Pierre Simon Laplace

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Pierre Simon Laplace

Pierre Simon Laplace (1749 – 1827), matematico e astronomo francese.

Citazioni di Pierre Simon Laplace[modifica]

  • [Nepero] Abbreviando le fatiche, ha raddoppiato la vita dell'astronomo.[1]
  • È l'India che ci ha dato l'ingegnoso metodo di esprimere tutti i numeri per mezzo di dieci simboli, ciascuno dei quali ha un valore di posizione oltre che assoluto; un'idea profonda e importante che ci appare oggi così semplice che ignoriamo il suo vero merito. Ma proprio la sua semplicità e la grande facilità che ha prestato alle computazioni ha portato la nostra aritmetica in prima fila tra le invenzioni utili; e ne possiamo apprezzare ancor più la grandezza quando ricordiamo che è sfuggita a quei geni di Archimede e Apollonio, due dei più grandi uomini che ha prodotto l'antichità.
(EN) It is India that gave us the ingenious method of expressing all numbers by means of ten symbols, each symbol receiving a value of position as well as an absolute value; a profound and important idea which appears so simple to us now that we ignore its true merit. But its very simplicity and the great ease which it has lent to computations put our arithmetic in the first rank of useful inventions; and we shall appreciate the grandeur of the achievement the more when we remember that it escaped the genius of Archimedes and Apollonius, two of the greatest men produced by antiquity.[2]
  • È naturale che l'uomo metta in relazione le unità di lunghezza in base alle quali si sposta con le dimensioni del globo che abita.[3]
  • È quindi ovvio che...[4]
Il est facile de voir que...
  • La Natura ride alle difficoltà di integrazione.
(EN) Nature laughs at the difficulties of integration.[5]
  • La teoria delle probabilità è in fondo soltanto senso comune ridotto a calcolo.[6]
  • Quello che sappiamo non è molto. Quello che non sappiamo è immenso.
Ce que nous connaissons est peu de chose, ce que nous ignorons est immense.[7]
  • Si legga Eulero: è il nostro maestro in tutto.
Lisez Euler, lisez Euler, c'est notre maître à tous.[8]
  • Tutti gli effetti della Natura sono soltanto conseguenze matematiche di un piccolo numero di leggi immutabili.[9]

Attribuite[modifica]

  • [Al commento di Napoleone sull'Esposizione del sistema del mondo del 1796: «Lei ha scritto questo librone sulla fondazione del mondo senza menzionare una sola volta l'autore dell'universo»] Non ho avuto bisogno di questa ipotesi. [Quando Napoleone gli raccontò l'accaduto, Lagrange commentò: «Ah, ma è un'ottima ipotesi. Spiega tante cose!»]
Comment, vous faites tout le système du monde, vous donnez les lois de toute la création et dans tout votre livre vous ne parlez pas une seule fois de l'existence de Dieu!
[Sire,] je n'avais pas besoin de cette hypothèse-là.
Ah! C’est une belle hypothèse; ça explique beaucoup de choses.
Riportato in A Budget of Paradoxes, a cura di Augustus De Morgan e Sophia Elizabeth De Morgan, Londra, Longmans, Green, and Co., gennaio 1872; l'episodio è citato anche da Victor Hugo (che a sua volta cita François Arago), ed è stato oggetto di numerose ricostruzioni. Su Wikipedia (in inglese) si veda, ad esempio, "I had no need of that hypothesis".

Citazioni su Pierre Simon Laplace[modifica]

  • Il principio di indeterminazione segnò la fine del tipo di scienza sognato da Laplace, ovvero di un modello dell'universo completamente deterministico. (Stephen Hawking)
  • Laplace [...] [a differenza di Lagrange] non spiegava nulla; era assolutamente indifferente allo stile; e, soddisfatto che i suoi risultati fossero esatti, era contento di lasciarli agli altri senza dimostrazione, od anche con una alquanto difettosa. (Dionisio Gambioli)
  • Matematico di prim'ordine, Laplace si rivelò rapidamente essere un mediocre amministratore; dal suo primo lavoro vedemmo che eravamo stati tratti in inganno. Laplace non vedeva nessuna questione dal suo vero punto di vista: cercava ovunque sottigliezze; aveva solo delle dubbie idee, e infine ha portato lo spirito dell'infinitamente piccolo nell'amministrazione. (Napoleone Bonaparte)
  • Pare che Laplace abbia considerato l'Analisi come un semplice mezzo per trattare i problemi di Fisica, benché la valentìa, colla quale inventasse l'analisi, che gli occorreva, fosse straordinaria. Finché i suoi risultati eran veri, ben poco si curava di spiegare i passaggi, mediante i quali li avea ottenuti; mai studiò l'eleganza e la simmetria dei suoi procedimenti; sì teneva ben pago, se in qualche modo poteva risolvere la questione, che stava studiando. (Dionisio Gambioli)

Note[modifica]

  1. Citato in AA.VV., Il libro della matematica, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2020, p. 141. ISBN 9788858025857
  2. Citato in H. Eves, Return to Mathematical Circles, Boston, 1988.
  3. Citato in AA.VV., Il libro della fisica, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2021, p. 63. ISBN 9788858029589
  4. Formula spesso usata nella Meccanica Celeste quando aveva provato qualcosa e smarrito la dimostrazione, o l'aveva ritenuta non elegante. Nota come espressione usata per qualcosa di vero, ma difficile da dimostrare.
  5. Citato in I. Gordon e S. Sorkin, The Armchair Science Reader, New York, 1959.
  6. Dall'introduzione alla Théorie Analytique des Probabilités; pubblicato inoltre separatamente come Essai philosophique sur les Probabilités (1814), in "Œuvres complètes de Laplace", VII, cliii, Parigi, Gauthier-Villars, 1878-1912. Citato in AA.VV., Il libro della matematica, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2020, p. 163. ISBN 9788858025857
  7. Asseritamente le sue ultime parole, riportate da Joseph Fourier, Éloge historique de M. le Marquis de Laplace, 1829; citato in Augustus De Morgan, Budget of Paradoxes, 1866.
  8. Citato in Gugliemo Libri, Journal des Savants, gennaio 1846, p. 51.
  9. Citato in AA.VV., Il libro dell'astronomia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2017, p. 82. ISBN 9788858018347

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