Darò un milione

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Darò un milione

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Assia Noris e Vittorio De Sica nel film

Titolo originale

Darò un milione

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1935
Genere commedia
Regia Mario Camerini
Soggetto Giacinto Mondaini, Cesare Zavattini
Sceneggiatura Mario Camerini, Cesare Zavattini, Ivo Perilli, Ercole Patti
Interpreti e personaggi

Darò un milione, film italiano del 1935 con Vittorio De Sica e Assia Noris, regia di Mario Camerini.

Dialoghi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Gold: Eh, credetemi: la ricchezza porta con sé molte sventure. Io invido la vostra povertà. Solo i poveri possono conoscere i veri sentimenti degli uomini.
    Blim: Specialmente all'ora dei pasti.
    Gold: Pensate un momento d'essere miliardario.
    Blim: Adesso ci penso subito.
    Gold: Non saprete mai se le donne che vi sorridono lo fanno per voi o per i vostri milioni.
    Blim: Non posso saperlo: con tanti milioni...
    Gold: Non saprete mai se i vostri amici sono veramente vostri amici.
  • Gold: Come vorrei svegliarmi una mattina senza un soldo in tasca!
    Blim: Eh, come me?
    Gold: Stare in un paese dove nessuno mi conosce. Vedete, se trovassi una persona, una sola persona, che compisse verso di me un gesto fraterno, buono, ma... ma spontaneo, nato dal cuore, io darei un milione.

Citazioni su Darò un milione[modifica]

  • Cosa succede dopo il '35? Succede che neanche Camerini può, senza rischi, continuare a esser se stesso. Ha appena messo a fuoco i suoi bersagli, e già deve correggere la mira. Farà ancora dei film buoni, o buonissimi; ma il tasso di realtà sarà minore, e, in certo modo, mascherato ad arte. La favoletta, un po' meccanica e stridente, che Zavattini e Giaci Mondaini gli forniscono per Darò un milione, lo costringe in un instabile equilibrio fra la sua calda, istintiva complicità con le psicologie ed i sentimenti, e le suggestioni, vagamente clairiane, del paradosso tematico. Alla fine quasi tutti i conti tornano: ma è una specie di scommessa sul mestiere. (Francesco Savio)
  • È sicuramente il più famoso, forse il migliore, ma non il più tipico, film di Camerini negli anni '30. Influenzato più dalla commedia hollywoodiana che da René Clair e arricchito da piccole trovate quasi surrealistiche di umore zavattiniano. (il Morandini)
  • Il film, partito con un'andatura indiavolata, sostenuta fino a metà percorso, si placa nel patetico per riaccendersi nella girandola finale che conclude un film intelligente come pochi, sia pure con qualche squilibrio e alcune incertezze, un film quasi sempre gustosissimo e talvolta piacevolissimo (Mario Gromo)
  • Una situazione tipica della commedia cameriniana – lo scambio di persona – diventa lo strumento di una satira raffinata contro la superbia e la beneficenza interessata dell'alta borghesia. (Il Mereghetti)

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