Camille Flammarion
Nicolas Camille Flammarion (1842 – 1925), astronomo e scrittore francese.
Citazioni di Camille Flammarion
[modifica]- [Sulla luna] Astro supremo del sogno e del mistero, fiaccola destinata a illuminar le notti terrestri, ebbe sempre il fascino di attrarre gli sguardi e i pensieri. Sembra che regnando sull'impero del silenzio, della pace, sia più misterioso, più solitario d'ogni altro: la sua luce bianca e gelida torna sempre a rinnovare la prima impressione: resta nel pensiero come rappresentante la notte stessa. Sin dalle più remote età, gli antichi avevan chiamata sovrana delle notti Diana dalla mezzaluna d'argento, Febea dalle bionde chiome.[1]
- Cieco chi guarda il cielo senza comprenderlo: è un viaggiatore che attraversa il mondo senza vederlo; è un sordo in mezzo ad un concerto. (da Le stelle e le curiosità del cielo, Sonzogno, 1904, p. 95)
- Gli scienziati sono forse le persone più facilmente ingannabili, perché le osservazioni scientifiche sono sempre oneste, perché con la natura – si tratti di un astro o di una molecola – non c'è da stare in guardia, e perché gli scienziati sono abituati a constatare semplicemente i fatti che si presentano.[2]
- Lo spettacolo dell'universo esterno è, infatti, la grande unità colla quale dobbiamo metterci in rapporto per conoscere il vero posto da noi occupato nella natura; e senza questa specie di studio comparativo, viviamo alla superficie di un mondo sconosciuto, ignorando dove siamo né chi siamo, relativamente al complesso delle cose create. Sì, l'astronomia dev'essere ormai la bussola della filosofia; essa deve camminare dinanzi a sé come un fanale illuminatore, rischiarando le vie del mondo. Troppo a lungo l'uomo è rimasto isolato nella sua valle, ignaro del passato, dell'avvenire, del proprio destino; troppo a lungo fu addormentato in una vaga illusione sul suo stato reale, in un giudizio falso ed insensato sul creato immenso. Si risvegli oggi dal suo torpore secolare, contempli l'opera di Dio e ne riconosca lo splendore, dia orecchio all'insegnamento della natura, e scompaia il suo isolamento imaginario per lasciargli vedere nella estensione dei cieli le umanità vaganti e succedentesi nei lontani spazii![3]
- O notte, quanto è sublime il tuo linguaggio per me! Quali anime non sentono l'eloquenza di una notte stellata? Quali non si son fermate talora al cospetto de' mondi radianti librati sul nostro capo e non han cercato la parola del grande enigma della creazione? Le ore solitarie della notte son veramente le più belle, quando abbian la facoltà di metterci in intima comunicazione con la vasta e sacra natura. Invece di gettar veli, come dicono, sull'universo, esse dissipan quelli che il sole spande nell'atmosfera. L'astro del giorno ci asconde gli splendori del firmamento; invece durante la notte ci si aprono i panorami del cielo.[4]
- Osiamo sperare che verrà il giorno in cui mezzi sconosciuti alla nostra scienza attuale ci daranno testimonianze dirette circa l'esistenza di abitanti di altri mondi. (La Planète Mars et ses conditions d'habitabilité, Paris: Gauthier-Vallars et Fils, 1892)
L'astronomia popolare
[modifica]Queste pagine sono scritte per tutti coloro a cui piace rendersi conto di quanto li circonda, e che pongono fra le più grandi soddisfazioni dello spirito il poter formarsi una idea precisa e chiara dello stato dell'universo.
Non è ella forse aggradevol cosa l'esercitare l'intelletto nella contemplazione dei grandi spettacoli della natura? Non è egli utile altresì il sapere almeno sopra che cosa noi camminiamo, qual posto occupiamo in mezzo all'Infinito; che cosa è questo Sole, i cui raggi benefici suscitarono e conservano la vita sulla terra, quale è il cielo che ci circonda, e che nome e che relazioni tra loro hanno le numerose stelle, che nell'oscura notte diffondono nello spazio la loro luce tranquilla e silenziosa?
Orbene, questa conoscenza elementare dell'universo, senza cui noi vegeteremmo, a guisa di piante, in una apatica ignoranza delle cause di cui subiamo perpetuamente gli effetti, noi possiamo acquisirla, non solo con lieve fatica, ma anzi con un piacere sempre crescente.
Citazioni
[modifica]- Coloro che si appoggiano sulla differenza che esiste fra la Luna e la Terra per negare la possibilità di qualunque specie di vita lunare, fanno, non un ragionamento da filosofo, ma (mi perdonino l'espressione) un raziocinio da pesce... Qualunque pesce avvocato è naturalmente convinto che l'acqua è l'elemento esclusivo della vita, e che fuori dell'acqua non vi sono viventi. D'altra parte, un abitante della Luna si annojerebbe di certo scendendo nella nostra atmosfera così pesante e così densa (ciascuno di noi sopporta un peso d'aria di 15 000 chilogrammi). Affermare che la Luna è un astro morto perché non somiglia alla terra, è proprio di una mente ristretta, presumente di tutto conoscere e convinta che la scienza abbia detto la sua ultima parola. (Libro II. La Luna, p. 196)
Ah! se gli uomini tutti, dal modesto e vilipeso coltivatore dei campi, dal laborioso e angariato operajo della città fino al professore, fino all'uomo salito al gradino più alto della fortuna o della gloria, e fino alla donna di mondo la più frivola in apparenza, sapessero, qual contento intimo e profondo attende il contemplatore di cieli, la Francia, l'Italia, l'Europa intiera si coprirebbero di cannocchiali invece di coprirsi di bajonette, di cannoni e di torpediniere, con gran vantaggio della pace e del benessere, della felicità universale.
Per la scienza dell'anima
[modifica]Signore, signori, cari colleghi,
Sarebbe stato mio vivo desiderio quello di recarmi personalmente presso di voi per presentarvi i miei profondi e simpatici ringraziamenti dell'onore fattomi dalla celebre Società delle Ricerche Psichiche; ma era difficile allontanarmi nel presente momento da Parigi e da Juvisy e tengo ad esprimervene il mio rincrescimento. Fortunatamente noi possiamo conversare insieme da lontano come da vicino a voi ed, in realtà, io mi sento vicino a voi in ispirito e col cuore.
Citazioni
[modifica]- Lo scopo della scienza non è la credenza, ma l'investigazione. (p. 18)
- L'uomo è un atomo pensante in seno dell'infinito e dell'eternità, vivente sulla Terra tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo. (p. 28)
- Che diviene l'anima dopo la vita terrestre? Esiste essa intrinsecamente? Ovvero essa è, come pretendono i materialisti, una funzione del cervello che nasce e cresce con esso e si estingue all'ultimo respiro? (p. 41)
- Che divengono le anime? Come esse vivono? Dove esse sono? La pluralità delle esistenze è il corollario normale della pluralità dei mondi? Nel 1865 un filosofo francese, Andrea Pezzani, laureato all'Istituto, pubblicò un'opera: La Pluralità delle esistenze dell'anima, facendo seguito nel suo pensiero alla mia opera: «La pluralità dei mondi abitati» – e in questo libro, al Capitolo intitolato «Jean Reynard, Henri Martin, Flammarion» egli presenta tale dottrina come scientificamente stabilita. Eccoci presso a sessant'anni da allora, vi ho sempre pensato dopo e mi pare che la dimostrazione non siasi ancora raggiunta. (p. 43)
Film tratti da sue opere
[modifica]- La fine del mondo (1931)
Note
[modifica]- ↑ Da Le meraviglie celesti; citato in Domenico Ciampoli, Dizionari di citazioni italiane e tradotte: citazioni francesi, § 4277, Carabba, Lanciano, 1912, p. 390.
- ↑ Citato in Massimo Polidoro, Quando lo scienziato si fa ingannare, massimopolidoro.com, 21 maggio 2010.
- ↑ Dall'introduzione a La pluralità dei mondi abitati, traduzione di C. Pizzigoni, Simonetti, Milano, s.d., pp. 10-11.
- ↑ Da Le meraviglie celesti; citato in Domenico Ciampoli, § 5046, p. 468.
Bibliografia
[modifica]- Camillo Flammarion, L'astronomia popolare Descrizione generale del cielo, traduzione e note del prof. Ernesto Sergent-Marceau, Casa Editrice Sonzogno, Milano, 1885.
- Camille Flammarion, Per la scienza dell'anima, traduzione di Francesco Zingaropolo, Società Editrice Partenopea, Napoli, 1923.
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