Massimiliano Allegri

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Massimiliano Allegri (2012)

Massimiliano Allegri (1967 – vivente), ex calciatore e allenatore di calcio italiano.

Citazioni di Massimiliano Allegri[modifica]

  • A scuola andavo male: volevo fare il preside, non lo studente. Da giovane mi piaceva molto cazzeggiare, a Livorno siamo così. E mi piace ancora: non si può vivere solo di lavoro. Quando sento gente che dice che bisognerebbe lavorare 24 ore al giorno penso: poi ti si fonde il cervello, ti scoppia la testa e non hai ottenuto un bel niente.[1]
  • [Su Karim Benzema] Al Real sono passati tanti centravanti, ma alla fine ha giocato sempre lui.[2]
  • Arrivare in un posto [la Juventus] e stravolgere tutto togliendo certezze a giocatori che avevano vinto 3 scudetti sarebbe stato da persona poco intelligente. E ritenendomi una persona discretamente intelligente... Poi con il passare del tempo e delle situazioni sono passato alle mie idee, conservando comunque quello che era stato costruito.[3]
  • [Su Paulo Dybala] Basta guardarlo negli occhi per capire che ha la voglia e la determinazione di raggiungere l'obiettivo, si vede che ha fatto la gavetta. È sempre tremendamente concentrato, ha uno sguardo da killer, lui vuole arrivare al suo obbiettivo.[4]
  • [In Italia] ci sono 50 milioni di tifosi, 12 sono della Juve, gli altri del Milan, dell'Inter, della Roma e via così. Tutti sono contro la Juve. Ora me ne rendo conto.[5]
  • [In riferimento alla lotta scudetto tra Juventus e Inter nel campionato di Serie A 2023-2024] Come età posso dire che noi siamo più giovani come Sinner e loro come Djokovic, ma non so se dirlo perché altrimenti la prendono male...[6]
  • Dicono che in Italia manchino i giocatori, ma siamo la nazione che ha vinto quattro Mondiali: in Italia i giocatori ci sono sempre stati e ci saranno di nuovo. Bisogna tornare a lavorare di più sui singoli e meno sulla tattica e sugli schemi. Oggi ci sono molti giocatori che sono polli da allevamento e questo non è un bene per il calcio. Bisogna abituare i giovani a pensare, ad avere ambizioni, senza togliergli creatività e inventiva.[7]
  • [Sulla finale della UEFA Champions League 2014-2015] Dopo il pareggio, nel nostro momento migliore abbiamo preso un gol da polli, su una ripartenza. All'inizio non eravamo in soggezione, ma non riuscivamo a trovare le distanze, abbiamo sofferto i cambi di velocità e rischiato due volte su palle perse in uscita. Ma il primo tiro in porta è stato di Vidal. Abbiamo tirato molto. È stata una partita ben giocata, ma di fronte c'era il Barcellona e in alcune situazioni potevamo fare meglio.[8]
  • [Su Antonio Cassano] È stato importante, con i suoi assist e i suoi gol, fino a quando non ha avuto il suo problema al cuore. Il Milan lo ha aiutato, lo ha rigenerato e grazie al Milan è andato agli Europei. Ora è dell'Inter e sono contento di averlo allenato; con me ha giocato abbastanza e spesso. Poi tutte le chiacchiere non servono a niente. Ha fatto una scelta ed è stato accontentato. Se ha detto certe cose forse si sentiva in diritto di dirle. Ma ci vuole rispetto. Parlare dopo non serve a niente. Sono parole che non sanno di nulla.[9]
  • Facciamo giocare i bambini e non cerchiamo di trasformare il calcio in una scienza esatta, perché non è un gioco di schemi.[10]
  • Giocar bene e giocar male dipende dal risultato finale. Il risultato condiziona i media, io faccio l'allenatore e dovrò sempre pesare anche la prestazione. Le partite di calcio sono strategia, non si può sempre giocar bene. Quelle che ti fanno vincere i campionati sono quelle che giochi male e porti a casa. Se uno si accontenta di giocare bene e arrivare secondo, questo non fa per me.[11]
  • [Su Zlatan Ibrahimovic] Ha il mal di pancia? Vorrà dire che gli daremo il Maalox.[12]
  • Ho sempre detto che il Var è una roba soggettiva. [...] Bisogna accettarlo, l'importante è non farlo passare per oggettivo. Nel tennis la palla picchia fuori dal campo ed è oggettivo, il calcio è fatto di episodi soggettivi.[13]
  • Ho un ottimo rapporto coi tifosi, basato innanzitutto sul reciproco rispetto. Magari non risulto tanto simpatico, a parole, ma dentro di me battono lo stesso le grandi emozioni della vita, come per tutti.[14]
  • Il calcio è molto semplice: bisogna fare due cose, la fase offensiva e quella difensiva, e bisogna farle bene tutte e due. Quando non attacchi al massimo non è certamente una vergogna, anzi... fare una bella fase difensiva vale come lavorare al meglio sulla fase offensiva, perché l'obiettivo finale è il risultato e ci si può arrivare in qualsiasi modo. Lo spettacolo è al circo: noi dobbiamo vincere le partite e fare i tre punti.[15]
  • In Italia si parla solo di tattica, di schemi, sono tutte cavolate. Il calcio è arte e gli artisti sono i giocatori di livello mondiale. Non devi insegnare loro nulla, basta ammirarli. Tutto ciò che devi fare è metterli nelle migliori condizioni per fare bene. L'allenatore deve mettere gli "altri" giocatori in una posizione ideale per portare la palla a campioni come Ronaldo, Dybala, Seedorf, Ronaldinho o Pirlo, poi una volta che hanno la palla decidono loro cosa farne, qual è la decisione migliore.[16]
  • Io, gli allenatori che si presentano a bordocampo con la tuta, li multerei: stai rappresentando la società, non puoi metterti la tuta![17]
  • La Champions è il palcoscenico ideale per fare una grande partita.[18]
  • [Sull'incontro Juventus-Roma del 5 ottobre 2014] La cosa che ha fatto più male al calcio italiano è che hanno parlato tanto degli episodi e poco della partita. Sotto l'aspetto tecnico è stata buona, intensa, bella da vedere. Su questo, silenzio. In Italia si evidenziano sempre le cose meno buone. Tutti dicono il calcio italiano fa schifo, ma nessuno fa niente perché migliori. Tutti dicono gli arbitri italiani sono i peggiori, poi li troviamo ad arbitrare la finale di Coppa del Mondo. Le squadre italiane all'estero prendono rigori dubbi e stanno zitte. Da noi non succede.[5]
  • La pagina dell'Heysel è una delle pagine più buie del calcio e purtroppo della Juve, che ha visto morire 39 suoi tifosi quella folle sera a Bruxelles. Purtroppo da allora qualcosa è stato fatto, qualcuno ha pagato, ma in Italia succedono ancora episodi di violenza inaudita per una partita e spesso ci scappa ancora il morto. L'Heysel deve insegnare tanto, che quelle vittime non sono morte inutilmente, ma per dare un esempio a tutti che una cosa del genere non deve accadere più.[19]
  • [Sul calcio] Lo vogliono fare passare per scienza, invece non c'è un cavolo di niente di scientifico. È uno spettacolo, e lo spettacolo lo fanno gli artisti. Qui vogliono spoetizzare il calcio, soffocare la creatività: è questo l'errore più grande che stiamo facendo. Se togli la poesia, allora tanta vale giocarsela al computer.[20]
  • Nella vita ci sono le categorie: ci sono i giocatori che vincono le Champions e le perdono, giocatori che vincono i campionati e retrocedono, allenatori che vincono o non vincono, se uno non vince mai ci sarà un motivo. Dio Santo. [...] Non c'è più mestiere, è tutta teoria. [...] Quelli che vincono sono più bravi degli altri, piaccia o non piaccia. Quelli che perdono cosa vuoi che dicano?[21]
  • Nelle mie esperienze da giocatore e allenatore, non ho mai avuto o saputo di omosessuali in spogliatoio. Ma un conto è la vita professionale e un altro quella privata. C'è un muro da parte di tutti ma si sta procedendo verso un'apertura mentale migliore rispetto al passato. Suggerire il coming out? Dipende dal calciatore, la situazione è sempre difficile da gestire, soprattutto a livello personale. Come in tutte le cose all'inizio ci potrebbero essere delle problematiche, piccole, e poi diventerebbe la normalità.[22]
  • Noi abbiamo un ragazzo, che è un 2001, e adesso ve lo dico: vederlo giocare a calcio è un piacere. Si chiama Nicolò Fagioli, è un piacere perché conosce il gioco. Ha i tempi di gioco giusti, come smarcarsi, quando e come passare la palla. È bello vederlo giocare.[23]
  • Non mi è mai passato per l'anticamera del cervello di rassegnare le dimissioni, soprattutto perché se per qualsiasi cosa la colpa è dell'allenatore allora resto per fare il capro espiatorio.[24]
  • [Su José Mourinho] Ogni tanto è un po' patetico, ripete sempre le stesse cose; è molto bravo, ma dietro la sua arroganza nasconde delle insicurezze.[25]
  • Ogni vittoria è bella, ed è straordinaria, perché vincere non è mai scontato.[26]
  • Per me [allenare] è un divertimento. Se non mi diverto non riesco ad essere me stesso. È vero che sono in un'azienda che fattura milioni [...] però è un gioco. Il calcio è un gioco stupido per persone intelligenti.[27]
  • [Nel 2012 sul numero di campionati vinti dalla Juventus] Per me sono... 31! Perché? C'è compreso quello del campionato di Serie B... L'ha vinto, no?[28]
  • Quando sono arrivato [alla Juventus] era normale ci fosse contestazione. Era andato via un grande allenatore ed era arrivato quello antagonista degli anni precedenti. Sto portando avanti il mio programma e spero di portare a casa qualche trofeo. Nel calcio come nella vita il tempo aggiusta tutto. Conta solo fare risultati. Può passare chiunque ma la colonna portante rimane la società.[29]
  • Quando sono arrivato si diceva che non potevo fare l'allenatore del Milan, poi i ragazzi mi hanno fatto vincere campionato e Supercoppa. Tanti ambiscono ad allenare il Milan, è un ruolo sempre al centro dell'attenzione. Io sono sereno e indifferente per un semplice fatto: quando parlo lo faccio sempre direttamente. Quello che ho detto ai vecchi lo so io. Andare a rivangare il passato non ha senso. Quello che ho detto a Gattuso lui lo sa, poi uno fa le sue scelte. Quando uno mi prende per il c... divento matto. E odio le persone indirette, forse per quello sto antipatico a molti.[22]
  • Se l'autorevolezza di un allenatore deriva dall'urlare, io non ne ho. A me chi urla non trasmette niente, mentre ci sono persone che parlano piano e infondono sicurezza, anche timore. Ma il mondo della leadership è ancora tutto da scoprire, per noi allenatori. Una parola detta in un certo modo può cambiare le cose. Forse è in questo campo che si può sorprendere.[20]
  • [Durante il campionato di Serie A 2011-2012] Se penso che gli episodi arbitrali abbiamo condizionato il campionato? Io non parlo dei fuorigioco contro il Catania o altri, non parlo dei quattro episodi di Firenze e di tutto il resto: c'è solo un episodio che finora sta decidendo il campionato e questo episodio è il "gol non gol" di Muntari. A me spiace dirlo e gli altri possono pensare quello che vogliono ma la realtà è questa: per ora sta decidendo il campionato, poi magari la Juve finirà in testa di sei punti e non sarà più decisivo, ma per ora è così.[30]
  • Se vogliamo far diventare il calcio uno sport che non è più sport si usi il VAR sugli episodi soggettivi, ma così facendo a marzo saranno così importanti che le partite dureranno 3-4 ore [...]. Il VAR andrebbe usato solo per gli episodi oggettivi come falli in area, fuorigioco, goal e non goal... A questo punto non serve aver tolto gli assistenti di porta, andrebbe fatta una valutazione. Una partita di calcio non è come una di basket.[31]
  • [Sul gol fantasma di Muntari in Milan-Juventus 1-1 del 25 febbraio 2012] Si vede che la linea di porta era troppo grossa... Diciamo che è stato un episodio simpatico, e che la mia squadra ha fatto una grande partita. Diciamo pure che, a volte, a star zitti sarebbe meglio. Io comunque mi diverto, sono toscano e le battute mi piacciono. È evidente che quell'episodio ci ha penalizzato, e che la partita è stata falsata. Sarebbe stato il 2-0 per noi. Il gol annullato a Matri? Sarebbe stato, eventualmente, il 2-1. Comunque la Juve è imbattuta, e ha dimostrato di star facendo molto bene.[32]
  • [Su Walter Mazzarri] Siamo due sanguigni, ma lui lo esprime in modo diverso. Non serve alzare la voce o arrabbiarsi ogni volta, ci sono maniera diverse per essere autorevoli...[33]
  • Tutte le settimane chiederò l'autorizzazione a Marotta per parlare, su carta semplice. Credo che noi non ci siamo mai lamentati degli arbitri. Non ci siamo mai lamentati e mai ci lamenteremo ad esempio di un fuorigioco, perché è sempre difficile da giudicare, così come dei rigori.[34]
Allegri (a destra) alla guida della Juventus nel precampionato 2014-2015
  • Vivere la Juventus è un'emozione che si rinnova ogni giorno, da anni. Per me è sempre stato un onore e una responsabilità guidare questi colori, vedere crescere giovani talenti, raggiungere gli obiettivi in campo, vincere trofei e regalare gioie ai tifosi. Un'esperienza che ti segna per la vita, in cui la Famiglia Agnelli ha sempre saputo far sentire la sua presenza, discreta ma costante.[35]

Lo scudetto ci rende forti

Dall'intervista di Matteo Marani, Guerin Sportivo, agosto 2011, p. 20.

  • Ribadisco: le scelte parlano più delle parole. Ti rendono forte e credibile agli occhi del gruppo. Le faccio nell'interesse della squadra e per questo non voglio che siano discusse. Un giorno ho preso da parte un calciatore che si era lamentato al momento della sostituzione. "Vedi", gli ho spiegato, "tu non manchi di rispetto soltanto a me, ma al tuo compagno che deve entrare e in generale alla squadra. E la squadra sei anche tu".
  • Eto'o è l'unico giocatore che porterei via all'Inter. È devastante: quando parte brucia la terra sotto i piedi e davanti al portiere non fallisce praticamente mai. Ma ha una qualità ancora più importante: il sacrificio. Ha capito che per vincere bisogna mettere da parte l'interesse personale. Caso strano, ha fatto il triplete al Barcellona e all'Inter.
  • Thiago Silva non ha pari nel mondo. Anzi, se il brasiliano sta in cima al grattacielo dei difensori, il piú vicino si trova al terzo piano.

Ricomincio da t(r)e

Dall'intervista di Fabio Vergnano, Hurrá Juventus, ottobre 2014, p. 24.

  • A me è servito fare esperienza nel Grosseto, nella SPAL, a Sassuolo, a Cagliari. Si è trattato di passaggi che ho fatto, utili per poi guidare per quattro anni il Milan e ora la Juve. Non è da tutti, mi ritengo fortunato. In questo momento quando mi trovo di fronte a personaggi come Ferguson, Wenger, Ancelotti, Capello e Lippi che hanno esperienza internazionale migliore della mia e sono partiti dal grande calcio, capisco che se uno è bravo può trovarsi subito a lavorare dall'alto. Ma la gavetta aiuta perché, quando cominci da certe società che hanno difficoltà a sopravvivere, ti devi comunque barcamenare e questo è importante per la formazione professionale.
  • Ho passato sette anni con lui, anche tre mesi a Udine come collaboratore tecnico. Mi ha insegnato molto e il mio modo di vedere il calcio adesso è merito suo. Galeone era molto fantasioso, aveva concetti innovativi.
  • I grandi allenatori e i campioni cambiano, la società è quella che conta. Il tifoso non deve pensare ad Allegri, è la Juve che devono amare. E qui c'è una società con una struttura forte, che vince da anni e continuerà a farlo. Senza un club che ti protegge e ti aiuta a lavorare in serenità, i risultati non arriveranno mai. Non si vive dei limiti del passato.
  • Quando si lavora ci deve essere rispetto dei ruoli, dopo si possono creare situazioni più coinvolgenti. Per me è importante, alla fine, conoscerci meglio, perché aiuta a risolvere i problemi che sorgono durante l'anno. L'amicizia non c'è mai, ma un rapporto aperto può essere un vantaggio. Ovviamente dipende sempre dal carattere dell'allenatore.

Mister Allegri si racconta

Dall'intervista di Paolo Condò a Mister Condò, Sky Sport; citato in juventus.com, 29 giugno 2017.

  • Giocare e allenare sono due lavori molto differenti. Quando si finisce di giocare a calcio, bisogna capire cosa si vuole fare e soprattutto cosa si è capaci di fare. Conta molto la testa, sia quando si gioca che quando si allena: dire "un giocatore è bravo, ma non ha testa" secondo me non ha senso, l'aspetto mentale è fondamentale. E tutto va vissuto con leggerezza: anche le batoste, gli esoneri, aiutano a crescere e sono una parte del percorso; per il resto bisogna farsi trovare al posto giusto al momento giusto.
  • [Sugli inizi da allenatore] Sono stato formato nelle piccole squadre, e questo mi ha aiutato nelle difficoltà: alle volte mancano i palloni, le società sono in ristrettezze economiche. Proprio in quei momenti devi ingegnarti, per far rendere la squadra: ogni giorno è un esame, ma quando hai un campo, una palla e due porte puoi allenare, senza pensare a cosa può succedere.
  • [Sul calcio] Alla fine, tutto è molto semplice: bisogna avere giocatori bravi e sapere passarsi la palla. Quando a fine partita sento parlare di arbitri, numeri e schemi sorrido: si focalizza l'attenzione troppo poco sulle grandi giocate, su una parata di Buffon o su un lancio di Pirlo.
  • [Su Andrea Barzagli] Quando lui era a inizio carriera e io praticamente un ex calciatore, gli consigliai di non giocare da mediano se non voleva rischiare di fermarsi in Lega Pro, ma di arretrare di una quindicina di metri in campo.

Dall'intervista a GQ, ottobre 2017

Citato in Allegri: "Smetto fra cinque anni, ma se chiama la Nazionale...", sport.sky.it, 28 settembre 2017.

  • Tra cinque o sei anni smetto. Perché finché mi diverto ad andare in campo e insegnare io continuo, ma nel momento in cui non mi divertirò più smetterò, e avrò risolto il problema. A me piace vedere i giocatori crescere, mi piace far debuttare i ragazzini e vederli diventare grandi. A me piace insegnare. Alla fine dell'anno mi piace vedere dei giocatori che sono migliorati, per me è una soddisfazione enorme. Nel momento in cui smetto di sentire questa magia, non ha più senso che alleni.
  • Il lunedì mattina mi arrivano dei pacchi di roba così, tutti i numeri possibili e immaginabili estratti dalla partita della domenica. Io non li leggo nemmeno, guardo soltanto il numero dei falli fatti e subiti e i duelli aerei vinti e persi. Fine. Non guardo altro. Perché se fai fallo, vuol dire che sei vicino alla palla, e dov'è che si difende, nel calcio? Vicino alla palla. Se metti undici giocatori attaccati l'uno all'altro sulla linea di porta, non la coprono tutta. Se fai fallo, vuol dire che sei vicino alla palla, e se sei vicino alla palla vuol dire che stai difendendo.
  • Il calcio è semplice, ragazzi. È inutile complicarlo, è semplice: in campo tu devi fare l'opposto di quello che fa l'avversario. Se l'avversario ti viene incontro, ti allontani. Se si allontana, gli vai incontro. Fine. Vogliono renderlo più difficile di quello che è. L'aspetto psicologico è l'ottanta per cento della prestazione dei giocatori.

Il codice Allegri: «Vi spiego il mio calcio libero»

Dall'intervista di Paolo Tomaselli, corriere.it, 5 aprile 2019.

  • [«Esalta i concetti di "squadra cinica" e di "allenatore aziendalista". Perché per altri sono quasi degli insulti?»] Perché hanno modi di vedere diversi dal mio. Un allenatore aziendalista è un allenatore che porta risultati. Io mi reputo un manager dell'azienda [...], che alla fine dell'anno deve portare a casa il risultato, non solo a livello sportivo, ma anche a livello di crescita dei giocatori. Risultati che incidono alla fine anche sul bilancio della società.
  • [«Perché la citazione di Gaber e dei suoi "polli di allevamento"?»] Perché purtroppo si va verso un'idea di calcio in cui i ragazzi non vengono fatti più pensare. Ma se si fanno crescere dei ragazzi "non pensanti", poi chi smette di giocare a calcio cosa fa nella vita?
  • [«L'allenatore che non ha calciatori forti a disposizione cosa deve fare?»] Deve dare un'organizzazione di gioco e avere la lucidità di capire fino a dove possono arrivare i giocatori che ha a disposizione. Quelli che possono arrivare a 7 e devono dare 7, quelli che possono arrivare a 10 devono dare 10. L'importante è che l'allenatore conosca le qualità e il punto fino a dove può arrivare il giocatore che ha davanti. Non possono tutti fare le stesse cose, questa è una legge di vita.
  • [«Può fare un esempio dell'"empatia brutale" di cui parla?»] È molto semplice: al giocatore do quello che gli serve ma non quello che vuole.

Allegri: «Vedo in giro troppi filosofi del calcio. Io torno l'anno prossimo»

Intervista di Mario Sconcerti, corriere.it, 6 dicembre 2019.

  • Sto rivedendo un grande ritorno del contropiede. [...] Abbiamo seguito per vent'anni Guardiola equivocando. Guardiola raccontava solo la sua eccezione, non era un calcio per tutti. Il Barcellona storico nasce con tre grandi giocatori che pressano alti e spingono le difese avversarie dentro la loro area. Così a sua volta i centrocampisti salgono e si inseriscono e la tua difesa può arrivare a metà campo. Ma devi avere Iniesta, Xavi e Messi. Noi abbiamo preso come lezione comune un argomento che riguardava solo loro
  • Quando sento Sacchi che parla di tenere il pallone e avere atteggiamenti propositivi non capisco cosa dica e mi arrabbio. Perché non dovrebbe essere propositivo giocare in verticale, perché dovrebbe esserlo fare venti passaggi di un metro? Ho visto venti volte le partite di Sacchi, ricordo quella a San Siro in cui il suo Milan segnò cinque gol al Real. Giocava dritto per dritto, come un fuso. Mentre il Real si scambiava con calma il pallone. Era un Milan verticale, esattamente di contropiede, che non è facile da farsi ma quando riesce è un grande spettacolo.
  • Non esistono gli schemi, non esiste l'intelligenza artificiale, conta l'occhio del tecnico. Da gennaio [2020] metteranno i tablet a disposizione della panchina. Saprai quali sono i percorsi di campo più frequentati. Per fare cosa? Per riassumere in una frase quello che ho già visto. Il calcio è un campo, non un universo. Le cose si trovano, si toccano, non importa essere troppo elettronici. Serve un allenatore che sappia fare il suo mestiere la domenica, quello è il giorno in cui bisogna essere tecnici. Il resto tocca ai giocatori, alla loro diversità. Oggi giro, vedo il calcio dei ragazzi, dei dilettanti, parlo con i loro allenatori e sento cose che mi spaventano, parlano come libri stampati, come le televisioni, sono gli slogan più frequenti riversati su ragazzi che a loro volta scambieranno il calcio con un'altra serie di slogan.
  • Il calcio secondo me è capire [...] le singole doti applicate alle situazioni singole. Non uno schema fine a se stesso. Un uomo che si integra e si completa con un altro fino a fare un reparto. Questo non te lo dice un numero, un tablet o un algoritmo. O lo senti da solo o non capirai mai la partita. Per questo sono convinto che l'allenatore si riconosca solo il giorno della partita.
Allegri (a destra) al Milan nell'estate 2012

Attribuite[modifica]

  • [Nell'intervallo di Milan-Fiorentina 2012, rivolto ai suoi giocatori] Se volevate dimostrare che siete contro di me, ci siete riusciti.[36]
  • [A due vigili che lo stavano multando] In fondo le Brigate Rosse non facevano poi così male...[37]

Incipit di È molto semplice[modifica]

Amanti dello sport e appassionati di calcio: mi chiamo Massimiliano Allegri e sono un livornese purosangue, un toscano orgoglioso di provenire dalla terra che ha dato i natali alla nostra lingua ricchissima e musicale. Dopo quasi quarant'anni di attività agonistica, dapprima come giocatore e poi come allenatore, ho deciso di riaprire gli appunti che mi hanno accompagnato in questo viaggio all'inseguimento di un pallone da calcio: sono quelle annotazioni che oggi mi danno la forza e il coraggio di mettere per iscritto la mia esperienza allo scopo di condividerla con voi. Questo libro, insomma, da una parte è la confessione di tutto quello che ho imparato nel calcio e dal mondo del calcio, dall'altra è l'applicazione di ciò che mi è stato insegnato e che ho interiorizzato fino a proporre una mia filosofia e un mio credo calcistico e sportivo.

Citazioni su Massimiliano Allegri[modifica]

  • Allegri è un allenatore semplice da capire, non gli piace lavorare con gli stupidi. Lui ti fa vedere la strada, io ho capito veramente con chi avevo a che fare quando abbiamo giocato il ritorno con il Borussia Dortmund [ottavi di finale della UEFA Champions League 2014-2015]. Ci fece vedere una serie di movimenti e tutte le cose che lui ci aveva illustrato le ho riviste sul campo. Per me è stato incredibile, non mi era mai capitato prima con un allenatore. (Patrice Evra)
  • Conosce tantissimo il calcio ed è una splendida persona. Ho un ricordo che serve a spiegare Max. Giocavamo contro il Dortmund, avevamo vinto 2-1 all'andata e avevamo ancora da giocare il ritorno in Germania. Cosa ci disse? "State tranquilli, sarà come un'amichevole". Io rimasi perplesso, poi ci fece vedere un video che ci mostrava le debolezze della difesa tedesca e gli spazi che dovevamo attaccare. Si verificò tutto, fu come muoversi all'interno di un film. Vincemmo per 3-0. Da lì ho sempre avuto un grandissimo rispetto per Allegri e in ogni partita di Champions gli chiedevo: "Mister, cosa abbiamo sul menù?" Aspettavo le sue intuizioni, è una persona davvero intelligente. (Patrice Evra)
  • Da giocatore era simpaticissimo, un cavallo pazzo che teneva lo spogliatoio vivo. La battuta del livornese veniva fuori. (Marco Negri)
  • Di Max già si intuiva, leader com'era in campo, quale carriera avrebbe fatto [da allenatore]. Dava sempre la lettura giusta al gioco. (Federico Giunti)
  • È un tecnico molto intelligente [...]. Ha la capacità di farci restare sempre focalizzati sulla partita che sta per arrivare [...]. Trova sempre le giuste soluzioni e le sostituzioni, sa leggere e sentire cosa sta accadendo nei momenti della partita e della squadra: è uno dei migliori allenatori in circolazione. (Sami Khedira)
  • Ha il grande pregio di essere sempre equilibrato, nel bene e nel male. E poi se vinciamo lo fa la squadra, e se perdiamo perde lui. Ci ha sempre protetto. Se ha poco dialogo coi giocatori? Chi lo afferma non ha mai davvero lavorato con un tecnico che parla poco. (Giampaolo Pazzini)
  • Le polemiche intorno ad Allegri hanno rafforzato l'ambiente. Questa squadra [la Juventus] sembrava avesse bisogno di un allenatore come lui per far bene anche in Europa. Conte ha fatto un lavoro straordinario, ma anche quel ciclo era finito. Allegri ha fatto crescere molti giocatori come lo stesso Morata. Non ha mai ascoltato le critiche, portando avanti le proprie idee e centrando dei risultati pazzeschi. (Alessio Tacchinardi)
  • Lui è uno molto pragmatico: non è che non ami il bel calcio, ma cerca anzitutto la solidità. (Mattia De Sciglio)
  • Mi sono rivisto un po' in lui. È arrivato alla Juve più o meno alla mia età, ha la stessa mia concretezza e la voglia di modernizzare la squadra. Ci sono punti in comune. Si vede l'intelligenza: in punta di piedi in un ambiente dove si praticava un certo calcio, senza stravolgere le certezze. Poi, con idee leggermente diverse, ha dato a poco a poco la sua identità. (Marcello Lippi)
  • Non era facile, il suo arrivo dopo Conte [alla Juventus] poteva essere paragonato al post-Mourinho all'Inter. Max ha dimostrato di essere capace di costruire uno splendido rapporto con i giocatori. Ha fatto quello che è riuscito a Capello dopo Sacchi al Milan. (Gianluca Vialli)
  • Non voglio far domande, quando avrà imparato il rispetto che si devono alle persone allora parlerò.[38] (Arrigo Sacchi)

Note[modifica]

  1. Da un'intervista a El País; citato in Il blob: ad Allegri piace cazzeggiare, Maldini-Capello da mani addosso, gazzetta.it, 12 dicembre 2015.
  2. Da un'intervista a Sky; citato in Enrico Ferrazzi, Allegri su Ibra: "Se avesse iniziato a fare il centravanti dieci anni fa...", milannews.it, 22 marzo 2021.
  3. Citato in Guido Vaciago, Allegri: «La festa vogliamo farla contro il Real!», Tuttosport, 3 maggio 2015, p. 2.
  4. Citato in Federico Stucchi, Il segreto dei suoi occhi, contropiede.ilgiornale.it, 16 marzo 2017.
  5. a b Da un'intervista al Corriere della Sera; citato in Juventus, Allegri: «Tutti sono contro di noi, ora me ne rendo conto anch'io», gazzetta.it, 15 ottobre 2014.
  6. Dalla conferenza stampa alla vigilia di Juventus-Empoli, 26 gennaio 2024; citato in Allegri: 'Juve-Inter? Noi Sinner, loro Djokovic', Ansa.it, 26 gennaio 2024.
  7. Citato in Juventus, Allegri: "Qui non esistono anni di transizione", gazzetta.it, 7 settembre 2015.
  8. Citato in Juventus, Allegri: "Grande finale, ma preso un gol da polli", repubblica.it, 6 giugno 2015.
  9. Citato in Allegri: "Cassano? Parole che non servono a niente", gazzetta.it, 25 agosto 2012.
  10. Dall'intervento al #AGalaxyEvent Samsung di Milano, 11 ottobre 2018; citato in Allegri: «Continuiamo su questa strada», juventus.com, 11 ottobre 2018.
  11. Dalla conferenza stampa prima di Juventus-Atalanta; citato in Filippo Cornacchia, Allegri: «Ha deciso il club. Potrei prendermi una pausa», tuttosport.com, 18 maggio 2019.
  12. Mal di Ibra: Allegri 'Diamogli il Maalox', calciomercato.com, 9 febbraio 2011.
  13. Dall'intervista a DAZN dopo la partita di Serie A tra Salernitana e Juventus, 7 gennaio 2024; citato in Allegri dopo Salernitana-Juventus: "Episodi Inter-Verona e VAR? VAR soggettivo, non oggettivo. Bisogna accettare e...", eurosport.it.
  14. Citato in Marco Bonetto, «Anno trionfale! E non è finito qui», Tuttosport, 24 maggio 2015, p. 2.
  15. Citato in Allegri: «Affrontiamo il Barcellona sapendo di avere grandi possibilità», juventus.com, 8 aprile 2017.
  16. Da un'intervista a ESPN; citato in La stoccata di Allegri: "In Italia si parla solo di schemi e tattica. Tutte cavolate", eurosport.com, 19 dicembre 2019.
  17. Da un'intervista a GQ; citato in Stile Allegri: «Multerei i mister in tuta», corriere.it, 1º agosto 2013.
  18. Citato in Fabrizio Della Valle, Allegri: "Servono i tre punti. Lo Zenit conta più del derby", gazzetta.it, 2 ottobre 2012.
  19. Dalla conferenza stampa prima di Verona-Juventus; citato in Allegri: “Avevo 18 anni quando successe la tragedia dell'Heysel. A Verona per vincere”, canalejuve.it, 29 maggio 2015.
  20. a b Dall'intervista di Emanuele Gamba, Allegri: "Cambio la Juve sotto voce, non togliete poesia al calcio", repubblica.it, 17 dicembre 2014.
  21. Dalla conferenza stampa prima di Juventus-Atalanta; citato in Antonio Parrotto, "Se lo dico viene giù tutto": a chi è rivolta la nuova bordata di Allegri, 90min.com, 19 maggio 2019.
  22. a b Citato in Allegri: la panchina del Milan è ambita e io sto antipatico a molti, ilmessaggero.it, 14 settembre 2012.
  23. Da una conferenza stampa alla Juventus, settembre 2018; citato in Marco D'Ottavi, È (ancora) un piacere veder giocare Fagioli, ultimouomo.com, 5 aprile 2022.
  24. Citato in Furia Allegri: "Altro che dimissioni, resto per fare il capro espiatorio", calciomercato.corriere.it, 26 agosto 2012.
  25. Dall'intervista al programma televisivo Le iene dopo la vittoria dello scudetto 2010-11 con il Milan; citato in Milan, Rui Faria replica ad Allegri dopo le frasi su Mourinho, calcionews24.com, 24 maggio 2012.
  26. Citato in Allegri: «Vincere è straordinario, non è scontato», juventus.com, 21 maggio 2017.
  27. Dall'intervista a Che tempo che fa, Rai 1, 28 aprile 2019.
  28. Citato in Allegri attacca la Juve: «Gli scudetti sono 31!», corrieredellosport.it, 11 luglio 2012.
  29. Citato in Giulia Borletto, Allegri: "Il calcio è fatto di cicli. Contano solo i risultati", tuttomercatoweb.com, 6 febbraio 2015.
  30. Citato in Allegri: «Non dimentico il gol di Muntari», corriere.it, 25 aprile 2012.
  31. Dall'intervista a Premium Sport dopo la partita di Serie A tra Atalanta e Juventus, 1º ottobre 2017; citato in Allegri scettico sul VAR: "Così le partite durano 3-4 ore", goal.com, 1º ottobre 2017.
  32. Citato in Allegri: «Partita falsata. A volte è meglio tacere», corrieredellosport.it, 25 febbraio 2012.
  33. Citato in Guglielmo Buccheri, Allegri contro Mazzarri, lo scudetto in vernacolo, lastampa.it, 28 febbraio 2011.
  34. Durante la cerimonia di consegna della Panchina d'oro 2011; citato in Allegri: "Serve serenità. Chiederò a Marotta...", gazzetta.it, 27 febbraio 2012.
  35. Citato in Agnelli 100, juventus.com, 24 luglio 2023.
  36. Citato in Se volevate dimostrare che siete contro di me, ci siete riusciti, canalemilan.it.
  37. Citato in “Le Br non facevano così male”. Quando Massimiliano Allegri attaccava i carabinieri, ilfattoquotidiano.it, 17 novembre 2010.
  38. Durante il confronto avuto su Premium Calcio dopo la partita Juventus - Roma (3-2) della Serie A 2014-2015, 5 ottobre 2014.

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]