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Campionato mondiale di calcio 1950

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Francobollo commemorativo del Campionato mondiale di calcio del 1950

Citazioni sul Campionato mondiale di calcio 1950.

  • La celebre edizione del 1950 passata alla storia per il «Maracanaço», la sconfitta 2-1 patita dal Brasile nella partita decisiva contro l'Uruguay allo stadio Maracanã di Rio de Janeiro. Se anche in Italia di quel Mondiale ricordiamo solo questo, è anche perché la spedizione degli azzurri non fu certo memorabile. O almeno, non lo fu dal punto di vista calcistico. Sotto altri aspetti, invece, fu una vicenda che avrebbe potuto serenamente ispirare una delle tante commedie (appunto) all'italiana che nell'immediato futuro avrebbero fatto la fortuna del nostro cinema. Una commedia però nata da una tragedia, quella di Superga: quando l'aereo del Grande Torino, di ritorno da Lisbona, si schiantò sulla collina vicina al capoluogo piemontese. Pochi ricordano che, in quel momento, a causa della Seconda guerra mondiale, l'Italia era campione del mondo in carica di calcio, grazie ai due titoli conquistati nel 1934 e nel '38. Il Grande Torino costituiva ovviamente l'ossatura della nazionale che avrebbe potuto difendere degnamente il titolo. Ma, e qui usciamo dalla tragedia, un'ulteriore conseguenza dell'incidente di Superga fu che federazione, molti calciatori e gran parte della stampa si trovarono uniti nella scelta di andare in Brasile non in aereo (35 ore di viaggio) bensì in nave. (Tommaso Pellizzari)
  • Le tredici squadre che hanno preso parte ai gironi finali del Campionato del Mondo del 1950, possono essere suddivise in due gruppi: le europee e le sudamericane. Nessuna offesa alle unità degli Stati Uniti e del Messico se le si lascio fuori causa in queste considerazioni. [...] Il confronto tecnico è avvenuto fra Europa e Sud America: la prima mettendo in campo sei rappresentanti, Inghilterra, Svezia, Spagna, Italia, Svizzera e Jugoslavia, la seconda allineandone cinque, Brasile, Uruguay, Paraguay, Cile e Bolivia. Le circostanze hanno voluto che appunto due squadre per ognuno dei due raggruppamenti fossero le designate per il girone finale. Quell'idioma universale che è il giuoco del calcio viene appunto interpretato e parlato in modo differente nel mondo nuovo e nel mondo vecchio. La differenza prima, la differenza vera e basilare che è emersa dalla serie di incontri che si sono disputati nelle diverse città del Brasile dal 24 giugno al termine del torneo, è questa: la forza principale delle squadre europee è di carattere tattico, si basa sul giuoco d'assieme; la forza basilare delle squadre sudamericane è di natura tecnica, trae origine dal virtuosismo individuale Da noi, ci si lambicca il cervello per dare ai giuocatori una intesa e per conferire al giuoco un assieme; qui le capacità personali dei singoli elementi prevalgono e le squadre non sono schiave di nessun tema o schema preconcetto, o per lo meno lo sono in misura infinitamente inferiore a quello che vige da noi. In Europa, le squadre scendono in campo con un piano elaborato e ad esso si attengono o cercano di attenersi; in America il senso di improvvisazione ed i valori singoli si impongono e finiscono sempre per avere libero sfogo. Ne consegue, che le compagini qui giunte d'oltremare hanno assunto, nel torneo, un aspetto di attività stridentemente compassato, rigido, quasi statico nel confronto con quanto operato dalle unità locali. (Vittorio Pozzo)

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