Paolo Rosselli
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Paolo Rosselli (1952 – vivente), fotografo italiano.
Intervista di Michele Masneri, ilfoglio.it, 7 giugno 2020.
- Fotografo quello che vedo coi miei occhi, conta la mia esperienza, non l'architettura astratta.
- Il Luigi era un talento naturale, riusciva a fare delle fotografie dell'Emilia anche di soggetti particolarmente anonimi, tirava fuori la macchina e scattava. Ha avuto una fase d'oro e poi secondo me s'è un po' appesantito quando ha cominciato a collaborare con Aldo Rossi. Guido Guidi sostiene che Ghirri è il primo fotografo postmoderno, cosa verissima secondo me.
- Zaha Hadid a Milano. Libeskind a Milano. Porcherie kitsch. Peccato. Due architetti partiti così bene e finiti così male.
- [Su Giuseppe Terragni] Lo metto tra i più grandi architetti della modernità a livello internazionale: al pari di un Alvar Aalto. Bisogna vedere i dettagli, dentro, della casa del Fascio o ancora meglio dell'asilo Sant'Elia a Como. I materiali: cemento, seminato, vetro, vetrocemento, plastica. I soffitti sono un susseguirsi di vuoti, di pieni, a travi, senza.
- [La casa del Fascio di Como] era piena di colori, che però nessuno fotografa mai. La classica foto d’architettura è in bianco e nero e da sotto, col risultato che poi quando si arriva pare tutto più piccolo e meno monumentale. Io vado lì e fotografo a tappeto, il cemento di un colore diverso per i bagni dei maschi e delle femmine [...].
- Villa Bianca, altro capolavoro di Terragni, sta a Seveso, un paesotto a mezz'ora da Milano. Il mio assistente giapponese era sconvolto: le scale hanno un disegno ad angolo retto fuori e ad angolo smussato all'interno. Ma non ci va nessuno a vederla, quella casa.
- Dai dettagli capisci l'amore dell'architetto, e per me bisogna fotografare i dettagli. Ma oggi i dettagli sono spariti, conta solo la grande scala, l'architetto oggi è quasi sempre qualcuno che cerca disperatamente di conquistare grandi incarichi, poi dopo deve correre per finirli in tempo. L'architetto che diventa urbanista, per risolvere i problemi delle città. Ma che risolvi. Per trasformare le città basterebbe mettere treni veloci, elettrici, che collegano tutto, come a Tokyo.
- [Su Le Corbusier] Un architetto che, incredibilmente, non veniva insegnato all'università ai miei tempi. Veniva ritenuto troppo funzionalista, troppo spoglio.
Voci correlate
[modifica]- Gio Ponti, nonno
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