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Azar Nafisi

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Azar Nafisi nel 2010

Azar Nafisi (1955 – vivente), scrittrice iraniana.

Citazioni di Azar Nafisi

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Intervista del Corriere della Sera

da La Nonviolenza è in Cammino, Corriere della Sera, 5 marzo 2007

  • Al contrario di quanto dicono certi analisti, il popolo iraniano non ha mai accettato il presidente Mahmoud Ahmadinejad, che sta aumentando la repressione contro le donne perché conosce il loro potere straordinario e teme che siano proprio loro a far cadere il suo tirannico regime.
  • Chi conosce la nostra storia sa che le femministe iraniane si ispirano é [...] a una grande tradizione autoctona che sin dall'Ottocento ha consentito l'emancipazione economica e sociale a tantissime donne.
  • [Su cosa vogliono le donne iraniane] Abbattere la poligamia e la lapidazione delle adultere, vere e presunte. Far sì che il velo sia una scelta individuale, non un'imposizione religiosa. Cambiare la legge sulla custodia dei figli che dopo la morte del marito sono strappati alle madri e affidati ad altri maschi della famiglia. E quella che permette a una bambina di dieci anni di essere data in sposa.
  • Prima della rivoluzione khomeinista potevamo essere dottori, avvocati e persino giudici, come il premio Nobel Shirin Ebadi. Tutte le donne della generazione di mia nonna sono state educate all'estero e di ritorno in Iran hanno trovato lavori importanti ai vertici dello stato. Mia madre come membro del Parlamento. Non abbiamo bisogno di imitare l'occidente, abbiamo l'esempio in famiglia.
  • All'inizio della rivoluzione centinaia di migliaia di donne scesero in piazza e furono incarcerate, senza che ciò fermasse il movimento. Perché non si tratta di una protesta sporadica ma di un fenomeno davvero globale. Quindi lo puoi mettere a tacere per un po', ma non puoi arrestare tutta la popolazione.

Intervista de La repubblica (2014)

da L'ira di Azar Nafisi "Uccidono le donne perché il regime teme la loro libertà", La repubblica, 26 ottobre 2014

  • Le leggi che sono alla base della Repubblica islamica dell'Iran legittimano la violenza.
  • In Iran ci sono migliaia di giovani in carcere, centinaia di giornalisti imprigionati, ma Rohani può permettersi di sedersi di fronte a Christiane Amanpour della Cnn e di dire che nessun rappresentante della stampa è in carcere senza che nessuno ribatta. La libertà di fare questo gliela dà l'Occidente, i vostri media, i vostri governi. Rohani mente perché sa che può farlo, che nessuno gliene chiederà conto. All'estero mostra due facce perché gli viene consentito, perché può parlare alle Nazioni Unite del diritto dell'Iran ad avere accesso alla tecnologia nucleare senza che nessuno gli chieda dei diritti degli iraniani.
  • Credete davvero che faccia parte della nostra cultura uccidere una ragazza che ha tentato di difendersi da uno stupro? Gettare acido sulla faccia delle donne? Dare in sposa una tredicenne a un uomo molto più anziano di lei che ha già due mogli? Non è questo l'Iran vero. L'Iran vero è quello della gente stremata dalla crisi economica, soffocata dall'inquinamento, minacciata dal fanatismo di chi usa la religione per terrorizzare il popolo.

Intervista de La stampa

da Azar Nafisi, anche l’indifferenza è un tiranno: sconfiggetela con un romanzo, Lastampa.it, 2015

  • [Sulla Rivoluzione iraniana] Che i regimi oppressivi prima brucino i libri e poi uccidano le persone non era più un concetto astratto e non faceva più parte delle esperienze degli altri; era diventato un aspetto della mia realtà personale e una parte integrante della mia esperienza quotidiana. Il regime islamico prese di mira innanzitutto i diritti umani e le libertà individuali, tutto quello che suggeriva differenza e diversità, e le sue prime vittime furono le donne, le minoranze e la cultura. Oltre a emanare leggi contro le donne e le minoranze, colpì gli scrittori, i poeti, gli artisti, i musicisti, i giornalisti. Disse che gli studi accademici, umanistici e sociali in particolare, erano nocivi. L'ayatollah Khomeini giunse a definire le università «la fonte di ogni sciagura»; erano più pericolose delle bombe. Presto furono chiuse in nome della «Rivoluzione culturale», la resistenza e i cortei universitari furono repressi, e così molti persero la vita o i mezzi per vivere.
  • I capolavori dell'arte, della letteratura e della filosofia minacciano le tirannie perché incoraggiano a pensare liberamente, immaginare, mettere in discussione le idee preconcette e l'autorità stabilita. Nessun sermone, nessuna forma di correttezza politica può sostituire la profonda empatia che nasce dall’immaginazione, quando questa ci fa vivere le esperienze di altre persone e ci apre gli occhi su idee e punti di vista di cui ignoravamo l'esistenza.
  • Nelle democrazie non spetta solo ai politici ma a tutti i cittadini difendere quelli che considerano i loro diritti e libertà.

Intervista di Il foglio

da Fuoco di libertà, Ilfoglio.it, 10 ottobre 2015

  • Internet è così utile per fornire informazioni, ma questo non basta per pensare. Ed è questo che mi preoccupa, quando non facciamo pensare la gente. E poi c'è il problema della realtà virtuale.
  • L'occidente, e l'America hanno beneficiato del meglio dei rifugiati. Fin dalla Seconda guerra mondiale, basti pensare a Einstein, Arendt, Adorno, Mann e poi Milosz e Brodskij. Anzitutto ciò costituiva una buona pubblicità per l'occidente, ma al tempo stesso era un buon segnale per i giovani scrittori o ricercatori che vivevano ancora nei paesi d’origine: sapevi che saresti il benvenuto. E onorare questi scrittori obbligava anche i dittatori a fare molta attenzione e non uccidere quelle grandi menti; se diventi così famoso, è molto più difficile toccarti.
  • Ero a Dublino per Amnesty a introdurre Malala che doveva ricevere un premio. E dei ragazzi mi dissero: ‘Oh! Incontrerai Malala! È così cool!’. E ho pensato: ecco cosa sta facendo di noi l'occidente. Questa ragazza è diventata famosa perché si è beccata un proiettile, e i ragazzi pensano: figo! Diamo premi Nobel per la cultura ma priviamo i ragazzi della capacità di pensare. Dovremmo dire loro: se vi piace Malala, allora leggete!
  • Hitchens ci manca tanto. Era così indipendente e fieramente polemico ma mai volgare, e i polemisti invece sono spesso volgari. Era un Nietszche per la destra o la sinistra, diventava sempre più se stesso.

Intervista di Donna moderna

da Azar Nafisi: «Abbiamo il potere e la passione», Donnamoderna.com, 27 ottobre 2015

  • Oggi si tende a privilegiare il pragmatismo piuttosto che la cultura. Chiudono le librerie, chiudono i musei. Io invece penso che i libri e i musei siano una parte essenziale della nostra vita. Perché la vita non ha senso senza la curiosità, l'empatia e l'immaginazione.
  • In Iran la misoginia degli uomini viene sovvertita con i romanzi. Ci sono stati libri nell'11esimo secolo in cui le donne non solo sceglievano il loro marito, ma perfino gli amanti con cui passare una notte. E io penso che quel ruolo rivoluzionario ancora esista.
  • C'è sempre qualcuno che, se sei una donna, cerca di farti tornare a dove appartieni. Quello che io sentivo in Iran come donna, e ringrazio il governo per avermelo ricordato, è che ero una vittima, ma come donna avevo un grande potere. Se noi donne non avessimo il potere perché allora vorrebbero eliminarci? Perché cerchrebbero di farci diventare sempre più piccole? Perché hanno paura.

Intervista di Minima&moralia

da La letteratura come antidoto. Intervista a Azar Nafisi, Minimaetmoralia.it, 23 dicembre 2015

  • Nella società democratica tendiamo a dimenticare quante vite sono state sacrificate in nome della libertà che è sempre un principio d'azione e mai un obiettivo definitivamente acquisito. Uno dei pericoli maggiori è proprio l'indifferenza degli intellettuali o peggio, la loro compiacenza verso i potenti. Questo accade perché l'ideologia, specie nelle dittature, è capace di annebbiare la mente degli intellettuali che, invece, dovrebbero essere sempre in grado di mettere in dubbio il potere costituito.
  • Obama è stato il primo presidente per cui ho avuto la possibilità di votare. Sono d'accordo con la sua linea politica ma la sua impostazione riguardo l'istruzione è davvero deludente. La logica scelta è quella di puntare sulle materie scientifiche, con la convinzione che queste possano garantire un posto di lavoro, a scapito dell'insegnamento delle materie umanistiche. Credo che sia uno sbaglio poiché la grande scienza e la grande letteratura vanno di pari passo e sono sorpresa che Obama non lo capisca.
  • Malala è solo una ragazzina eppure il suo amore per i libri e la lettura ha messo a repentaglio la sua vita più volte. I tiranni odiano la conoscenza ma non scopriamo nulla di nuovo, del resto fin quando c'era la schiavitù sul suolo americano, agli schiavi era impedito di leggere e scrivere. La conoscenza è potere. Sempre
  • Il patriottismo significa amare sempre il proprio paese e il proprio governo solo quando se lo merita.

Intervista de La repubblica (2017)

da La scrittrice Azar Nafisi: "Minoranze in pericolo", La repubblica, 29 gennaio 2017

  • L'ho ripetuto per anni ai miei amici americani: la democrazia e la libertà non devono essere date per scontate. Occorre tenere gli occhi aperti e difenderle: la nostra esperienza, in Iran, con una rivoluzione che voleva essere egualitaria e che si è trasformata in una teocrazia, lo dimostra
  • Noi in Iran e voi in Europa abbiamo imparato che diritti che sembrano scontati si possono perdere. Gli Stati Uniti lo stanno capendo ora.
  • Ho viaggiato in tutti gli Stati in questi venti anni, democratici o repubblicani. E ho visto gente condividere certi valori di fondo. La marcia delle donne non è stata un successo solo qui a New York e nelle grandi città delle coste, ma anche in Texas, Tennessee, Mississipi. La discussione di questi giorni non riguarda solo i diritti dei musulmani, ma quelli delle minoranze, delle donne, degli afroamericani. C'è la possibilità di un risveglio.

Intervista di Maurizio Molinari sulle proteste per la morte di Mahsa Amini, repubblica.it, 9 dicembre 2022.

  • [Prima della Repubblica Islamica] Il governo non se ne occupava, non metteva bocca su quel che le donne indossavano. Eravamo libere. Avevo parenti che lo indossavano a cui eravamo molto vicini ed erano donne brillanti e intelligenti come tutto il resto delle donne iraniane. Non c'erano problemi. Mia nonna era una musulmana ortodossa e mia madre non indossava mai il velo. Eppure vivevano fianco a fianco. Mia nonna diceva che il vero Islam non forza le donne a indossare il velo.
  • Oggi indossare il velo è diventato un simbolo, una dichiarazione a favore o contro il regime. Il regime è un sistema totalitario, che impone una divisa ai suoi cittadini, che controlla attraverso la repressione e ci porta via la nostra identità nazionale e individuale.
  • Attraverso i secoli […] gli iraniani hanno continuato a festeggiare il capodanno secondo la tradizione zoroastriana. All'inizio Khomeini e gli altri leader religiosi provarono a dire che era sbagliato. Ma gli iraniani non hanno ascoltato. E infatti si festeggia il 21 marzo, secondo il calendario zoroastriano e anche con più clamore, proprio perché il governo diceva che non si doveva fare.
  • Come ho già detto, questa non è una lotta politica, ma esistenziale. Per il regime come per il popolo è una lotta per la sopravvivenza. Se fosse stata solo una rivolta politica, sarebbe stato facile prendere i leader dei gruppi politici ed ucciderli.
  • L'Iran di oggi è come il Sudafrica dell’apartheid. Il razzismo in Sudafrica era contro i neri, in Iran oggi è contro le donne. Ci sono migliaia di persone che scendono in piazza e non puoi certo ucciderle tutte. E anche se ne uccidi qualcuna ce ne sono ancora altre. E in questo modo il regime sta spingendo sé stesso contro il muro. Non può farcela. Imploderà come avvenuto con il Sudafrica davanti alla sfida di Nelson Mandela.

Incipit de Le cose che non ho detto

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Mi sono spesso domandata quanta parte giocasse la fantasia nei racconti di mia madre sul suo primo marito. Non fosse stato per le fotografie, avrei dubitato persino che fosse mai esistito. Una volta un'amica disse che mia madre «opponeva una strenua resistenza a tutto ciò che non aveva voluto»; poiché erano tante le cose che non aveva voluto, inventava su di sé delle storie e finiva col crederci.

Bibliografia

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  • Azar Nafisi, Le cose che non ho detto, traduzione di Ombretta Giumelli, Adelphi, 2009. ISBN 9788845924347

Altri progetti

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