Tubercolosi

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La Miseria di Cristóbal Rojas (1886). L'autore, affetto da tubercolosi, dipinge gli aspetti sociali della malattia, e la sua relazione con le condizioni di vita alla fine del diciannovesimo secolo.

Citazioni sulla tubercolosi.

Citazioni[modifica]

  • Anche nella tisi potrà salvarsi colui che avrà uno sputo bianco, omogeneo, di colore uniforme e senza pituita; e della stessa natura conviene che sia quello che dal capo distilla nelle narici. (Aulo Cornelio Celso)
  • Con la cosiddetta ombra sul mio polmone, un'ombra era di nuovo calata sulla mia esistenza. Grafenhof era una parola funesta, a Grafenhof dominavano in maniera assoluta e con perfetta immunità il primario e il suo assistente e l'assistente di quest'ultimo, nonché le condizioni, terribili per un giovane come me, di un pubblico sanatorio per tubercolotici. Pur essendoci arrivato in cerca di aiuto, non ho trovato a Grafenhof che l'assenza di ogni speranza, questo me lo avevano mostrato già i primi istanti, le prime ore, e in modo ancora più inaudito i primi giorni della mia permanenza. (Thomas Bernhard)
  • L'agente infettivo della tubercolosi sta ritornando a colpire soprattutto a causa del virus dell'Hiv. Senza l'Hiv il ritorno della tubercolosi sarebbe stato certamente meno importante. (Robert Gallo)
  • L'arioso tessuto polmonare subisce un processo di necrosi caseosa e si trasforma in qualcosa di materiale, la leggerezza e la libertà diventano formaggio duro: la leggerezza dell'essere viene perduta. (Ruediger Dahlke)
  • La malattia può agire «da filtro, da cribro», mettere l'uomo dinanzi alla verità, e quindi concentrare l'attenzione, dar maggiore acume allo spirito. Esser messi a faccia a faccia con la morte è ben diverso dal saper vagamente che un giorno si dovrà morire. L'etisia avrebbe la funzione del teschio sul tavolo degli anacoreti e dei santi. Uno spirito pusillanime potrà crollare completamente, ma un genio, o un ingegno che abbia alcune qualità del genio, potrà trovarvi un punto d'appoggio, una leva per scoprire alcunché del mistero del mondo. (Mario Praz)
  • La terza specie è la più pericolosa di tutte, ed è chiamata da Greci tisi. Ha origine quasi sempre dal capo, indi la distillazione passa al polmone, e ne segue l'ulcerazione di quest'organo, dal che sorge una leggera febbretta, la quale, anche cessando, ricomparisce, si manifesta tosse frequente, e vi è espettorazione marciosa e talvolta ancor sanguigna, e talvolta ancora sanguigna. Se la materia espettorata si pone sul fuoco esala un cattivo odore; e perciò coloro che dubitano della natura della malattia fanno uso di questo segno. (Aulo Cornelio Celso)
  • La tubercolosi o tisi polmonare è una malattia molto diffusa e grave che si trasmette specialmente colle secrezioni che escono dalla bocca, le quali contengono i germi della malattia. (dal Libretto personale del Regio Esercito Italiano)
  • La tubercolosi perseguita l'umanità dai tempi più remoti, e fino dai tempi più remoti datano gli sforzi dell'uomo per combatterla. La natura di questi sforzi doveva mutare, di necessità, a seconda del concetto che i medici dell'epoca o del paese si erano fatto della malattia, e specialmente dell'opinione che professavano riguardo alla sua contagiosità. Intorno alla quale le controversie furono vivacissime, senza che potessero trovare una soluzione definitiva nei risultati dell'osservazione e dell'esperienza [...] nella seconda metà del secolo scorso in Italia era generale la credenza che la tubercolosi, massime nella sua forma più comune di tisi polmonare, fosse di natura contagiosa; e, in ossequio a questa credenza, noi troviamo nel Granducato di Toscana, nella Repubblica veneta, negli Stati della Chiesa, nel Regno di Napoli, ecc., pubblicati degli editti in cui venivano prescritte norme rigorosissime per evitare il contagio; norme che, per buona parte, salvo naturalmente i miglioramenti introdotti poi dalla scienza, consuonano con quelle patrocinate dagli igienisti d'oggidì. (Giulio Bizzozero)
  • [Difendendo il titolo di Libero del :«Dopo la miseria portano le malattie»] Che gli immigrati portino la miseria, mi pare un datto di fatto, quindi il titolo è fattuale, almeno la prima riga. La seconda riga è altrettanto fattuale visto che i casi di TBC sono raddoppiati negli ultimi 6 mesi: l'hanno pubblicato tutti i giornali, non credo si possano avere dei dubbi su questo tipo di realtà drammatica. Quindi vuol dire che l'immigrazione, tra i tanti problemi che crea nel nostro Paese - perché è un'immigrazione incontrollata e massiccia - c'è anche l'importazione in Italia di malattie che erano state sconfitte definitivamente: non solo la malaria ma anche la TBC. Oggi hanno ripreso, queste malattie, a mietere vittime. E quindi sostenere che [gli immigrati] portano le malattie significa dire la verità. Una verità che l'ipocrisia della sinistra - in particolare, ma non solo della sinistra - cerca di diminuire, di coprire, non si capisce bene per quale motivo. [...] Anche il Ministero della Salute ha detto che l'80% dei casi di malaria sono di origine africana. [...] Parenzo parla di immigrati ma non li ha mai visti. Come non li ho mai visti io, se non qualche volta per strada ma in macchina, sulla mia bella berlina, quindi a me degli immigrati non me ne fotte un cazzo. Io non ce l’ho con gli immigrati ma se dopo il flusso migratorio raddoppia la TBC non posso attribuire la responsabilità agli svizzeri, agli austriaci o ai tirolesi. [...] La verità è che le malattie cosiddette tropicali arrivano in Italia e non le portano gli svizzeri. [...] Ma chi è quel coglione che va nel Burkina Faso? [...] Qui arrivano 3000 africani al giorno e portano di tutto, anche le piattole. La scabbia chi la porta, gli svizzeri? [...] Gli africani sono persone che purtroppo hanno dimostrato di non avere una gran cultura del lavoro, tant’è vero che vivono nella merda. Io non li giudico inferiori, però posso anche essere autorizzato a pensare che la TBC la portino loro. Prima non c'era, da quando arrivano loro c'è, quindi l'hanno portata loro. La TBC l'hanno portata gli africani, e la malaria non arriva da Vienna, arriva dal Burkinia Faso. Io non ci sono mai stato in Burkinia Faso, me ne guardo bene. Io non vado neanche in Sicilia e ti pare che vado in Burkina Faso? (Vittorio Feltri)[1]

Areteo di Cappadocia[modifica]

  • Certo ai vecchi di rado avviene diventar tisici, ma se vi cadono, non ne scampano. I giovani poi sino alla florida e pubere età dopo lo sputo di sangue, precipitano nella tisi: ne risanano ma non facilmente. I fanciulli presi talvolta da tossi ostinate s'avanzano con esse sino alla tisi, ma facilmente ne retrocedono. Predisposti a cotal vizio sono quelli di tempera gracile e delicata simili a tavole segate, con scapole in forma d'ala agli omeri, con collo prominente, bianchi di pelle, e di petto quasi diafano. I climi freddo-umidi sogliono esserne più degli altri feraci.
  • Fate che anche un uomo del volgo vegga un malato pallido, debole, tossicotoso, emaciato, egli vi dirà costui essere un tisico. Allorché taluni vi sono, che sebbene non abbiano i polmoni ulcerati, tuttavia sono consunti da diuturne febbri, hanno la tosse, ma secca, dura e senza sputi, anche questi propriamente sono chiamati tisici. Hanno anche questi una oppressione di petto, una infermità di polmone, l'angoscia, l'intolleranza, la nausea, i brividi vespertini e calori mattutini, un molesto sudore vaporoso sino al petto, emettono nella espettorazione materie di diversa qualità, come di sopra notammo: hanno la voce rauca, il collo alquanto ritorto e gracile, non pieghevole ma come irrigidito: le dita sottili, e grosse le loro articolazioni, talché sembra che le sole ossa ne siano rimaste. Diresti che tabidi ne sono i muscoli: le unghie si rendono adunche, il polpaccio di esse si fa rugoso e spianato, imperocché per il dimagrimento perdono le parti molli circolari, e la loro rotondità. Tutta la l'orza è circoscritta alle loro estremità e nelle loro unghia uncinate, colle quali soltanto come membra solide sostengono alcune fatiche. Similmente le narici diventano acuminate e gracili: le guance prominenti e rossastre: gli occhi incavati lucidi splendenti: tumefatta emaciata, pallida o livida è la faccia: le labbra assottigliate stringonsi sui denti, sicché somigliano a chi ride: in tutto finalmente ti rappresentano un cadavere.
  • La Ftoe è contrassegnala per lo più da questi segni: un calore urente si eccita che nella notte dà fuori; talora si riconcentra nelle viscere: manifesta in questi malati è l'ambascia, la debolezza, la colliquazione. Imperocché se di giorno in giorno cotesto fuoco si eliminasse dal corpo, dovrebbe pure l'individuo farsi più pingue, più robusto, più tollerante della malattia. Invece allo evaporarsi di quello più gravi si fanno i fenomeni morbosi. I polsi si fanno piccioli e frali: veglie, pallidezza ed ogni altro segno si palesa che è proprio de' malati di febbri acute. Le specie poi degli sputi sono a centinaia. Lividi, atri, puri e sinceri, pallidi e bianchi, bianco-verdognoli, larghi, rotondi, duri glutinosi, sciolti, diffluenti, inodori, o fetentissimi.
  • – Ogni minuto quattro persone muoiono di TBC...
    – Accidenti, come può dormire la notte?!
    – La gente in Africa muore per una malattia che noi curiamo...
    – Sì, lo so, ho visto il concerto. Allora, lei dorme quanto? Sei ore? Quindi ogni notte uccide 1440 persone. Certo, un po' deve dormire, ma se stesse sveglio altri dieci minuti salverebbe quaranta vite. Manda le condoglianze alle famiglie la mattina? Be', ci vogliono almeno dieci minuti, quindi altri quaranta morti, altre quaranta condoglianze. (Dr. House - Medical Division)

Alexandre Dumas, figlio[modifica]

  • Oggi sono ammalata, potrei morire di questa malattia, perché ho sempre avuto il presentimento di morire giovane. Mia madre è morta di una malattia di petto, e il modo nel quale ho finora vissuto non ha potuto che far peggiorare in me questa malattia, la sola eredità che essa mi abbia lasciato.
  • "Oh, non vale davvero la pena che voi vi spaventiate", replicò con una certa amarezza; "guardate un po' se gli altri si occupano di me: il fatto è che sanno bene che con questa malattia non c'è niente da fare".
  • Sono ammalata, di una di quelle malattie che non perdonano.

Ippocrate[modifica]

  • Dal vomito di sangue, consunzione e spurgo di pus.
  • Dalla consunzione, un catarro proveniente dalla testa. Dal catarro, diarrea. Dalla diarrea, cessazione dello spurgo dall'alto. Dalla cessazione, morte.
  • In casi di consunzione, in cui i capelli cadono dalla testa, costoro, quando sopraggiunge la diarrea, muoiono.
  • In coloro che sono molestati dalla consunzione, se gli sputi emessi con la tosse hanno un odore forte se fatti cadere su carboni ardenti, e se i capelli cadono dalla testa, è mortale.
  • L'autunno è cattivo per i sofferenti di consunzione.
  • Le consunzioni avvengono di solito tra i 18 e i 35 anni di età.
  • Se in un paziente di consunzione sopraggiunge la diarrea, ciò è mortale.

Umberto Saba[modifica]

  • Il giovane che accoglie e alleva nei suoi polmoni la tubercolosi si suicida – come Nelson a Trafalgar – ma prima di aver combattuto.
  • Nessuno ignora oggi che la tubercolosi è, molte volte, uno dei mezzi che i giovani impiegano per suicidarsi.
  • Ogni epoca ha la sua malattia, alla quale risponde un'altra (ma è probabilmente la stessa) nel campo morale. L'Ottocento ebbe la tubercolosi e gli sdilinquimenti sentimentali.

Altri progetti[modifica]

  1. Vittorio Feltri intervistato a La Zanazara: La Zanzara 6.9.2017: Feltri difende il titolo di Libero, 6 settembre 2017