Papa Pio X

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Pio X

San Pio X, al secolo Giuseppe Melchiorre Sarto (1835 – 1914), papa dalla Chiesa cattolica.

Citazioni di Papa Pio X[modifica]

  • Che questi sacerdoti [consacrati alle opere di azione cattolica] non si lascino allontanare dalla buona strada, nel labirinto delle opinioni contemporanee, dal miraggio di una falsa democrazia. Che non prendano in prestito dalla retorica dei peggiori nemici della Chiesa e del popolo un linguaggio enfatico, pieno di promesse tanto sonore quanto irrealizzabili. Che siano persuasi che la questione sociale e la scienza sociale non sono nate ieri; che in ogni tempo la Chiesa e lo Stato, in felice accordo, suscitarono a questo scopo organizzazioni feconde; che la Chiesa, che mai tradì la felicità del popolo con alleanze compromettenti, non ha bisogno di liberarsi dal passato, poiché le basta riprendere, con l'ausilio dei veri artefici della restaurazione sociale, gli organismi distrutti dalla Rivoluzione, adattandoli, con lo stesso spirito cristiano che l'ispirò, al nuovo ambiente creato dall'evoluzione materiale della società contemporanea. Infatti i veri amici del popolo non sono né rivoluzionari né innovatori, ma tradizionalisti. (da Acta Apostolicae Sedis, Typis Polyglottis Vaticanis, Romae 1910, vol. 2, p. 631)
  • Chi si ribella all'autorità della Chiesa, sotto l'ingiusto pretesto che essa invade i termini dello Stato, impone dei termini alla verità. La Chiesa domina il mondo perché è la sposa di Gesù Cristo. Avendo tutto in comune con lui, ricca dei suoi beni, depositaria della verità, essa sola può rivendicare dai popoli la venerazione e l'amore. (da un discorso rivolto a pellegrini francesi nel 1909; citato in Luigi Salvatorelli, La Chiesa e il mondo, Editrice «Faro», Roma, 1948, cap. XVIII, pp. 131-132)
  • [In risposta alla domanda del Cardinale decano Luigi Oreglia di Santo Stefano sul nuovo nome pontificale] Confidente nei suffragi dei santi Pontefici che hanno onorato il nome di Pio con le loro virtù e che hanno difeso la Chiesa con forza e docilità, scelgo di chiamarmi Pio X.
Confiant dans les suffrages des saints Pontifes qui ont honoré le nom de Pie par leurs vertus et qui ont défendu l'Église avec force et avec douceur, je veux être appelé Pie X.[1]
  • [Su Andrea Giacinto Longhin] È uno dei miei figli primogeniti, che ho regalato alla diocesi prediletta [di Treviso], ed esulto tutte le volte che mi si riferiscono le lodi di lui, che è veramente santo, dotto, un vescovo dei tempi antichi, che lascerà nella diocesi un'impronta indelebile del suo zelo apostolico.[2]
  • Ecco la più grande santa [Teresa di Lisieux] dei tempi moderni (citato in AA.VV., Teresa di Lisieux. Genio e santità. Edizioni del Teresianum, Roma, 1996)
  • Fin dai primordi del nostro Pontificato rivolgemmo la massima cura all'istruzione religiosa del popolo cristiano e in particolare dei fanciulli, persuasi che gran parte dei mali che affliggono la Chiesa provengono dall'ignoranza della sua dottrina e delle sue leggi. I nemici di essa le condannano bestemmiando ciò che ignorano, e molti de' suoi figli, mal conoscendole, vivono come se tali non fossero. Perciò insistemmo spesso sulla somma necessità dell'insegnamento catechistico, e lo promuovemmo da per tutto, secondo il nostro potere, sia con le Lettere Encicliche Acerbo nimis e con le disposizioni riguardanti i catechismi nelle parrocchie, sia con le approvazioni e con gli incoraggiamenti ai congressi catechistici e alle scuole di Religione, sia con l'introdurre qui in Roma il testo del Catechismo usato da tempo in alcune grandi provincie ecclesiastiche d'Italia. (Lettera al Card. Pietro Respighi, dal Vaticano, 18 ottobre 1912)
  • [...] i fautori dell'errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in vista. (dall'enciclica Pascendi Dominici Gregis, 8 settembre 1907; disponibile su Vatican.va)
  • Il desiderio di pace è certamente un sentimento comune a tutti, e non vi è alcuno che non la invochi ardentemente. La pace, tuttavia, una volta che si rinneghi la Divinità è assurdamente invocata: dove è assente Dio, la giustizia è esiliata; e tolta di mezzo la giustizia, invano si nutre la speranza della pace. (dall'enciclica E supremi, 4 ottobre 1903; disponibile su Vatican.va)
  • [Rispondendo all'ambasciatore austriaco presso la Santa Sede principe Schönburg von Hartenstein che, nel 1914, gli chiedeva di farsi mediatore di pace] L'unico monarca presso il quale potrei presentare i miei buoni uffici è l'imperatore e re Francesco Giuseppe poiché egli per tutta la sua vita fu verso la Santa Sede devoto e leale. Ma appunto presso di lui non posso intervenire poiché la guerra che conduce l'Austria è senza dubbio giusta.[3]
  • La Dottrina cattolica ci insegna che il primo dovere della carità non consiste nella tolleranza delle convinzioni erronee, per quanto sincere esse siano, né nella indifferenza teorica o pratica per l'errore o per il vizio in cui vediamo immersi i nostri fratelli, ma nello zelo per il loro miglioramento intellettuale e morale, non meno che per il loro benessere materiale. Questa stessa dottrina cattolica ci insegna pure che la sorgente dell'amore per il prossimo si trova nell'amore di Dio, padre comune e comune fine di tutta l'umana famiglia, e nell'amore di Gesù Cristo, di cui siamo le membra al punto che consolare un infelice equivale a far bene a Gesù Cristo stesso. Ogni altro amore è illusione o sentimento sterile e passeggero. (Lettera di San Pio X agli Arcivescovi e ai Vescovi francesi, Notre charge apostolique, Roma, 25 agosto 1910)
  • 1. La musica sacra, come parte integrante della solenne liturgia, ne partecipa il fine generale, che è la gloria di Dio e la santificazione e edificazione dei fedeli. Essa concorre ad accrescere il decoro e lo splendore delle cerimonie ecclesiastiche, e siccome suo officio principale è dì rivestire con acconcia melodia il testo liturgico che viene proposto all'intelligenza dei fedeli, così il suo proprio fine è di aggiungere maggiore efficacia al testo medesimo, affinché i fedeli con tale mezzo siano più facilmente eccitati alla devozione e meglio si dispongano ad accogliere in sé i frutti della grazia, che sono propri della celebrazione dei sacrosanti misteri.
    2. La musica sacra deve per conseguenza possedere nel grado migliore le qualità che sono proprie della liturgia, e precisamente la santità e la bontà delle forme, onde sorge spontaneo l'altro suo carattere, che è l'universalità.
    Deve essere santa, e quindi escludere ogni profanità, non solo in se medesima, ma anche nel modo onde viene proposta per parte degli esecutori.
    Deve essere arte vera, non essendo possibile che altrimenti abbia sull'animo di chi l'ascolta quell'efficacia, che la Chiesa intende ottenere accogliendo nella sua liturgia l'arte dei suoni. Ma dovrà insieme essere universale in questo senso, che pur concedendosi ad ogni nazione di ammettere nelle composizioni chiesastiche quelle forme particolari che costituiscono in certo modo il carattere specifico della musica loro propria, queste però devono essere in tal maniera subordinate ai caratteri generali della musica sacra, che nessuno di altra nazione all'udirle debba provarne impressione non buona.
    3. Queste qualità si riscontrano in grado sommo nel canto gregoriano, che è per conseguenza il canto proprio della Chiesa Romana, il solo canto ch'essa ha ereditato dagli antichi padri, che ha custodito gelosamente lungo i secoli nei suoi codici liturgici, che come suo direttamente propone ai fedeli, che in alcune parti della liturgia esclusivamente prescrive e che gli studi più recenti hanno sì felicemente restituito alla sua integrità e purezza.
    Per tali motivi il canto gregoriano fu sempre considerato come il supremo modello della musica sacra, potendosi stabilire con ogni ragione la seguente legge generale: tanto una composizione per chiesa è più sacra e liturgica, quanto più nell'andamento, nella ispirazione e nel sapore si accosta alla melodia gregoriana, e tanto è meno degna del tempio, quanto più da quel supremo modello si riconosce difforme. (dal Motu Proprio Tra le sollecitudini, vatican.va, 22 novembre 1903)
  • Restaurare ogni cosa in Cristo. (citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 722)
Instaurare omnia in Christo.
  • [...] si procuri di restituire il canto gregoriano nell'uso del popolo, affinché i fedeli prendano di nuovo parte più attiva all'officiatura ecclesiastica, come anticamente solevasi. (da Motu Proprio - Tra le Sollecitudini, vatican.va, 22 novembre 1903)
  • Un Sacerdote che non è santo non solo è inutile ma riesce dannoso alla Chiesa. (citato in Natale Ginelli, La tua via, Edizioni Paoline, 1957)
  • Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri! (citato in Alessandro Gnocchi, Mario Palmaro – Vallecchi, Firenze 2010, pp. 182)

Singulari quadam[modifica]

Incipit[modifica]

Uno speciale affetto e benevolenza verso i cattolici di Germania, i quali uniti a questa Sede Apostolica da un grande spirito di fede e di obbedienza, sogliono combattere con generosità e con forza in favore della Chiesa, ci ha spinto, Venerabili Fratelli, a rivolgere tutto il nostro zelo e la nostra cura all'esame della controversia sulle associazioni operaie, che tra di essi si agita; sulla quale controversia, in questi ultimi anni, già più volte ci avevano dato informazioni, oltre alla maggior parte di voi, anche prudenti ed autorevoli persone di entrambe le tendenze. E con tanto zelo ci siamo dedicati a questa cosa, in quanto, nella coscienza dell'apostolico ufficio, comprendiamo che è Nostro sacro dovere sforzarci di far sì che questi Nostri carissimi figli conservino la dottrina cattolica nella sua purezza ed integrità, e di non permettere in alcun modo fatti che, se non vengano tempestivamente esortati a vigilare, c'è pericolo che essi, a poco a poco e quasi senza accorgersene, si adattino a una specie di cristianesimo vago e non definito, che si suol chiamare interconfessionale, e che si diffonde sotto la falsa etichetta di comunità cristiana, mentre evidentemente nulla vi è di più contrario alla predicazione di Gesù Cristo.

Il fermo proposito[modifica]

Incipit[modifica]

Il fermo proposito, che fin dai primordii del Nostro Pontificato abbiamo concepito di voler consacrare tutte le forze che la benignità del Signore si degna concederci alla restaurazione di ogni cosa in Cristo, Ci risveglia nel cuore una grande fiducia nella potente grazia di Dio, senza la quale nulla di grande e fecondo per la salute dell'anima possiamo pensare ad imprendere quaggiù.

Citazioni[modifica]

  • Tutti coloro, singoli o associati, che si gloriano del nome di cristiani, devono, se non dimenticano il proprio dovere, alimentare non le inimicizie e le rivalità tra le classi sociali, ma la pace e il mutuo amore. (p. 231)

Citazioni su Papa Pio X[modifica]

Ignis ardens.[4]
  • Perché il popolo invoca questo Santo? Perché lo cerca? Perché lo ama? La risposta è facile. Ci fu in lui congiunzione mirabile di quelle doti che sono proprie e caratteristiche delle singole classi sociali. Limpido come lo sono i figli della campagna. Franco e robusto come gli operai delle nostre officine. Paziente come gli uomini del mare. Misurato come il pastore del gregge. Nobile e austero come i discendenti di illustri famiglie. Affabile e giusto come un maestro, un magistrato. Buono e generoso come si immaginano e sono i santi. (Papa Giovanni XXIII)
  • Pio X si è mostrato, innanzi tutto, i tipo più puro del credente cattolico-romano. Religiosissimo intimamente, la sua religiosità è di quelle che trovano la propria base in tutto il complesso delle istituzioni ecclesiastiche, e vedono nella Chiesa rigorosamente gerarchizzata l'istituto indispensabile posto da Dio quaggiù per condurre gli uomini alla salvezza eterna. (Luigi Salvatorelli)
  • Quando divenne papa, era docile, dedito molto al bene della Chiesa, di una dottrina nutrita dalla sua pietà, di una certa semplicità di cuore, che non si opponeva all'intelligenza. Ma tutto ciò che era non si amalgamava in una unità. Il suo atteggiamento era cristiano e tuttavia attraversato di debolezze; la sua preghiera era qualche volta tiepida, qualche volta molto ardente; le sue vedute erano ecclesiali, ma non s'impegnava molto per difenderle. Possedeva un certo amore del prossimo, che però non aveva conosciuto l'incarico pastorale come l'estrema premura. Quando fu eletto papa, si spaventò moltissimo. Non lo aveva voluto; non per sé, perché si riteneva indegno e non riusciva neanche a credere che lo si volesse sul serio, che la votazione fosse avvenuta secondo le regole. Temeva un errore, che forse non commise, ma che aveva favorito in quanto non operò così come era. Temeva di aver dato una falsa immagine di se stesso, di aver fatto credere qualcosa agli altri; temeva che le sue parole fossero ascoltate in modo più sostanzioso di quello che realmente erano. Quando si accorse che doveva assumersi irrevocabilmente il ministero, vi scorse l'occasione per un cambiamento, una conversione. (Adrienne von Speyr)

Note[modifica]

  1. Testimonianza del cardinale François-Désiré Mathieu. Citato in Cristina Siccardi, San Pio X. Vita del papa che ha ordinato e riformato la Chiesa, San Paolo Edizioni, Milano, 2014, p. 42. ISBN 978-88-215-9276-8
  2. 12 agosto 1907; citato in Beato Giacinto Longhin, cappuccinitriveneto.it, 2 febbraio 2018.
  3. Friedrich Engel-Janosi, Oesterreich und der Vatikan 1866-1918, II vol., Graz-Wien-Köln, p. 151; citato in Romano Bracalini, Vittorio Emanuele III il re "vittorioso", I edizione Oscar Biografie e storia, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1987, cap. IX, p. 110.
  4. Per approfondimenti vedi la voce Profezia di Malachia su Wikipedia.

Bibliografia[modifica]

  • Igino Giordani (a cura di), Le encicliche Sociali dei papi, da Pio IX a Pio XII, Editrice Studium, Roma, 1948.

Filmografia[modifica]

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]