Michele Alboreto
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Michele Alboreto (1956 – 2001), pilota di Formula 1 italiano.
Attribuite
[modifica]Citazioni di Michele Alboreto
[modifica]- [Sul rapporto burrascoso con John Barnard] Il fatto che non arrivi al mattino e non saluti i meccanici già mi fa restare male: lui non considerava affatto ciò che veniva fatto a Maranello, nel senso che qualsiasi cosa gli si dicesse lui l’accantonava e ripartiva dalle sue idee. Io sono convinto che quello che c’era ad inizio stagione non era da buttare, anzi moltissimo era buono. Il fatto che uno arrivasse e buttasse via tutto quanto era stato fatto fino a quel momento mi piaceva poco.[2]
- [Sul rapporto burrascoso con John Barnard, responsabile della Scuderia Ferrari in quegli anni] Sarà anche un genio, ma sulla carta: lui crede che si possa ancora disegnare una monoposto con un tratto di penna, seguendo la sua fantasia creativa. Ma poi le cose devono funzionare al computer, devono essere fattibili.[3]
Citazioni su Michele Alboreto
[modifica]- Dell'Alboreto ferrarista molto è stato detto, talvolta anche a sproposito. Il Drake gli voleva bene e lo aveva voluto a tutti i costi. Ma Enzo ormai era molto anziano e non controllava più la situazione. Sia come sia, nel 1985 Michele andò vicino al titolo. Lo perse contro Prost anche per misteriosi azzardi tecnologici, roba di forniture vagamente farlocche, cose così. Ma mi colpì molto un dettaglio. A inizio stagione, Alboreto aveva promesso una vacanza al mare dei Caraibi, tutta pagata, alla gente della squadra. Come premio per l'eventuale conquista del mondiale. Il mondiale lo vinse la McLaren, ma Michele mandò comunque in vacanza, di tasca sua, i meccanici. Spiegò: fosse stato per voi, ce l'avrei fatta. Questo era il personaggio. Non sempre solare, talvolta brusco, ma autentico. (Leo Turrini)
- [«Alboreto cosa ha più degli altri piloti italiani?»] È più diplomatico. (Elio De Angelis)
- La morte mi porta via uno degli amici più cari. Gliel'avrò detto cento volte: smettila, goditi la vita e quello che hai guadagnato. Aveva la possibilità di starsene tranquillo con la moglie e le figlie, ma lui aveva la passione delle corse. Ma va... Io parlo così solo perché alle corse non ci penso più da tanto tempo. Ma lui no, lui aveva la malattia del casco e della tuta, non ha mai avuto la forza di dire "basta". (Riccardo Patrese)
- Michele era l'impersonificazione perfetta del pilota-gentiluomo. L'ultimo gentleman driver di un'epoca che non c'è più da tempo. Quella categoria di corridori che mettevano l'educazione, la signorilità e la disponibilità verso colleghi ed addetti ai lavori sopra ad ogni altra caratteristica caratteriale. Michele era di origini semplici, ma non si è mai montato la testa diventando uno sportivo di fama mondiale. Denaro e popolarità non lo hanno cambiato, come invece è capitato a tanti altri personaggi dello sport o dello spettacolo che si sono montati la testa. Alboreto no: ha sempre mantenuto quel carattere schietto e semplice degli inizi. Ha vissuto con discrezione e umiltà il suo ruolo di pilota. Proprio lui che è stato per cinque anni pilota Ferrari in F1 e quindi completamente al centro dell'attenzione; eppure è riuscito a non far mai parlare di sé per gli eccessi o per le polemiche, quanto per il suo stile e per l'altruismo del proprio comportamento. Nadia, sua moglie, e le due figlie Alice e Noemi possono essere fiere di aver avuto un marito e un padre che ha dato lezione di stile e di comportamento a tutto il mondo della F1. (Alberto Sabbatini)
Note
[modifica]- ↑ Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 48, ISBN 88-8598-826-2.
- ↑ Da un'intervista a Roberto Boccafogli per Autosprint, 1987; citato in Lo sfogo d'altri tempi di Michele Alboreto nel 1987, p300.it, 1º giugno 2019.
- ↑ Da un'intervista di Roberto Boccafogli per Autosprint; citato in Roberto Boccafogli, F1 | Alboreto-Barnard: piccola cronaca di un matrimonio impossibile, formulapassion.it, 26 aprile 2020.
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