una buona ragione perché un uomo debba essere abbandonato, per motivi diversi da un atto di giustizia, al capriccio di un torturatore. Forse un giorno si giungerà a riconoscere che il numero delle zampe, la villosità della pelle o la terminazione dell'osso sacro sono ragioni altrettanto insufficienti per abbandonare a quello stesso destino un essere senziente. In base a che cos'altro si dovrebbe tracciare la linea insuperabile? In base alla ragione? O alla capacità di parlare? Ma un cavallo o un cane che abbiano raggiunto l'età matura sono senza confronto animali più razionali e più aperti alla conversazione di un bambino di un giorno, di una settimana o di un mese. Supponiamo che così non fosse; che cosa conterebbe? La domanda da porsi non è se sanno ragionare, né se sanno parlare, bensì se possono soffrire.[1]
  • Crea tutta la felicità che sei in grado di creare, elimina tutta l'infelicità che sei in grado di eliminare: ogni giorno ti darà l'occasione, ti inviterà ad aggiungere qualcosa ai piaceri altrui, o a diminuire qualcosa delle loro sofferenze. E per ogni granello di gioia che seminerai nel petto di un altro, troverai un raccolto nel tuo petto, mentre ogni dispiacere che toglierai dai pensieri e sentimenti di un'altra creatura sarà sostituito da meravigliosa pace e gioia nel santuario della tua anima.[2]
  • Essere incessantemente sotto gli occhi dell'ispettore significa perdere di fatto la capacità di fare del male, se non addirittura il desiderio di farlo.[3]
  • Gli avvocati sono le uniche persone la cui ignoranza della legge non venga punita.[4]
  • Il bene è piacere o esenzione dal dolore. Il male è dolore o perdita del piacere.[5]
  • Il bene più grande per il maggior numero di persone è la misura di ciò che è giusto e sbagliato.[6]
  • Il patto originario, tra re e popolo, era una leggenda. Il successivo patto, quello fra Camera dei Lords e Camera dei Comuni, fu anche troppo reale.[7]
  • L'ingiustizia e le calamità, che hanno accompagnato tentativi precipitosi, costituiscono l'obiezione più grave contro i progetti di emancipazione [dalla schiavitù].
    Questa operazione non ha bisogno di essere portata a termine da una rivoluzione violenta che, scontentando tutti, distruggendo ogni proprietà, e collocando tutte le persone in una condizione per la quale non sono adatte, può produrre mali mille volte più grandi di tutti i benefici che ci si possono attendere.[8]
  • La maggior felicità del maggior numero di uomini è il fondamento della morale e della legislazione.[9]
  • La morale non è nulla più che la regolarizzazione dell'egoismo.[10]
  • Tutte le pene sono danni: tutte le pene in se stesse sono mali.[11]

Citazioni su Jeremy Bentham[modifica]

  • Bentham è una di quelle persone che dànno ragione al vecchio adagio: "Non v'è profeta in patria". Egli è famoso all'estero; e la luce del suo intelletto si riflette, con accresciuto splendore, dall'altra parte del globo. Il suo nome è scarsamente noto in Inghilterra, più noto in Europa, più che tutto è noto nelle pianure del Cile e nelle miniere del Messico. (William Hazlitt)
  • L'arcifilisteo Jeremy Bentham, questo oracolo del senso comune borghese del XIX secolo, arido, pedante e chiacchierone banale (leather-tongued). Bentham è tra i filosofi quello che Martin Tupper è tra i poeti: l'uno e l'altro solo l'Inghilterra poteva fabbricarli. (Karl Marx)
  • Il principio dell'utile non è stato un'invenzione di Bentham, il quale non ha fatto che riprodurre senza nessuno spirito quel che Helvétius ed altri francesi del secolo XVIII avevano detto con spirito. Per esempio se si vuol sapere che cos'è utile ad un cane, bisogna studiare a fondo la natura canina. Ma questa natura stessa non si può dedurre dal "principio dell'utile". Applicato all'uomo, se si vuol giudicare ogni atto, movimento, rapporto, ecc., dell'uomo secondo il principio dell'utile, si tratta in primo luogo della natura umana in generale, e poi della natura umana storicamente modificata, epoca per epoca. Bentham non ci perde molto tempo. Egli suppone, con la più ingenua banalità, che l'uomo normale sia il filisteo moderno e in specie il filisteo inglese. (Karl Marx)

Note[modifica]

  1. Da Principles of Morals and Legislation, cap. 17, sez. 1, nota; citato in Ditadi 1994, p. 764.
  2. Da Bentham Manuscripts, University College London, box 174, fol. 80; cit. in A. Goldworth, Editorial Introduction, cit., p. xix.
  3. Citato in E. Halèvy, The Growth of philosopbical radicalism, Faber and Faber, London, 1972, p. 83; ripreso in J. S. Mill, Saggio sulla libertà, traduzione di Stefano Magistretti, Il Saggiatore, Milano, 1981, p. 12.
  4. Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Le Formiche: anno terzo, Zelig Editore, 1995, § 1967.
  5. Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 148. ISBN 9788858019429
  6. Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 147. ISBN 9788858019429
  7. Criticando la cosiddetta Gloriosa rivoluzione inglese del 1689, per dire che non fu una rivoluzione popolare ma aristocratica. (1838-43, vol. IV, p. 447; citato in Losurdo 2005, p. 172)
  8. 1838-43, vol. 1, p. 346; citato in Losurdo 2005, p. 173.
  9. Da The Commonplace Book; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, Milano, 2013. ISBN 9788858654644.
  10. Da Deontologia; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  11. Da Introduzione ai principi della morale e della legislazione, a cura di Eugenio Lecaldano, traduzione Stefania Di Pietro, UTET, Torino, 2013. ISBN 9788841893876

Bibliografia[modifica]

  • Jeremy Bentham, The Works, a cura di John Bowring, 11 voll., Tait, Edinburgh, 1838-43.
  • Gino Ditadi, I filosofi e gli animali, vol. 2, Isonomia editrice, Este, 1994. ISBN 88-85944-12-4
  • Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo, Laterza, 2005.

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