Vittorio De Sica

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Vittorio De Sica nel film Il generale Della Rovere (1959)
  • Miglior film straniero (1948)

Sciuscià

  • Miglior film straniero (1950)

Ladri di biciclette'

  • Miglior film straniero (1965)

Ieri, oggi, domani

  • Miglior film straniero (1972)
Il giardino dei Finzi Contini)

Vittorio De Sica (1901 – 1974), attore e regista italiano.

Citazioni di Vittorio De Sica[modifica]

  • Ho avuto l'onore e il piacere di lavorare con Montgomery Clift [...] e così di conoscerlo bene, intimamente. È stato l'attore più sensibile e intelligente che abbia mai conosciuto. Recitava con un senso di poesia. Mi ricordo che adorava i bambini, lui stesso lo era, viveva di tenerezza. Ma il destino divenne suo nemico, lui che meritava bontà e amicizia e soprattutto felicità. Dopo l'incidente non ebbe più pace. Con il trascorrere degli anni peggiorò sempre di più. Alla fine il suo cuore non ha potuto sopportare l'enorme disperazione e così ha smesso di battere. Ora siamo rattristati senza quel grande attore che ha dato al mondo quelle meravigliose e gratificanti interpretazioni che rimarranno per sempre nella nostra memoria. Addio Monty, amico mio, fratello mio.[1]
  • Ho fatto La compagnia dei matti e mi rovinai la reputazione di attore bello, diciamo così. Il truccatore mi truccò talmente male, mi mise i baffi alla cinese e io, con quel nasone e molto magro, ero talmente brutto come amante di quella povera Elena Lunda, protagonista del film, che Pittalunga, l'allora padrone assoluto del cinema italiano, decretò che io non sarei mai più entrato in uno studio cinematografico.[2]
  • Il mio scopo è rintracciare il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso della piccola cronaca, anzi, della piccolissima cronaca.[3]
  • Io ho guadagnato fama e quattrini lasciandomi guidare dalla pigrizia. Il mio sorriso mi ha regalato un'anima allegra che non mi appartiene. Il mio destino è un altro: sul vertice dei quarant'anni ricomincerò la mia vita di attore.[2]
  • [Il misto di autentica generosità ed astuzia senza doppiezza dei napoletani] Quest'oggi la padrona del basso che mi ospita ha voluto per forza offrirmi un piatto della loro minestra di riso e fagioli. Ero commosso dalla prodigalità di questa povera gente che si toglie un piatto della loro minestra così faticosamente guadagnata. Avevo appena finito di dire "Ma è sorprendente la generosità e l'ospitalità del popolo napoletano, che mi commuove nel profondo del mio animo" quando si è avvicinata la padrona e a un orecchio mi ha sussurrato: "Vedite un po' voi si putite ottenere dall'amministrazione un compenso per il disturbo che ci prendiamo."[4]
  • Tutta la mia attività registica la svolgerei sempre a Napoli, perché è una città che veramente mi dà degli impulsi umani, poetici, artistici, Napoli è la città più fotogenica, più umana, di tutte le città d'Italia e del mondo.[5]

Citazioni su Vittorio De Sica[modifica]

  • [Sulla definizione di film "alimentari" data da Vittorio De Sica ad alcuni suoi film] Adoro De Sica, faccio vedere ai miei figli le sue opere e quelle di Fellini. Il cinema italiano è meraviglioso. Aveva ragione, ci sono film "alimentari" che ti servono per campare, è così che va la vita. (Tim Roth)
  • [Su Tempo massimo] De Sica, alle prese con una macchietta, si rivela acutissimo tratteggiatore di tipi. (Dino Falconi)
  • De Sica dice spesso che quando gli viene una buona idea, subito dopo si accorge che la stessa l'hanno avuta Chaplin o René Clair; è un vero signore! (Bruno Amatucci)
  • [Su Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete!!!] Giravamo in inglese e De Sica, non sapendolo, appiccicava su tutto il set dei foglietti in modo che potesse dire le sue battute. A volte li appiccicava anche alla mia schiena. È stata un’esperienza che ricordo con molto piacere. (Stefania Casini)
  • Il problema di De Sica come uomo è del tutto secondario nei confronti della sua produzione, ma siamo proprio contro la sua visione del mondo, contro il carattere e l'impostazione umana ed estetica dei suoi film, contro l'ambiente, le storie, i personaggi, i sentimenti, il linguaggio ai quali De Sica ha affidato in modo ormai irrevocabile, perché custodito nella storia, la sua altissima fama di artista e di italiano. (Giulio Andreotti)
  • [Gli uomini, che mascalzoni...] segna decisamente una non facile tappa di Vittorio De Sica. I suoi precedenti saggi sullo schermo (uno short, una particina nella Vecchia signora, il recente Due cuori felici), pur dimostrando impegno e bravura non ci erano apparsi assai convincenti. In quest'ultimo film del Camerini il giovane attore ha invece saputo comprendere quali profonde differenze esistano tra la ribalta e lo schermo; e, per lo schermo, ha avuto il coraggio di ricominciare da capo. È giunto così subito dove non molti altri attori più agguerriti di lui sarebbero giunti; ha saputo tratteggiare, con grande semplicità di mezzi, un tipo di giovanotto trasognato e scanzonato quanto basta; e ora, dopo questa prova felice, De Sica può aspirare a essere quel buon attor giovane che finora mancava allo schermo italiano. (Mario Gromo)
  • Vittorio De Sica. Dài a Cesare quel che è di Cesare. (Marcello Marchesi)

Christian De Sica[modifica]

  • Mio padre è un maestro, io sono un pittore della domenica.
  • Mio padre mi ha sempre insegnato a fare tutto. Quando gli ho detto che volevo fare l'attore, mi ha detto di studiare doppiaggio, perché secondo lui era la scuola migliore. Non l'Accademia di Arte Drammatica, che sforna a volte pessimi attori di teatro. "Gli attori di teatro – mi diceva – parlano il 'birignao'. Invece bisogna parlare il dialetto, che è il vero italiano".
  • Mio padre mi ha sempre insegnato un grande rispetto per gli addetti ai lavori e per tutti quelli che lavoravano nel cinema e mi diceva sempre: "Il nostro è un mestiere fatto sull'acqua".
  • Papà è spirato tra le mie braccia il 13 novembre 1974 all'ospedale di Neuilly-sur-Seine, vicino a Parigi. Io recitavo in teatro a Milano. Mia madre mi ha chiamato. Ho preso il primo aereo. Sono arrivato all'ospedale, ho visto papà. Il vestito attaccato alla stampella. Quello blu. Gessato. Elegante. Non aveva più voce. Mi disse: "Christian, molla tutto e vieni via con me, mi faccio un ultimo ciclo della cura, poi torniamo a Montecarlo. Stai vicino a mamma, Christian, e soprattutto guarda che bel culo che c'ha quell'infermiera".

Massimo Scaglione[modifica]

  • De Sica ha modo di emergere attraverso una recitazione sottile, ironica e cordiale.
  • Il cinema sonoro ha bisogno di attori che sappiano parlare e De Sica, malgrado qualcuno lo ritenga poco adatto per la Settima Arte, viene invitato ad apparire sullo schermo, naturalmente in ruoli brillanti.
  • Non sono ancora spuntati i Nazzari e i Giachetti e perciò De Sica rimarrà per anni incontrastato interprete.
  • Vittorio De Sica sarà uno spiritoso Cary Grant.

Note[modifica]

  1. Citato in Michelangelo Capua, Montgomery Clift. Vincitore e vinto, Lindau, 2009.
  2. a b Citato in Massimo Scaglione, I Divi del Ventennio, per vincere ci vogliono i leoni..., Lindau, 2005.
  3. Dall'intervista Abbiamo domandato a De Sica perché fa un film dal "Ladro di biciclette", La fiera letteraria, 6 febbraio 1948.
  4. Citato in Giancarlo Governi, Vittorio De Sica, Un maestro chiaro e sincero, Bompiani, Milano, 2016, p. 101. ISBN 978-88-58-77268-3
  5. De Sica nella trasmissione televisiva Parlami d'amore Mariù, citato in Mirco Melanco, Paesaggi, passaggi e passioni, introduzione di Gian Piero Brunetta, Liguori, Napoli, 2005, p. 153. ISBN 88-207-3685-3; riportato in "Chist è 'o paese d' 'o sole". La rappresentazione di Napoli in Rossellini e Martone, thefreelibrary.com.

Filmografia[modifica]

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]