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Le straniere del nostro cinema

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Le straniere del nostro cinema, dizionario del cinema a cura di Enrico Lancia e Fabio Melelli.

Citazioni

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  • Attrice graziosa dai penetranti occhi azzurri [...] viene scritturata dal produttore italiano Sonio Coletti che le affida addirittura un ruolo da protagonista nel film Eran trecento... [...]. Il film, anche se di discreta fattura, non ha purtroppo il successo sperato ma accende, comunque, i riflettori sull'affascinante ventenne parigina. Viene così notata e scritturata dal produttore Rizzoli, ed inizia una carriera promettente con partecipazione a film di ottima realizzazione come Puccini (1953), dove il regista Gallone le affida il pietoso ruolo della servetta Delia perdutamente innamorata del compositore toscano: un ruolo un po' sottotono ma nel quale la Bru dimostra buone qualità di attrice e capacità notevoli di saper piangere, e bene, anche. (Myriam BRU, p. 20)
  • Ma nonostante le buone prove fornite, qualcosa s'inceppa nella carriera dell'attrice, forse il disastroso esito del film Resurrezione (Auferstehung, 1958) di produzione maggioritaria tedesca, nel quale la Bru si trova a disagio a interpretare il ruolo dell'eroina tolstojana, non convincendo né pubblico né critici. Il film è accolto male ma fa scattare la molla dell'attrazione tra lei e il protagonista maschile, Horst Buchholz, che la condurrà all'altare per un matrimonio felice e duraturo e che la induce ad abbandonare l'attività professionale e l'Italia. (Myriam BRU, p. 21)
  • Fresca, spontanea, graziosa, tipico esempio della ragazza acqua e sapone, si presenta nel mondo dello spettacolo fin dall'età di dodici anni [...]. Ma è sempre in Italia che [...] ottiene le migliori soddisfazioni, rivelando doti insospettate in una giovanissima come lei. Doti sia drammatiche che brillanti, anche se il genere romantico-sentimentale si dimostra a lei più idoneo. È deliziosa nel suo pungente ritratto di ragazzina maliziosa ne Le infedeli (1953) di Steno e Monicelli, così come lo è nel personaggio di contadinella dispettosa di Giorni d'amore (1954) di De Santis, nel quale è doppiata in abruzzese e in modo encomiabile da Maria Pia Casilio. La paesanella dalla vena italica più autentica che si possa immaginare! (Marina VLADY, pp. 48-49)
  • Bruna, elegante, longilinea, un po' sofisticata, interpreta solo tre film in patria, prima di giungere in Italia, chiamata dal produttore Genesi e dal regista Vittorio De Sica per un ruolo molto importante, forse il più importante della sua, in verità, non lunga carriera. È il ruolo della dolce e comprensiva maestrina della pestifera scuola femminile nel film Maddalena... zero in condotta (1940), grande successo di pubblico e molto apprezzato dai critici dell'epoca. È nata una nuova stella nella Cinecittà fascista? Non proprio, ma un'attrice di grande professionalità, questo sì, anche se i ruoli che seguiranno non saranno all'altezza di quello che le ha procurato una certa notorietà. (Vera BERGMAN, p. 68)
  • Affascinante e soave fanciulla svizzera, già indossatrice per una famosa casa di moda, giunge al cinema quasi anonimamente partecipando al film Siamo donne, nell'episodio "Quattro attrici e una speranza" (1953), nel ruolo di se stessa, per diventare subito celebre grazie al film tutto al femminile, Le amiche (1955). Qui sostiene, egregiamente e mirabilmente per una debuttante, il ruolo della sensibile e graziosa Rosetta, destinata a una fine immeritevole, un suicidio causato da un amore impossibile. Il delicato e struggente personaggio le si addice perfettamente per delicatezza e fisicità, guidata dalla mano esperta di un regista attento alla psicologia femminile, Michelangelo Antonioni, che le regala un "grande ruolo", anche se doppiata (oltretutto in modo eccezionale) da una Fulvia Mammi che si immedesima nell'attrice e nel personaggio. (Madeleine FISCHER, p. 72)
  • La sua presenza di graziosa adolescente, dal viso non banale, espressiva e sensibile, è richiestissima da molti registi tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, anche se non sono poche le pellicole in cui dà la sensazione di buttarsi un po' via, rendendosi disponibile a ogni filone al momento in voga. [...] Abbonata ai ruoli più scabrosi, la Wendel è un misto di dolcezza e ambiguità. (Lara WENDEL, pp. 84-85)
  • Interpreta alcuni film inglesi per approdare poi in Italia, dove si afferma con il suo fascino altero e ambiguo e l'algida bellezza. [...] Con La tratta delle bianche (1952) di Luigi Comencini inaugura una galleria di ritratti femminili al negativo, divenendo ben presto la più odiata-amata cattiva del cinema italiano, perfida per quanto sensuale. (Tamara LEES, p. 131)

Bibliografia

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Voci correlate

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