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Raffaello Piccoli

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Raffaello Piccoli

Raffaello Piccoli (1886 – 1932), scrittore, poeta e traduttore italiano.

Bergson e l'estetica

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  • La mediazione bergsoniana è non razionale, empirica. L'intuizione, che ne è lo strumento, non si ha se non cercando di profondarsi, con la più assoluta libertà e umiltà, nell'anima dell' oggetto che si vuole afferrare, tentandone una specie, com'egli dice, di auscultazione intellettuale; anzi ancora più, se non abbandonando tutte le forme razionali, che ci dànno abitualmente sulla realtà quella presa ottima per i puri fini pratici, che noi scambiamo per una conoscenza disinteressata, per trasferirci interamente, senza residui concettuali, con un vero sforzo e sacrificio del pensiero ragionante, nel cuore e nella corrente dell'oggetto della nostra ricerca metafisica. Ma tale conoscenza intuitiva, che, s'installa nel mobile e adotta la vita stessa delle cose, non dura che un istante: la sua espressione ed applicazione deve, di necessità, essere conforme ai nostri abiti razionali: bisogna insomma tornare ai concetti così empiricamente mediati, e compresi, e valersi di immagini successivamente approssimantisi alla diretta intuizione, per condurre verso quella gli individui cui si vuol comunicare, e rendere agevole, lo sforzo compiuto. (pp. 5-6)
  • Alla concezione volgare del tempo, che è come d'una cornice in cui noi inseriamo la nostra vita, d'un mezzo in cui viviamo ed agiamo; alla concezione Kantiana d'una forma a priori che lo spirito impone ai fenomeni; il Bergson sostituisce la concezione del tempo come dell'essere stesso della vita, ch'egli ritrova dentro di noi come una molteplicità qualitativa, come uno sviluppo organico che pure non è una quantità crescente, come una eterogeneità pura nel cui seno non si trovano qualità distinte, i cui momenti non sono esterni gli uni agli altri. Io non posso indugiarmi a chiarire queste frasi, che sono il risultato d'una lunga ricerca: ma chi ha qualche familiarità col pensiero bergsoniano, e sa ch'esse in certo senso rappresentano la forma, e perciò la realtà, della nostra vita spirituale, non può sfuggire come ciascuna di esse sia applicabile senza mutamento alla musica. (p. 14)
  • Per l'architettura, solo in tempi relativamente recenti s'è perduta la coscienza dei suoi rapporti misurabili con la musica. Viva ne è la tradizione nei classici; ripresa dall'Alberti e dagli altri trattatisti del Rinascimento; e la stessa asimmetria della architettura medievale è traducibile in ritmi ben definiti, di cui alcuni si continuano, specie per gli edifici del culto, in quella sua trasformazione organica che è l'architettura di quasi tutto il Quattrocento. Ma il rapporto tra il ritmo spaziale e il ritmo interno che la genera, è occulto e segreto: sorprenderlo si potrebbe soltanto entrando nella coscienza dell'architetto creatore, in certe sue pieghe profonde. (p. 16)

Bibliografia

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