Snorri Sturluson
Snorri Sturluson (1178 – 1241), storico, poeta e politico islandese.
Edda
[modifica]Re Gylfi governava delle terre nel luogo che ora si chiama Svezia. Di lui è detto che diede a una mendicante in ricompensa per averlo intrattenuto una misura di terra nel suo regno quanta quattro buoi potessero arare in un giorno e una notte. Ma questa era una donna della stirpe degli Asi, e aveva nome Gefiun. Ella prese quattro buoi dal nord, da Iötunheimr, essi erano figli suoi e di un gigante, e li aggiogò all'aratro. Ma l'aratro avanzò con tale forza e così in profondità che la terra si staccò, e i buoi trascinarono quella terra fuori sul mare verso occidente e si fermarono in uno stretto. Là Gefiun pose la terra e le diede nome e la chiamò Sjælland. E là dove la terra era venuta via, ci fu in seguito un lago; questo ora è detto Lögrinn in Svezia. E così le baie in Lögrinn corrispondono ai promontori in Sjælland. (p. 3)
Citazioni
[modifica]- [Su Odino] Egli vive in tutte le ere e governa tutto il suo regno e regge tutte le cose, grandi e piccole. [...] Egli ha forgiato il cielo e la terra e l'aria e tutto ciò che essi contengono. [...] La cosa più grande è che egli fece l'uomo e gli diede un'anima che vivrà e non perirà mai, sebbene il corpo decada in polvere o bruci [fino a diventare] cenere. (p. 6)
- Così come il freddo e tutto ciò che è fosco provenivano da Niflheimr, parimenti ciò che volgeva verso Muspell era caldo e luminoso. Ma Ginnungagap era mite come aria senza vento; e quando la brina e la brezza del calore si incontrarono, così che essa si sciolse e gocciolò, da quelle gocce stillanti si formò la vita con la potenza di quello che aveva mandato il calore e apparve una forma d'uomo, e questi ebbe nome Ymir, ma i giganti della brina lo chiamano Aurgelmir, e di là sono venute le stirpi dei giganti della brina. (p. 8)
- [Su Ymir] Egli era malvagio e così tutti i suoi congiunti, noi li chiamiamo giganti della brina. E così è detto che mentre dormiva, emise del sudore; allora gli crebbero sotto il braccio sinistro un uomo e una donna, e l'un piede generò con l'altro un figlio. E di là vennero le stirpi, cioè i giganti della brina. (p. 9)
- I figli di Borr uccisero il gigante Ymir, ma quando egli cadde, sgorgò così tanto sangue dalle sue ferite che con esso affogarono tutta la stirpe dei giganti della brina, tranne uno solo che si salvò con la sua famiglia; quello i giganti lo chiamano Bergelmir. Egli salì sulla sua imbarcazione, e [con lui] sua moglie, e là si salvò, e da loro sono venute le stirpi dei giganti della brina. (p. 10)
- [Sui figli di Borr] Essi presero Ymir e lo trasportarono nel mezzo di Ginnungagap e fecero da lui la terra, dal suo sangue il mare e i laghi; la terra fu fatta dalla carne, e le montagne dalle ossa; le pietre e i massi essi fecero dai denti e dai molari e da quelle ossa che erano spezzate. [...] Da quel sangue che sgorgava dalle ferite e scorreva via, essi fecero il mare con cui cinsero e tennero ferma la terra e posero il mare ad anello attorno a essa, ed esso parrà a più d'un uomo impossibile da attraversare. [...] Essi presero anche il suo cranio e ne fecero il cielo e lo posero su supra la terra con quattro canti, e sotto ogni angolo posero un nano. Essi si chiamavano così: Austri, Vestri, Norðri, Suðri. Poi essi presero le faville e le scintille che volavano liberamente ed erano scagliate fuori da Muspellsheimr, e le posero nel mezzo di Ginnungahiminn, sia sopra che sotto, per illuminare il cielo e la terra. Essi diedero un posto a tutti i corpi luminosi, ad alcuni in cielo; altri volavano liberamente sotto [la volta] del cielo, e tuttavia diedero loro un posto e stabilirono il loro corso. (p. 11)
- [Sulla Terra] Essa è rotonda esternamente, e là fuori giace il profondo mare, e lungo la riva del mare essi diedero una terra da abitare alle stirpi dei giganti. Ma all'interno della terra essi fecero una fortezza tutt'intorno al mondo per via dell'inimicizia dei giganti, e per quella fortezza utilizzarono le ciglia del gigante Ymir e chiamarono quella fortezza Miðgarðr. Essi presero anche il suo cervello e lo gettarono in aria e ne fecero le nubi. (p. 12)
- Quando i figli di Borr andarono lungo la spiaggia del mare, trovarono due alberi e li raccolsero e ne crearono gli uomini; il primo diede loro spirito e vita, il secondo intelletto e movimento, il terzo forma, parola e udito e vista; diedero anche vesti e nome. L'uomo si chiamò Askr e la donna Embla, e di là fu generata la stirpe degli uomini cui fu data dimora al riparo di Miðgarðr. Subito dopo essi fecero per sé una fortezza al centro del mondo che si chiama Ásgarðr, quella noi la chiamiamo Troia, là abitarono gli dèi e le loro stirpi e [a partire] da allora avvennero molti eventi e dispute sia in terra che in cielo. (p. 13)
- Non ti è stato detto che gli dèi fecero un ponte dalla terra al cielo, che si chiama Bifröst? Devi averlo visto, può essere che tu lo chiami arcobaleno. (p. 16)
- Molti luoghi in cielo sono belli, e sono tutti sotto la protezione divina. Là c'è una bella sala sotto il frassino presso la fonte, e da quella sala provengono tre fanciulle, che così si chiamano: Urðr, Verðandi, Skuld; queste fanciulle stabiliscono la vita degli uomini, noi le chiamiamo norne; tuttavia ci sono più norne, quelle che si recano da ogni uomo che viene procreato per stabilire la vita, e queste sono della stirpe degli dèi, ma altre della famiglia degli elfi, e un terzo [gruppo] della famiglia dei nani [...] (p. 21)
- Allora parlò Gangleri: «Se le norne stabiliscono il destino degli uomini, esse distribuiscono grande ingiustizia, poiché alcuni hanno una vita buona e propspera, ma alcuni hanno poca parte di beni e onori, alcuni una vita lunga, alcuni breve».
Hár disse: «Le norne buone e di buona stirpe assegnano una vita buona. Ma quegli uomini che incontrano cattivo destino, questo dipende dalle norne cattive». (p. 21)
- Odino è il più eminente e il più anziano degli Asi. Egli governa tutte le cose, e per quanto gli altri dèi siano potenti, pure tutti gli rendono omaggio, così come i figli col padre. (p. 26)
- Thor è fra essi l'eminente, egli è detto Ásaþórr o Ökuþórr. È il più forte fra tutti, dèi e uomini. (p. 28)
- Thor possiede due capri che così si chiamano: Tanngnióstr e Tanngrisnir, e un carro con cui viaggia e i capri tirano il carro; perciò egli è detto Ökuþórr. Egli possiede anche tre oggetti preziosi; uno di questi è il martello Miöllnir che i giganti della brina e i giganti delle montagne conoscono quando arriva per aria, e ciò non è strano: esso ha fracassato il cranio a molti dei loro padri e parenti. (p. 28)
- Il secondo figlio di Odino è Baldr, e di lui bisogna dir bene. Egli è il migliore, e tutti lo lodano. Egli è così bello d'aspetto e luminoso che da lui emana luce, e c'è una pianta così bianca che è paragonata alle ciglia di Baldr, quella è la più bianca fra tutte le piante. E da ciò tu puoi renderti conto della sua bellezza, sia nella chioma che nel corpo. Egli è il più sapiente degli Asi, il più abile nel parlare e il più clemente. (p. 29)
- Il terzo ase è quello che si chiama Njörðr, egli abita in cielo nel luogo che si chiama Nóatún. Governa il moto del vento e placa il mare e il fuoco; a lui si deve rivolgere l'invocazione per i viaggi per mare e per la pesca. Egli è così ricco e dovizioso che può dare a quelli che a tal fine lo invocano abbondanza di terre o beni mobili. (pp. 29-30)
- Freyr è il più eccellente fra gli Asi; egli governa la pioggia e lo splendore del sole, e con essi la crescita della terra, ed è bene invocarlo per la prosperità e la pace. Egli governa anche il benessere degli uomini. Ma Freyia è la più eccellente fra le Asinie, [...] Ella è assai favorevole per essere invocata dagli uomini e dal suo nome deriva quell'alto titolo per cui le donne eminenti sono dette "signore" (fróvor). Molto le aggrada il canto d'amore. A lei è bene rivolgersi per [le faccende] d'amore. (pp. 31-32)
- C'è ancora un ase che si chiama Týr, egli è il più coraggioso e il più ardito, e ha grande potere sulla vittoria nelle battaglie. È bene che lo invochino gli uomini valorosi. C'è una espressione per cui è detto "valoroso come Týr" (týhraustr) chi supera gli altri uomini e non esita. Egli era così sapiente che è detto "savio come Týr" (týspakr) colui che è sapiente. Questo è un segno della sua audacia: quando gli Asi lusingarono il lupo Fenrir per mettergli addosso la catena magica Gleipnir, esso non si fidò di loro, che lo avrebbero liberato, finché non gli misero in bocca come pegno la mano di Týr. Ma quando gli Asi non vollero scioglierlo, allora esso staccò la mano con un morso nel punto che ora è detto "giuntura del lupo", ed egli è monco e non è detto rappacificatore degli uomini. (p. 32)
- Heimdallr si chiama uno, egli è detto l'ase bianco, è grande e santo. Lo generarono come figlio nove vergini e tutte sorelle. Egli si chiama anche Hallinskíði o Gullintanni, i suoi denti erano d'oro. Il suo cavallo si si chiama Gulltroppr. Egli abita nel luogo che si chiama Himinbiörg presso Bifröst. È il guardiano degli dèi e siede là presso il limite del cielo a fare la guardia al ponte contro i giganti delle montagne; gli basta meno sonno che a un uccello. Egli vede tanto di notte come di giorno per un raggio di cento miglia. Sente anche quando l'erba cresce sulla terra o la lana sulle pecore e tutto ciò che ha un suono più forte. (p. 33)
- Fra gli Asi è annoverato anche quello che taluni chiamano il calunniatore degli Asi o l'origine degli inganni e la disgrazia di tutti dèi e uomini, questi si chiama Loki o Loptr, figlio del gigante Fárbauti. Sua madre è Laufey o Nál, i suoi fratelli sono Býleistr e Helbindi. Loki è avvenente e bello d'aspetto, malvagio di carattere e assai mutevole nel comportamento. Possedeva assai più degli altri uomini la scienza che si chiama astuzia, e arriva a tutto con gli inganni. Egli condusse sempre gli Asi in grandi difficoltà e spesso li trasse d'impaccio con ingannevoli disegni. (p. 35)
- Hel egli gettò nel Niflheimr e le diede potere sui nove mondi, che ella assegnasse tutte le dimore fra quelli che le fossero mandati, e costoro sono i morti per malattia e i morti per vecchiaia. (p. 36)
- [Su Hel] Ella è per metà nera e per metà del colore della pelle, perciò è facile da riconoscere e dall'aspetto piuttosto arcigno e sinistro. (p. 36)
- "Mi pare con questo nastro, che non ne trarrò nessuna fama anche se faccio a pezzi un laccio così sottile. Ma se esso è fatto con arte e inganno, sebbene paia banale, allora questo nastro non verrà posto sulle mie zampe." (Fenrir, p. 38)
- "Se voi mi legate così che io non riesco a liberarmi, vi sarete fatti gioco di me e si farà tardi prima che io possa avere aiuto da voi. Sono restio di farmi mettere addosso questo nastro. Ma piuttosto che voi mi rimproveriate di non aver coraggio, uno di voi metta la sua mano nella mia bocca in garanzia che questo è fatto senza inganno." (Fenrir, p. 38)
- Allora parlò Gangleri: «[...] Ma perché gli Asi non uccisero il lupo dal quale non devono aspettarsi che male?»
Hár rispose: «Così tanto gli dèi consideravano i loro templi e luoghi sacri che non vollero contaminarli con il sangue del lupo, sebbene le profezie dicano che esso sarà causa di morte per Odino». (p. 39) - Queste si chiamano valchirie; Odino le manda in ogni battaglia, esse scelgono gli uomini cui toccherà la morte e decidono la vittoria. (p. 42)
- Due corvi stanno sulle sue spalle e gli dicono nelle orecchie tutti gli eventi che vedono o odono; essi si chiamano così: Huginn e Muninn. All'alba egli li manda a volare intorno al mondo ed essi tornano indietro all'ora del pasto, così egli viene a sapere molte notizie. (p. 45)
- Ma sebbene sia capitato che qualcosa sia stata così forte o potente che Thor non abbia potuto sconfiggerla, tuttavia non è necessario parlarne, poiché ci sono molte prove del fatto che Thor è il più potente, e perciò sono tenuti a crederlo. (p. 51)
- "Io ho un talento che sono prontissimo a mettere alla prova, che non c'è nessuno qui dentro che mangi il suo cibo più velocemente di me". (Loki, p. 56)
- Si può dire che uno non ha visto uno spettacolo spaventoso se non abbia potuto vedere come Thor trafisse con gli occhi il serpe e come il serpe lo fissava di contro dal basso e sputava veleno. (p. 64)
- E il serpe sprofondò nel mare. Thor gli gettò dietro il martello, e taluni dicono che gli staccò la testa sul fondo, ma io credo di doverti dire in verità che il serpe di Miðgarðr ancora vive e giace nell'oceano. (p. 64)
- [Sul Ragnarǫk] Allora accadrà quello che parrà un grande evento, che il lupo ingoierà il sole, e ciò parrà agli uomini una grande sventura. L'altro lupo catturerà la luna, e anch'esso provocherà un grande disastro. Le stelle scompariranno dal cielo. Avverrà pure che tutta la terra tremerà e [così] le montagne crolleranno e tutte le catene e legami si spezzeranno e si infrangeranno. Allora il lupo Fenrir sarà libero. Poi l'oceano si rovescerà sulle terre, perché il serpe Miðgarðr sarà preso dalla furia dei giganti e raggiungerà la terra. Avverrà anche che Naglfar sarà sciolta [dagli ormeggi], la nave che così si chiama; essa è fatta con le unghie degli uomini morti, ed è per questo che occorre stare in guardia se un uomo muore con le unghie tagliate, perché quest'uomo aggiunge molto materiale alla [costruzione della] nave Naglfar, che gli uomini e gli dèi vogliono sia pronta tardi. E in questo mare in tempesta Naglfar avanzerà. Hrymr si chiama il gigante che guida Naglfar. E il lupo Fenrir avanzerà con la bocca spalancata, la mascella superiore contro il cielo e quella inferiore contro la terra; esso la spalancherebbe di più se ci fosse spazio. Fuochi divamperanno dai suoi occhi e dalle sue narici. Il serpe di Miðgarðr soffierà tanto veleno che schizzerà tutta l'aria e l'acqua, e sarà davvero spaventoso, e starà a fianco del lupo. (p. 72)
Bibliografia
[modifica]- Snorri Sturluson, Edda, traduzione di Gianna Chiesa Isnardi, Garzanti, Milano, 2016. ISBN 978-88-11-81126-8
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Opere
[modifica]- Edda in prosa (1220 ca.)