Flora Graiff

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Flora Graiff

Flora Graiff (1959 – vivente), disegnatrice e pittrice italiana.

Citazioni di Flora Graiff[modifica]

  • Dopo una settimana di proiezioni, si è concluso a Trento il 33° Film Festival della Montagna e dell'Esplorazione. Il massimo riconoscimento, la "Genziana d'oro", è andato al lungometraggio francese La traccia, un film a soggetto di Bernard Favre che racconta le tormentate vicende di un venditore ambulante (Richard Berri) nell'ambiente umano e sociale della Savoia dell'800 (la sceneggiatura è cofirmata da Bertrand Tavernier, il regista de La morte in diretta e Una domenica in campagna). Degli altri (troppi e inutili) premi è forse meglio tacere. Francamente, undici premi per 51 pellicole ci sembrano davvero tanti, soprattutto in considerazione della qualità dei film, decisamente mediocre.[1]
  • [Su Reinhold Messner] Sempre ieri sera il 33° Film Festival della Montagna e dell'Esplorazione (28 aprile - 4 maggio) gli rendeva omaggio presentando fuori concorso il documentario che Werner Herzog (esponente di spicco del nuovo cinema tedesco) aveva girato su di lui nel 1984, quando lo scalatore altoatesino, sempre in compagnia del conterraneo Kammerlander era impegnato a conquistare in successione le due vette pakistane del Gasherbrum (8035 e 8068 metri). L'«incontro» tra Herzog e Messner era inevitabile, sia per l'interesse nutrito dall'alpinista verso il mondo dell'immagine (cinema, fotografia, pubblicità) sia per la passione del regista per tutto ciò che è intraprendenza, esplorazione, ricerca di nuovi orizzonti. Non a caso i film sull'avventura di Herzog spesso sono diventati essi stessi «avventura» (ricordiamo per tutti Fata Morgana girato nel ventre dell'Africa, Aguirre, furore di Dio ambientato nella giungla tropicale, Fitzcarraldo con la partecipazione degli indigeni dell'Amazzonia). Ma questa volta l'avventura che ha deciso di raccontare Herzog con il film Gasherbrum, la Montagna di luce è un'avventura tutta interiore.[2]
  • Nell'arte del Novecento, le bottiglie non possono che essere quelle di Giorgio Morandi. Il mare di questo secolo, invece, è quello che Piero Guccione instancabilmente dipinge a Sampieri in Sicilia. E se nelle bottiglie morandiane non si deve indovinare il liquido, nel mare guccioniano non si va in cerca di pesci. È l'uomo, infatti, il nucleo segreto di entrambi gli artisti. È un geometrico e, al contempo, lirico interrogarsi sul destino dell'uomo contemporaneo ad un'ora precisa, in un luogo preciso e con un preciso stato d'animo.[3]

Citazioni su Flora Graiff[modifica]

  • [...] Flora va da Remo Wolf, incisore di fama internazionale. Ci andrà per due anni, con un occhio ai maestri giapponesi delle incisioni sul legno. Nascono così le immagini, i suoi uccellini vitalistici dalle cromie che bucano il quadro; e anche certe figure umane (molto rare nella sua produzione) di notevole forza espressiva, inusuale e sorprendente del suo stile che è all'insegna della levità, della misura, della riservatezza. [...] Nella morbidezza dei pastelli di piccola dimensione Flora ci dona probabilmente le sue cose più preziose. Ne scrive Enrico Crispolti, uno dei più noti critici italiani, nella presentazione a un catalogo del 2002, parlando dell'orizzonte di questi pastelli che si configura come "un evento luminoso la cui centralità diviene subito irrefutabile". Personalmente, oltre che come orizzonte, io leggo la fascia centrale di questi pastelli (vigilati dalla grazia delle luminescenze, delle trasparenze, delle dissolvenze, segnati in alto e in basso dalla presenza del colore), come itinerari di approdo alla luce assoluta del cosmo. (Renzo Francescotti)
  • Praticando il pastello in tutta la sua ricchezza di virtualità pittorica specificamente materica, Flora Graiff ha tuttavia anche scelto un destino propriamente iconico a tale suo esercizio. La cui integrità espressiva sembra dalla medesima riscattata rifuggendo dalla discorsività fabulistica del fumetto, che ha altrimenti sviluppato in anni non lontani (pubblicando tra l'altro su Linus, su Snoopy). E il destino iconico riguarda la persistenza quasi monodica di un tema immaginativamente totalizzante quale l'orizzonte. [...] Non soglia, l'orizzonte, per Flora Graiff, soglia di terra o di mare verso il cielo, ma direi, forse soglia intima, che introduce nella condizione di luminosità simbolicamente significativa d'una tensione lirica interiore che si costituisce di fronte all'osservatore quale misura energetica di totalità. Ed epifania di riscontro tutto interiore, attraverso la quale in certa misura si rifonda la nozione d'orizzonte. Che è infatti richiamato entro testi pittorici di piccolissime dimensioni (quasi miniati), proprio per spiazzare subito anche visualmente dal livello della rappresentazione a quello appunto dell'epifania di dialogo introspettivo. Orizzonte, dunque, quello configurato dalla Graiff, non connesso a ruoli prospettici (come quello della trattatistica neoclassica, di Milizia, per esempio, 1797), né a compiti rappresentativi paesistici. Non dunque basso come nelle opzioni di un Friedrich, o basso come in alcune di Courbet. Soltanto orizzonte quale manifestazione di una traguardata epifania interiore; e perciò orizzonte centrale, orizzonte dilatato, espansivo, a flusso anziché lineare. (Enrico Crispolti)
  • [Sui fotopastelli per Beati. On the road in the room] Quadri statici di un universo fuori dal tempo ricordano nella grana certe nature morte del primo Giacomelli (Natura morta con fichi, 1960) e del pittore Giorgio Morandi. Natura morta, dal tedesco Stilleben, intesa però nell'interpretazione che ne danno i fiamminghi: all'aggettivo "morta" sostituiscono il termine leben, il suo esatto contrario, "vita". Istantanee di vita, still-life che si lasciano guardare per la loro semplicità; luoghi appartati su cui si è posato l'occhio attento di chi sa cercare – e non teme – il segreto che si nasconde nel silenzio di una stanza. (Luca Beatrice)

Bibliografia[modifica]

Note alla bibliografia[modifica]

  1. Questo libro documenta la mostra ospitata dal 26 luglio al 3 agosto 2008 nella cappella di Sant'Antonio di Padova a Castel Toblino, in Trentino, quale evento collaterale di Manifesta 7, Biennale Europea di Arte Contemporanea.

Note[modifica]

  1. Da Questi film non sono delle cime. Deludente bilancio del 33° Festival cinematografico della Montagna e dell'Esplorazione a Trento, L'Ora, 7 maggio 1985.
  2. Da In cima non per salire ma per andare avanti. Lo scalatore Messner conquista il suo 11° "ottomila", l'Annapurna, mentre il festival della montagna di Trento lo festeggia, L'Ora, 2 maggio 1985.
  3. Da In quel mare scorre la sete di innocenza. Mostre: Piero Guccione a Conegliano, Alto Adige, 27 maggio 1995.

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