Roma città aperta
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Roma città aperta
Anna Magnani e Aldo Fabrizi nel film
Titolo originale |
Roma città aperta |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Regno d'Italia |
Anno | 1945 |
Genere | drammatico |
Regia | Roberto Rossellini |
Soggetto | Sergio Amidei, Alberto Consiglio |
Sceneggiatura | Sergio Amidei, Federico Fellini, Celeste Negarville, Roberto Rossellini |
Produttore | Giuseppe Amato, Rod E. Geiger, Roberto Rossellini |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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Roma città aperta, film italiano del 1945 con Anna Magnani, Aldo Fabrizi e Marcello Pagliero, regia di Roberto Rossellini.
Frasi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Finirà, Pina, finirà. E tornerà pure la primavera. E sarà più bella delle altre, perché saremo liberi. [...] Noi lottiamo per una cosa che deve venire, e non può non venire. (Francesco)
- Francesco! Francesco! Lasciatemi... (Pina) [ultime parole]
- Non è difficile morire bene. Difficile è vivere bene. (Don Pietro)
Dio, perdona loro... (Don Pietro) [ultime parole]
Citazioni su Roma città aperta
[modifica]- Commovente ancora a distanza di anni, il film reagisce con il suo stile semplice e diretto alla retorica di tanti anni di fascismo. (Il Mereghetti)
- Girato tra difficoltà economiche e organizzative di ogni genere, il film impose in tutto il mondo una visione e rappresentazione delle cose vera e nuova, cui la critica avrebbe dato poco più tardi il nome di neorealismo. Specchio di una realtà come colta nel suo farsi, appare oggi come un'opera ibrida in cui il nuovo convive col vecchio, i grandi lampi di verità con momenti di maniera romanzesca, in bilico tra lirismo epico e retorica populista. La stessa lotta antifascista è raccontata ponendo l'accento sul piano morale più che su quello politico, il che non gli impedì di essere il film giusto al momento giusto e di indicare attraverso le figure del comunista e del prete di borgata il tema politico centrale dell'Italia nel dopoguerra. (il Morandini)
- La storia del cinema si divide in due ere: una prima e una dopo Roma città aperta. (Otto Preminger)
- Roma era appena stata liberata e Roberto Rossellini diresse questo film con pochi mezzi. Il regista perfezionava il neorealismo, quel modo di narrare che doveva essere tanto vicino alla realtà da confondersi con essa. Nei contenuti e nelle immagini. I tedeschi che radunano i prigionieri, spingendoli coi fucili, la gente per strada, i gruppi di bambini, la scena della morte della Magnani sembrano istantanee della guerra. La drammaticità, la verità della ricostruzione hanno l'effetto di rilanciare il dramma e il coinvolgimento. Da questo film usciva un'immagine del popolo italiano ben diversa da quella accreditata fino ad allora: gente passiva, capace soltanto di obbedire allo scomodissimo alleato tedesco e di tradirlo al momento opportuno. (il Farinotti)
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