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Eugenio Ferdinando Palmieri

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Eugenio Ferdinando Palmieri nel 1951

Eugenio Ferdinando Palmieri (1903 – 1968), giornalista, poeta, drammaturgo, critico teatrale e critico cinematografico italiano.

Citazioni di Eugenio Ferdinando Palmieri

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  • [Su I nostri sogni] Commedia per De Sica e da De Sica recitata fra gli appalusi dell'universale. Alla personalità di De Sica (oh! una personalità piccolina...) è dunque vincolata la genesi della commedia, ricomposta ora dalla linda regia di Vittorio Cottafavi sullo schermo: fatalmente.[1]
  • Il cinema ha sempre avuto i rifacimenti in simpatia; gli sviluppi della tecnica hanno sempre consigliato alla macchina da presa la ricomposizione degli intrecci e delle immagini. I primi capitoli del "muto" già annunciano quel repertorio di soggetti [...] quelle versioni che il "parlato" realizzerà con alacre e duttile linguaggio. [...] Il caso di T'amerò sempre ha l'aria della novità. II film non si trasferisce dal "muto" al "parlato", né diverso in questa seconda edizione è il regista. Mi piacerebbe conoscere la genesi del singolare ritorno; mi piacerebbe conoscere i motivi che hanno suggerito a Camerini, nell'anno 1943, la ricostruzione dell'affettuosa operina, espressa all'alba del "sonoro". [...] Paragonare i due testi non mi è possibile; ma non mi sembra che vi sia, tra l'uno e l'altro, una decisiva differenza di tono e di proporzioni. La sentimentalità, voglio dire, non si risolve in dramma, la novelletta non si tramuta in romanzo. Ritrovo nella sommessa arcadia borghese e nella tenera caricatura, nella grazia e nella malizia, il Camerini delle prime sorprendenti regìe. [...] Di Elsa De Giorgi, nell'abituccio della protagonista insidiata da un vagheggino e abbandonata (cronaca quotidiana...), non ho memoria; ma non credo la Valli inferiore al modello. Qui, la forza e la delicatezza dell'attrice sensibilissima, quello sguardo dolente e misericordioso, quel parlare risoluto e disadorno danno al personaggio una calda, persuasiva sincerità. [...] L'opera è limpida, ispirata, pudica nelle pagine sentimentali e ricca di modulazioni filmiche. Ho rivisto con molto diletto la celebre sequenza del festino in famiglia. Lucido, vispo e tenorile, Gizzi, nella macchietta del pasticciere, domina ancora quella bonaria raccolta di visi e di cose. Infine, un cenno su Jules Berry. [...] l'ironia di Camerini ha voluto, con rilievi più comici, un personaggio più estroso, una sorta di illusionista del pettine: figura che guasta l'equilibrio stilistico. La maschera e le mani di Berry definiscono l'astrale parrucchiere. La maschera ha un sorriso frullante, e le mani sembrano il trampolino delle idee. Mani che lanciano, ghermiscono, rilanciano le parole. Mani volanti, mani funambole: capricciose, sapienti, spiritate, mani che pitturano la menzogna col piumino della cipria.[2]
  • [Su La bella addormentata] L'esemplare sceneggiatura di Chiarini, di Umberto Barbaro e Vitaliano Brancati non rifà la vicenda ideata dal Rosso per la ribalta; ma serve – e negli episodi accolti, e negli episodi aggiunti – quella aura cupa e incandescente [...] l'originalità – e nel dramma di Rosso e nel film di Chiarini – è in quei personaggi, in quei colori, in quei fulgori, in quella frenesia, in quella veemenza di toni, in quella trasfigurante magia, che sorge dalla realtà isolana. Chiarini ha l'estro e lo stile per queste "interpretazioni" di paese, le quali si allacciano alla nostra splendida letteratura, dai siciliani a Di Giacomo, a Murolo, a Barbarani. E il film ha un arroventato vigore, una fiorita gentilezza, una sapida comicità di personaggi minori [...].[3]
  • [Su Tre ragazze cercano marito] Non un motivo pellicolare si inserisce nel lavoro di Coletti. Si aggiunga che i personaggi appartengono al solito genere briosamente casalingo; che l'intreccio potrebbe essere trasferito e raggruppato in una commedia a scena fissa. Siamo per quanto riguarda il soggetto (dovuto allo stesso regista e, ahimé, a De Stefani) in pieno buonsenso, quel particolare buonsenso che tanto garba a certo misero teatro e a certa cinematografia "brillante".[4]
  • [Su Scampolo] Qui la commedia ci appare battuta per battuta, e meno il finale (Scampolo non resta a meditare sulla grammatica ma parte con il suo ingegnere) tutto è in regola con la vicenda niccodemiana. Si schiude qua e là in esterni, entra – e se ne va via subito – un personaggio nuovo; ma la commedia è ripetuta nel suo dialogo e nei suoi episodi con attenta fedeltà. [...] Vi è Lilia Silvi, questa bravissima attrice che ci dà un personaggio fra i più singolari per l'alacre fantasia, lo slanciato brio, la patetica gentilezza. E vi sono Nazzari e la Garella.[5]

Note

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  1. Da Illustrazione Italiana, n. 50, 14 dicembre 1943; citato in I nostri sogni, cinematografo.it.
  2. Da Illustrazione Italiana, n. 3, 16 gennaio 1944; citato in Chiti, p. 357.
  3. Da Il Resto del Carlino, 7 settembre 1942; citato in Chiti, pp. 47-48.
  4. Da Illustrazione Italiana, 12 novembre 1944; citato in Tre ragazze cercano marito, cinematografo.it.
  5. Da Il Resto del Carlino, 30 ottobre 1941; citato in Chiti, p. 315.

Bibliografia

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Altri progetti

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