Fernanda Romagnoli

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Fernanda Romagnoli (1916 – 1986), poetessa italiana.

Citazioni di Fernanda Romagnoli[modifica]

  • È molto ciò che regala una giornata | di primavera – ma non sappiamo spenderlo | né accumularlo, tanto | la sua moneta è in disuso. | Ti sembra astruso dar credito | al minuscolo scoppio della foglia | che sbuccia il ramo a livello di finestra, | e neppure t'accorgi di vederla | nel mattinale scontento... | Ma ne dura | la gioia in te fino a sera: in una voglia | di cominciare da capo, una maldestra | baldanza nel tuo passo, | mescolato alle giovani creature, | nell'indulgenza di te... Già questo solo | basterebbe per chiudere all'attivo | il raccolto del giorno – incluso il dolo. (È molto[1])
  • [...] pende fra uno sciame alto di stelle | dall'abisso notturno la Bilancia: | sopra il vivere mio lucida, esatta, | non turbata dai venti, | in equilibrio | fra il cielo già trascorso e quel che resta.[2]

L'anima in disparte[modifica]

  • All'ombra delle tende azzurre gialle | approda il vecchio. Siede, | guarda intorno la scena: mitemente | nel suo castello d'ossa si consola | di farne ancora parte. | Ma l'anima – è in disparte. (da Strada)
  • Anche il poeta ha un corpo. | Mangia. Invecchia. | Anche il poeta è stretto | nella sua triste carne. (da Prima vista) [il poeta citato è Carlo Betocchi]
  • Chi amico ti chiama – è beato. | Felice colei che ogni giorno | ti parla ti tocca | ti dorme a lato. (da Cristallo di rocca)
  • [Dedicata a Gianni Rivera] Come spenti | passano i vinti, passa il vittorioso | manipolo, ridente pur se stanco. | E in mezzo, lui, che ancora la tribuna | vibra al suo nome, echeggia la collina. | A testa china, assorto, | la dolce nuca ersuta di sudore, | l'ecchimosi, lo strappo sulla maglia. (da Giovane campione)
  • Ma "vecchio" che significa, poeta, | per te che ricominci ad ogni sguardo | da settant'anni, per l'inesausto slancio | della radice, la sua storia d'anelli | su per il legno, verso la cima, dove "bisbigliano gli uccelli" e fanno a giorno le costellazioni | dell'anima. (da Per il poeta malato, dedicata a Nicola Lisi)
  • Morte pulita – ed in fretta. | Ma che ne so della via | che il bruco ha percorso in quell'unico | istante d'agonia. (da Bruco)
  • Per sfuggire al silenzio degli echi | con edelweis mi tapperò gli orecchi. (da Dolomiti)
  • Tagliato in due col suo frutto | il bruco si torce, precipita | nel piatto, ove un attimo orrendo | sopravvive al suo lutto. (da Bruco)
  • Ti supplico per lei, così smaniosa | di mari e di ginestre || Tu non esaudirmi, ché non io, | la mia carne di madre ha paura. (da Per lei)
  • Stupendo sacrilegio imporvi un segno | - l'arco del piede - premere col viso | la freschezza deposta dalla luna. | Il mare straripava nel sereno | a livello dei cigli. Ah, la bellezza | che pativo, non mia, che mia stringevo | in quel primo singhiozzo di creatura | che s'arrende all'immenso - era già il pegno, | la stigmata che in me sfolgora e dura. (da Stigmata)
  • Mi scinderò dalla perpetua danza, | dal flusso senza fine che mi porta, | creatura di lucente libertà | - io - che piangete morta. (da Avvento)
  • M'inebrio al colpo che t'assalirebbe | all'altezza dell'anima. M'inebria | pensare come il volto | ti si farebbe pallido, e smarrita | l'onestà dello sguardo. (da Tu sapessi)
  • I capelli riposano leggeri | nell'ombra che al suo corpo fa da culla. | Ma la mano s'è arresa, | crocefissa alla vita. (da Sonno)
  • Poi ti raggiungerò | là dove – abbandonata | la via terrestre, simile | a rotaia in disuso – | s'incammina lo spirito, esitante, | confuso ancora al grido, ancora all'orlo | della sua cieca vibrazione umana. | Io ti raggiungerò | dove tu "Sono qui!" | balenerai, che ancora dalla fascia | del buio mi districo. | "Qui dove" – nell'angoscia | di troppa luce, nessuno distinguendo – | ti griderò. Ma già saremo Uno. (da Poi)
  • Fu pura diserzione. | Silenziosa vedetta mi scortava | all'estuario del tempo. | Lo spazio si sfilava dai miei piedi, | mal cucito sudario. | Non v'era qui altro metro che l'eterno. | Non v'era riva fuor che lo splendore. (da Libertà)
  • Lungamente in me fissa mi dilato, | la mia fronte diviene continente, | il timpano un Frejus: | per ogni arteria della dolce terra | s'aduna in me la schiera degli addii. (da Se al risveglio)
  • Fruscio di foglie sulla terra nera, | in fila dietro il piffero d'un vento, | lacere, scalze, illuse | d'essere ricondotte a primavera. | Senti nel buio il trepido colloquio | cieco, il sussurro per farsi coraggio. | – Da loro impara, anima, | se indietro sogni torcere il tuo viaggio. – | Ah, tradite nell'alba al soliloquio | del primo uccello! Sbaragliate al puro | chiarore! Senza voce, illividite, | fucilate dal sole a piè di un muro. (da Esecuzione)

La folle tentazione dell'eterno[modifica]

  • Non soffierà da gola di fontana | secca tosse di vento, | che tutta l'acqua non sia già stillata | fino all'estrema goccia della Grazia: | se quanto basti a un grembo di conchiglia, | o totale battesimo, | questo - figlia - da lui già calcolato. (da Memento, p. 31)
  • Se voi foste con me, se voi stringeste | la dura aguzza aureola della spiga | se piangeste felici | sulla riga ascendente dell'allodola! | - Ma voi, miei diletti, dormite. - (da Arianna, p. 33)
  • Che non so amarti, dici. || Ma chiedilo al tremore delle mani | quando si fanno nido alla tua nuca, | chiedilo alle radici delle vene | quando m'ami, al mio cuore che boccheggia | spingendo la sua punta palpitante | fra i cerchi delle costole di pietra. (da Tu dici, p. 35)
  • Uno sposo | giusto a suo modo - avvinta alla cordata | sempre seconda, il rischio | più suo, soltanto sua però la vetta. (da Tirate le somme, p. 55)
  • Ma i libri, in fila silenziosi, l'ali | serrate al dorso, sognano di me. (da Tiepido tè, p. 70)
  • Quando sarò memoria, in quale età | degli occhi tuoi salirò a galla. Giovane, | fra i tuoi giochi in ginocchio, per avere | il tuo viso a livello del mio. | O come oggi mi vedi, dall'altezza | del ramo terminale ove fiammeggi. (da Tra fuoco e cenere, p. 81)
  • Mi reincarno, | fino a giungere figlia ove mia madre | s'appressava a sfiorire - ancora bella - | nell'ombra del mio crescere impaziente | crudele perentorio: | ma dolcissimo a lei. (da Imparando a lei, p. 175)
  • Verità - nel mistero intraveduta: | immagine riflessa, non sostanza. | Come un vetro di maggio | che si spalanca e richiude | porta dentro un riverbero, la perla | d'un uccello che trilla. (da In agguato, p. 184)

Citazioni su Fernanda Romagnoli[modifica]

  • C'è in questi versi... il segno di un destino poetico, volto a una confessione di continuo sollevata dal puro diarismo per il rovello e l'attesa di una rivelazione, nella linea della grande Dickinson, di Cristina Rossetti. Esso nasce dall'ininterrotto scontro tra il quotidiano e il visionario. (Attilio Bertolucci)
  • È un caso letterario Fernanda Romagnoli? Sì, lo è, nel senso più alto, meno effimero... Con Il tredicesimo invitato ha raggiunto una serena eternità da piccolo classico. (Dario Bellezza)
  • Eppure – come nei metafisici inglesi che certamente ha letto, o in Caproni cui deve qualcosa, o alla Guidacci che forse le è vicina – quanta vita sotterranea, rappresa, rimane in questa poesia della Romagnoli, capace ancora di fremere di agitarsi di lottare fra l'esistere e l'essere. (Marco Forti)
  • La poesia della Romagnoli rispecchia l'essenza della vita: stati d'animo, travagli di coscienza, accensioni spirituali di una donna coraggiosamente impegnata a leggere in sé la propria verità... (Diego Valeri)
  • Possedere la verità in un'anima e un corpo era il grido, quale a noi risulta, più che un progetto, con cui si chiudeva Une saison en enfer. Il richiamo a Rimbaud tende a sottrarre alla convenzionalità dei due termini di un conflitto mai risolto la sostanza del libro drammatico che abbiamo davanti... (Vittorio Sereni)
  • Rarissimo evento, Fernanda Romagnoli è poeta. (Pietro Cimatti)

Donatella Bisutti[modifica]

  • Ci sono poeti che hanno un destino di silenzio, anche se a tratti sembra che la gloria, o la fama almeno, li abbia per un attimo baciati. Il silenzio, in vita e in morte, tranne che per qualche breve istante, pare essere il destino di Fernanda Romagnoli, poetessa romana morta nell'86 all'età di settant'anni.
  • La sua fortuna letteraria era stata come il percorso breve e subito cancellato di una stella cadente che si accende per qualche attimo solo quando è vicina al termine della sua corsa. Prima e dopo quell'attimo, nulla, o quasi.
  • Una donna senza storia, Fernanda Romagnoli, se non questa sua quasi segreta passione dello scrivere: come la poetessa americana Emily Dickinson, che amava molto e alla quale per certi aspetti è affine.

Note[modifica]

  1. Da Il tredicesimo invitato, Garzanti, Milano, 1980. Citato in Una poesia al giorno: È molto di Fernanda Romagnoli, ravennanotizie.it, 14 maggio 2020.
  2. Da Bilancia. Citato nell'intervista di pangea.news a Donatella Bisutti, "Non solo è una delle più grandi poetesse del nostro Novecento, ma una sorta di Emily Dickinson italiana". È ora di pubblicare come si deve Fernanda Romagnoli, pangea.news, 25 maggio 2020.

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