Sette savi
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Sette savi o sette sapienti (620 a.C. circa – 550 a.C. circa), personalità pubbliche dell'antica Grecia esaltate dai posteri come modelli di saggezza pratica e autori di massime poste a fondamento della comune sensibilità culturale greca.
Attribuite
[modifica]- Γνῶθι σαυτόν.[1]
- Stando a quanto narrano Platone nel Protagora, Marco Tullio Cicerone nel De oratore, Senofonte nei Detti memorabili di Socrate, Pausania e Plutarco, un giorno i sette savi si sarebbero riuniti a Delfi e avrebbero scritto a lettere d'oro nel tempio di Apollo tale motto: Γνω̃θι σαυτόν in greco antico (Nosce te ipsum in latino). Tuttavia, stando a quanto riporta Giuseppe Fumagalli, sembrerebbe che il reale significato della frase fosse stato frainteso. Tale frase infatti faceva parte di due versi che indicavano le norme etiche da rispettare nel tempio di Apollo. Questo verso, in particolare, invitava semplicemente i visitatori a chiarirsi bene le idee sulla domanda da porre all'oracolo, prima di interrogarlo. Tuttavia già nel IV secolo a.C. i versi non erano più interpretati in tal modo.
Questa citazione è stata attribuita a Talete, Solone, Chilone, Femonoe e all'oracolo di Apollo. Qualcuno attribuisce la frase a Socrate, vissuto tuttavia in un periodo storico successivo; tale massima può comunque considerarsi uno dei fondamenti della sua filosofia. Diogene Laerzio in Vite dei filosofi attribuisce la frase a Talete e afferma, tra l'altro, che «conoscere se stessi» sarebbe stata la risposta del filosofo a chi lo interrogava su cosa fosse realmente difficile. Antistene di Rodi nelle Successioni dei filosofi attribuisce il motto a Femonoe e afferma che successivamente se ne appropriò Chilone. Vedi anche qui.
- Stando a quanto narrano Platone nel Protagora, Marco Tullio Cicerone nel De oratore, Senofonte nei Detti memorabili di Socrate, Pausania e Plutarco, un giorno i sette savi si sarebbero riuniti a Delfi e avrebbero scritto a lettere d'oro nel tempio di Apollo tale motto: Γνω̃θι σαυτόν in greco antico (Nosce te ipsum in latino). Tuttavia, stando a quanto riporta Giuseppe Fumagalli, sembrerebbe che il reale significato della frase fosse stato frainteso. Tale frase infatti faceva parte di due versi che indicavano le norme etiche da rispettare nel tempio di Apollo. Questo verso, in particolare, invitava semplicemente i visitatori a chiarirsi bene le idee sulla domanda da porre all'oracolo, prima di interrogarlo. Tuttavia già nel IV secolo a.C. i versi non erano più interpretati in tal modo.
Citazioni sui sette savi
[modifica]- Damone di Cirene, che ha scritto Dei filosofi, critica tutti i sapienti, ma specialmente i Sette. Anassimene dice che attesero tutti alla poesia; Dicearco afferma che non furono né sapienti né filosofi, ma uomini di senno pratico e legislatori. (Diogene Laerzio)
Note
[modifica]- ↑ Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 513.
Voci correlate
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