Naufragio

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Il naufragio (C.J. Vernet, 1772)

Citazioni sul naufragio e sui naufraghi.

  • Chi non naufragò in mare, può naufragare in porto. (proverbio italiano)
  • Curarsi [...] per certe malattie è come imparare a nuotare. In caso di naufragio non serve che a prolungare l'agonia. (Pitigrilli)
  • E il naufragar m'è dolce in questo mare. (Giacomo Leopardi)
  • Molte volte pensai che la Pace fosse arrivata | quando la Pace era tanto lontana – | come i Naufraghi – che credono di avvistare la Terra – | al Centro del Mare – || e lottano stremati – solo per scoprire | tanto disperatamente come me – | quanto illusorie le Rive – | o un qualsiasi Porto siano. (Emily Dickinson)
  • Nulla scompare per sempre. Dopo un naufragio, rimangono frammenti a galleggiare. (Valerio Evangelisti)
  • "O Signore, ti preghiamo non perché non accadano i naufragi, ma finché, se accadono, tu voglia guidarli verso le coste delle Cornovaglia, per il beneficio di noi poveri abitanti". Così dice una loro vecchia preghiera dei primi del diciannovesimo secolo. In quell'angolo della Cornovaglia dimenticato dalla legge, prima che fosse istituita la guardia costiera Britannica... esistevano bande che per avidità di bottino, provocavano deliberatamente i naufragi, attirando le navi verso il loro crudele destino sulle rocce della selvaggia costa della Cornovaglia. (La taverna della Giamaica)
  • Questo scontento, quest'uggia, e il mare stesso che stremato si getta per le rive come un naufrago: ogni vita è naufragio se non ne afferriamo il senso. (Fabio Tombari)
  • Sbaglia ad accusare Nettuno chi fa naufragio la seconda volta! (Publilio Siro)

Isabella Vincentini[modifica]

  • Il viaggio è l'invariante da cui si diramano e dove confluiscono tutte le varianti e il naufragio ne "l'acqua metis", è il luogo dove sprofonda lo scriba, l'alfa e l'omega di una "corrente immaginosa".
  • La matrice che ha generato il naufragio, attraverso giri viziosi ed infinite varianti, approda all'archetipo dell'acqua: al mare e all'infinito; alla fecondità e all'abbondanza; alla vita che rinnova e distrugge, placa la sete e il desiderio, minaccia, vince e dona; inghiotte e salva.
  • La poesia moderna ha mutato il timore del naufragio, la ricerca di una via di scampo, il ravvedersi che genera il ritorno, in una necessità positiva. Dolce diviene il naufragare perché il poeta sa che quando tutto è perduto si avrà un mutamento di destino: la sua trasformazione da nave in mare, da marinaio a poeta oppure da sofferenza ad assopimento, da ricerca inappagata ad oblio, da presente ad Infinito. Così la perdita della vecchia condizione diventa acquisto di un nuovo stato; il poeta aspetta e ricerca il nuovo ed in ogni caso lo preferisce a tutto ciò a cui egli ha già rinunciato.
  • Sia come locuzione che in senso figurato, il naufragio apre il campo alla rottura e alla perdita, all'insuccesso e alla dispersione, alla distruzione e al fallimento. Fare un naufragio equivale ad affondare, a trovarsi vittima di un disastro avvenuto per aver urtato contro ghiacci e scogli o a causa di una secca nascosta, di una collisione, di una tempesta o di qualsiasi altro fattore estraneo alla volontà dell'uomo.

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