Santorre di Santa Rosa

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Santorre di Santarosa, 1860

Santorre di Santarosa, al secolo Santorre Annibale Derossi, conte di Pomerolo, signore di Santarosa (1783 – 1825), patriota e politico italiano.

Citazioni di Santorre di Santarosa[modifica]

  • Ardito banditore delle popolari verità italiane, alzerò il grido della nostra guerra d'indipendenza e più fortemente il grido della concordia. (dai Ricordi)
  • I miei sogni, i sogni della mia vivissima fantasia si sono svaniti. Anco le mie speranze mi si sono estinte nell'anima: vuolsi ella omai svincolare da questo terrestre suo carcere.[1]

Attribuite[modifica]

  • [Poco prima di partire per la Grecia per sostenere il locale movimento d'indipendenza contro i Turchi] Quando si ha un'anima forte conviene operare, scrivere o morire. (dai Ricordi)
  • [In una lettera all'amico Cousin] La cattedrale di Bourges è una grande e bellissima chiesa gotica ma il santuario riserbato ai preti non si lascia avvicinare all'altare. I vostri preti francesi tengono i cristiani troppo lontani da Dio: un giorno se ne pentiranno! (dai Ricordi)

Storia della rivoluzione piemontese del 1821[modifica]

Incipit[modifica]

Se si potesse comprendere quanto costi ad uomo per malarrivata rivoluzione proscritto, riandare i tristi casi che assoggettarono sua patria allo straniero, e lui stesso strapparono alle domestiche abitudini della vita, forse non mancherebbe al mio libro la simpatia dei lettori! Ma non è già questa lusinga, bensì convinzione di adempiere ad un sacro dovere che mi fu sprone all'opera. Cotante furono le calunnie divolgate, i fatti rozzamente alterati, le circostanze falsate, le intenzioni disconosciute, che un buon Italiano non può più a lungo tacersi.

Citazioni[modifica]

  • Avventurati giorni di sempre cara rimembranza pel mio paese, quando tutti uniti in un solo pensiero, in una sola speranza, gli occhi nostri si volgevano mesti alla Lombardia, che alfine salutavamo terra di fratelli! Non un Piemontese che non trasalisse al suono di loro catene, che non sentisse ribollirsi il sangue all'immagine di un Milanese prostrato sotto il bastone di austriaco caporale. (p. 25)
  • Non è già dalla utilità o magnificenza di qualche pubblico stabilimento innalzato nelle capitali che si dee misurare la floridezza di un popolo: sono le provincie, sono i luoghi più discosti dal centro del governo che voglionsi interrogare sull'esecuzione delle leggi, sulla sicurezza individuale, sul comodo, sull'onesta indipendenza dell'agricoltore, dell'artigiano. (p. 28)
  • Giusti e moderati devono essere gli atti di una rivoluzione, ma nella giustizia e moderazione vuolsi mantenere animo fermo, ché moderazione non è debolezza né stupida condiscendenza. (p. 29)
  • O giovani dello sventurato mio paese! Egli è in voi che rinascono sue speranze. In voi che all'uscire dai collegi, dalle case paterne, ovunque volgerete lo sguardo, non vi sarà fatto di scorgere che stranieri insultanti; non avrete dinanzi che un avvenire senza gloria, senza onore; non un bene che vi appartenga, non una gioia che non vi possa essere avvelenata dall'ingiustizia, dal disprezzo de' vostri padroni, o peggio ancora, dei loro satelliti. Sì, o gioventù d'Italia, ti disprezzano, sperano che una vita molle ed oziosa varrà a snervare tuo intelletto, che ardore e coraggio ti staran solo sul labbro. Lo pensano, lo dicono i tiranni, e sogghignano ogniqualvolta su te arrestano l'infernale loro sguardo. (p. 138)
  • La spinta è data; la liberazione d'Italia fia l'avvenimento del secolo decimonono. Scrivano pure a talento liste di proscrizione, vadano pure a gara i principi italiani in curvare la fronte ai cenni dell'Austria, posciaché va loro più a grado regnare con la costei forza, che non colle leggi. (p. 139)
  • Non cadranno infruttuosi i gravi esempi eredati dagli avi nostri, e quando, al sentore della prima guerra europea, l'Austria chiederà all'Italia i suoi figli, i suoi tesori, gl'Italiani sapranno come meglio adoprarli. (p. 140)

Citazioni su Santorre di Santarosa[modifica]

  • Santarosa! quale contrasto fra questi due uomini [entrambi esuli in Inghilterra]! L'uno [Ugo Foscolo], tutto immaginazione, oserei quasi dire tutto violenza; l'altro, uomo religioso, idolatra della sua famiglia, dalla quale non sapeva tollerare la separazione. [...].
    Entrambi questi due nomini perirono prematuramente con danno dell'Italia. L'uno abbandonato solo in un villaggio d'Inghilterra, l'altro combattendo in Grecia contro i Turchi. Ma le ceneri del Foscolo furono tardamente sì, ma trionfalmente portate in Italia, e giacciono nell'onorata sepoltura di Santa Croce in Firenze. La salma di Santarosa, insepolta con quella di oscuri combattenti, divenne preda dei lupi e degli avvoltoi. (Giovanni Arrivabene)

Note[modifica]

  1. Da una lettera all'amico Victor Cousin; citato in Luigi Ciampolini, Storia del risorgimento della Grecia, vol. 2, Tipografia Piatti, 1846, p. 674.

Bibliografia[modifica]

  • Santorre di Santarosa, Ricordi, Torino, 1825.
  • Santorre di Santarosa, Storia della rivoluzione piemontese del 1821 del conte di Santarosa, Torino, presso tutti i librai, 1850.

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