Giancarlo Dotto

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Giancarlo Dotto (1952 – vivente), giornalista, scrittore e autore teatrale italiano.

Citazioni di Giancarlo Dotto[modifica]

  • [Ultime parole famose, estate 2014] Allegri alla Juve? Fosse vero, si sono scavati la fossa col fesso.[1][fonte 1]
  • Carmelo Bene era un'impresa di demolizione, uno splendido terrorista culturale che ha esercitato il terrore soprattutto su sé stesso.[fonte 2]
  • Friedkin & Mou associati hanno riportato la religione del tifo a Roma come non accadeva dagli anni 60. Molto prima che un razzo, da curva a curva, sfondasse la faccia dello sventurato Paparelli.[2][fonte 3]
  • Il suo cranio rasato è quello di certe eretiche da cineteca. Non ha bisogno che qualcuno la spedisca sul rogo, Rosalinda il suo rogo se lo apparecchia da sé, tutti i giorni. La ragazza brucia a vista. La cicatrice sulla guancia destra parla di lei più delle sue parole e quasi quanto il suo occhio che è azzurro e selvatico. Scappa da tutte le parti, Rosalinda dal lungo collo, come scappano le sue parole. Le mangia, le divora. Scappare è il suo modo di difendersi, nascondersi, irriconoscibile anche a se stessa.[fonte 4]
  • [Nel 2017] Il Totti calciatore non si discute, è uno dei giocatori tecnicamente più forti della storia del calcio italiano, e non solo. Poi c'è il Totti persona, che a differenza di personaggi come Paolo Maldini non è riuscito ad essere mai davvero un leader: da tempo non prende posizione, è un ragazzo simpatico ma, a parere mio, la sua leadership è sempre stata solo tecnica. Infine c'è il nome di Totti, intorno al quale si è creata forma di incondizionata idolatria, diventando così un problema per la Roma. [«Ovvero?
»] Negli ultimi anni si è creata una sorta di guerra interna tra l'As Roma e l'As Totti, dove il secondo marchio è paradossalmente molto più forte del primo. Francesco si è schierato dalla parte di se stesso e con i suoi silenzi ha alimentato questo conflitto assurdo.[fonte 5]
  • [Nel 2014] L'abito, si sa, fa l'intonaco. Ma, nel caso della Juventus, l'abito fa spesso anche lo stronzo. Se ne contano a centinaia di casi. Non si capisce perché. Sta di fatto che la Vecchia Signora, soprattutto da quando accomoda le chiappe nel bollore erotico del nuovo stadio, somiglia sempre più alla mamma di Psycho. È come se un logos malefico riprogrammasse le menti, tipo plagio. Arrivi a Corso Galileo Ferraris 32 che sei una persona normale e, dopo un po', diventi Bettega o Giraudo. Se sei già Moggi in natura, sei facilitato, non c'è problema. E, cioè, un mostro d'arroganza, un pitbull pronto a sbranare le creature a Parco Valentino, che va in giro ostentando t-shirt, tweet e cazzate da machoman del tipo: "Per noi conta solo vincere".[fonte 6]
  • Mi ha chiesto in fin di voce di aggiustargli la coperta di lana sulle gambe. "Le gambe non le sento più". Di piegare i quattro orli, tutti allo stesso modo, simmetrici. L'ho fatto senza chiedermi perché, era tempo perso con lui chiedersi perché. Solo dopo aver controllato che tutto fosse al suo posto, si è abbandonato con le mani intrecciate sul petto. "Adesso voglio dormire", le sue ultime parole rivolte a Luisa, la compagna insostituibile degli ultimi anni. E si è preparato a morire. Somigliando impeccabilmente ai comatosi che aveva tante volte spiato nelle foto di guerra di David Harali, nelle poesie di Gozzano, nei Cristi di Mantegna, nei racconti di Poe e nei manuali di psichiatria di Krafft-Ebing. La morte migliore possibile, vegliato dal brusio delle donne che lo amano e che lo hanno amato, la femminile disattenzione che da sempre scortava i suoi eroi morenti di scena.[fonte 7]
  • So quello che dico. Massimo Sestini è pazzo. Una pazzia che ne ha fatto il fotografo di cronaca più celebre d'Italia, certo il più bravo, certo il più maledetto, di sicuro inimitabile. Molto più di un paparazzo. Il Caravaggio dei fotografi. Un Polifemo tecnologicamente modificato, l'occhio trasformato nel mirino di un fucile ad alta precisione, un cecchino via terra, mare e cielo, sempre più cielo, da Kabul alla Costa Smeralda, alle coste africane e il deserto. Se Massimo Sestini decide di fotografare una talpa al centro della terra, state sicuri che lo farà, niente e nessuno lo possono fermare.[3]
  • Una donna, ma diciamola femmina, che parla di calcio, non mi rivolta lo stomaco, smette di esistere l'attimo stesso in cui lo fa. Ma non perché sia inadeguata e blateri sfondoni [...]. Smette di esistere quanto più è adeguata, quando ne parla in modo credibile [...]. Lì mi diventa insopportabile. Arrivo a detestarla, per quanto si sottrae al dovere estetico ed etico della differenza, precipitando nell'aberrazione della citazione maschile.[fonte 8]

Giancarlo Dotto, nessun compromesso

Intervista di Niccolò Maria de Vincenti, rivistacontrasti.it, 7 marzo 2020.

  • [...] in Italia c'è sempre stato questo pregiudizio nei confronti del giornalismo sportivo come di un giornalismo minore quando in realtà da questo sono usciti alcuni tra gli esempi di scrittura più luminosa. Ne cito solo tre: Gianni Brera, Giampiero Ormezzano e Gianni Melidoni per rimanere su figure totemiche. Il motivo è molto semplice: in realtà il giornalismo sportivo è quello che racconta l'impresa, l'evento. Soltanto chi ha in dotazione una scrittura molto alta è in grado di farlo. È un giornalismo nobile perché si confronta al tema della mitologia dell'evento. Oggi si è degradato, perché a degradarsi è stato il giornalismo nel suo complesso.
  • Si sta eclissando il mondo della carta stampata, se ne celebra ormai il funerale, è un mondo che si sta decomponendo. Tanto più imperversa questo fenomeno tanto più si è pronti a tutto pur di sopravvivere. Tra questo c'è anche il tranciare i confini etici che delimitano il lavoro quotidiano, il rapporto deontologico con la notizia. Il giornalismo di oggi è ridotto allo stato della carogna, ci si aggrappa a tutto e si fanno titoli anche bastardi.
  • Il giornalismo della carta stampata arranca, il primo ad averlo capito è stato quel cinico di Feltri che ha inaugurato da pioniere un giornalismo di avvoltoi, che non guarda in faccia a nessuno. Al tempo catturava copie, ora non gli basta che per vivacchiare in TV.
  • [...] il tennis per quanto mi riguarda è rapimento estetico ed estatico. Una pallina che per ore fa avanti e indietro scaraventata di quei bruti che sono i tennisti di oggi: per me è un oppiaceo.
  • [...] ho realizzato d'essere un tifoso non della maglia, ma di chi sta dentro la maglia, dell'eroe che la indossa e ne fa la corazza delle proprie imprese.
    Il calcio per me è il mondo dell'epos, esiste solamente in funzione dell'impresa. La retorica urtante del solo la maglia per quanto mi riguarda è una bugia colossale.
  • [...] io continuo a detestarlo Nadal. [...] La smorfia orrenda che fa quando lancia in aria la palla è un invalicabile momento di rigetto. Non riesco ad accedere al merito dei contenuti, è un mio limite, non riesco ad andare oltre a ciò che la faccia e il suono della voce comunicano. Vedo altresì, in Nadal, l'orrore tedioso della volontà alfieriana di un soggetto in assenza di grazia — beninteso non di talento, del quale sebbene nerboruto e muscoloso ne è dotato — ricompensata da una maniacale applicazione. Ogni volta che vince subisco una fitta di sofferenza.

Note[modifica]

  1. Sulla panchina della Juventus, tra il 2014 e il 2019 Massimiliano Allegri sarà artefice di uno dei cicli più vittoriosi nella storia del club con cinque Scudetti, quattro Coppe Italia e due Supercoppe italiane, divenendo inoltre sul piano personale il primo allenatore nella storia del calcio italiano capace di vincere consecutivamente cinque campionati nazionali.
  2. In riferimento al tifoso laziale Vincenzo Paparelli, morto dopo essere stato colpito da un razzo lanciato dalla curva romanista durante il derby Roma-Lazio del 28 ottobre 1979.
  3. Da Diva e donna; citato in Clic! Il Caravaggio della foto - Da Lady Diana in bikini a Salvini desnudo, Gli scoop del più grande fotoreporter italiano, Massimo Sestini - "Corona? Una vittima dell'assurdo", dagospia.com, 16 luglio 2015.

Fonti[modifica]

  1. Citato in Massimo Zampini, 3000 giorni con la Juve campione d'Italia, Baldini+Castoldi, 2020, ISBN 978-88-9388-738-0.
  2. Dal programma La voce che si spense di Daniela Battaglini, Rai.  data? data?
  3. Da Mourinho, i Friedkin e la religione del tifo, corrieredellosport.it, 8 maggio 2022.
  4. Da Nella mia vita disperata ho amato anche Monica Bellucci, Diva & Donna; citato in dagospia.com 2 dicembre 2011.
  5. Dall'intervista di Nicola Bambini, «Ebbene sì, si può essere romanisti e criticare Totti», vanityfair.it, 27 maggio 2017.
  6. Da State Bonucci se potete, dagospia.com, 8 ottobre 2014.
  7. Da L'ultimo spettacolo, Fondazione Immemoriale di Carmelo Bene.
  8. Da Eppure è un omaggio alla donna, Corriere dello Sport - Stadio, 19 febbraio 2019, p. 9.

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