Emilio Bossi

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Emilio Bossi

Emilio Bossi (1870 – 1920), conosciuto anche con lo pseudonimo Milesbo, avvocato, giornalista e scrittore svizzero-italiano.

Gesu Cristo non è mai esistito[modifica]

Incipit[modifica]

Di Gesù Cristo — persona reale, essere umano — la storia non ci ha conservato nessun documento, nessuna prova, nessuna dimostrazione.
Egli non ha scritto nulla.
Anche Socrate, in vero, non scrisse nulla, insegnando solo oralmente. Ma tra Cristo e Socrate vi sono tre differenze capitali: la prima consistente nel fatto che Socrate non insegnò nulla che non fosse razionale, o meglio, umano, mentre Cristo a ben poca cosa di umano mescè molto di miracoloso; la seconda, derivante dalla circostanza che Socrate passò alla storia unicamente come persona naturale, laddove Cristo non fu né è conosciuto che come persona soprannaturale; la terza, infine, scaturente da ciò che Socrate ebbe per discepoli persone storiche che ci sono garanti della sua esistenza — quali Senofonte, Aristippo, Euclide, Fedone, Eschine, ed il divino Platone — mentre dei discepoli di Cristo nessuno è conosciuto se non attraverso i documenti sospetti della fede, come il loro Maestro.

Citazioni[modifica]

  • I soli autori profani del suo tempo che fecero il suo nome — Flavio Giuseppe, Tacito, Svetonio e Plinio — o furono interpolati e falsificati, come i primi due, o, come gli altri due, parlarono di Cristo soltanto etimologicamente, per designare la superstizione che dal suo prese il nome ed i seguaci della medesima; ed in ogni caso scrissero senza averlo conosciuto e senza rendersi garanti della sua esistenza, molto tempo dopo e in cenni fuggevoli che, come dimostreremo, stanno a provare piuttosto ch'egli non è mai esistito. (p. 5)
  • Plutarco, nato cinquant'anni dopo Cristo, storico eminente e minuzioso, il quale non avrebbe potuto ignorare Cristo e le sue gesta, ove si fossero realmente prodotti, nelle sue opere numerose non ha un solo passo che faccia un'allusione qualunque sia al capo della nuova setta che ai suoi discepoli. (p. 6)
  • Lo stesso silenzio della storia verso Cristo si constata anche verso gli Apostoli, sui quali non si hanno altri documenti all'infuori di quelli chiesastici, destituiti d'ogni valore probatorio, e che ce li fanno conoscere non come uomini naturali, ma come personaggi soprannaturali o perlomeno taumaturgici, il che fa tutt'uno. (p. 7)
  • Anzi, Origene dichiara che Giuseppe non riconosceva Gesù per il Cristo; ciò che non avrebbe potuto dire ove il passo citato di Giuseppe fosse già esistito al suo tempo. Per unanime consenso di tutti i critici sensati e competenti, questo passo di Giuseppe deve dunque ritenersi interpolato da una pia frode dei cristiani primitivi. (p. 10)
  • Ora, se esistevano già prima di Filone il Vangelo e gli scritti degli Apostoli, e se Filone viveva già da 25 a 30 anni allorché sarebbe nato Cristo, chi non vede che l'esistenza dei cristiani è anteriore a Cristo stesso? (p. 13)
  • Il cristianesimo non viene da Cristo, ma dalla fusione dell'ebraismo, dell'orientalismo e dell'ellenismo avvenuta in Egitto. (p. 11)
  • La Bibbia stessa è tutta quanta una conferma di questa verità che Gesù Cristo non è mai esistito! (p. 23)
  • Prima del Concilio di Nicea la Chiesa, i Santi Padri stessi si servivano indifferentemente dei Vangeli che poscia furono dichiarati apocrifi come di quelli che furono conservati, perché allora era uguale per tutti l'autorità che si attribuiva ai numerosi Vangeli. (p. 24)
  • Né potremmo porre questa nostra affermazione sotto più valida autorità che quella di sant'Agostino, il quale, disputando coi Manichei, fece questa capitale confessione: «Io non crederei al Vangelo, se non vi fossi costretto dall'autorità della Chiesa»[1].
  • Ben l'ha compreso il Renan, il quale, nel suo sentimentalismo mistico e trascendentale, se ha forzato la mano alla Bibbia per darci una biografia fantastica di Gesù che è un vero romanzo, e se ha sbugiardato la teologia restituendo Cristo all'umanità, in fondo non ha fatto altro che prolungare la vita al cristianesimo. (p. 27)
  • Nemmeno la scena contro i mercanti del tempio è originale: Gesù non fece che combinare due sentenze dell'Antico Testamento, l'una di Geremia (VII, 11) in cui è detto che il tempio non deve divenire una caverna di briganti; e l'altra di Isaia (LVI, 7) in cui il tempio è chiamato una casa di preghiera. (p. 37)
  • Ma la principale, la capitale e la più irreduttibile delle contraddizioni è quella che riguarda la missione stessa di Cristo. Secondo Matteo Gesù dice che egli non è venuto per abolire la legge né i profeti; invece secondo Luca egli dice che la legge ed i profeti han fatto il loro tempo! (p. 47)
  • La morale evangelica, spogliata di quelle buone massime che non sono di sua creazione originale, ma che, come vedremo, le vennero di fuori, si può dividere in due grandi categorie: quella delle massime inattuabili, ossia inumane, e quella delle massime settarie. Va però da sé che queste sono categorie puramente mentali, perché spesso le massime inumane sono settarie, come quelle settarie sono inumane, sì le une che le altre avendo per fondamento comune il carattere teologico, che ne tradisce appunto l'origine impersonale e la formazione sistematica e chiesastica. (p. 54)
  • Se Gesù Cristo non è mai esistito, come e perché fu e poté essere inventato o immaginato? È a questa domanda che risponderà la parte presente del nostro lavoro, nella quale dimostreremo non soltanto il perché e il come si produsse la favola cristiana, ma aggiungeremo una nuova e luminosa prova a quelle già fornite contro l'esistenza umana, reale ed oggettiva di Gesù Cristo. (p. 61)
  • Cristna, il Redentore indiano, nasce da una Vergine anch'egli, la vergine Devanaguy, e la sua venuta è predetta nei libri sacri indiani (Atharva, Vedangas, Vedanta). [...] A sedici anni Cristna lascia i parenti e si mette a percorrere l'India predicando la sua dottrina. [...] (p. 61)
  • Mitra, chiamato anche Signore, nasce in una grotta da una vergine, come Cristo nasce in una stalla da un'altra vergine. Il giorno in cui nasce Mitra è quello in cui nascerà poi Cristo: il 25 dicembre, vale a dire al solstizio d'inverno. [...] La madre di Mitra rimane vergine anche dopo il parto. (p. 63)
  • Mitra, che nasce il 25 dicembre come Cristo, muore come lui all'equinozio di primavera. Anch'egli aveva il suo sepolcro, sul quale i suoi iniziati venivano a spargere lacrime. Uno scrittore cristiano, Firmico, ci narra che i preti portavano alla tomba durante la notte l'immagine di Mitra, steso sopra una bara. Questa cerimonia era accompagnata dai canti funebri dei sacerdoti atteggiati a simulato dolore. Si accendeva il sacro cero (cero pasquale), si ungeva di profumi l'immagine del Dio, quindi uno dei sacerdoti dichiarava solennemente che Mitra era risuscitato e che le sue pene avevano redento l'umanità. (p. 64)
  • È dai Persiani che gli Ebrei tolsero a prestito, durante la loro dispersione sulle rive del Tigri e dell'Eufrate, dopo essere stati vinti dai re di Ninive e di Babilonia, l'idea dell'immortalità dell'anima e della vita futura, e conseguentemente la mitologia degli Angeli e dei Demoni. I nomi stessi degli Angeli — Gabriele, Michele, Raffaele, i Cherubini, i Serafini, i Troni, le Dominazioni divise in 7 ordini come le 7 sfere dei pianeti — furono copiati dalla religione persiana e dalla caldea. Lo stesso vocabolo di Satan appo gli antichi Ebrei, dice il Bianci-Giovini, significava nulla più che un uomo nemico; fu soltanto dopo l'esilio di Babilonia che fu adoperato per significare l'angelo del male. (p. 67)
  • Il Paradiso esisteva già nelle mitologie degli Indiani, dei Persiani, degli Egiziani, dei Greci (Eliso), dei Romani, dei Galli e degli Scandinavi. Dicasi lo stesso dell'Inferno, che figura già nelle mitologie degli Indiani, dei Persiani, degli Egiziani, dei Greci, dei Romani (Tartaro) e dei Galli. Però gli altri popoli non conobbero l'eternità delle pene: questa doveva essere proclamata soltanto dal mite agnello di Nazaret. (p. 67)
  • L'assiriologia ha messo in chiaro che la storia di Mosè fu in parte copiata da quella dell'accadiano re Sargon, che «nacque in luogo deserto, venne messo dalla propria madre in un paniere di giunchi, lanciato nel fiume, raccolto ed educato da uno straniero, dopo il quale diventò re», e ciò mille e più anni prima di Mosè. (p. 69)
  • Dal Sole deriva l'idea prima di Dio. (p. 71)
  • La vita degli Dei Redentori è la descrizione della vita del Sole. Essi nascono tutti al solstizio d'inverno, e precisamente il 25 dicembre, quando il Sole, che sembrava vicino a spegnersi, torna a rinascere. È il bambino. Ed essi muoiono tutti per tosto risuscitare all'equinozio di primavera, allorché il sole riprende tutta la sua celeste potenza e trionfa delle tenebre dell'inverno, del male, di Tifone, di Siva, di Arimane, di Satana. (p. 74)
  • Il dio solare Mitra era pure rappresentato con la testa circondata dal disco solare, con la mano destra levata in alto e con un globo nella sinistra. Sotto questa forma è tuttora rappresentato Cristo. Il Sole Mitra, a Roma, finì per diventare la divinità preponderante, sì che fu chiamato senz'altro il Signore, come l'indica una medaglia coniata sotto Aureliano. Il monoteismo o, meglio, il prototeismo cristiano potrebbe dirsi già nato allorché tutti i popoli dell'impero romano designavano il Sole sotto la denominazione di Dominus, o di Signore. Questa evoluzione fu facilitata dal culto di Mitra, il Sole invincibile, che l'imperatore Giuliano chiamava il padre comune degli uomini. Perciò i cristiani applicarono ogni loro sforzo soprattutto per combattere Mitra, che era il più potente avversario della loro incarnazione del Dio Sole. (p. 74)
  • Ma lo stesso Tertulliano riconosce che il dogma della risurrezione del Dio cristiano è identico a quello della religione persiana. (p. 77)
  • La morale buddistica è quindi superiore a quella cristiana, perché l'amore del prossimo predicato da quest'ultima non oltrepassa i confini del paese né la cerchia della setta.
    La morale buddistica ha ancora un altro vantaggio su quella del preteso Cristo: quello di ammettere la libera ricerca della verità, mentre nei Vangeli invano si cercherebbe una parola in favore della scienza. (p. 85)
  • Zoroastro, il fondatore del mazdeismo, o della religione persiana, aveva già predicato l'altro precetto attribuito poi più tardi a Cristo, il precetto della carità positiva, ossia di fare al prossimo ciò che si vuole venga fatto a sé stessi. E, mentre il cristianesimo doveva poi predicare il dogma avvilente dell'eternità delle pene, la religione persiana ammetteva invece che i malvagi, dopo un certo periodo di espiazione, sarebbero stati purificati e riabilitati e avrebbero diviso la beatitudine dei buoni. Meglio ancora: mentre il Cristo dei Vangeli condannerà il lavoro e accorderà la suprema felicità alla mendicità miserabile, invece Zoroastro aveva santificato il lavoro, specialmente dei campi, e lo aveva collocato più in alto delle semplici preghiere. (pp. 85-86)
  • Pitagora, che sotto molti aspetti appartiene alla civiltà orientale, aveva molto tempo prima di Cristo insegnato a perdonare ai nemici, ed anzi consigliava di fare in modo di renderseli amici. (p. 86)
  • In Platone troviamo tutta una miniera di massime cristiane. Riponendo la felicità nella virtù interna, egli dava già il consiglio di tollerare le ingiurie e anche di lasciarsi percuotere; quell'altro che bisogna rendersi simili alla divinità; di rispettare la vecchiaia che è l'immagine della divinità. (p. 90)
  • Platone fu il vero distillatore — non diremo creatore, perché la cosa viene certo dal mistico Oriente — della metafisica cristiana: fu lui che plasmò la Trinità e il Logos: fu lui ancora che distillò la distinzione dell'anima e del corpo subordinando questo a quella; fu lui che fece di questa terra un esilio; fu lui, insomma, che ridusse a sistema filosofico quel decadentismo morale che fa dei sensi una prigione, del mondo un male e che fa consistere la felicità nei vaneggiamenti della metafisica. (p. 95)
  • Anche i Persiani avevano la loro eucaristia, ossia un sacrifizio simbolico di pane e di vino. (p. 101)
  • Il cristianesimo venne quando Ebrei, Greci e Romani avevano persa la libertà e la felicità, e la speranza di riacquistarle nel mondo presente: esso venne quando la gioia del vivere, propria dell'antichità primitiva, che ebbe il suo apogeo in Grecia, fu distrutta dalla riflessione e dalla pratica dolorosa della vita, facendo luogo alla noia del vivere, alle disillusioni recate dalle continue sciagure, a quel dolore universale delle cose che rendeva l'esistenza inesplicabile ed intollerabile eziandio, e forse soprattutto, perché con la coltura era cresciuto anche il sentimento della intollerabilità dei mali che affliggevano gli uomini ed i popoli. (pp. 105-106)
  • Il cristianesimo fu un nome che servì a legittimare ogni sorta di aberrazioni. Esso non è vero, né soggettivamente, né oggettivamente. Non soggettivamente, perché porta il nome di un autore che non è mai esistito; non oggettivamente, perché nel nome «cristianesimo» si son date convegno le dottrine più disparate e si sono amalgamate in mostruoso connubio. (p. 120)

Explicit[modifica]

Ora a voi, pagani stoltamente calunniati e distrutti; a voi, ebrei ingiustamente odiati e conculcati; a voi, liberi pensatori d'ogni tempo, maniera e grado, atrocemente perseguitati; a voi tutti la riabilitazione della storia, della scienza e dell'umanità: Cristo, il vostro detrattore; Cristo, il vostro persecutore, Cristo non è più!

Note[modifica]

  1. [nota dell'autore] Citato da Peyrat, Histoire élémentaire et critique de Jésus, pag. 70, troisième édition, Paris, Lévy Frères, 1864.

Bibliografia[modifica]

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