J. Robert Oppenheimer

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Robert Oppenheimer

Julius Robert Oppenheimer (1904 – 1967), fisico statunitense.

Citazioni di J. Robert Oppenheimer[modifica]

  • [Riferito all'esplosione di Los Alamos] Abbiamo fatto il lavoro del diavolo.[fonte 1]
  • Abbiamo fatto una cosa, l'arma più terribile, che ha alterato bruscamente e profondamente la natura del mondo. E nel farlo abbiamo sollevato ancora una volta la questione se la scienza sia un bene per l'uomo.[fonte 2]
  • Ci sono dei fanciulli che giocano per le strade, i quali potrebbero benissimo risolvere qualcuno dei problemi di fisica nucleare che mi pongo, proprio perché essi hanno delle forme di percezione che ormai io ho perso da tempo.[fonte 3]
  • [Su Albert Einstein] In lui non c'era quasi nulla di ricercato ed era totalmente inesperto delle cose del mondo... Ha sempre avuto una purezza meravigliosa, fanciullesca e insieme profondamente ostinata.[fonte 4]
  • [Commentando il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki] In un certo senso basilare che nessuna volgarità, umorismo o esagerazione possono dissolvere, i fisici hanno conosciuto il peccato; e questa è una conoscenza che non si può perdere.[fonte 5]
  • [Sul test di Trinity] Sapevamo che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Alcuni risero, altri piansero, i più rimasero in silenzio.[1] Mi ricordai del verso delle scritture Indù, il Baghavad-Gita. Vishnu[2] tenta di convincere il Principe che dovrebbe compiere il suo dovere e per impressionarlo assume la sua forma dalle molteplici braccia e dice, "Adesso sono diventato Morte, il distruttore dei mondi."[3] Suppongo lo pensammo tutti, in un modo o nell'altro.
We knew the world would not be the same. A few people laughed, a few people cried. Most people were silent. I remembered the line from the Hindu scripture, the Bhagavad-Gita. Vishnu is trying to persuade the Prince that he should do his duty, and, to impress him, takes on his multi-armed form and says, 'Now I am become Death, the destroyer of worlds.' I suppose we all thought that, one way or another.[fonte 6]

Attribuite[modifica]

[Citazione errata] Questa frase è in realtà è di James Branch Cabell, autore satirico americano. La frase originaria, contenuta nell'opera Lo stallone d'argento (1926) è «L'ottimista afferma che viviamo nel migliore dei mondi possibili, il pessimista teme che sia vero» («The optimist proclaims that we live in the best of all possible worlds; and the pessimist fears this is true»). Oppenheimer ha ripreso questa citazione molto tempo dopo, nei primi anni Cinquanta.[fonte 8]

Citazioni su J. Robert Oppenheimer[modifica]

  • Oppenheimer è stato capace di cambiare molto più del corso della guerra, ha cambiato il corso della storia dell'umanità. (V per Vendetta)
  • Un passo della Bhagavad-Gita, il sacro poema epico degli Hindu, gli venne alla mente:
    "Se la luce di mille soli | divampasse nel cielo, | sarebbe come | lo splendore dell'Onnipotente—"
    E ancora, quando la sinistra, gigantesca nuvola si sollevò nella sommità sopra il Punto Zero, egli si ricordò di un altro verso dello stesso testo:
    "Io sono diventato Morte, il frantumatore dei mondi."[3][4] (Robert Jungk)

Note[modifica]

  1. Citato in Criminal Minds, stagione 10, episodio 3.
  2. In realtà non si tratta di Viṣṇu, ma di Kṛṣṇa, ottavo avatāra di Viṣṇu.
  3. a b La citazione di Jungk si riferisce a questa citazione di Oppenheimer.
  4. È il verso (XI, 32), dove kālaḥ ("tempo") è stato reso con death ("morte").

Fonti[modifica]

  1. Citato in Enzo Biagi, Testimone del tempo, SEI, Torino, 1971, p. 213.
  2. Citato in AA.VV., Il libro della scienza, traduzione di Martina Dominici e Olga Amagliani, Gribaudo, 2018, p. 264. ISBN 9788858015001
  3. Citato in Beaudot A.,La crèativité, Bordas , Paris, 1973. Citato in Alessandro Antonietti, L'intuizione visiva, Francoangeli, 1995, p. 13.
  4. Da On Albert Einstein, New York Review of Books, 17 marzo 1966; citato in Albert Einstein, Pensieri di un uomo curioso (The Quotable Einstein), a cura di Alice Calaprice, prefazione di Freeman Dyson, traduzione di Sylvie Coyaud, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, p. 179. ISBN 88-04-47479-3
  5. Da una conferenza al MIT di Boston del 1947; citato in Physics in the Contemporary World, Bulletin of the Atomic Scientists, vol. IV, n. 3, marzo 1948, p. 66. Citato in Giancarlo Sturloni, Le mele di Chernobyl sono buone. Mezzo secolo di rischio tecnologico, Sironi, 2006, p. 223.
  6. (EN) Nel 1965 durante una trasmissione televisiva; citato in I am become death, the destroyer of worlds, EnglishClub.com.
  7. Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Le Formiche: anno terzo, Zelig Editore, 1995, § 1516.
  8. Cfr. Beniamino Placido, Dylan Dog e il sogno immortale, la Repubblica, 22 novembre 1996.

Filmografia[modifica]

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]