Massimo Polidoro

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Massimo Polidoro (2014)

Massimo Polidoro (1969 – vivente), giornalista, scrittore, divulgatore scientifico e blogger italiano.

Citazioni di Massimo Polidoro[modifica]

Citazioni tratte da articoli[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [...] qualche tempo fa fece parlare di sé il torinese Gustavo Rol: i suoi giochi con le carte, ammirati da Fellini e dall'avvocato Agnelli, non riuscirono tuttavia a convincere nessuno al di fuori della sua cerchia di ammiratori. Il rifiuto di Rol di lasciarsi filmare e di esibirsi di fronte ad esperti di trucchi non fa che confermare il suo timore di essere scoperto.[1]
  • Quella di Gustavo Rol, il sensitivo torinese attorno al quale negli anni è cresciuto quasi un piccolo culto locale, è una storia che periodicamente riserva sorprese. Una delle ultime riguarda Piero Angela, che ebbe modo di osservare Rol da vicino, non ne fu per nulla impressionato e descrisse criticamente le sue esibizioni nel suo libro Viaggio nel mondo del paranormale. Su certi siti favorevoli a Rol, invece, si racconta che Angela sarebbe rimasto sconvolto da ciò che aveva visto a casa del sensitivo e avrebbe alterato il racconto per partito preso. La verità è ben diversa. Dopo la clamorosa exposé di Angela, che per la prima volta spiegava in un libro come i prodigi di Rol potevano in realtà essere realizzati grazie a semplici giochi di prestigio, il sensitivo decise probabilmente di correre ai ripari. Prima raccontò a un amico giornalista, Nevio Boni, una serie di fantasie secondo cui Angela sarebbe rimasto allibito dalle dimostrazioni in casa sua. In particolare dal fatto che Rol sarebbe riuscito a leggere un libro scelto a caso, via telefono, da un amico di Angela che viveva a Boston, e poi perché quando se ne andò Angela si ritrovò con tutti gli assegni nel libretto firmati "Gustavo Rol". Boni, raccontando l'episodio, sosteneva che doveva essere vero poiché Angela non l'aveva mai smentito. [...] Piero Angela, che poi lo ha confermato anche a me, ha risposto semplicemente: «Sono tutte balle. Quello che è successo davvero l'ho raccontato nel mio libro. Gli episodi del libro con l'amico di Boston e degli assegni firmati sono pure invenzioni da parte di chi era stato colto in flagrante».[2]
  • Oggi Rol, una figura rimasta nel cuore dei suoi ammiratori, continua occasionalmente a stimolare ricordi e memoriali affettuosi da parte dei suoi fan, ma il suo nome è inesistente negli annali della parapsicologia che faticosamente tenta da quasi un secolo di darsi una rispettabilità scientifica. Al più [...], Rol può essere visto come una sorta di sciamano profondamente occidentale che compiva meraviglie fine a se stesse, atte unicamente ad aumentare il suo prestigio sociale.[2]
  • [...] la tragedia del Titan, il sommergibile imploso nel corso di un'immersione a quasi 4000 metri di profondità, dove era sceso per osservare da vicino il relitto del Titanic, e che è costato la vita ai suoi cinque occupanti, ha riempito [...] le pagine dei giornali, la TV e il web. Gran parte del mondo ha seguito con il fiato sospeso i tentativi di ritrovare in tempo il sommergibile [...]. E si è sollevato il problema di quanta attenzione e impegno, anche economico, sia stato rivolto verso "i ricconi del Titan", al contrario di quanto accaduto (per esempio) con la strage di circa 600 migranti, naufragati dieci giorni fa al largo della Grecia. [...] poi, c'è già chi si immagina assurdi complotti, chi ancora tira fuori la bufala della "maledizione del Titanic" e, naturalmente, c'è chi è sicuro si sia trattato di un disastro voluto dal presidente Biden per distrarre l'America da altri problemi. [...] Quello che invece dovrebbe farci riflettere, mi sembra, è il fatto che proprio non vogliamo imparare la vera lezione del Titanic. Nel 1912 a provocare la morte di oltre 1500 persone non fu un complotto, una maledizione e nemmeno una tragica fatalità. Fu colpa dell'arroganza e della cecità di chi si lancia a tutta velocità verso il disastro, incurante dei pericoli, mettendo a repentaglio la vita di persone ignare di quello che rischiano. [...] ora non si tratta di fare un processo a chi non c'è più, ma chi ha scelto di salire sul Titan sapeva che cosa rischiava? Sapeva che quel sommergibile non aveva nessuna certificazione di sicurezza, semplicemente perché era stato costruito al risparmio e non avrebbe mai superato un test di questo tipo? Sapeva che un ingegnere che vi lavorava era stato licenziato proprio perché aveva sollevato il problema della sicurezza? Non lo sapeva nessuno. E chi vendeva a caro prezzo la possibilità di dare un'occhiata da vicino al Titanic è probabile che non si sia mai fermato a riflettere sulle cause di quella tragedia.[3]
  • Se ci facciamo caso, ci rendiamo conto che nei discorsi dei fantarcheologi, chiamiamoli così, è in realtà presente una forma di etnocentrismo europeo. Se fate un po' un elenco degli oggetti che sarebbero "troppo complessi" per poter essere opera delle civiltà locali, vedrete che si trovano quasi sempre al di fuori dall'Europa. I dogū sono in Asia, i jet precolombiani e le linee di Nazca in Centro America, le piramidi e la sfinge in Africa. Questa gente non si chiede mai chi aiutò i micenei a costruire il grande tempio di Cnosso, i greci antichi a costruire il Partenone o i romani a costruire il Colosseo, monumenti altrettanto grandiosi di quelli che colpiscono tanto la loro immaginazione. E come mai non se lo chiedono? Ma è semplice: perché nessuno mette in dubbio che i greci e i romani fossero in gamba e sapessero fare queste cose da soli. Invece l'Egitto e il Centro America odierni, visto che spesso sono aree povere e instabili, portano alcuni a chiedersi come potevano gli antenati di questi popoli essere così progrediti da costruire monumenti che richiedevano buone conoscenze matematiche e scientifiche senza alcun aiuto esterno. A volte questo etnocentrismo sconfina decisamente nel razzismo più o meno esposto. Nel libro Impronte degli dei, per esempio, Graham Hancock sottolinea più volte con argomenti dubbi che il dio inca Wiraqocha doveva per forza essere di aspetto caucasico con gli occhi azzurri e la pelle chiara. Von Däniken, nel libro Signs of the Gods, scrive: "Forse la razza nera fu un fallimento e gli extraterrestri ne cambiarono il DNA con l'ingegneria genetica per poi programmare una razza bianca o gialla?".[4]

Dall'introduzione a 11/9 la cospirazione impossibile

Massimo Polidoro (a cura di), CICAP, 2014.

  • L'11 settembre 2001 quattro aeroplani dirottati da 19 terroristi arabi si schiantarono contro le Torri Gemelle a New York, contro il Pentagono a Washington e solo per poco non riuscirono a distruggere anche la Casa Bianca o il Campidoglio. Fu il più grande attacco subìto dagli Stati Uniti d'America sul proprio suolo dopo quello di Pearl Harbor, nel 1941, una devastazione che provocò la morte di quasi 3.000 persone e mise in ginocchio la più grande potenza mondiale. Fu anche la tragedia meglio documentata della storia.
    Ciò nonostante, a sei anni di distanza da quegli eventi, un sondaggio della Scripps News Service e dell'Università dell'Ohio rivelava che un americano su tre era convinto che dietro gli attentati ci fosse, in un modo o nell'altro, il Governo statunitense. Negli anni seguenti, la percentuale è scesa, attestandosi però pur sempre tra il 6 e il 15% nel 2010.
  • Che Bush e i suoi abbiano letteralmente approfittato degli attentati per i loro più o meno nascosti interessi di parte sono in pochi a dubitarlo. Saddam Hussein non nascondeva armi chimiche e non aveva collaborato in alcun modo agli attentati, eppure Bush riuscì a fare approvare una nuova guerra contro l'Iraq approfittando del dolore e dell'indignazione di una nazione ferita e presentando prove che si sono poi rivelate false.
    Ma che il presidente americano e i suoi sodali abbiano mentito su tante cose, soprattutto sulle vere ragioni della guerra, non prova in alcun modo che gli attacchi dell'11 settembre siano stati provocati dallo stesso governo.
  • C'è chi ritiene responsabili Bush e i suoi cortigiani e chi invece lo vede come un complotto israeliano. Chi lo interpreta come una cospirazione ordita dai baroni del petrolio e dai fabbricanti di armi e chi invece dà la colpa alla CIA e ai servizi deviati. C'è chi pensa che gli attentatori sarebbero stati partner volontari, chi li considera involontari complici manipolati dall'alto e chi addirittura afferma che non sarebbero mai esistiti. Così come non sarebbero nemmeno mai esistite le 265 persone imbarcatesi sui quattro voli schiantatisi quella mattina. O, se sono esistite, ora sarebbero state uccise dall'esercito o traslocate in qualche base segreta e isolata dal resto del mondo.
  • Probabilmente, l'idea che l'11 settembre sia stato un complotto governativo, piuttosto che un attacco terroristico arabo, va ricercata nella idealizzazione che molti hanno degli Stati Uniti e dei loro mezzi militari. Se i caccia non si sono alzati in volo immediatamente per abbattere gli aerei dirottati significa che qualcuno aveva ordinato loro di non farlo. Il fatto che il sistema di difesa aerea americano fosse progettato per difendersi da attacchi esterni e non interni; il fatto che i terroristi disattivarono il transponder quasi subito dopo il dirottamento, impedendo così di localizzare i loro aerei; il fatto che i protocolli burocratici e le catene decisionali allungassero in maniera spropositata i tempi di reazione; il fatto che nessuno avesse previsto un attacco di quel tipo e non fosse in alcun modo preparato a reagire di conseguenza; il fatto insomma che abbiamo a che fare con persone, capaci di sbagliare come tutti quanti, e non con supereroi infallibili non viene preso minimamente in considerazione da chi sostiene le ipotesi di complotto.

Da Alle origini del complottismo: la tragica storia dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion

massimopolidoro.org, 8 settembre 2014.

[Sui Protocolli dei Savi di Sion]

  • Fu soprattutto un ex gesuita e abate francese, Augustin de Barruel, considerato oggi per i suoi libri il più grande teorico del complotto della storia, ad alimentare le accuse paranoiche contro gli ebrei. Fu lui, per esempio, a ipotizzare che dietro le tre grandi società degli Illuminati, dei Massoni e dei Templari ci fossero gli onnipresenti ebrei, veri padroni di un impero invisibile. Non è dunque un’esagerazione affermare che le sue idee, oltre a rappresentare la fonte primaria per i Protocolli, stabilirono alcune delle fondamenta intellettuali delle visioni del mondo che culminarono nei regimi sovietico e nazista.
  • Il testo fu redatto nel 1903, forse da un agente della polizia segreta russa, all’epoca dell’Affare Dreyfus, quando un ufficiale dell’esercito francese di famiglia ebraica fu accusato ingiustamente di spionaggio a favore della Prussia. Fu l’antisemitismo di chi voleva a tutti i costi vedere condannato Alfred Dreyfus, e quindi dimostrata la pericolosità degli ebrei, a favorire la costruzione dei Protocolli.
  • Questo libercolo sarebbe finito nel dimenticatoio se Henry Ford, il magnate dell’automobile, non l’avesse preso per vero facendolo ristampare negli Stati Uniti. [...] In Germania, i nazisti ne presero atto e Hitler fece dei Protocolli uno dei cardini della sua campagna antisemita, citandoli spesso a dimostrazione che «l’intera esistenza di questo popolo si basa su una continua menzogna».

Da Se la vergogna è troppo grande...

mailchi.mp, 7 marzo 2021.

[Sull'assalto al Campidoglio degli Stati Uniti del 2021]

  • Gli arresti di circa 300 persone che sono seguiti alle identificazioni, rese possibili anche dal fatto che gli stessi insorti si riprendevano con il cellulare per poi vantarsi online della loro impresa – qualcosa che la dice lunga sull'intelligenza di queste persone -, hanno portato a identificare componenti di organizzazioni di estrema destra come gli Oath Keepers, i Proud Boys e tanti altri sostenitori di Donald Trump. Difficile davvero definirli "infiltrati di sinistra".
  • Secondo un sondaggio della Suffolk University, commissionato da USA Today, il 58% degli elettori di Trump si dice convinto che la rivolta sia stata un attacco ispirato dagli antifa. Solo il 28% dice che è stata una manifestazione di sostenitori di Trump. Inoltre, il 90% di tali elettori esonera Trump da qualunque responsabilità: certo, ha detto che era arrivato il momento di marciare sul Campidoglio per far capire con la forza ai legislatori chi aveva realmente vinto le elezioni, certo ha detto che sarebbe stato alla loro testa in quella marcia, ma poi se l'è filata alla Casa Bianca per godersi lo spettacolo in TV. Quindi, è il ragionamento di questi elettori, se lui non era fisicamente alla testa del movimento non può essere ritenuto responsabile.
  • Ormai è evidente che il Partito Repubblicano americano può fare ben poco per non perdere la stragrande maggioranza degli elettori, persone che sarebbero disposte a seguire Trump qualunque cosa chieda loro di fare. Sarà interessante vedere che cosa succederà nei prossimi mesi e anni, se Trump si candiderà di nuovo, come sembra intenzionato a fare, se nascerà un altro partito conservatore che prenda le distanze dall'estremismo e dal suprematismo bianco...

Da Che fare con lo zio complottista?

ilpost.it, 29 settembre 2021.

  • La differenza tra chi crede alle più estreme teorie cospirative e chi non ci crede non va [...] interpretata nei termini di una contrapposizione tra malati e sani, paranoici e razionali, ma piuttosto come una competizione tra diverse versioni e fonti, finalizzata a comprendere la realtà sociale. Lo zio complottista non ha perso la testa, insomma, cerca solamente di spiegarsi il mondo e lo fa come può, attribuendo cioè valore a ipotesi che sembrano dare significato a un mondo frammentato e caratterizzato dall'incertezza, riducendo in questo modo l'ansia che prova. Studi recenti sembrano infatti confermare che uno stato di ansia, come quello sperimentato durante la pandemia da Covid-19, può in effetti spingere le persone a pensare in un modo che si avvicina di più al complottismo.
  • Semplificare la realtà, a volte fino all'estremo, in modo da riportare una parvenza di ordine in quello che spesso è un mondo complesso e caotico, è proprio un'altra delle funzioni svolte dalle teorie del complotto.
  • Sovrastimando il poco che si sa veramente circa un dato problema, cioè, ci si illude di avere "visto la luce", di avere capito tutto e di avere scoperchiato qualche enorme segreto gelosamente custodito dai potenti. Ci si sente come eroi, novelli Robin Hood che combattono contro il malvagio sceriffo di Nottingham, senza accorgersi che, come Don Chisciotte, probabilmente si sta solo agitando la spada contro banalissimi mulini a vento.
  • Smontare ogni teoria del complotto portando fatti, dati e numeri può servire in qualche caso e ha un effetto preventivo su chi non conosce una data teoria e può così sfuggire al suo fascino. Ma quando la teoria ha già preso forma nella mente di qualcuno, insistere per smontarla ha come unico effetto quello di fare irrigidire ancora di più chi ha abbracciato le ipotesi cospiratorie. Il fatto stesso che non ci siano prove a sostegno di una certa teoria, per chi ci crede è una prova che quella teoria deve essere giusta: "Vedi? Sono talmente potenti che hanno fatto sparire ogni traccia!"
  • Perché sono nate così tante teorie cospirazioniste sugli attacchi dell'11 settembre o, prima ancora, sull'assassinio del presidente Kennedy? E perché l'idea di una pandemia che mette in crisi l'intero pianeta viene da tanti rifiutata? Perché sono eventi imprevedibili e, in quanto tali, terrificanti. Se nemmeno la potenza più forte del mondo, gli Stati Uniti, o il suo presidente, e nemmeno l'intero pianeta possono considerarsi al sicuro, allora significa che nessuno di noi può mai esserlo veramente. Ed è questo a spaventare.
  • Contro gli ebrei, Soros, Bill Gates o persino i "rettiliani" lo zio complottista può immaginare di poter combattere: contro il caso e l'imprevedibile no. È come se entrassero in gioco meccanismi di protezione della propria autostima, che permettono di imputare la responsabilità della condizione di svantaggio propria o dei propri valori a specifici soggetti o al sistema in generale.
  • In molti casi c'è tanta solitudine, ci sono persone che si sentono lasciate indietro, emarginate o escluse dalla società. Ed è proprio nell'isolamento che nasce il risentimento, la rabbia e il desiderio di rivalsa. Sminuire le preoccupazioni dello zio complottista, quindi, è il modo più sicuro per lasciarlo in balia dei teorici del complotto. Cerchiamo allora di aiutarlo a sentirsi parte della comunità, della famiglia, anche se ci costa molto e dopo l'ennesima idiozia che ci sentiamo ripetere vorremmo soltanto mandarlo a quel paese. I demagoghi o chiunque miri a speculare sulla sofferenza e sulla paura legittima di tanti per i propri sporchi fini, siano questi un bieco ritorno economico o una radicalizzazione ideologica finalizzata a un vantaggio elettorale o, peggio, ad alimentare il caos, non aspettano altro.
  • Sono indubbiamente tempi "interessanti" quelli che stiamo vivendo. Però abbiamo una scelta: possiamo limitarci a essere spettatori, lasciando che le cose vadano a rotoli e lo zio finisca per perdere del tutto il senno, oppure possiamo contribuire, per quanto in nostro potere, a migliorare un poco la vita di tutti, la nostra e quella di chi ci sta accanto.

Da La vita "bene usata" di Piero Angela

focus.it, 20 agosto 2022.

[Su Piero Angela]

  • Piero guardava alla morte così come guardava alla vita, in modo razionale e scientifico. Dopotutto è un fenomeno naturale, come ha scritto lui stesso nel suo ultimo messaggio al pubblico: «la natura ha i suoi ritmi». Naturalmente, gli sarebbe piaciuto molto fermarsi ancora e, scherzando, diceva che avrebbe chiesto a Margherita, sua moglie, di scrivere sulla sua lapide: "Con tutto quello che avevo da fare!".
  • L'umiltà e la modestia erano un suo tratto caratteristico, che forse gli derivavano dalle sue origini piemontesi, o forse dal fatto che aveva assorbito fino in fondo la lezione della scienza. Chi fa scienza deve essere umile, presenta le sue ricerche alla comunità scientifica, chiedendo che si trovino eventuali errori o mancanze, perché quasi sempre ci sono, e quando si trovano non si offende ma ne è felice, perché significa che può correggere gli errori commessi e rendere la propria ipotesi ancora più precisa e ancora più capace di spiegare al meglio la realtà.
  • Posso dire di avere avuto la fortuna di conoscerlo per tutta la mia vita adulta, visto che gli scrissi una lettera, non ancora diciottenne, ed ebbi la meravigliosa sorpresa di ricevere una risposta piena di interesse e incoraggiamento. Sin da bambino ero appassionato di misteri e fenomeni paranormali, ma tutto quello che leggevo mi lasciava sempre molto perplesso. Finché non mi capitò di leggere il suo Viaggio nel mondo del paranormale: quel libro mi aprì la mente, mi fece capire come ragionare di fronte a fenomeni insoliti e, soprattutto, mi fece capire l'importanza del più straordinario strumento mai inventato dagli esseri umani per risolvere misteri, il metodo scientifico. Ci conoscemmo e, forse colpito dal mio precoce interesse per la scienza e la razionalità, decise di investire su di me: mi diede una borsa di studio e mi mandò negli Stati Uniti a studiare con il grande James Randi, il più importante indagatore di misteri al mondo. "Non pensare che sia un regalo" mi disse. "Sai, Massimo, io ho la fortuna di guadagnare bene, ma più che investire in banca, preferisco farlo su progetti e persone che credo se lo meritino e possano raggiungere buoni risultati. Tu mi sembri una di queste persone".
  • Quando capitava di trascorrere qualche mattinata a parlare o anche a scrivere, seduti al tavolo del suo soggiorno, lo ascoltavo e mi faceva davvero pensare a Leonardo. Proprio come è successo al genio rinascimentale, che in tarda età, pur malandato, non smetteva mai di interrogare la natura, anche la mente di Piero è rimasta sempre giovane, sempre piena di domande e di curiosità. Proprio come il suo umore, che era sempre allegro e divertito. Aveva la capacità di non prendersi troppo sul serio e di non prendere sul serio neanche i momenti più difficili. "Sai", mi diceva quando gli acciacchi si facevano sentire di più, "la vita è un po' come un'avanzata verso le pallottole e le mitragliatrici: quando sei lontano le senti fischiare, poi, man mano che ti avvicini, diventa sempre più difficile cavarsela, prima o poi ti beccano. Dobbiamo rassegnarci, ma anche vivere al meglio, perché non saremo mai più giovani come in questo momento". Ma quando il discorso si faceva troppo serio, subito sdrammatizzava: "In fondo sono pur sempre un novantenne con un piede nella fossa e l'altro su una saponetta!".

Da Le forme del complotto

ilpost.it, 14 ottobre 2023.

  • Di fronte a tragedie come quella a cui stiamo assistendo oggi nel conflitto tra Israele e Hamas è solo questione di tempo prima che inizino a dilagare le teorie del complotto. Teorie con cui si cercherà di ingrandire le colpe dell’uno a scapito di quelle dell’altro o, anche più probabilmente, a ipotizzare interventi di terze o quarte potenze che agiscono nell’ombra, quando non addirittura di misteriosi burattinai che manipolerebbero dall’alto qualunque evento storico.
  • Un elemento tipico di una cospirazione fasulla è la logica “a cascata”, per esempio, secondo la quale i teorici della cospirazione, incapaci di trovare prove per ciò che affermano, non possono fare altro che allargare sempre di più il numero dei cospiratori, sostenendo che se qualcuno critica la teoria della cospirazione o non ci crede è perché anch’egli fa parte del complotto.
  • Il fatto è che, paradossalmente, le teorie del complotto offrono un conforto perché dividono il mondo in bianco e nero, banalizzano all’estremo realtà complesse, forniscono comodi capri espiatori e fanno sembrare il mondo più semplice e controllabile. Molti finiscono così per credere che se non ci fossero i “cattivi”, allora andrebbe tutto bene. Invece chi non crede nelle teorie del complotto deve ammettere semplicemente che le cose brutte avvengono, a volte per caso e a volte perché non è facile come sembra districare realtà complicate.
  • Per gestire con efficacia il numero impressionante di informazioni che la mente riceve simultaneamente, [...] il cervello deve semplificare la realtà. E la ricerca costante di schemi ricorrenti, di puntini da collegare, di connessioni da trovare ci induce a trovarne anche quando questi schemi e queste connessioni non ci sono veramente, creando così delle illusioni [...]
  • Un cervello che cerca un senso ovunque è uno dei nostri maggiori pregi, ma c’è un prezzo da pagare per questa abilità straordinaria, il fatto cioè che a volte i puntini che colleghiamo non appartengono allo stesso disegno. E, oggi, questa capacità straordinaria del nostro cervello a trovare schemi, collegamenti e significati nel caos più assoluto raggiunge il suo culmine nel proliferare delle teorie del complotto.
  • [Sull'incendio della cattedrale di Notre-Dame] Una volta domato l’incendio e messo in sicurezza l’edificio, le prime indagini sembrano escludere il dolo, ipotizzando un incidente. Tuttavia, prima ancora che le fiamme si fossero spente, sui siti web dove la mentalità cospirazionista non solo è ammessa ma incoraggiata dilagano le teorie di ogni tipo. È un attentato di matrice islamica, dichiarano sicurissimi alcuni esponenti e commentatori di estrema destra. No, è colpa degli ebrei, strillano altri estremisti. Ma no, è stato lo stesso governo francese ad appiccare l’incendio da solo. I paragoni con gli attacchi terroristici dell’11 settembre si sprecano e, ben presto, arrivano ipotesi sempre più assurde, come quella secondo cui l’incendio sarebbe legato ad altre devastazioni verificatesi in alcune chiese francesi negli anni precedenti. Il motivo? Chi ha bruciato Notre-Dame aveva bisogno di un pretesto per allontanare i fedeli e condurre scavi non autorizzati, al fine di scoprire (o nascondere) tesori lì sepolti nientemeno che… dai cavalieri templari!
  • Per molte persone credere a cospirazioni immaginarie rappresenta una chiamata all’avventura, un’esperienza irresistibile, perché fa sentire chi si convince di averle scoperte come l’eroe di un gioco di ruolo calato nella realtà. E ci sono diverse ragioni psicologiche per cui questo tipo di idee e storie possono sembrarci molto credibili, dalla dissonanza cognitiva all’illusione di riportare ordine nel caos, fino al bisogno di difendere la propria identità.
  • Se gli esseri umani ancestrali ritenevano che un altro gruppo stesse cospirando per far loro del male, potevano, per esempio, migrare in un ambiente più sicuro; potevano sviluppare un solido sistema di difesa; potevano persino sferrare essi stessi un attacco a sorpresa (un “attacco preventivo”) per scacciare o uccidere il sospetto cospiratore. In ogni caso, le persone potrebbero proteggere se stesse e i loro parenti dalla violenza letale, riconoscendo precocemente le intenzioni ostili di altri gruppi. Sviluppare un’inclinazione al sospetto, dunque, potrebbe essere stata una delle chiavi per la sopravvivenza della nostra specie.
  • A volte, quell’ombra che si muove tra le frasche è solo il vento, e fuggire può sembrare una reazione esagerata. Ma non tutti gli errori hanno lo stesso prezzo. A volte l’ombra si rivela essere davvero un predatore, una belva pronta a ghermirci e a trasformarci nella sua colazione, e non fuggire per tempo può rivelarsi fatale. Per questo, le nostre reazioni istintive e impulsive hanno spesso la meglio su quelle più ponderate e razionali: perché quando il costo di un falso positivo (vedere, per errore, un predatore che non c’è) è molto diverso da quello di un falso negativo (non vedere, per errore, un predatore), la selezione naturale favorirà la tendenza a commettere il tipo di errore meno costoso e, dunque, a eccedere nei falsi positivi.
  • Scoprire che le teorie del complotto si sono evolute per una buona ragione nel passato non significa che sia desiderabile credere alle teorie del complotto nel presente. Molte teorie cospirative dei nostri giorni, infatti, portano a scelte sbagliate, se non letali, come il rifiuto dei vaccini, il negazionismo climatico, l’ostilità, la xenofobia, il radicalismo e, in casi estremi, la violenza.
  • L’evoluzione biologica è lenta, insomma, mentre l’evoluzione culturale è molto veloce e la prima non ha potuto restare al passo con la straordinaria rapidità della seconda. Per dirla in altro modo, abbiamo un cervello adatto per l’età della pietra, ma ci ritroviamo a impiegarlo in una società profondamente tecnologica.

Citazioni tratte da video[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [Sul mostro di Loch Ness] Accantoniamo per un momento tutte le considerazioni relative al fatto che un essere di grandi dimensioni probabilmente non sopravviverebbe nelle acque gelide del lago. Supponiamo dunque che un dinosauro di questo tipo sia rimasto intrappolato a Loch Ness quando, dopo l'ultima glaciazione, il livello delle terre cominciò a salire, separando le acque del lago dal mare. Potrebbe essere uno scenario realistico? D'altra parte, non moltissimi anni fa furono rinvenuti al largo delle coste del Madagascar dei celacanti, cioè dei pesci che si supponeva fossero estinti proprio da 70 milioni di anni. È evidente che un plesiosauro, per poter essere giunto fino a noi vivo e vegeto, non potrebbe aver compiuto il suo viaggio da solo. Devono come minimo essercene stati due all'inizio, poi i figli di questi devono poi essersi riprodotti fino ad arrivare all'attuale mostro o mostri, se ce ne sono di più, a Loch Ness. Però, sorge un altro problema: se questa teoria fosse vera, il fondo del lago dovrebbe essere ricoperto da centinaia di scheletri di dinosauri, mentre tutti gli esami condotti hanno mostrato che il fondo del lago è piatto e che non ci sono caverne in cui i plesiosauri avrebbero potuto nascondersi o creare un cimitero.[5]
  • Il breve tempo trascorso tra l'osservazione di un celacanto e la successiva cattura di più esemplari è in forte contrasto con la lunga saga del mostro di Loch Ness, in cui un'ipotetica specie di animale gigante ha eluso anche una cattura di tipo fotografico in un'area relativamente piccola d'acqua.[5]
  • [Sulle pietre di Ica] Se almeno queste fossero autentiche, costituirebbero una prova straordinaria che ci porterebbe a riscrivere interamente la storia dell'umanità e, magari, fornirebbe carburante per le teorie degli antichi astronauti. Iniziamo allora dalla prima possibilità: una civiltà umana esistita anche durante l'epoca dei dinosauri. Questa è la teoria più cara a Cabrera, convinto che le incisioni siano state realizzate tra 65-230 milioni di anni fa da una civiltà umana super evoluta che poi però sarebbe tornata alla barbarie, lasciando le pietre incise quale unica testimonianza del suo straordinario sapere. Ovviamente, questo non spiega come mai una civiltà tanto evoluta da costruire telescopi e da praticare la microchirurgia abbia lasciato come unica traccia del suo passaggio solo dei rozzi disegni sulla pietra. Non spiega nemmeno perché, con tanta tecnologia a disposizione, questa antica civiltà evoluta dava la caccia ai dinosauri con lance e bastoni. E, soprattutto, non spiega perché non esistano al mondo altre prove che una simile civiltà sia mai esistita, i resti di qualche telescopio preistorico per esempio. Sarebbero una scoperta fenomenale, ma, a dirla tutta, basterebbe qualche ossicino di questi antichissimi antenati degli uomini. Invece non è mai stato trovato nulla.[6]
  • [Sull'assalto al Campidoglio degli Stati Uniti del 2021] Ragazzi, guardate, se tutta quella gente lì era tutta pagata e tutta d'accordo, allora diciamo che anche Trump era un attore che ha interpretato la parte di quello che fomentava la rivolta di quella gente. Giusto?! Ecco, cerchiamo di ragionare, cerchiamo di stare con i piedi per terra. Quello che è accaduto è esattamente la conseguenza matematica di quello che Trump ha seminato costantemente. Quindi non c'è stato nessun complotto, c'è stata l'idiozia di un uomo che non solo è riuscito a perdere la Casa Bianca con tutta questa costante diffusione di menzogne, di bugie, di odio, ma è riuscito anche a perdere il controllo del Senato.[7]
  • Sarà esistito per davvero? Nei decenni a venire, il mito di mokele mbembe avrebbe comunque continuato a riaffriorare, nonostante la totale assenza di prove della presenza di una simile creatura. Oggi è ancora più difficile credere che esista una popolazione sconosciuta di sauropodi (perché non può essercene solo uno sopravvissuto per milioni di anni), oltre per l'assoluta mancanza di scheletri di tali animali, anche per via delle numerose spedizioni zoologiche nel Congo e delle frequenti perlustrazioni aerei e satellitari capaci di documentare la presenza di animali anche in zone molto piccole. Il mito, come dicevamo, nasceva in coincidenza con la riscoperta dei fossili di dinosauro e le leggende su mokele mbembe ricalcavano credenze allora ritenute vere, ma che ora sappiamo essere false, come il fatto che i sauropodi, per esempio, non erano animali che vivevano nelle paludi e non passavano il tempo immersi nei laghi o nei fiumi.[8]
  • [Sulla macchina del fango] Il meccanismo è semplice. Per mettere in cattiva luce qualcuno – per esempio un collega; magari, invece, un amore non corrisposto o un giornalista o un giudice che indagano su qualcosa di scomodo – si mettono in giro delle voci, false, che non sono mirate apertamente a screditare qualcuno, a dire "quello è un ladro, quello è un assassino", ma a fare intendere che forse c'è qualcosa di losco sotto.[9]
  • [Sulla teoria degli antichi astronauti] Un aspetto che emerge costantemente dalla lettura o dalla visione di video che si occupano di questi argomenti è la convinzione che gli antichi fossero troppo stupidi, ignoranti, ingenui e generalmente incapaci per avere pensato e costruito le opere artistiche e architettoniche che sono sopravvissute fino ai nostri giorni. Si meraviglia costantemente che miti e leggende parlino di armi divine capaci di ridurre in cenere antiche città, bombe atomiche per esempio, o che emanano dei lampi o dei raggi accecanti, i laser si immagina. E sostiene che simili descrizioni non potevano sorgere nell'immaginazione degli antichi. "Gli antichi narratori dovevano possedere un tale accumulo di cose già viste, conosciute e sperimentate per innescare la loro fantasia, perché certe cose non si possono inventare", dichiarano sicuri costoro. Questa è una frase presa proprio da un libro di von Däniken. Certo, con buona pace di gente come Leonardo da Vinci che ha immaginato macchine per volare o per andare sott'acqua, o di scrittori come Jules Vernes che ha descritto un viaggio spaziale verso la luna, un sommergibile elettrico, e immaginarono tutte queste cose molto tempo prima, decenni, secoli prima che fosse anche solo possibile e realistico immaginare il loro concretizzarsi. Ma la verità è che i nostri progenitori non erano geneticamente tanto diversi da noi. Il loro cervello era praticamente identico al nostro. Avevano sogni, speranze, aspirazioni, abilità tecniche e artistiche non dissimili dalle nostre.[4]

Da ANUNNAKI, BIGLINO e il culto degli antichi astronauti

youtube.com, 5 febbraio 2021. [collegamento interrotto]

  • In Italia riscuotano ancora molto successo le teorie di Mauro Biglino. Si tratta di un ex consulente finanziario che, in seguito a una serie di guai legali legati alla truffa della "crack Bersano", si è messo a studiare in proprio e si è "reinventato" traduttore dell'ebraico biblico per alcuni testi delle Edizioni San Paolo. Egli rilegge e interpreta la Bibbia come se fosse il resoconto d'incontri tra gli uomini e gli extraterrestri. O meglio, questo lui non lo dice apertamente, ma è quello che lascia intendere ai suoi tantissimi seguaci che leggono i suoi libri e partecipano alle sue conferenze, che sono poi riprese, registrate e ritrasmesse su YouTube, dove raggiungono un pubblico molto ampio.
  • Il problema di questo tipo di teorie è che tentano di rileggere testi come la Bibbia o l'Epopea di Gilgameš come se si trattasse di libri di storia. Il fatto è che non lo sono. Parliamo di testi che sono stati composti da più autori sconosciuti che raccolgono storie e leggende tramandate a voce fino a quel punto, magari inizialmente ispirate anche da qualche accadimento reale ma poi completamente stravolte nel passaparole e dunque senza alcuna pretesa di storicità. [...] Il rischio di voler leggere i testi antichi, o a volte anche certe raffigurazioni antiche, alla lettera e, dunque, senza avere alcuna competenza o conoscenza sulle tradizioni, le abitudini e le credenze dei popoli che li hanno realizzati, è semplicemente quello di rendersi ridicoli.
  • L'unica cosa che renderebbe le storie sugli antichi astronauti interessanti, trasformandole immediatamente in materia di vastissimo studio scientifico, sarebbe trovare anche una sola prova che dimostri il passaggio di antiche civiltà sul nostro pianeta, qualcosa come il monolite di 2001: Odissea nello spazio, un oggetto che nel film di Kubrick compare nella preistoria e che poi viene ritrovato anche sulla luna, dimostrando così la sua natura inequivocabilmente extraterrestre.

Interviste[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

La lunga marcia delle bufale, fra Facebook & Co

Intervista di Ivo Silvestro, laregione.ch, 27 aprile 2018.

  • Ovviamente le bufale, le fandonie e le menzogne sono sempre esistite, partendo dall'Impero romano e, ci fosse una documentazione, probabilmente da ancora prima. E sempre esisteranno. La differenza oggi è data dallo strumento del web che permette di diffonderle e di amplificarle in maniera rapidissima.
  • La questione è che i media tradizionali si ritrovano a competere in un mondo che ha un ritmo molto più veloce. In questa corsa è inevitabile che a rimetterci sia la verifica delle notizie.
  • Bisogna imparare a diventare non dico dei fact checker, ma abituarsi a mettere a confronto fonti diverse, sapere come farsi un'idea dell'affidabilità di una fonte. Non fidarsi dei titoli strillati e delle frasi a effetto come "nessuno ne parla", "quello che gli altri non dicono". Nel lungo termine, la cosa più utile e interessante è investire nello sviluppo del senso critico. E questo lo devi fare con i giovani, perché sono loro che si ritroveranno ad affrontare i problemi più grossi. Ma se a scuola non si insegna come destreggiarsi tra le notizie, a valutare le informazioni e le fonti, è molto difficile sperare che le cose migliorino.

Leonardo nemico di maghi e chiromanti – L'intervista a Massimo Polidoro

Juanne Pili, open.online, 11 maggio 2019.

[Su Leonardo da Vinci]

  • Leonardo era un grande studioso, passava tantissimo tempo a studiare gli antichi e le macchine che disegnava erano riproduzioni di altre, disegnate magari da autori come Mariano di Jacopo, detto il Taccola, ingegnere e scrittore vissuto prima di lui. Nel riprodurre queste macchine cercava anche di migliorarle, trovando delle soluzioni alternative. Leonardo non ha mai preteso di essere l'inventore di queste macchine, siamo noi che lo abbiamo pensato quando abbiamo trovato i suoi disegni, poi quando abbiamo scoperto che c'erano autori precedenti dello stesso genere di macchine c'è stato chi ha affermato: "allora Leonardo le ha rubate", no, semplicemente lui le aveva studiate, riprodotte e migliorate.
  • [«[...] occhi e sorriso della Gioconda ci nascondono qualcosa?»] La pareidolia in queste vicende è sempre la regina. Ognuno può vedere quello che vuole in qualunque macchia e ombra, si tratta di un gioco che fa il nostro cervello nel trovare un significato in tutte le cose che sono confuse e ambigue. Lo stesso Leonardo si accorge della pareidolia e la descrive in uno scritto. Ne parla come uno strumento per stimolare la fantasia. Lui dice di guardare un muro pieno di macchie e sostiene che dopo un po' cominceremo a vederci delle facce. Quindi la usa proprio come strumento creativo.
  • [«Cosa ha ancora da dirci Leonardo dopo 500 anni?»] La cosa più importante che ci trasmette oggi è la sua curiosità. Il suo voler sapere tutto di qualunque cosa e questo spirito curioso è qualcosa che dovremmo imitare tutti noi, perché è l'unica molla che ci permette di crescere e di capire il mondo che ci circonda. Tanti purtroppo la curiosità non la adoperano e la spengono, la soffocano pensando che certe domande siano stupide. Leonardo non si poneva questi problemi, su qualunque cosa gli passasse davanti voleva saperne di più.
  • [«Che lavoro farebbe oggi Leonardo da Vinci?»] Il regista è sicuramente la professione che più si addice a Leonardo. Unisce tante delle sue passioni, dall'arte alla scienza, alla tecnica. Oggi non potrebbe esistere un Leonardo come nel '500, proprio perché sarebbe impossibile per lui approfondire qualunque campo di studi, perché si sa talmente tanto su qualunque cosa che anche solamente per sfiorare una branca del sapere ci vorrebbe tutta una vita, toccarne così tante come ha fatto lui era possibile solo quando si sapeva veramente poco della natura e del mondo che ci circonda.

Polidoro (CICAP): "I No Mask – complottisti senza strategia manipolati dall'estrema destra"

Intervista di Niva Mirakyan, sputniknews.com, 25 ottobre 2020.

  • Ci sono da un lato delle persone poco informate, persone che magari sono giustamente spaventate e confuse perché non hanno gli strumenti critici per capire la situazione che stiamo attraversando. Infatti non è facile per nessuno capire le dimensioni e la portata della pandemia. La stessa scienza ha bisogno di tempo per mettere a fuoco il problema e cercare di trovare una via d'uscita. Quindi, è normale che ci sia incertezza e anche confusione. Poi ci sono persone che vivono molto male questa incertezza e si lasciano suggestionare da quello che trovano sul web, dove si parla di improbabili complotti, di idee e di teorie che non hanno nessuna credibilità. Si lasciano manipolare da esponenti politici, spesso di estrema destra, che cercano invece di canalare questa frustrazione e rabbia nel tentativo di raccogliere consensi.
  • Spesso a questo tipo di manifestazioni partecipano in effetti anche quelli che sono contro il 5G, quelli che sono contro i vaccini (no vax) e anche quei personaggi che vedono complotti e cospirazioni ovunque. Sono persone che non si fidano di nessuno, tranne di quello che trovano sul web, dove è pieno di informazioni valide ma anche di colossali fesserie. Spesso essere diffidenti è un bene, ma quando non si è in grado di distinguere tra fonti credibili e fonti che non lo sono, si finisce per abboccare a qualunque falsità solo perché conferma i nostri pregiudizi.
  • Nei mesi di lockdown le bufale erano veramente quotidiane, tutti giorni ne usciva una. È stato molto faticoso verificare e ribattere a tutte le scemenze che venivano fuori, anche perché a volte a diffonderle erano persone che avrebbero dovuto comportarsi in maniera più seria, come è stato il caso di qualche medico. Una volta è stato addirittura un Premio Nobel, Luc Montagnier, a fare affermazioni del tutto sconclusionate senza portare nessuna prova di ciò che affermava. Segno che nemmeno un premio Nobel mette al sicuro dalla superficialità.

Massimo Polidoro racconta James Randi e la scienza dell'inganno, per indagare sui misteri e le bufale

Intervista di Juanne Pili, open.online, 27 ottobre 2020.

  • Houdini negli ultimi anni della sua vita, a partire dagli anni '20, dopo essere diventato amico di Arthur Conan Doyle si era avvicinato, in maniera anche aperta, al mondo dello spiritismo, poi ogni volta che andava ad assistere a qualche seduta spiritica, si rendeva conto che venivano messi in scena dei trucchi, anche molto grossolani, ma le persone che ci andavano erano talmente soggiogate o comunque desiderose di avere un contatto con chi non c'era più, che non si accorgevano di niente. Così dopo un po' si è stufato e ha cominciato a smascherarle. [«Qual è [...] la principale differenza tra Houdini e Randi nella lotta contro le pseudoscienze?»] Randi ha portato qualcosa in più. Non è solo lo smascheramento. Randi porta l'approccio scientifico in questo campo, cosa che invece Houdini non faceva, perché di Scienza ne capiva poco, però aveva un approccio più aggressivo, che andava bene per parlarne sui giornali. Randi invece è stato considerato da moltissimi scienziati uno scienziato lui stesso. [...] In ambito scientifico è stato visto come una risorsa fondamentale. [...] Quindi Randi porta questo elemento in più: l'approccio scientifico che però non si limita all'esperimento, ma si avvantaggia delle competenze che ha un ingannatore di professione, perché come ripeteva spesso, il chimico e il fisico hanno a che fare con provette e protoni, che non imbrogliano, mentre se hai a che fare con un medium o un sensitivo, l'inganno è sempre dietro l'angolo. Chi non conosce queste tecniche potrebbe farsi abbindolare, anche se è un premio Nobel.
  • [«Quale fu [...] la molla che fece scattare la passione di Randi?»] C'è una bella storia che lui raccontava sempre. Da bambino Randi aveva un QI superiore alla norma, quindi succedeva che in classe si annoiava subito, e gli diedero il permesso di andare a scuola solo per sostenere direttamente gli esami. Così passava il tempo andando in biblioteca a studiare per conto suo, ma anche a fare esperienze di vari tipi. Allora una volta è andato in una sorta di chiesa spiritista, ad assistere alle manifestazioni di un tizio che sosteneva di parlare con gli spiriti. Osservandolo vedeva che i partecipanti, tutti fedeli, scrivevano su dei bigliettini delle domande da fare agli spiriti, e il medium prendeva un biglietto alla volta, lo metteva sulla fronte, invocava lo spirito e rispondeva alla domanda, in apparenza senza averlo letto. Randi [...] quel trucco lo conosceva benissimo, avendolo imparato dalla sua passione per i giochi di prestigio [...]. Il medium in realtà aveva un complice che scriveva la prima domanda sulla quale si erano messi d'accordo. Estraeva un bigliettino a caso e dopo aver risposto a quella prima domanda lo apriva, scoprendo in realtà la domanda successiva; e così via con gli altri. Alla fine il medium doveva inserire di nascosto il bigliettino con la prima domanda. [...] Il piccolo Randi lo aveva capito al volo. Allora cosa fa? Si alza in piedi e protesta (avrà avuto dieci anni), svelando il trucco. Così è finita che l'hanno portato alla centrale di polizia. Quella è stata l'occasione in cui si è detto "va bene, questa è la cosa peggiore che potevate farmi, d'ora in poi mi dedicherò a smascherare questi bugiardi". Suo padre dovette andarlo a prendere in Centrale, dove gli spiegarono che il figlio aveva creato disordine durante una riunione religiosa. Questa storia può sembrare una leggenda, ma è avvenuta realmente.
  • Non c'è un trucco particolare che ti permette di smascherare gli inganni. Quello che conta è rendersi conto che tutti possiamo essere ingannati se ci troviamo nelle condizioni giuste. Un prestigiatore sa usare abilmente certi meccanismi psicologici; il modo in cui funziona l'attenzione; la percezione. I prestigiatori tutte queste cose le fanno anche senza conoscerne il background psicologico e fisiologico. Pian piano nel corso dei secoli questa arte si è affinata, al punto da creare giochi e trucchi che diventano invisibili per chi li guarda, perché sfruttano diversi trabocchetti della mente. Già essere consapevoli di questo aiuta molto. Il prestigiatore quando osserva un finto sensitivo, guarda delle cose che lo scienziato invece non vede, perché non sa dove guardare né cosa aspettarsi, e magari applica dei controlli che non hanno nessuna utilità. Se qualcuno sostiene di poter piegare i cucchiaini con la forza del pensiero, cercano di capire quali onde escono dalla sua mente, oppure se le sue dita sprigionano un calore particolare, quindi gli misurano la temperatura e gli fanno l'elettroencefalogramma; tutta roba inutile ovviamente, perché il trucco vero e proprio è una manipolazione fatta quando nessuno guarda. Quindi l’abilità dell'ingannatore è proprio quella di manipolare l'attenzione, portarla su qualcosa facendo credere che lì sta per succedere il fenomeno paranormale, quando in realtà con l'altra mano sta mettendo in atto il trucco e nessuno lo vede. Il prestigiatore ha quindi la capacità di capire cosa è importante osservare e cosa non lo è.
  • Qualunque prestigiatore ti dirà che i bambini sono il pubblico più arduo. Tu gli puoi far vedere un cappello a cilindro, lo capovolgi e l'adulto fa due più due nella sua mente, e sa benissimo che se ci fosse qualcosa dentro cadrebbe; il bambino non ha ancora questi punti di riferimento per conoscenze acquisite, vede che giri il cappello ma non si fida, vuole metterci sotto la mano e rovina il trucco, perché lì chiaramente c'è un doppio fondo. Poi questa capacità naturale di osservare viene a perdersi, ed è un peccato.
  • [...] a scuola si insegnano le scienze, ma non il Metodo; magari gli si dedica mezzora il primo giorno, poi basta. Invece è proprio il Metodo che i ragazzi devono acquisire, e sarà una cosa che poi si porteranno a presso per tutta la vita. Le nozioni si dimenticano o se ti interessano vai a rileggerle, ma il metodo scientifico è proprio un modo di ragionare. Quando ho letto i libri di Angela e Randi, lì ho capito l'importanza del Metodo, ed è quella la cosa che mi ha aperto davvero la mente: imparare a farsi le domande giuste; non lasciarsi incantare dalle fantasie che ci sono, e che per quanto bellissime non ci portano da nessuna parte. Invece fare le domande giuste: chiedere quali sono le prove; quanto è credibile la persona che espone una tesi; sono quelle che ti avvicinano ad avere risposte concrete.
  • C'è stata una perdita di terreno della religione, che ti dà una sorta di speranza nell'aldilà (se ci credi [...]), per molti oggi quella speranza lontana non basta più. Tutti vogliono la soluzione adesso dei loro problemi: il mago che promette di far tornare la persona amata; oppure promette di farti parlare con lo spirito del marito o della moglie; quello che ti guarisce dalla malattia solamente imponendo le mani; sono tutte risposte semplici, ovviamente del tutto inutili, che peggiorano la situazione anziché migliorarla, ma che molti trovano confortanti.

Giancarlo Montoni intervista Massimo Polidoro

metamagazine.it, 31 dicembre 2020.

  • Molte persone si convincono di avere facoltà straordinarie, ma se ne convincono perché fraintendono qualcosa che non si sanno spiegare, perché non sanno fare un esperimento e in questo non c'è nulla di condannabile, poiché non è il loro mestiere.
  • Non si tratta di mettere nessuno in imbarazzo o di dare a nessuno dello sciocco o dell'incompetente, ma semplicemente di capire che tutti possiamo sbagliarci e cadere in errore, anche premi Nobel.
  • Chi ha già intrapreso un percorso e crede in certe cose difficilmente cambia idea, anche di fronte a evidenze che gli dimostrano che ciò in cui crede è sbagliato. I ragazzi, invece, hanno ancora tutto da imparare. Possono iniziare da subito a farsi le domande giuste, a capire che bisogna chiedere evidenze a chi fa delle affermazioni, senza farsi intimidire dai titoli accademici o dalla celebrità di qualcuno. Una volta appreso questo metodo, cresceranno con uno spirito più critico e si faranno prendere in giro sicuramente di meno.
  • Quando si va dietro al loro tipo di ragionamento: "Io ho ragione, dimostrami che ho torto", ma nella scienza non funziona così. Chi fa l'affermazione deve portare le prove di ciò che afferma, se vuole essere creduto, sennò si arrangia.
  • Randi è stato fondamentale nel far capire che tutti possono essere ingannati e lo ha fatto portando la sua arte, l'illusionismo, nel mondo scientifico, dimostrando, da un lato come sia facile anche per uno scienziato farsi prendere per il naso se non conosce i meccanismi dell'inganno, dall'altro mettere in guardia, proprio smascherando quelli che erano trucchi ritenuti fenomeni paranormali. Ha fatto si che tutti capissero che il prestigiatore poteva essere al servizio della scienza per aiutarla e per aiutare i ricercatori a distinguere ciò che può essere credibile da ciò che non lo è per i motivi più diversi.

Un ricordo di James Randi: intervista a Massimo Polidoro

Query n. 44, inverno 2020.

Da sinistra: Polidoro e James Randi nel 2017
  • [Su James Randi] Lui non sopportava le ingiustizie, non sopportava i prepotenti e chi si approfittava dei più deboli. Aveva una grande compassione per chi credeva, a causa della disperazione, nelle affermazioni dei ciarlatani, come chi si convinceva che i guaritori filippini o quelli carismatici potessero davvero curare le malattie... Perché si rendeva conto che si trattava di persone disperate, che erano state illuse. Dunque, era furibondo nei confronti dei personaggi che alimentavano false credenze. Ed era questo un po' il motore che lo faceva insistere, andare avanti e impegnarsi tantissimo per ridurre – se non togliere di mezzo – le attività di questi ciarlatani.
  • Con il complottismo non è in gioco qualcuno che dice di avere delle facoltà paranormali; ci si trova davanti a persone che dicono: «le cose stanno così, le prove ci sono, ma non sono facili da trovare»... È sufficiente quello, a volte, a convincere il pubblico, no?
  • Trasformandole in uno spettacolo, Randi rendeva evidente che certi personaggi erano dei ciarlatani e che facevano affermazioni assurde. E queste sembravano vere solo perché la gente non conosceva i trucchi: ma quando si trovavano davanti degli esperti, finivano smentiti.

Massimo Polidoro: «Ecco i meccanismi mentali dei gruppi cospirazionisti» – L'intervista

Juanne Pili, open.online, 28 giugno 2023.

  • Alla fine pensare che “noi” siamo più furbi e più svegli e non ci caschiamo è un po’ consolatorio. Magari abbiamo avuto l’occasione di vedere più a fondo le cose, sviluppando una mentalità più critica e altri non l’hanno avuta.
  • Noi sappiamo benissimo che le piante non ci stanno segnalando qualcosa; che la stella cadente non vuol dirci niente; ma in automatico ci viene da pensarlo. Quindi alcune persone poi vanno avanti su quella spinta automatica: “ecco vedi, allora è tutto connesso; io sono parte di… allora sta parlando con me”.
  • Per queste persone è talmente assodato che questi complotti siano reali, che quando sentono una persona metterli in discussione per loro è inconcepibile. C’è da dire che comunque io non do mai spazio, non sto mai a rispondere agli insulti; a meno che non si faccia una critica nel merito dell’argomento trattato, magari indicando delle fonti.
  • Le emozioni sono importanti, ma se ti lasci trascinare da esse perdi la possibilità di capire realmente le cose.
  • Lysenko è un esempio di cosa succede quando veramente degli scienziati sono “pagati dai poteri forti”, con conseguenze che poi si rivelano catastrofiche. Quando vuoi piegare la realtà dei fatti alla tua rappresentazione ideologica, magari può funzionare per un po’ di tempo, perché hai il potere di nascondere gli insuccessi, ma alla lunga viene fuori.

Massimo Polidoro, perché crediamo nell'impossibile

Intervista di Antonella Paglicci, starbene.it, 2023.

  • Pensare che il mondo sia improvvisamente impazzito, per colpa del web, è un errore. I social, che in un secondo raggiungono miliardi di individui senza alcun filtro, hanno reso solo più affollato e caotico il catalogo delle assurdità. Ma la tecnologia non fa altro che amplificare qualcosa che è cristallizzato dentro di noi: il bisogno di dare un senso a ciò che ci circonda. Gli uomini sono portati a credere a ciò che li fa stare bene, li rassicura, sostiene le loro scelte, e a rifiutare ciò che non capiscono o rischia di metterli in crisi. Questo è il gioco (innato) a favore delle fake news: anche quando arrivano le smentite, i danni sono già stati fatti poiché hanno trovato terreno facile su cui crescere.
  • C'è chi crea dicerie, leggende, falsità per specularci (basta pensare ai meme virali delle fake news), per motivi ideologici (propagandare una notizia di qualsiasi tipo, screditare un nemico ecc.), per inquinare le acque del dibattito pubblico. Ma le teorie irreali possono nascere anche in maniera spontanea di fronte a eventi sconvolgenti, guerre, pandemie, calamità naturali dove non sia possibile darsi – almeno al momento – una spiegazione documentata e verosimile. Ecco che viene fuori di tutto, e anche spiegazioni paradossali passano per ipotesi scientifiche. È un meccanismo reattivo, del tutto umano: non riusciamo a vivere nell'incertezza e, quindi, ci serviamo di spiegazioni anche fasulle ma utili a tappare quel buco che, altrimenti, ci resta in testa e che crea ansia, panico.
  • Nonostante i progressi della civiltà, la nostra natura più profonda è ancora quella degli antenati del paleolitico, in bilico perenne tra la vita e la morte. Tendiamo a reagire d'impulso e immediatamente a credere in qualcosa che ci metta al riparo da possibili pericoli. Il cervello è un sistema straordinario per assicurare la sopravvivenza della specie umana, quindi è spinto a credere anche a cose palesemente false. Quest'ultime sono tane psicologiche in cui si rifugia.
  • Le credenze sovrannaturali, magiche, anche religiose sono insite nella biologia umana: un tempo servivano per sopravvivere, adesso si sono trasformate in altro ma trovano sempre nicchie psicologiche e sociali dove sistemarsi. Le facciamo nostre per conformismo, cioè per seguire il gruppo (famiglia, lavoro, amici) di cui facciamo parte, a cui ci sentiamo vicini. E arriviamo a ignorare i fatti che smentiscono queste falsità. Dal punto di vista evolutivo, da sempre abbiamo bisogno di protezione, cooperazione e conferme da parte della tribù d'appartenenza. Facciamo nostre le credenze perché altrimenti vanno in frantumi le nostre convinzioni profonde e si crea una dissonanza cognitiva, ossia l'impossibilità di far convivere quello che dovremmo con ciò che ci piacerebbe fare. [...] Facciamo nostre le credenze quando c'è il bisogno di trovare un conforto: [...] aiutano a non arrendersi di fronte a un fatto difficile da accettare. Permettono di avere figure di riferimento e di cercare soluzioni sì paradossali ma che danno un minimo di speranza, almeno in apparenza.
  • L'anti-scienza non colonizza solo le menti incolte e sprovvedute, come può sembrare. Anzi, con la sua semplicità ingannatrice tende a vincere lo scontro diretto con le argomentazioni scientifiche. [...] spesso sono proprio le persone con maggiori capacità di ragionamento e di ricerca che trovano il modo di auto convincersi di una teoria priva di fondamento, e nulla li scalfisce più. Come se ci fosse una differenza incolmabile tra la conoscenza oggettiva (quello che un individuo effettivamente sa) e quella soggettiva (quello che si presume di sapere). Il problema sta dunque nell'eccesso di fiducia verso ciò che si pensa di conoscere.
  • Noi non siamo pensatori che si emozionano, bensì siamo esseri emotivi che qualche volta pensano, ed è bene che sia così. Se non scagliassimo la freccia dell'impulso, non avremmo tante informazioni “giuste” per vivere. Abituiamoci, però, ad avere, nelle circostanze più importanti, un atteggiamento razionale, freddo e lucido: se quella notizia (o quel fatto) ci fa indignare, mettiamo da parte la rabbia che ci consegna alla prima soluzione a portata di mano e diamoci il tempo di esplorare la realtà. Niente è immediato. Pronta lì, per noi, c'è solo una magia illusoria.

Il mondo sotto sopra[modifica]

Incipit[modifica]

Il Covid? Non esiste. I vaccini? Provocano l'autismo. Le scie degli aerei? Veleno per alterare il clima. Gli attacchi dell'11 settembre? Una messinscena degli americani. La Luna? Non ci siamo mai andati. La Terra? È piatta.
Ciò che fino a ieri era considerato da tutti vero e accertato all'improvviso viene messo in discussione, mentre in molti ambiti della vita i fatti perdono sempre più valore a favore di credenze irrazionali, pregiudizi e teorie della cospirazione.
Stiamo precipitando in un mondo dove ogni cosa è sottosopra e la verità è solo un punto di vista in mezzo a tanti?
Siamo entrati in una fase in cui le fandonie, oggi ribattezzate "fake news", sono all'ordine del giorno. False notizie diffuse per speculare sui bisogni e i timori più deboli, per attaccare i propri avversari politici, per alimentare i propri pregiudizi o per screditare chi è portatore di verità scomode rendono sempre più difficile riuscire a distinguere il vero dal falso.
Bugie, truffe e propaganda non sono certo una novità, ma oggi, grazie al web, le notizie false tendono a diffondersi in maniera globale come mai era successo prima, superando i tradizionali confini locali e raggiungendo strati sempre più ampi di popolazione.

Citazioni[modifica]

  • Sempre più persone si avvicinano a teorie che fino a poco tempo fa sembravano confinate a minoranze stravaganti: da quelli che credono che la terra sia piatta e chi pensa che il cancro sia il frutto di "pensieri sbagliati", da chi sostiene che l'uomo sarebbe il prodotto di esperimenti genetici di civiltà extraterrestri a quelli convinti di potersi nutrire di sola luce, da chi immagina che il pianeta sia governato da una razza di lucertole extraterrestri "mutaforma" a chi invece crede che tutti i mali sulla Terra siano opera del miliardario ebreo George Soros o del fondatore di Microsoft Bill Gates, da chi è sicuro che gli extraterrestri arriveranno a salvarci a quelli convinti che il mondo in cui viviamo sia solo una finzione come nel film Matrix, fino ad arrivare alla più pericolosa teoria del complotto moderna, quella di QAnon, in cui si crede che una "cricca" di potenti e star di Hollywood, dedita al satanismo e alla tratta dei minori, governi il mondo in segreto e, sempre in segreto, sia combattuta da Donald Trump: una follia che farebbe sorridere, se non fosse che i suoi seguaci si sono già distinti per avere imbracciato le armi e avere cercato di "farsi giustizia" da soli. (p. 11)
  • [Sullo scandalo Watergate] È una storia importante, non solo perché ci dimostra che cospirazioni ordite ai massimi livelli esistono per davvero, ma ci conferma che possono anche essere smascherate, perché nella vita reale le cose non vanno mai perfettamente come le si pianifica, a differenza di quello che credono i teorici della cospirazione. (p. 28)
  • La differenza principale rispetto al passato, dunque, è che oggi, grazie al web e, in particolare, ai social media come Facebook, Twitter o a forum come Reddit, 4chan, o 8chan (oggi diventato 8kun) le notizie false tendono a diffondersi in maniera globale come mai era successo prima, superando i tradizionali confini locali e raggiungendo strati sempre più ampi di popolazione. Questa diffusione è particolarmente rapida, il che rende più complesso poterla fermare attraverso una smentita, che arriva comunque in ritardo e non riesce quindi a contrastare con piena efficacia la notizia falsa. (p. 31)
  • [Sulla teoria della cospirazione del Pizzagate] Una bufala sconclusionata, dunque, creata ad arte sul web e disseminata da commentatori irresponsabili, finiva per convincere una persona suggestionabile a imbracciare un fucile e a "investigare" da solo la faccenda che, solo per un caso fortuito, non si è conclusa con la morte di qualche malcapitato o dello stesso autoproclamatosi giustiziere. (p. 37)
  • Il caso del "Pizzagate" è un episodio importante. Non solo perché ci mostra come una fandonia possa avere conseguenze pesanti sul mondo reale, ma anche perché ci conferma una volta di più che ciò che conta per molti non sono i fatti ma i sentimenti che certe notizie suscitano e i pregiudizi su cui riescono a fare leva. (p. 37)
  • Il "Pizzagate", insomma, era un modo come un altro per fare insinuazioni maligne sui Democratici, associarli con atti di estrema depravazione per renderli particolarmente sgradevoli. Che ci sarà mai di male?
    È un modo certamente efficace per raccogliere facile consenso (chi non è contrario alla prostituzione minorile?) ma indubbiamente scorretto, diffamatorio e apertamente cinico. Non molto diverso dalle pratiche operate da Stalin e da Hitler nel dipingere gli ebrei come manipolatori, sabotatori e cospiratori che puntavano a impadronirsi del mondo.
    Non importa, ciò che conta è che queste storie sembrino verosimili, che riescano insomma a "risuonare" in quella parte del pubblico che è più propensa a crederci. (p. 39)
  • Nel best seller The Art of the Deal, scritto nel 1987 da Tony Schwartz, ma firmato dal futuro presidente americano Donald Trump, una delle idee in esso contenute è che è l'impatto di una storia ciò che conta, non la sua veridicità. Dal suo avvocato e amico Roy Cohn, Trump aveva imparato che imporre un "brand", un marchio, importava di più che rincorrere l'obiettività di un resoconto. In questo gioco, i fatti diventano un lusso se non qualcosa di assolutamente irrilevante. È quella che nel libro Trump (o meglio Schwartz che lo ha scritto, ma Trump deve per lo meno averlo letto e approvato) chiama "iperbole verosimile". (p. 40)
  • Il semplice fatto che le accuse del "rituale notturno satanico" siano del tutto fantasiose non significa che le conseguenze delle azioni di chi le crede vere non siano reali. Cristiani ed ebrei furono perseguitati e uccisi per davvero, così come lo furono tutti quelli che erano considerati eretici, i Cavalieri templari e tutti coloro, donne e uomini, che si credevano dediti alla stregoneria. Tutti morti assassinati a causa di una frottola che non sembra volersi estinguersi mai.
    La formula del rituale notturno è infatti perfetta per disumanizzare chi ci spaventa o chi consideriamo un nemico e per giustificare l'uso della violenza impiegata per "difenderci". (p. 50)
  • Non c'è alcuna evidenza scientifica che la tecnica della "regressione ipnotica" abbia qualche autentica efficacia o che permetta realmente di recuperare ricordi perduti. Anzi, il sospetto che si fa sempre più forte è che siano proprio gli stessi terapeuti, con le loro domande mirate, a indirizzare le parole dei pazienti, convincendoli di avere subito abusi che, nella realtà, non si sarebbero mai verificati. (p. 53)
  • La memoria è un meccanismo molto delicato e suscettibile di parecchie distorsioni involontarie, che oltre ai falsi ricordi comprendono effetti dovuti alla suggestione, all'ansia da prestazione, alla pressione sociale e alla confabulazione, ovvero la fusione tra ricordi diversi o l'unione di veri ricordi e fantasie. Ecco perché chiunque dica "Me lo ricordo benissimo!" forse sta sopravvalutando le capacità del suo e del nostro cervello. (p. 62)
  • Ma perché possiamo prendere per vere le cose che ci vengono dette, sia che ciò avvenga di persona, su internet o attraverso media più tradizionali, senza farci troppe domande? Perché, per dirla in parole povere, il nostro cervello è "pigro". O, se vogliamo metterla diversamente, il cervello è una macchina complessa che deve gestire una quantità impressionante di informazioni: di conseguenza, appena può utilizzare schemi che ha già elaborato e che conosce bene lo fa immediatamente.
    Soppesare le plausibilità e la fonte di una nuova informazione, infatti, richiede uno sforzo cognitivo maggiore rispetto al fatto di accettare semplicemente che il messaggio che riceviamo sia vero. (p. 74)
  • I fatti alternativi non esistono, o una cosa è vera o non lo è. E in questo caso non c'era alcuna possibile discussione sul fatto che la folla per Obama era tre volte quella raccolta per Trump. Punto e basta. (p. 78)
  • Già a partire dalla sua campagna elettorale, si doveva capire che l'unica strategia che [Donald Trump] avrebbe seguito come punto di riferimento costante era quella già anticipata nel libro The Art of the Deal, vale a dire l'idea che ciò che conta non sono i fatti ma la storia che si presenta. (p. 78)
  • La dissonanza cognitiva è quella che l'individuo sperimenta di fronte alla consapevolezza di detenere un'idea che contrasta con i fatti e che spinge verso il cambiamento dell'elemento più debole. Ciò è vero particolarmente nei casi in cui è a rischio la propria autostima: quanti sono pronti ad ammettere che credendo a una profezia, o alle troppo lusinghiere promesse elettorali, si sono dimostrati degli ingenui o, peggio, degli stupidi? Pochi, se non nessuno.
    Riducendo la dissonanza, le persone difendono le proprie scelte e conservano un'immagine positiva di se stesse. Nel caso degli attacchi rivolti a cristiani, ebrei, Templari, streghe o rivali nemici, tutti accusati di celebrare i satanici "rituali notturni", non potendo accettare l'idea di vedere se stessi come spietati assassini, né potendo negare gli effetti della violenza esercitata, gli aggressori risolvono il disagio interiore scaricando la colpa sulle vittime: "Erano così abominevoli che non meritavano altro". (p. 85)
  • Più una persona è decisa a non modificare il proprio comportamento e più farà resistenza di fronte alle informazioni che minacciano tali scelte. Nel caso dei fumatori, per esempio, si è visto che quelli che più difficilmente ammettono i pericoli del fumo sono coloro che hanno tentato di smettere in passato ma non ci sono riusciti. Il fallimento li ha resi ancora più decisi a continuare. (pp. 85-86)
  • Una profezia sbagliata raramente mette in crisi un sistema di credenze. Mentre noi ci focalizziamo sull'accuratezza di un'affermazione isolata come fosse un test per valutare la credibilità di un gruppo, chi fa parte di quel gruppo e ne accetta la teologia potrebbe non essere turbato affatto da ciò che a lei o lui sembra solo un trascurabile inciampo. Qualcuno abbandonerà il gruppo, solitamente i membri più recenti o quelli meno convinti, ma la maggioranza vivrà una dissonanza cognitiva molto limitata e, dunque, farà solo minimi cambiamenti alle proprie credenze. Continuerà come se niente fosse e, anzi, il superamento di quello che a noi appare come un fallimento lo farà sentire spiritualmente più ricco. (p. 87)
  • [Sulle profezie sul 21 dicembre 2012] Chi l'aveva sostenuta, scrivendo libri e dedicandovi programmi televisivi, giustificò in seguito la mancata fine del mondo con l'idea che, in realtà, era veramente finito un mondo "vecchio" e ne era iniziato uno nuovo dal punto di vista "spirituale", anche se noi non possiamo vederne gli effetti e probabilmente non riusciremo a vederlo ancora per decenni...
    Tutte queste persone, insomma, sono disposte a dire qualunque cosa possibile tranne ammettere di aver creduto a una bufala. Per quanto possa dispiacerci ammetterlo, infatti, l'uomo non è affatto un essere razionale. (p. 88)
  • Anticamente, i nostri antenati che vivevano nella savana ed erano alle prese con leoni, pantere e altre gravi minacce alla propria sopravvivenza, non potevano permettersi di riflettere troppo. Era necessario decidere in fretta se la sagoma scura che si vedeva tra le foglie poteva essere un predatore o solo un gioco di luci e ombre: non farlo poteva significare l'estinzione. Dunque, meglio scappare sempre nella convinzione che si tratti di un leone, anche se 99 volte su 100 non c'è nulla, anziché fermarsi a verificare l'unica volta in cui il leone c'è per davvero. (pp. 91-92)
  • Il cervello emotivo è difatti più veloce e automatico e si avvale di circuiti neuronali più collaudati dal basso verso l'alto, mentre le connessioni delle informazioni che viaggiano in direzione opposta, dalla corteccia verso il sistema limbico, sono in qualche modo più deboli.
    E questo succede perché mentre l'ambiente intorno a noi si è sviluppato in maniera rapidissima, passando nel giro di diecimila anni dalle caverne ai viaggi nello spazio, il cervello dell'uomo ne ha richiesti oltre 200.000 di anni per passare da quello del primo Homo sapiens all'attuale. Semplificando, è ovvio che l'ingegnere spaziale, l'operatore di borsa o il neurochirurgo siano infinitamente più intelligenti del Neanderthal, ma in fondo in fondo la parte istintuale tra i due non è poi tanto diversa. (p. 94)
  • Una volta si diceva "L'ho visto sul giornale!" e poi "L'ha detto la televisione!", per rimarcare che un'affermazione doveva necessariamente essere vera, perché si credeva che nessuno avrebbe scritto o detto il falso sui giornali o in televisione. Col passare del tempo, e con la perdita di credibilità dei mezzi di comunicazione tradizionale, questo modo di dire si è trasformato in "L'ho visto sul web!". In questo caso, l'idea è che sostituendo la fruizione passiva di una notizia, come avviene con la tv e i giornali, dove sono i direttori delle testate e gli editori a scegliere e a decidere che cosa comunicare e in che modo farlo, con la ricerca di informazioni attiva e in prima persona, condotta dal singolo utente, si possa essere al riparo da eventuali distorsioni.
    Fateci caso, dieci volte su dieci se qualcuno afferma: «Io sono un pensatore indipendente» o «Non mi fido dei media, faccio da solo le mie ricerche» è molto probabile che creda a bufale e a teorie del complotto. (p. 102)
  • Nel tentativo di accontentare i propri utenti, e convincerli a rimanere il più a lungo possibile nelle proprie "stanze", i social media mettono in atto meccanismi invisibili di selezione dei contenuti, che mostrano solo ciò che corrisponde ai gusti sei singoli utenti e nasconde tutto il resto.
    In altre parole, se il web è una finestra sul mondo, è come se sui social quella finestra non si aprisse sull'esterno, bensì sulla nostra cameretta, mostrandoci solo ciò che ci è familiare. Qual è la conseguenza? Che, a furia di vedere solo cose che ci piacciono e che condividiamo, finiamo per convincerci che il mondo sia fatto a nostra immagine e somiglianza. E, ovviamente, chiunque dica cose che non si inquadrano con questa visione per noi familiare e rassicurante non può che sembrarci una voce fuori dal coro, forse qualcuno poco informato o, peggio, un provocatore, magari pagato dai "poteri forti" per nasconderci la verità. (pp. 106-107)
  • Se gli esperti non contano più nulla, poi, ognuno può improvvisarsi esperto "alternativo" e trattare con sufficienza chi invece sa di che cosa parla. È una distorsione cognitiva nota come Effetto Dunning-Kruger, dal nome dei suoi scopritori, e che si può tradurre con il detto: "chi meno sa più crede di sapere". Chi non è esperto, infatti, può essere portato in certe circostanze a sopravvalutare le proprie competenze, a non riconoscere i propri limiti ed errori e a finire per trattare con supponenza chi è veramente esperto. (p. 122)
  • I motivi alla base della diffusione di bufale sono dunque i più diversi: c'è chi le crea per spingere particolari ideologie, chi vuole contrastare idee contrarie alle sue, chi lo fa per alimentare la propaganda politica o per oscurare notizie scomode. C'è anche chi si inventa bufale per ignoranza, ripetendo o ingigantendo cose che ha sentito dire, così come c'è chi cerca di arricchirsi sfruttando la naturale curiosità umana per le notizie più estreme, emotivamente coinvolgenti e clamorose o, semplicemente, accarezzando pulsioni e desideri di un pubblico fin troppo facilmente manipolabile.
    Poi, però, ci sono quelli che, non fidandosi delle fonti "ufficiali", spesso a ragione, decidono di diventare "pensatori indipendenti" ma, anziché sviluppare capacità critiche e di verifica dei fatti, iniziano a leggere le notizie a modo loro, le reinterpretano come fa loro più comodo, scovano codici e simbologie nelle frasi più banali, osservano le fotografie o i video cercando dettagli nascosti ma visibili solo a loro... Si comportano insomma come il tassista Jerry Fletcher, complottista convinto interpretato da Mel Gibson nel film del 1997 Ipotesi di complotto. (p. 135)
  • Frustrazione, senso di inadeguatezza o il bisogno di dimostrare che "io non la bevo!" contribuiscono a creare sedicenti detective dilettanti che, convinti di dimostrare al mondo il proprio acume, riescono solo ad alimentare paure per pericoli inesistenti. (p. 136)
  • Le vere cospirazioni e le malefatte di potenti e criminali sono state sventate sempre e solo da ottimi cronisti o investigatori integerrimi, gente che sa fare il proprio mestiere e che, non di rado, per farlo fino in fondo finisce per rimetterci la pelle.
    Nessuno di questi complottisti da poltrona ha mai veramente scoperto qualcosa di segreto o di nascosto, nessuno di loro ha mai sventato un'autentica cospirazione politica, industriale o di altro tipo, ma nel tentativo di farsi passare per paladini della verità e vittime del sistema alcuni di essi sono riusciti a creare parecchi danni e persino trasformarsi in stalker. (p. 136)
  • [Sulla teoria del complotto sulle scie chimiche] È stato calcolato che per organizzare un simile complotto bisognerebbe coinvolgere tutti i piloti di aerei, gli assistenti di volo, i controllori di volo, e poi naturalmente i progettisti degli aerei, gli ingegneri, i tecnici, i meccanici, gli studiosi del clima, i biologi, i chimici, i medici... Insomma, si tratta di milioni di persone di cui bisognerebbe comprare il silenzio: parliamo di miliardi di dollari o di euro. Davvero può esistere un complotto per il quale valga la pena spendere tanto? (p. 139)
  • Personaggi come Alex Jones non sono realmente convinti delle teorie che presentano nei loro programmi, ma se ne servono puramente per finalità commerciali. È emerso, infatti, che gli argomenti di cui parla Jones vengono scelti sulla base degli acquisti che gli spettatori fanno dallo store del sito di Info Wars [giornale on-line fondato da Jones]. Se un argomento si rivela adatto a promuovere certi prodotti, allora verrà ripetuto più spesso. (p. 145)
  • [Sulla teoria del complotto del piano Kalergi] Le prove del piano? Honsik riesce a citare solo alcune frequentazioni di Kalergi, che comunque apparteneva a un'élite europea cosmopolita, e addirittura i vincitori di un premio a lui intitolato, consegnato per l'appunto a chi si spende di più per l'Europa. Quindi, assolutamente nulla. E non è un caso che questo tipo di argomentazioni sia rimasto a lungo relegato nel sottobosco dei gruppi di estrema destra. (p. 148)
  • [Sulla teoria del complotto sul genocidio bianco] Il fatto che non ci sia nessun piano di sostituzione etnica, che anche volendo sarebbe irrealizzabile dal punto di vista genetico, oltre che insensato, non conta nulla. Come sempre, di fronte alla complessità dei fenomeni che la società si trova ad affrontare, chi ha ricorso a racconti semplici e rassicuranti, capaci di dare una parvenza di spiegazione al mondo, trova sempre chi lo ascolta. Soprattutto se tali "rivelazioni" sono presentate come conoscenze segrete, che ci vengono tenute nascoste e che può capire solo chi ha la capacità di aprire gli occhi di fronte alla verità. (p. 149)
  • Certamente c'è una sfiducia generalizzata nella comunità medica, vista con sospetto per via degli interessi che pervadono la ricerca farmacologica. Indubbiamente gli interessi economici sono fortissimi, ma esattamente come ci sono in tanti altri settori, compresi quelli di chi produce rimedi omeopatici o prodotti "bio". Quello che sfugge è che dietro ogni nuovo farmaco o terapia ci sono controlli strettissimi e lunghe e complesse sperimentazioni volte ad accertarne l'efficacia, mentre per l'omeopatia, così come per le presunte "cure miracolose" dei Di Bella e Stamina, non esistono controlli. (pp. 155-156)
  • Hamer, un medico tedesco radiato dall'albo, affermava che tutte le malattie, comprese gravi patologie quali i tumori, sono la manifestazione di un conflitto interiore, e che il paziente può guarire da solo una volta che lo avrà risolto.
    Alcuni esempi di questi "conflitti interiori"? Presto detto: la paura di morire causa il cancro al polmone, la paura di avere una malattia causa la malattia stessa, il senso di soffocamento un tumore alla gola, la voglia di portare qualcuno al petto causa il tumore mammario, un maestro cattivo provoca la leucemia... e si potrebbe proseguire a lungo con queste assurdità, (pp. 160-161)
  • Chiaramente Hamer non ha mai dimostrato in nessun modo che le sue idee e relative cure funzionino. Come sempre ci si affida al passaparola di persone che si illudono di guarire, riempiono le bacheche sui social network di messaggi incoraggianti e positivi, che sembrano confermare l'efficacia del trattamento. Queste persone poi muoiono e nessuno torna sui social per dire che le cure di Hamer e dei suoi seguaci non hanno funzionato. (p. 161)
  • Hamer [...] non ha mai riconosciuto che le sue idee erano fallimentari, nonostante tutti i suoi pazienti morissero. Anzi, non solo sosteneva di essere vittima di un complotto da parte della medicina convenzionale, ma in un impeto antisemita arrivava a dire anche che la chemioterapia è un'arma per sterminare tutti i non-ebrei e che gli ebrei in realtà seguirebbero tutti la "medicina germanica" e per questo nessuno di loro avrebbe mai avuto il cancro. Una follia irresponsabile. (p. 162)
  • Come fa ad avere così tanta presa questa terapia che porta i suoi pazienti unicamente a morire tra atroci sofferenze, visto che il metodo Hamer proibisce anche l'uso della morfina per attenuare i dolori?
    Per lo stesso motivo per cui hanno successo tutte le presunte "cure miracolose": la comparsa di qualcuno che sostiene di avere trovato un rimedio prodigioso, semplice e innocuo, per malattie devastanti che possono richiedere cure pesanti e faticose, è sempre accolta come una boccata d'aria fresca da quanti si trovano a vivere una situazione di difficoltà estrema. E, come sempre, sono le persone psicologicamente più fragili e in preda alla disperazione a cadere vittime di questi imbonitori. (p. 163)
  • E dunque, può valere la pena ricordare che i ciarlatani presentano in buona parte, se non completamente, le caratteristiche qui sotto elencate:
    – possono vantare titoli altisonanti, rilasciati da fantomatiche istituzioni, oppure attribuirsi ruoli che sono loro estranei (Vannoni che si fa chiamare "dottore", anche se è solo dottore in Scienze della comunicazione) e, se sono medici, finiscono immancabilmente radiati per le loro condotte illecite;
    – disprezzano il mondo scientifico che, a loro dire, mostrerebbe una pregiudiziale chiusura nei loro confronti per paura di perdere prestigio e potere;
    – denunciano continue congiure ai loro danni da parte dei "poteri forti" e, comunque, della "kasta";
    – citano spesso esempi in cui illustri scienziati sono stati incompresi dalla comunità scientifica dell'epoca;
    – non diffondono le loro "scoperte" tramite i normali canali usati dalla scienza (riviste accreditate, congressi scientifici...), ma preferiscono rivolgersi al web e ai tradizionali mezzi di comunicazione di massa (tv, giornali popolari...);
    – il loro linguaggio è infarcito di termini scientifici, al fine di apparire altisonanti e credibili, come l'Azzeccagarbugli dei Promessi Sposi, ma è privo del rigore che caratterizza la vera scienza;
    – spesso affermano che solo chi è particolarmente sensibile, o ha una certa esperienza, può verificare le loro affermazioni: in altre parole, solo pochi eletti avrebbero questa fortuna per un non meglio precisato "diritto di nascita";
    – rifiutano di sottoporre le proprie affermazioni a rigorosi controlli scientifici, preferendo portare in loro favore le testimonianze dei loro seguaci. (p. 176)
  • Gli pseudoscienziati, che spesso e volentieri si paragonano a Galileo, dovrebbero ricordarselo e vergognarsi: la sua forza stava nel fatto di potere dimostrare a tutti ciò che affermava, mentre chi fa pseudoscienza non può e non vuole dimostrare nulla a nessuno ma chiede che gli si creda sulla parola e quando viene smentito dai fatti grida al complotto. (p. 180)
  • [Su David Icke] La sua teoria, esposta attraverso libri best seller e tournée affollatissime in tutto il mondo, ipotizza che queste forze, incarnate dai potenti bramosi di potere sopra citati, altro non sarebbero che "alieni mutaforma", che lui chiama "rettiliani", provenienti dalla costellazione del Drago, distante "solo" 309 anni luce dal sistema solare. Che vuol dire? Che viaggiando alla velocità della luce (tutt'ora è impossibile immaginare di potervisi anche solo avvicinare con la tecnologia moderna) ci vorrebbero solo 309 anni per compiere il viaggio! Bazzecole, per Icke. (p. 201)
  • Ricordate poi quella serie televisiva degli anni '80, Visitors, in cui si raccontava di visitatori extraterrestri che si presentavano come socievoli e benevoli amici, salvo poi rivelarsi, sotto la maschera umana, tremendi rettili carnivori? Per Icke è un documentario. (p. 201)
  • [Su QAnon] Come finirà la partita? Con il "grande risveglio", cioè il momento in cui Trump colpirà la rete dei pedofili che saranno poi imprigionati a Guantanamo. Sono già pronti 25.000 rinvii a giudizio destinati ai dirigenti del Partito democratico e a tutti gli esponenti della cabal!
    E Q? È un dirigente di altissimo livello e il suo ruolo è quello di preparare al gran giorno la parte più sana e più accorta dell'opinione pubblica, cioè i frequentatori dei forum di estrema destra e i partecipanti ai comizi di Trump, nel corso dei quali si notano sempre più grandi cartelli con la lettera "Q" e magliette su cui si legge "Noi siamo Q". Ma perché mai Trump avrebbe autorizzato un suo collaboratore a spifferare tutta la faccenda, rivelando così apertamente i suoi piani anche ai suoi nemici? Non sembra una mossa tanto geniale... (pp. 216-217)
  • [Su QAnon] Il rifiuto di prendere le distanze da una pericolosa "minaccia terroristica", come l'ha definita l'FBI, da parte del presidente americano, non è poi molto diversa dal rifiuto, poco tempo prima di distanziarsi dai gruppi del suprematismo bianco. Il fatto è che con la rielezione a rischio, Trump non intende inimicarsi nessun gruppo che potrebbe votarlo. Anche se si tratta di criminali razzisti, neonazisti e terroristi. (p. 222)
  • L'adrenocromo è un composto chimico organico derivato dall'ossidazione dell'adrenalina. Un suo derivato, il carbazocromo, è impiegato come farmaco per curare soggetti epilettici o come emostatico nelle emorragie capillari e per curare le emorroidi. Stop.
    Come viene descritto dai seguaci di QAnon? Come la "droga delle élite liberali di Hollywood", che si può ricavare solo dal sangue di bambini torturati durante rituali satanici. Ecco a che cosa servono quei milioni di bambini tenuti segregati nei sotterranei americani e tristemente conosciuti anche come bambini-talpa! Quante inchieste, quante denunce di casi simili e quante condanne ci sono state finora per questi immondi crimini? Zero.
    La verità è che questa idea nasce da un romanzo del 1971 d Hunter S. Thompson, intitolato Paura e disgusto a Las Vegas, poi diventato anche un film di Terry Gilliam con Johnny Depp, dove l'autore – per sua stessa ammissione – si è inventato di sana pianta l'idea dell'adrenocromo come droga per sballare ricavata da esseri umani torturati. È un'invenzione letteraria, forse ispirata dall'accenno a una sostanza psicotropa chiamata "drencrom" che si trova nel celebre romanzo Arancia meccanica di Anthony Burgess. (p. 224)
  • Intanto cresce l'attesa per il "Great Awakening", il grande risveglio in cui Trump prenderà il potere su tutto il pianeta, oscurando tutti i media e instaurando la legge marziale globale. Non solo: oltre a fare piazza pulita dei cattivi che rovinano il mondo, Trumpo porterà la pace e la prosperità e regalerà energia gratuita a tutti, grazie a una tecnologia eccezionale (forse regalataci dagli extraterrestri?). Quando succederà? Molto presto, è imminente, questione di giorni, se non di ore... (p. 225)
  • Sarebbe ragionevole rendersi conto che non solo Trump non ha fatto nulla per chi lo ha votato, ma ha aiutato soprattutto i milionari come lui. Farlo, però, significherebbe riconoscere di essere stati degli ingenui, illusi dai tanti specchietti per le allodole agitati durante la campagna presidenziale (e poi ancora durante tutta la presidenza): le "invasioni" di immigrati, il muro al confine con il Messico, il bisogno di sicurezza...
    Accettare dunque l'idea di essersi fatti prendere in giro o cercare conforto in una storia alternativa? Per molti, QAnon rappresenta proprio questo: sembra che Trump non faccia niente per noi, ma in realtà sta combattendo (in gran segreto) una battaglia epocale contro la setta segreta di pedofili satanisti che ha in mano il pianeta. (p. 227)
  • "Fare ricerca", secondo i seguaci di QAnon, e la stessa cosa vale anche per chi in generale ama definirsi "pensatore indipendente", si riduce a fare qualche search su Google o a guardare qualche video su YouTube, convincendosi di riuscire in questo modo a raggiungere una visione autentica del mondo perché, in apparenza, non filtrata dai canali di informazione tradizionali. Quando questo succede, però, sprofondare nella tana del Bianconiglio è un attimo. (p. 230)
  • La storia della guerra in Iraq non fa che dimostrarci una volta di più che immaginare che un governo possa macchiarsi di una cospirazione, sulla base di domcumenti falsificati e per finalità ben diverse da quelle dichiarate, è assolutamente legittimo. (p. 237)
  • [Sulla teoria del complotto lunare] Nel presunto complotto per falsificare lo sbarco sulla Luna, per esempio, bisogna presumere che siano coinvolte centinaia di migliaia di persone che hanno lavorato per la NASA, ma a queste vanno aggiunti anche gli astronomi sovietici e quelli di tutto il mondo che hanno seguito l'evento sui loro strumenti: un'ipotesi assolutamente implausibile. Al contrario, l'idea che pochi individui vicini al presidente Nixon abbiano cospirato per entrare negli uffici dei Democratici al Watergate era plausibile e appare degna di indagine, al punto da rivelarsi poi vera. (pp. 237-238)
  • [Sulla teoria del complotto sulle scie chimiche] Ne inizia a parlare nel 1996 e nonostante tutto il clamore e l'allarmismo scatenato in oltre vent'anni non è successo assolutamente nulla: gli aerei continuano a circolare, con le abituali scie di condensa sempre al seguito, e anche se c'è stata qualche interrogazione parlamentare, incoraggiata da superficialità e ignoranza scientifica, non c'è mai stata una sola inchiesta militare o di polizia. Lo zero assoluto. Ma, poiché rappresenta una fonte di sostentamento importante per chi propaga la bufala, di "scie chimiche" si continuerà probabilmente a parlarne ancora a lungo. (p. 239)
  • Alla base di molte credenze irrazionali e delle teorie del complotto sembrerebbe esserci la necessità di ottenere risposte e spiegazioni chiare e semplici per fatti e fenomeni che spesso sono tutt'altro che semplici o tutt'altro che risolvibili. Si preferisce dare retta a chi vende bugie, anziché accettare una realtà che non ci soddisfa. Si dà ragione a chi alimenta paure contro chi è diverso da noi, anziché riconoscere i nostri limiti. Ancora una volta si cerca un conforto nella bugia anziché ascoltare verità che ci fanno soffrire. (p. 246)
  • Le persone credono alle singole teorie cospirative perché sono alla ricerca di un gruppo da incolpare per la condizione in cui vivono. Laddove invece sono più elevati i livelli di ostilità e di sfiducia, questi non si traducono nella ricerca di uno specifico gruppo bersaglio, ma piuttosto nella convinzione che il mondo in genere sia dominato da forze negative e ostili all'individuo. (p. 254)
  • Le teorie della cospirazione sono plausibili, certo, ma schematiche e coerenti. Funzionano in maniera razionale e lineare, rispecchiando così il modo di procedere della mente umana più che la realtà, spesso casuale e incoerente. Nelle teorie del complotto, insomma, il caso non gioca alcun ruolo: tutto è programmato e riconducibile a una precisa volontà nascosta che controlla ogni singolo evento. Ma la realtà non funziona così. (p. 258)
  • Un primo effetto negativo [delle teorie del complotto] è quello di indurre un senso di impotenza politica. Che cosa può fare la gente normale, insomma, se il mondo è gestito da società segrete, come gli Illuminati, da famiglie facoltose, come i Rockefeller o i Rothschild, o da agenzie di intelligence, come la CIA o il KGB, che operano in segreto per stabilire un nuovo ordine mondiale? Tanto vale arrendersi. [...] Un secondo effetto, oltre a creare angoscia per qualcosa che non esiste o non costituisce un reale pericolo, è quello di produrre autentici danni sociali. Credere che i vaccini siano responsabili dell'autismo, per esempio, teoria come si è visto alimentata e ingigantita dalla truffa di un medico radiato dall'albo, pagato per dichiarare il falso, può avere effetti devastanti. Chi rifiuta di vaccinare i propri figli, a volte per legittimi timori parentali, altre, vedendo le vaccinazioni come una macchinazione dei governi e di Big Pharma, infatti, non solo li espone al rischio di malattie che si ritenevano debellate, come il vaiolo, la rabbia o il tetano, ma contribuisce alla diffusione dei virus anche nel resto della popolazione. Un ultimo, ma non per questo meno deleterio effetto delle teorie della cospirazione è quello di deviare l'attenzione verso pericoli immaginari o infondati distogliendola dalle minacce autentiche. Ecco allora scendere in piazza gruppi di persone che manifestano contro le "scie chimiche", invece di dirigere la propria protesta verso autentiche fonti di inquinamento, come gli scarichi delle automobili, lo smaltimento abusivo di rifiuti tossici, naturalmente, i combustibili fossili che sono alla base del problema del riscaldamento globale. (pp. 269-271)
  • In effetti, il complottismo nasce da autentici problemi che riguardano l'ambiente, la sicurezza, la salute... ma anziché mettere a fuoco le cause di tali problemi per tentare di affrontarli e risolverli, si concentra su dettagli insignificanti, li ingigantisce e distorce, identificando capri espiatori e finendo per disperdere tutte quelle energie che, diversamente impiegate, potrebbero portare a un reale cambiamento. (p. 271)
  • Chi nega lo sbarco sulla Luna, l'evoluzione, il riscaldamento globale, la pericolosità del Covid-19 o l'Olocausto, talvolta vive in un mondo chiuso, dove la conclusione arriva prima dei fatti, e si illude a livelli diversi di essere un pensatore indipendente, un paladino della verità, senza mai accorgersi di avere abbracciato una fede che può resistere solo se non si incontrano mai i fatti o, se si incontrano, chiudendo gli occhi di fronte a essi. (p. 272)
  • Idee un tempo coltivate da un certo ambiente di sinistra, nel tentativo di dare un senso al mondo, sono state abbracciate ed estremizzate, in maniera del tutto inconsapevole, dalla odierna mentalità di destra. Trump, che a proposito della lettura in generale dichiara: «Non ho tempo!», forse non ha mai sentito parlare del postmodernismo e del relativismo che ne deriva, ma di certo ne abbraccia l'argomento secondo cui tutte le verità sono parziali. (p. 274)
  • Il capovolgimento del significato, un altro trucco totalitario della "neolingua" inventata da Orwell per il mondo distopico di 1984 (sulla facciata del ministero della Verità sono impressi te slogan: «La guerra è pace», «La libertà è schiavitù», «L'ignoranza è forza»), è adottato apertamente da Trump. Un esempio è il suo utilizzo dell'espressione "fake news" per indicare non le notizie che si dimostrano false a una verifica dei fatti, ma tutto ciò che gli sembra fastidioso, imbarazzante o che lo mette in cattiva luce. (pp. 274-275)
  • Questa idea dell'equilibrio tra posizioni diverse, nata nell'interesse dei cittadini, e positiva per esempio nella gestione di un dibattito politico, si è rivelata deleteria quando il tema in discussione era di tipo scientifico. Non ci può essere equivalenza quando un punto di vista rappresenta l'intera comunità scientifica e l'altro una minoranza screditata. (p. 278)
  • Attraverso la disinformazione, le industrie del tabacco sono riuscite a ritardare di oltre una generazione l'entrata in vigore di norme più restrittive sul fumo, provocando così decine di milioni di morti.
    Eppure, questa stessa identica strategia, è stata utilizzata ripetutamente dalle industrie petrolifere, dai think tank di destra e da qualunque altra azienda o soggetto impegnato a screditare la scienza quando questa iniziava a scoprire l'esistenza di rischi ambientali di qualche tipo: è successo con il DDT, le piogge acide, l'amianto e oggi succede con il riscaldamento globale. (p. 278)
  • Il messaggio di Greta è straordinariamente efficace perché la sua voce è identica a quella del bambino che nella favola di Hans Christian Andersen rivela quello che tutti hanno sotto gli occhi, a non hanno il coraggio di ammettere: «Il re è nudo!» [...] Molto efficace. Troppo. E così, ecco che la "macchina della negazione" non ha tardato a entrare in azione con il solito obiettivo: quello di cercare di delegittimare Greta, anziché rispondere nel merito dei problemi su cui lei, con il suo attivismo, cerca di puntare l'attenzione.
    E allora, ecco che subito compare che attacca Greta accusandola di essere una massona, una "rettiliana" e, forse l'attacco più maligno, una malata incapace di intendere e di volere. Greta presenta infatti in forma lieve alcune caratteristiche dei Disturbi dello Spettro Autistico, ma ciò non le impedisce di provare emozioni, di ragionare e di esprimersi in maniera piuttosto articolata, a differenza dei suoi denigratori. (p. 285)
  • Chi nega l'Olocausto, che comprende oltre a quello degli ebrei anche lo sterminio di rom, gay, comunisti, testimoni di Geova, dissidenti e disabili fisici e psichici, sostiene che si tratta di una colossale cospirazione per diffamare i nazisti e trasformare in vittime gli ebrei. Davvero i nazisti hanno una reputazione da proteggere? (p. 289)
  • [Sulla teoria del complotto lunare] Ogni obiezione che sembrerebbe a prima vista spiegabile solo con il complotto, in realtà trova sempre una risposta chiara e definitiva se si parla con autentici esperti e si prendono in esame i fatti e non le fantasie. Tuttavia, c'è un'argomentazione che dovrebbe togliere ogni possibile dubbio: in quegli anni di Guerra Fredda, c'era una vera e propria gara per la supremazia spaziale tra Stati Uniti e Unione Sovietica e tutti i più potenti strumenti radar, ottici e radio, non solo quelli russi, ma anche quelli di tutti gli altri paesi nemici degli Stati Uniti, osservavano di continuo le missioni Apollo. Se ci fosse stato anche solo il sospetto di una mistificazione si può stare certi che chi considerava l'America un nemico l'avrebbe dichiarato con particolare enfasi a tutto il mondo. Invece, non solo non accadde ma anche i sovietici, sportivamente, riconobbero che sulla Luna c'erano arrivati per primi gli americani. (p. 295)
  • [Sulla teoria degli antichi astronauti] L'idea comune alle teorie degli antichi astronauti è quella di alieni visti come "dèi", con poteri straordinari, che in tutto l'universo avrebbero scelto proprio noi terrestri: il che, ovviamente, ci fa sentire creature particolarmente speciali. Se mettiamo a confronto questa idea con quella decisamente meno incoraggiante fornita dalle attuali conoscenze scientifiche, ovvero che la Terra e i suoi abitanti rappresentano un insignificante granellino perso nella vastità dell'universo, (insignificante per il cosmo, naturalmente, ma preziosissimo per tutti noi), è facile capire perché la prima abbia per un certo tipo di persone, disposte a rifiutare tutta la scienza fino a oggi raccolta in favore di credenze che sanno essere marginali, un richiamo di gran lunga più potente. (p. 309)
  • La credenza negli antichi astronauti può essere considerata l'equivalente di una moderna mitologia, che riprende gli stessi temi di quelle antiche ma li riveste con un abito più adatto a una civiltà tecnologica e spaziale come la nostra. La stessa rilettura letterale della Bibbia o di altri testi sacri va incontro a coloro che sono fortemente legati alle narrazioni religiose con cui sono cresciuti, ma faticano a prendere sul serio gli aspetti soprannaturali. Così, i miracoli e i prodigi biblici diventano gli effetti di tecnologie incomprensibili per i nostri antenati e tutto torna. (p. 310)
  • [Sul respirianesimo] Le persone che affermano di seguire questa pratica pericolosissima sostongeno di essere circa 3000 in Europa. È estremamente dubbio che lo facciano davvero fino in fondo, mentre sono sicurissimi i casi di coloro che hanno provato a seguire questa pratica e sono morte. (p. 313)
  • [Sul respirianesimo] Gli stessi portavoce del movimento, come Jasmuheen, in realtà mentono: si nutrono di nascosto, oppure bevono spremute, mangiano cioccolato, cibo vegetariano, frutta e si convincono che non ci sia nulla di male. Si giustificano dicendo che qualche "scappatella" è consentita più per sfizio che per necessità.
    In realtà, se smettessero di fare scappatelle, morirebbero nel giro di pochi giorni. (p. 314)
  • C'è da chiedersi se davvero, rispetto a oggi, le cose andassero molto meglio nel passato. Se penso a quando ero un bambino e un ragazzino, al di là dell'innegabile nostalgia per un'età più lieta e spensierata, ricordo benissimo la tensione costante che si percepiva nella società. Ogni giorno al telegiornale si parlava di Brigate Rosse, di attentati terroristici, di bombe, di stragi, di rapimenti e, naturalmente, del rischio di una guerra nucleare sempre incombente. Allora forse davvero gli anni migliori erano quelli in cui i miei genitori erano ragazzi, cioè gli anni cinquanta? In effetti, il boom economico stava per arrivare, ma nelle loro case ancora non c'era l'elettricità o l'acqua corrente e la "latrina" era sempre fuori casa, in estate e in inverno. I vestiti venivano rattoppati di continuo e si faceva il bagno completo una volta a settimana. Non sembra poi un'epoca tanto esaltante. Allora forse erano i nonni, i loro genitori, quelli che stavano meglio? Quali, quelli che sono cresciuti tra due guerre mondiali, dove morivano 170 bambini ogni mille nati (oggi ne muoiono 4 su 1000) e dove loro hanno avuto la fortuna di sopravvivere ai rastrellamenti dei nazisti e ai bombardamenti aerei?
    Come si vede, i bei tempi andati sono solo un mito. (pp. 316-317)
  • Le persone che sono più attirate da questo tipo di spiegazioni, infatti, sono quelle che cercano più sicurezza e un maggiore controllo sulla situazione, ma l'ansia generata dalle teorie cospiratorie sembra avere come effetto principale quello di far sentire queste persone ancora più impotenti, incerte e disilluse: diminuisce così la fiducia nelle autorità e si prepara il terreno per nuove teorie ancora più estreme e scollegate dalla realtà. (p. 323)
  • Senza contare gli altri costi di cui si è già parlato, primo tra tutti quello paradossale per cui le teorie del complotto finiscono per difendere lo stato delle cose anziché cambiarlo. La verità è che il mondo è molto complesso e non si può sperare di capirlo abbeverandosi alla fonte di chi alimenta paure immaginarie e fomenta i poeggiori istinti. (pp. 323-324)
  • [Sulla pandemia di COVID-19] Le vere armi biologiche non fanno 500 morti in due mesi, ne fanno migliaia o decine di migliaia in poche ore. Non permettono alle persone di guarire una volta colpite, mentre qui sono più quelli che sono guariti (al momento di andare in stampa oltre 41 milioni di persone) rispetto a quelli che sono morti (1 milione e 480.000). Le armi biologiche poi non hanno periodi di incubazione di un paio di settimane, ma si rivelano letali immediatamente o, al massimo, nel giro di 48 o 72 ore. Chi usa armi biologiche vuole rendere inoffensivo il nemico, non costringerlo a letto con il raffreddore per due o tre settimane. Basterebbero queste semplici considerazioni per capire che chi parla di "armi biologiche" o "virus creati in laboratorio e fuggiti al controllo" sta dicendo falsità per speculare sulla paura o, semplicemente, non sa di che cosa parla. (pp. 336-337)
  • La palma d'oro per la cura più assurda, per non dire idiota e criminale, va ai complottisti di QAnon. Secondo costoro il coronavirus sarebbe una nuova "malatia di moda", ideata da Bill e Melinda Gates per annientare gran parte della popolazione e costringerla poi a comprare i vaccini per salvarsi. Come difendersi? Il suggerimento più diffuso è quello di sciacquarsi la bocca, fare gargarismi e poi inghiottire bicchierate di... candeggina! Il consiglio è quello di lavarcisi anche la faccia e spruzzarla dentro gli occhi. Incredibilmente, a incoraggiare qualcosa del genere è stato anche l'ormai ex presidente Donald Trump, secondo il quale un possibile rimedio potrebbe essere quello di servirsi del disinfettante che si usa per pulire la casa, magari iniettandolo in vena: in fondo quello uccide i germi in pochi istanti, non potrebbe fare lo stesso con il virus? Nei giorni successivi, così, aumentano le chiamate ai centri di avvelenamento perché qualcuno ha pensato di prendere Trump alla lettera e lui stesso è costretto a dire che il suo era solo sarcasmo, anche se il suo tono era serissimo. (pp. 337-338)
  • La cronaca purtoppo ci regala ogni giorno esempi di intolleranza e di razzismo che non hanno ragione di essere. Per molti il coronavirus è solo un pretesto per sfogare la propria rabbia, nata da ignoranza e superficialità; persone insomma che sono intolleranti a prescindere. (p. 338)
  • Se davvero ci fosse una correlazione tra 5G e coronavirus, come mai un paese che non ha il 5G, come l'Iran, era ai primi posti per i decessi da coronavirus nel mondo? (p. 347)
  • I virus e le onde elettromagnetiche sono cose completamente diverse. È come dire che il sapore alla fragola si trasmette meglio quando in tv c'è il telegiornale. Non ha senso. E allo stesso modo non ha senso dire che il coronavirus si diffonde con il 5G, come se un virus potesse "cavalcare" o fare surf sulle onde elettromagnetiche. (pp. 348-349)
  • Fauci è odiato dagli estremisti, che lo considerano un infiltrato del deep state. Shiva, dunque, attacca Fauci accusandolo di far parte di Big Pharma e di avere interessi nell'industria dei vaccini. Inoltre, dichiara che il Covid-19 sarebbe stato creato dal deep state a Fort Detrick, nello stato del Maryland, dove si tova un laboratorio militare americano e, da lì, portato poi a Wuhan.
    Secondo Shiva, poi, le persone che si ammalano in realtà soffrirebbero di un sistema immunitario debole, carente di vitamina C e D e, dunque, basterebbe prendere qualche integratore per guarire.
    Le prove a sostegno di tutte queste affermazioni? Ma quali prove? Chi si inventa complotti, lo sappiamo, non porta mai prove e il "dr. Shiva" candidamente ammette che la sua è solo "una teoria personale", giusta o sbagliata che sia. (p. 350)
  • [Su Shiva Ayyadurai] Non è un medico. Quel "dottor" che pretende sia utilizzato durante le interviste denota solo il fatto che si è laureato in ingegneria. È un informatico. Che c'entra con la medicina? Niente. Ma lui dice che i medici non capisono niente di sistema immunitario e di alimentazione... (p. 350)
  • Si tratta di un altro mitomane che, come spesso accade, riceve tanta attenzione sui social semplicemente perché sembra una persona rispettabile e credibile che avalla le idee più bislacche e prive di fondamento? Sì, ma non c'è solo questo. Shiva, infatti, si era candidato per il Senato americano nello schieramento di Donald Trump. E così tutto si spiega.
    La tecnica per cercare di accumulare popolarità alimentando controversie e sperare così di essere eletti, dopotutto, è la stessa impiegata da Trump: dare voce alle idee più estremiste, incoraggiare complottismi e negazionismo, cercando di imporsi come punto di riferimento divisivo. C'era da temere che funzionasse ancora una volta: purtroppo, come si sa, chi alimenta idee false, ma confortanti per una parte del pubblico, ha sempre più seguito di chi cerca di stare con i piedi per terra e di far ragionare le persone. Tuttavia, Shiva ha perso le primarie repubblicane e, al suo posto, al Senato è stato candidato Kevin O'Connor. Inutile dire che per il povro Shiva è stato anche quello un complotto... (p. 351)
  • [Su Luc Montagnier] Alcuni anni fa, [...] aveva preso per buona la teoria dell'acqua con la memoria, una bufala sbugiardata già alla fine degli anni '80 e che sarebbe servita a fornire un minimo di credito all'omeopatia. La rivista «Nature», con l'aiuto di James Randi, aveva scoperto che in realtà nel laboratorio che conduceva gli esperimenti in questione c'era una ricercatrice che falsificava i dati. Una volta che la ricercatrice era stata allontanata l'acqua aveva perso la memoria.
    Eppure, Montagnier ha continuato a sostenere che quella menzogna fosse vera. E poi ha addirittura pubblicato studi su idee altrettanto bislacche su una sconosciuta rivista cinese, la «Interdisciplinary Sciences: Computational Life Sciences». Perché proprio quella? Chissà, forse può avere aiutato il fatto che a dirigere quella rivista è... Montagnier in persona. Si è chiesto il permesso e se lo è concesso da solo, insomma. (p. 352)
  • Purtoppo, quello che tanti non capiscono, è che gli scienziati sono esseri umani e, come tali, possono sbagliare ed essere soggetti a bias di tanti tipi. C'è chi ambisce a fare carriera politica, come Shiva, e non si preoccupa di alterare la verità dei fati pur di ottenere il consenso a cui mira. C'è chi, forse, ha perso il contatto con la realtà, magari a causa dell'età o di qualche problema cognitivo, e magari dice semplicemente ciò che gli passa per la testa, senza preoccuparsi di portare alcuna prova. (p. 353)
  • Nella scienza il dibattito è fondamentale, di fronte a un nuovo fenomeno è normale che le opinioni siano diverse, a volte totalmente divergenti. A fare chiarezza è poi la ricerca che, un passo alla volta, riesce a definire come stanno le cose e chiarire i fatti. Solo allora le opinioni degli scienziati saranno concordi. (p. 356)
  • Se il virus fosse stato creato in laboratorio, [...] non sarebbe stato difficile individuare, in tratti ben localizzati della sua sequenza, l'inserimento di interi blocchi di DNA estranei (come sarebbe stato quello dell'HIV, se la ricerca citata da Montagnier non fosse farlocca). I blocchi di DNA estranei, infatti, rappresentano un marchio di fabbrica tipico della manipolazione genetica. (pp. 357-358)
  • [Su Donald Trump] Avendo in larga misura ignorato o volutamente sottovalutato il fenomeno, e ritrovandosi negli Stati Uniti con le più alte percentuali di contagio e di decessi al mondo, la sua soluzione per cercare di farsi rieleggere alle presidenziali di novembre è stata quella di cavalcare ancora di più la frustrazione e il complottismo. Persino di fronte al suo stesso contagio, e a quello di altri componenti della Casa Bianca, ai quali era caldamente suggerito di circolare senza mascherina, Trump ha minimizzato. Molto probabilmente, questo atteggiamento ha contribuito alla sua sconfitta. (p. 361)
  • Ascoltare, sforzarsi di capire gli altri, evitare gli attacchi ad personam e restare ancorati ai fatti sono le uniche strade con cui si può cercare di costruire ponti. E chi desidera il progresso del proprio paese dovrebbe sforzarsi di coltivare e investire nella cultura, anziché alimentare rabbia, sospetto e rivalse fini a se stesse.
    Ecco perché è importante per tutti sviluppare spirito critico e mentalità scientifica, imparando a verificare i fatti e a non lasciarsi incantare da ciò che sembra plausibile, arrivando così a capire che, molto spesso, correre appresso a fantasiose teorie del complotto o ad allarmi immaginari finisce per distrarci dall'affrontare i veri rischi e pericoli a cui tutti gli uomini e il pianeta su cui viviamo sono esposti. (p. 363)
  • La soluzione, dunque, è quella di affidarsi al principio KISS: Keep It Simple, Stupid! (Falla semplice, stupido!). Che significa concentrarsi sui fatti che si intendono comunicare, impegnandosi nel contempo a rendere il messaggio snello, non troppo complesso e facile da leggere. Vanno evitati i toni sensazionalistici e i commenti sprezzanti, il cui unico effetto è quello di allontanare le persone. Se possibile chiudere con uno slogan facile e breve che possa essere condiviso sui social, tipo: «97 scienziati che si occupano del clima su 100 concordano sul fatto che l'uomo sta causando il surriscaldamento globale». Oppure: «Uno studio dimostra che i vaccini MMR sono sicuri». (p. 377)

Incipit di Eravamo solo bambini[modifica]

Marzo 1996

Sono quasi passati trent'anni, eppure non c'è notte che non mi corichi rivedendo nella mente il film di quegli orrori. Orrori di cui fui testimone e vittima al tempo stesso. A noi allora sembrava normale. Almeno a quelli che conservavano un minimo d'intelletto. O forse ci sforzavamo di credere che fosse normale, che non poteva essere altrimenti. Era il nostro mondo, l'unico che conoscevamo. L'idea che persone adulte non avessero il diritto di trattare a quel modo dei bambini difficilmente ci sarebbe potuta passare per il cervello.
D'accordo, chi di noi poi s'è salvato magari non è diventato un esempio di virtù. Furti, rapine, spaccio per molti sono stati l'unico modo per tirare a campare. Qualcuno poi se l'è preso la droga, qualcuno il manicomio e qualche altro, come Alfredo, deve scontare l'ergastolo perché da vittima si è trasformato in carnefice. E io, anche se sono riuscito a starmene fuori da certi ambienti, non posso dire di essere sempre stato uno stinco di santo. Ma avrei voluto vedere voi, con l'educazione che avevamo ricevuto!

Note[modifica]

  1. Da Quando lo scienziato si fa ingannare, massimopolidoro.com, 21 maggio 2010.
  2. a b Da Piero Angela e Rol: quante fantasie per difendere una favola, massimopolidoro.com, 3 giugno 2017.
  3. Dalla newsletter La lezione dimenticata del "Titanic", mailchi.mp, 25 giugno 2023.
  4. a b Da UFO e alieni nella BIBBIA?, youtube.com, 22 dicembre 2023.
  5. a b Da Il mostro di Loch Ness esiste?, youtube.com, 15 giugno 2018.
  6. Da Le misteriose PIETRE DI ICA, youtube.com, 31 gennaio 2020.
  7. Da Assalto al Congresso USA: il giorno più nero dell'America, youtube.com, 7 gennaio 2021.
  8. Da Mokele Mbembe: l'ultimo dinosauro?, youtube.com, 23 febbraio 2021.
  9. Dall'intervento per la rubrica Psicologia delle bufale all'interno del programma televisivo Superquark, Rai 1, 3 agosto 2022.

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]