Anna Andreevna Achmatova

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Anna Akhmatova in un ritratto d Kuzma Petrov-Vodkin, 1922

Anna Andreevna Achmatova, pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko (1889 – 1966), poetessa russa.

Citazioni di Anna Andreevna Achmatova[modifica]

  • Bevo alla casa devastata, | alla mia cattiva vita, | alla solitudine in due | e a te; alla menzogna | delle labbra che mi tradirono, | al morto gelo degli occhi, | al mondo sguaiato e crudele, | al Dio che non ci ha salvati. (da L'ultimo brindisi)
  • La vita ha tutti noi ospitato un poco, | Vivere è soltanto un'abitudine. (da VIII – Noi quattro, 1961, in Serto ai defunti, in Io sono la vostra voce...)
  • Loda soltanto | la quinta stagione dell'anno: | respira l'ultima libertà, | poiché questo è l'amore. | Il cielo è svettato in alto, | i profili delle case sono leggeri | e il corpo non celebra più | l'anniversario della sua malinconia. (Loda soltanto[1])
  • Quando la notte attendo il suo arrivo, | la vita sembra sia appesa a un filo. | Che cosa sono onori, libertà, giovinezza | di fronte all'ospite dolce | col flauto nella mano? Ed ecco è entrata. | Levato il velo, mi guarda attentamente. | Le chiedo: «Dettasti a Dante tu | le pagine dell'Inferno?». Risponde: «Io». (La musa[2])
  • Sapevo che tu mi sognavi. | Perciò non potevo dormire. (da Il sogno)

Citazioni su Anna Andreevna Achmatova[modifica]

  • Le voci della sua poesia sono pietosamente limitate, è la poesia di una dama indemoniata che si sposta dal boudoir all'inginocchiatoio. È basata su temi erotici di lutto, malinconia, morte, misticismo e isolamento... mezza suora, mezza prostituta, o meglio, sia suora sia prostituta, con la sua insignificante, meschina vita privata, le sue futili esperienze e il suo erotismo mistico-religioso. La poesia dell'Achmatova è completamente estranea al popolo. (Andrej Aleksandrovič Ždanov)
  • Rejn appartiene alla cerchia di giovani autori raccoltisi intorno alla poetessa pietroburghese Anna Achmatova nei primi anni Sessanta – gli ultimi della vita di lei. (Mirella Meringolo)

Elaine Feinstein[modifica]

  • L'Achmatova si sentiva molto rincuorata quando stava con gli amici, e appena poteva raccogliere i soldi per il viaggio andava a Mosca. Insieme, lei e Mandel'štam creavano un'atmosfera di grande eccitazione; la Gerštejn ricorda addirittura che una volta, quando l'Achmatova ripartì accompagnata alla stazione da Lev, Mandel'štam esclamò: «Meno male che se n'è andata, c'era troppa elettricità per una casa sola».
  • Punin ricordava di aver saputo dell'inizio della guerra dall'Achmatova, la quale corse da lui scarmigliata, nella vestaglia cinese di seta nera, a riferirgli il discorso di Molotov alla radio. In casa di misero ad attaccare strisce di carta a croce sui vetri delle finestre perché le bombe provocassero meno schegge.
  • L'Achmatova affermò spesso che il suo incontro con Berlin aveva causato la guerra fredda, il che pare frutto di megalomania, e comunque già nel marzo del 1946 Churchill aveva parlato della cortina di ferro che calava sull'Europa. È invece certo che i rapporti della poetessa con il regime si fecero nuovamente densi di pericoli. Stalin in persona aveva chiesto, leggendo la relazione della polizia: «E così la nostra suora adesso riceve le visite di spie straniere?»

Note[modifica]

  1. In Lo stormo bianco, prefazione di Silvio Riolfo Marengo, traduzione di Gene Immediato, Fabbri, Milano, I grandi classici della poesia, stampa 1997, p. 153.
  2. Da La corsa del tempo, traduzione di M. Colucci, Einaudi, Torino, 1992; riportato in Giovanni Casoli, Novecento letterario italiano ed europeo: autori e testi scelti, Volume 1, Città Nuova, 2002, p. 284. ISBN 8831192639

Bibliografia[modifica]

  • Anna Achmatova, Io sono la vostra voce..., a cura di Evelina Pascucci, Edizioni Studio Tesi, 1995.

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